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IL CLIMA DELLA PRIMAVERA 2010 IN ITALIA E NEL MONDO
a cura di SMI-Redazione Nimbus, 19 maggio 2010


Quante volte, in queste settimane, i meteorologi si sono sentiti domandare: “Quando arriva la primavera?” In verità, dati alla mano, è già arrivata da un bel po’…

Sul Nord Italia la stagione è partita in effetti con un po’ di ritardo, dopo il freddo e le copiose nevicate tardive del 7-11 marzo 2010 (oltre un metro di neve fresca già a quote di 500-700 metri dal Cuneese all’Appennino Settentrionale).


Il Monte Titano (739 m, Repubblica di San Marino) dopo la nevicata del 9-11 marzo 2010 (f. C. Guerra).


Circa un metro e mezzo di neve copre ancora la Certosa di Pesio (859 m, Valle Pesio, CN) il 12 marzo 2010 (f. E. Chiecchio).

Poi aprile la primavera ha avuto modo di riprendersi con temperature medie superiori al normale di 1.3 °C a scala nazionale, come segnalato nelle analisi mensili dell’ISAC-CNR di Bologna ; nella terza decade del mese l’espansione dell’anticiclone nordafricano a tutta l’Italia ha portato temperature quasi estive un po’ ovunque, con massime di 27 gradi a Firenze e Cagliari e di 28 gradi a Verona nel pomeriggio del 29 aprile.


Carta delle anomalie di temperatura in Italia nell’aprile 2010, elaborata dall’ISAC-CNR di Bologna: a livello nazionale lo scarto rispetto alla norma è stato di +1.3 °C (diciassettesima posizione tra i mesi di aprile più caldi dal 1800), ma con punte superiori a +2 °C al Nord. Solo all’estremo Sud si sono avute locali anomalie negative (più fresco del normale).

La prima metà di maggio 2010 ha visto il ritorno di venti umidi atlantici e mediterranei, con piogge abbondanti, grandinate e temperature sotto media al Centro-Nord Italia: tra l’1 e il 18 maggio a Torino lo scarto termico rispetto al normale è stato di -2 °C. Nel medesimo periodo molte stazioni hanno misurato quantità di precipitazione talora doppie rispetto a quanto si dovrebbe totalizzare di norma nell’intero mese: 105 mm a Parma, 158 mm a Torino-centro, 238 mm a Pontremoli (MS), 511 mm a Oropa (BI).
Una situazione tuttavia non eccezionale per il periodo, dal momento negli annali meteorologici italiani si riscontrano altri casi piuttosto recenti di forte piovosità e frescura tardiva in maggio. Primo fra tutti il maggio 1984, che a Torino risultò il più freddo del periodo successivo al 1879 con una temperatura media di soli 13.1 °C, e registrò una caduta di 218 mm di pioggia in 20 giorni. Poi locali brinate tardive sulla Pianura Padana occidentale (quest’anno non osservate) si verificarono il 4 maggio 1987 e il 6 maggio 1991.


Il Po in moderata piena a Torino il 13 maggio 2010, durante uno dei rari intervalli soleggiati (f. A. Miola).

Primo quadrimestre 2010: nel mondo, il più caldo dal 1880
Quando si parla di clima, è però importante considerare ciò che accade a scala planetaria. Ebbene, secondo i dati elaborati dalla NOAA e dalla NASA, nel mondo il quadrimestre gennaio-aprile 2010 è risultato il più caldo dal 1880, cioè da quando esistono misure meteorologiche sufficientemente diffuse da consentire il calcolo di statistiche globali. Considerando insieme terre emerse e oceani, nei primi quattro mesi dell’anno l’anomalia termica rispetto alla media del XX secolo ammonta a +0.69 °C.
A questa situazione hanno contribuito soprattutto le anomalie registrate in Canada, Groenlandia e Mar Glaciale Artico, dove le temperature medie hanno superato il normale di oltre +4 °C. Solo una fascia di territorio che va dal Golfo del Messico/Sud degli Stati Uniti a parte dell’Europa e fino alla Cina ha registrato valori sotto media nel periodo gennaio-aprile (scarti tra -2 e -4 °C in Mongolia, dove l’inverno è stato rigidissimo).
Il fatto che proprio in queste regioni (Stati Uniti, Europa, Cina) viva una grande parte della popolazione del mondo industrializzato ha certamente contribuito ad amplificare la risonanza mediatica del freddo invernale, mentre al contrario le temperature largamente sopra media che hanno interessato le restanti zone hanno fatto assai meno notizia.


Anomalie di temperatura nel mondo nel primo quadrimestre 2010, confrontate con lo stesso periodo degli anni 1998 e 2005. Evidenti le forti anomalie positive alle elevate latitudini dell’emisfero nord, e il freddo che invece ha interessato parte degli Stati Uniti e dell’Eurasia (fonte: NASA, in “Climate Progress”).

A livello mensile, marzo e aprile 2010 sono risultati i più caldi dal 1880, con deviazioni rispetto alla media rispettivamente di +0.77 e +0.76 °C.


Anomalie di temperatura nel mondo nei mesi di marzo e aprile 2010. In blu le zone più fredde del normale, in rosso quelle più calde. La dimensione dei cerchi è proporzionale all’entità dell’anomalia (fonte: NOAA).

Ghiaccio marino: rapido disgelo primaverile
Per quasi tutto l’inverno 2009-10 l’estensione della banchisa artica è stata inferiore al normale di circa un milione di km2 (mancava una superficie ghiacciata pari a oltre 3 volte l’area dell’Italia), poi in marzo una temporanea ripresa ha portato l’area coperta da ghiaccio marino quasi a sfiorare i valori normali: il massimo stagionale si è toccato il 31 marzo 2010 (15.3 milioni di km2), con circa un mese di ritardo rispetto al solito. Tuttavia, come visibile nel grafico, nelle ultime settimane la fusione e la disgregazione del ghiaccio marino hanno ripreso vigore, avvicinando nuovamente l’area ghiacciata ai minimi storici del 2007. Ciò è probabilmente dovuto anche alla prevalenza di ghiaccio “giovane” e poco spesso, di recente formazione, più sensibile agli effetti del caldo rispetto al ghiaccio pluriennale, che è in sensibile declino (fonte: National Snow and Ice Data Center, Boulder, USA).


Andamento dell’estensione giornaliera dell’area coperta da ghiaccio marino intorno al Polo Nord, da febbraio a maggio 2010 (curva azzurra), confrontata con i valori normali (curva grigia) e con quelli dell’inverno-primavera 2007, anno in cui si è registrato il minimo assoluto di estensione dall’inizio delle osservazioni satellitari nel 1979


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