LA
SCIENZA PRIMA DI TUTTO: COMMENTI ALLE ANTICIPAZIONI
SUL V RAPPORTO INTERNAZIONALE SUL CLIMA DELL'IPCC
Riceviamo e
pubblichiamo i commenti di
Sergio Castellari (climatologo dell'IPCC
Focal Point per l’Italia) a seguito di articoli recentemente apparsi
sulla stampa italiana in conseguenza delle anticipazioni sul Quinto
Rapporto di Valutazione sui cambiamenti climatici dell’IPCC.
LA TEMPERATURA
MEDIA E' COSTANTE DAL 1997?
La temperatura media globale superficiale (TMGS) è l’indicatore
climatico che più facilmente viene preso in considerazione, ma non è
l’unico e non può da solo essere considerato l’indicatore privilegiato
dei cambiamenti climatici.
L’anno scorso, il 2012, è stato il
nono anno più caldo dal 1880, anno in cui inizia la serie di misure
termometriche analizzate dal NCDC (National Climatic Data Center)
dell’agenzia governativa statunitense NOAA (National Oceanic and
Atmospheric Administration). In particolare, la temperatura globale
del 2012 è stata 0.57°C sopra la media secolare del XX secolo.
Gli anni più caldi sono stati: il 2010 (0.66°C sopra la media secolare),
poi il 2005 (0.65°C), il 1998 (0.63°C), il 2003 (0.62°C), il 2002
(0.61°C), e al 6° posto il 2006, 2009 e il 2007 (0.59°C).
L’ultimo decennio è stato il più caldo di tutta la serie delle
temperature misurate, con numerose ondate di calore in Europa, Usa e
Russia.
Nonostante sia il
decennio più caldo di sempre, la TMGS è aumentata meno che in
passato. Questo fatto non è una sorpresa ma rientra nella normale
variabilità climatica. Vari fattori sono stati evidenziati dalla
comunità scientifica per spiegare questo riscaldamento minore che nel
passato:
1) una maggiore frequenza di eventi di La Nina;
2) una bassa attività solare;
3) il raffreddamento dell’Oceano Pacifico Tropicale (Kosaka e Xie,
Nature 2013).
Recentemente il Met Office - Hadley Centre ha pubblicato
tre rapporti che affrontano la questione del rallentamento (“pause”)
del riscaldamento superficiale:
1) il primo rapporto mostra vari indicatori climatici osservati che
continuano a confermare il riscaldamento del nostro pianeta (del
pianeta, non solo dello strato inferiore della atmosfera);
2) il secondo rapporto indica, come ulteriore concausa di questo
rallentamento del riscaldamento superficiale, lo scambio termico tra
l’oceano superficiale e l’oceano profondo, in particolare l’oceano
Pacifico.
3) l’ultimo rapporto mostra che questa pausa nella crescita della
TMGS non ha cambiato il rischio di un riscaldamento sostanziale della
Terra entro la fine di questo secolo e non ha intaccato l’affidabilità
delle proiezioni effettuate con i modelli climatici.
Serie
NOAA-NCDC delle anomalie termiche annue globali dal 1880 al 2012,
calcolate rispetto alla media del XX secolo. Negli ultimi 15 anni
l'aumento delle temperature ha rallentato, ma ciò non costituisce certo
un'inversione di tendenza nel riscaldamento, rientra nelle irregolarità
della normale variabilità climatica, e inoltre il periodo risulta pur
sempre il più caldo mai osservato.
Pur se negli ultimi
mesi nella blogsfera si è scritto che UK-Metoffice ha confermato la
«fine del riscaldamento globale», questo quindi non è vero.
Inoltre:
- ragionare su un periodo breve dal 1997 ad oggi (nemmeno 17 anni) e
fare affermazioni che il riscaldamento globale si è fermato è sbagliato:
pochi anni non permettono di fare affermazioni “robuste” di tipo
climatico, proprio per la definizione stessa di clima e di cambiamenti
climatici del WMO (World Meteorological Organization) e dell’IPCC
(Integovernmental Panel on Cimate Change).
- il riscaldamento globale non si è fermato, come è chiaramente evidente
dalle tendenze di molti diversi indicatori climatici (dell’atmosfera,
dell’oceano, della criosfera e della biosfera). Non ha avuto inizio
alcun “raffreddamento globale”, solo la tendenza di crescita della TMGS
si è un po’ ridotta. Anche nel passato ci sono stati periodi brevi in
cui la tendenza di riscaldamento della TMGS è stata ridotta e inferiore
ad altri periodi, a causa della variabilità intrinseca del segnale della
TMGS. L’indicatore climatico della TMGS dipende da tanti fattori
provocati dalla variabilità naturale e non solo dalla variabilità
antropogenica. La tendenza di riscaldamento continua, mentre la
variabilità naturale oscilla in maniera irregolare, ma sui lunghi
periodi fino ad oggi (filtrando la variabilità naturale) la tendenza al
riscaldamento si mantiene. Quindi, fare un «cherry pick» con le serie di
dati climatici scegliendo un periodo corto per concludere che il
riscaldamento globale si è fermato è scorretto e non ha fondamento
scientifico.
NEL 2013,
INVERSIONE DI TENDENZA NELLA FUSIONE DEI GHIACCI ARTICI?
I dati satellitari (raccolti dal 1979) mostrano chiaramente una tendenza
alla maggiore fusione della banchisa artica alla fine dell’estate
come si può riscontrare facilmente consultando il sito del centro
statunitense NSIDC
(National Snow and Ice Data Center) parte del Cooperative
Institute for Research in Environmental Sciences della University of
Colorado predisposto al monitoraggio della criosfera.
Sempre questo sito mostra che il 13 settembre 2013 il ghiaccio marino
artico ha raggiunto il suo minimo stagionale, con una estensione più
grande del minimo stagionale dell’anno scorso, ma collocandosi comunque
al sesto posto come minimo dal 1979. La tendenza nella diminuzione
dell’estensione estiva della banchisa artica si mantiene molto chiara,
pur con le sue fluttuazioni interannuali causate dalla variabilità
naturale nelle condizioni meteorologiche e marine dell’Artico.
La tendenza non si è quindi affatto invertita e non si può trarre
alcun segnale di ottimismo dal lieve recupero di quest’anno, come non si
poteva trarne da altri piccoli recuperi accaduti in passato nel quadro
di un segnale chiarissimo di riduzione decisa dei ghiacci marini artici.
Durante l'estate 2013 la superficie
marina occupata dalla banchisa artica (linea azzurra) non è scesa ai
minimi eccezionali toccati nella stagione 2012, ma è rimasta tuttavia
ben al di sotto del normale (media 1981-2010) secondo i rilievi
satellitari elaborati dal
National Snow and Ice Data Center (Boulder, USA).
LE PROIEZIONI
CLIMATICHE DEL VOLUME «WORKING GROUP I» DEL FIFTH ASSESSMENT REPORT
(AR5) DELL'IPCC
Questa settimana, dal 23 al 26
settembre, è in corso a Stoccolma (Svezia) una plenaria dell’IPCC
dove i governi membri discutono per raggiungere il consenso sui
contenuti di questo volume e sul testo, parola per parola del Summary
for Policy-Makers (SPM), il Riassunto per i Decisori Politici. Fino al
mattino del 27 settembre tutta questa documentazione, elaborata da 859
scienziati di tutto il mondo e sottoposta a due fasi di revisione da
parte di esperti esterni e da esperti selezionati dai Paesi membri
dell’IPCC (569 revisori nella prima fase e 800 nella seconda) è
sottoposta ad un embargo.
Quindi non è ancora possibile parlare dei risultati di questo nuovo
volume, è necessario attendere. Però si può affermare che i dati di
questo primo volume dell’AR5 riportati come «anticipazioni» sulla stampa
italiana non sono correttamente mostrati e spiegati.
Infine si ricorda che questo primo volume sarà seguito nel 2014 da altri
due: uno sugli impatti, vulnerabilità e adattamento ai cambiamenti
climatici e l’altro sulla mitigazione dei cambiamenti climatici.
LA DICHIARAZIONE
DEL PRESIDENTE IPCC SULLA TEMPERATURA MEDIA SUPERFICIALE CHE NON CRESCE
DA 17 ANNI
L’IPCC e il suo Presidente non hanno mai fatto queste dichiarazioni.
Per ulteriori informazioni e conferme si può contattare Jonathan Lynn
dell’IPCC (Head, Communications and Media Relations, email:
jlynn@wmo.int).
In conclusione, la
ricerca climatica continua, probabilmente senza i clamori che il mondo
dei media vorrebbe, ma produce risultati che vengono controllati e
validati costantemente. Divulgare una scienza così complessa non è
facile e richiede molto lavoro. |