PRIMAVERA 2013:
FRESCA E MOLTO PIOVOSA AL NORD ITALIA, MITE E SECCA AL SUD
06.06.2013
di Daniele Cat-Berro,
SMI /
Redazione Nimbus
Il trimestre marzo-maggio 2013
verrà ricordato come uno tra i più freschi e piovosi degli ultimi
decenni sull’insieme del Nord Italia, e in alcune zone – come l’Emilia e
la Lunigiana – perfino il più ricco di precipitazioni nelle lunghe serie
di misura, a scala secolare.
Le cause di tale anomalia vanno ricercate nella persistenza di situazioni depressionarie sull'Europa occidentale, cui si è associata un'alternanza
tra flussi freschi e instabili nord-atlantici e correnti molto umide e
temperate da Sud-Ovest o Sud, con frequenti precipitazioni al Nord
Italia e tempo invece più asciutto e caldo al Centro-Sud.
La
carta delle anomalie di geopotenziale alla superficie isobarica di 500
hPa (circa 5500 m) illustra il predominio delle depressioni
atlantiche sull'Europa occidentale nel trimestre marzo-maggio 2013,
situazione che ha favorito ricorrenti afflussi d'aria umida da Sud o
Sud-Ovest verso il Nord Italia, dunque insistente nuvolosità,
precipitazioni e temperature complessivamente inferiori al normale
(fonte:
NOAA-ESRL).
A sua volta, la
ragione della persistenza di tale configurazione barica sul continente
europeo risiede nella situazione di blocco creata da ondulazioni a
grande scala della circolazione atmosferica, forse legate anche alle
recente drastica riduzione della banchisa artica, con il minimo storico
di superficie del ghiaccio marino registrato nel settembre 2012 e
temperature sopra media nelle regioni intorno al Polo Nord.
In queste circostanze
diminuisce la differenza termica tra il polo e l’equatore (fenomeno
chiamato "amplificazione
artica"), al punto da rallentare la
corrente a getto che si localizza sul fronte polare, al contatto
tra l'aria tiepida subtropicale e quella fredda boreale. Come un fiume
d’aria che quando corre quasi rettilineo da ovest a est è rapido, e
quando genera ampi meandri invece rallenta, le correnti principali
tendono a formare profonde ondulazioni orientate sui meridiani, spesso
persistenti. Così lungo il ramo ascendente l’aria calda tropicale può
spingersi ben oltre il circolo polare, come successo in Russia negli
ultimi mesi, mentre sul ramo discendente l’aria fredda cola verso sud,
interessando Gran Bretagna, Spagna, Francia, Germania e Italia
settentrionale. Queste ondulazioni sono lente a evolvere e quindi si
bloccano per molte settimane sulle stesse regioni portando o caldo e
siccità o pioggia e freddo.
Le fluttuazioni dell’Oscillazione
Nord-Atlantica (NAO) che alterna sull’Europa stagioni più
fresche e piovose ad altre più calde e secche viene così forzata dal
riscaldamento globale a produrre sorprese climatiche.
La primavera 2013 al Nord Italia: breve analisi statistica
Nelle
tabelle qui sotto sono riassunte le principali statistiche
termo-pluviometriche relative alla primavera e al mese di maggio
2013, presso alcuni osservatori meteorologici del Nord Italia dotati di
lunga serie storica di misure. Si evince che:
- la primavera 2013 è stata la più fresca dal 1987 al Nord-Ovest; dal
1991 o dal 2004 tra Lombardia, Emilia e Nord-Est. Inoltre, è stata
la più piovosa in assoluto a scala secolare a Pontremoli, Parma e
Piacenza, invece in terza posizione tra le più piovose a Bolzano e
Imperia, quinta a Rovereto, decima a Modena, dodicesima a Torino e
quattordicesima a Genova.
- maggio 2013
è stato il più freddo per lo più dal 2004, talora dal 1991 (Torino)
o dal 1987 (Genova). Precipitazioni più che doppie rispetto al normale a
Bolzano, Pontremoli (qui 2° maggio più piovoso dal 1920) e Imperia;
relativamente ordinarie, invece, in Piemonte (dove il mese è già di norma
molto piovoso) ed Emilia.
A Torino la primavera
2013 è stata la più fresca dal 1987, con una temperatura media di 12.3
°C,
0.9 °C sotto la norma del trentennio 1981-2010. Si noti tuttavia come
prima degli Anni 1980 e del recente riscaldamento atmosferico stagioni
primaverili di questo tipo fossero pressoché normali. Sono ben lontani,
infatti, i minimi registrati con le fredde primavere ottocentesche (Tmed
9.2 °C nel 1837).
Più a Est in Valpadana la frescura primaverile del 2013 è stata meno
significativa.
A Modena il trimestre marzo-maggio 2013 ha mostrato una Tmed di 13.7 °C,
solo 0.2 °C sotto la media del trentennio 1981-2010. Fu più fresca la
primavera 2004 (Tmed 13.2 °C).
Le
precipitazioni stagionali sono state eccezionalmente elevate in
una fascia di territorio che va dalla Lunigiana, all'Emilia a parte del
Nord-Est. Come visibile nei primi 3 grafici qui sotto, gli osservatori
di Pontremoli (MS) e Parma-Università hanno infatti
rilevato la massima quantità di precipitazione (pioggia e neve fusa in
mm) relativa al trimestre marzo-maggio nelle rispettive lunghe serie di
misura. Ma lo stesso è accaduto anche all'osservatorio di
Piacenza-Collegio Alberoni (vedi tabella sopra).
Pontremoli: 940.2 mm, quasi due volte e mezzo il normale,
primavera più piovosa dal 1878 pari merito con quella del 1937.
Parma: 499 mm,
anche qui due volte e mezzo il normale,
primavera più piovosa dall'inizio delle misure pluviometriche nel 1821.
Di gran lunga superato il precedente primato che spettava al 1880 (424
mm).
In altre località del Nord
Italia la piovosità della stagione è stata meno eccezionale,
ma pur sempre notevole.
Imperia: 473.6
mm, apporto più che triplo rispetto alla norma, tuttavia ben inferiore
al record del 1879
(901 mm), e terza posizione dall'inizio delle osservazioni nel 1876.
Bolzano: 297.5
mm, quasi il doppio del normale,
terza primavera più piovosa dal 1921.
Torino: 490.6
mm, anche qui quasi il doppio della quantità mediamente attesa,
tuttavia la primavera 2013 occupa solo la dodicesima posizione tra le
più piovose dal 1803,
ben distante dal primato del 1810 (813.3 mm).
Oltre che
fresca e piovosa, la primavera 2013 è stata anche molto grigia: a
Pontremoli, sia maggio sia l'intero trimestre sono risultati i più
poveri di sole dall'installazione dell'eliofanografo nel 1994,
rispettivamente con 170 e 410 ore soleggiate.
Piene fluviali di
metà maggio 2013 al Nord-Est
Piogge estese e
intense, cadute su suoli già saturi d’acqua per le precedenti
perturbazioni, hanno interessato tutto il Nord Italia nel periodo 15-19
maggio: l'assenza di scrosci particolarmente violenti, le temporanee pause
nelle precipitazioni e la caduta di neve oltre i 1700-2000 m, hanno
evitato deflussi fluviali pericolosi al Nord-Ovest, nonostante apporti
piovosi prossimi o superiori a 400 mm in 5 giorni sulle Prealpi
torinesi e biellesi (391.4 mm a Corio-Pian Audi e 444.4 a
Trivero-Camparient, fonte
ARPA Piemonte). Da segnalare più che altro il
violento nubifragio grandinigeno che nel tardo pomeriggio del 17 maggio
ha colpito le Valli di Lanzo e la pianura del Canavese (TO) accumulando
10-15 cm di ghiaccio al suolo.
Invece una notevole
piena fluviale si è sviluppata tra il 17 e il 19 maggio 2013 sul Triveneto,
in particolare nei bacini sottesi alle Prealpi veronesi e vicentine,
dove rovesci torrenziali hanno scaricato in 48 ore fino a 300 mm a Recoaro (VI)
e 311 a Valpore (VI) tra giovedì 16 e venerdì 17
maggio. Diffusi straripamenti del Bacchiglione tra
Vicentino e Padovano, dell'Alpone e del Tramigna nel
Veronese (una vittima annegata in un garage a Lavagno).
Il F. Chiampo in piena
a Montebello (VI) alle h 16 del 16.05.2013 (f. M. Lago).
18.05.2013, h 10: inondazioni a Bovolenta (PD) per lo straripamento del
F. Bacchiglione (f. M. Lago).
Andamento del livello del F. Bacchiglione a Vicenza dal 15 al
18.05.2013. L'onda di piena si è propagata con due successivi impulsi, e
il colmo è stato raggiunto alle h 23 del 16 maggio con un livello di
5.71 m.
Pur senza raggiungere la gravità dell'alluvione di inizio novembre 2010,
questo episodio ha determinato diffusi straripamenti ed allagamenti di
strade, campagne e centri abitati (Fonte grafico:
ARPA Veneto).
Passata l'intensa perturbazione del 15-16 maggio, il giorno 17 la forte
instabilità atmosferica legata all'afflusso di aria più fresca in quota
e alla convergenza tra il flusso da Sud in media e alta troposfera, e da
Est al suolo, ha innescato nel pomeriggio violenti temporali rigeneranti
a Nord di Torino, tra le Valli di Lanzo e il Canavese, accompagnati da
spettacolari cadute di grandine. Qui un autobus si fa strada tra
accumuli di ghiaccio spessi oltre 10 cm in Valle di Viù (f. B.
Castelli).
Favria, comune 30 km a Nord di Torino nella pianura canavesana, è stato
tra le località più colpite dalla grandinata: lo strato di ghiaccio di
10-15 cm è stato rimosso con gli spazzaneve e circa 40 mm di
precipitazione caduti in poco più di mezzora hanno determinato
una flash-flood nelle campagne (f. G. Cat Berro).
Freddo e nevicate a
bassa quota del 24-25 maggio 2013
Durante e dopo il transito di un fronte freddo di origine groenlandese
che ha valicato le Alpi nelle prime ore di venerdì 24 maggio 2013, sulle
Alpi centro-orientali e sull’Appennino Ligure e Tosco-Emiliano
rovesci di neve sono scesi a quote insolite per il periodo,
imbiancando i boschi ormai verdi talora fino a quote di 600-800 m
(come sul Parmense) e depositando quantità notevoli di neve fresca ad
altitudini di mezza montagna (circa 50 cm a 2000 m sulle Prealpi
vicentine, gruppo del Pasubio; 80 cm al Rifugio Gilberti, a 1850 m sul
gruppo giuliano del Canin).
Nel pomeriggio del
24.05.2013, circa 40 cm di neve fresca all'Alpe di Siusi - Rifugio
Zallinger
(2037 m), in Val Gardena (cortesia
Servizio meteorologico della Provincia Autonoma di Bolzano).
Alba invernale il 25.05.2013 ai
1457 m del
Rifugio
Campogrosso, sulle Prealpi vicentine.
Inoltre, le
temperature massime del 24 e del 25 maggio sono state in molte località
tra le più basse mai registrate nella terza decade di maggio: al
mezzogiorno del 24 a Milano pioveva con appena 7 °C, ma alcune schiarite
pomeridiane hanno portato la massima giornaliera a 13 °C, simile ai 13.5
°C del 26 maggio 1957. Il giorno 25, Tmax 10.5 °C Piacenza-Alberoni,
massima più bassa per la terza decade del mese da inizio misure nel
1871; stessa situazione a Pontremoli, sempre il 25, con Tmax 9.2 °C, in
calo perfino a 6.2°C poco prima delle h 15 sotto un rovescio di pioggia
e grandine.
Rasserenatisi i cieli,
all’alba di domenica 26 maggio si misuravano temperature minime di poco superiori a 0
°C nelle zone extraurbane del Nord-Ovest (1.8 °C a San Giorgio Canavese,
2.8 a Lombriasco, fonte
RAM
Piemonte).
Si è trattato di un
episodio di freddo complessivamente tra i più significativi degli ultimi
decenni per il periodo, anche se non dissimile - per intensità e
caratteristiche - da quello di fine maggio-inizio giugno 2006 (quando 20
cm di neve caddero a 1200 m sull’Appennino Emiliano).
A Parma e Rovereto la
terza decade di maggio 2013 è tuttavia stata la più fredda dal 1984, con
una media di 15.6 °C in entrambe le città.
Freddo tardivo al
Nord, ma caldo precoce al Centro-Sud Italia
Mentre il Nord Italia
era in aria fresca e sotto frequenti nuvolosità e precipitazioni, il
Centro-Sud ha invece risentito di numerosi episodi sciroccali, tanto che,
nell'insieme del paese, la primavera 2013 – nonostante l'anomalia
termica negativa avuta soprattutto al Nord-Ovest - è risultata
leggermente più tiepida del normale (+0.7 °C rispetto al trentennio
1971-2000), come mostra l'analisi dell'ISAC-CNR.
Anomalie termiche del
trimestre marzo-maggio 2013 in Italia (fonte:
ISAC-CNR). La
primavera è stata fresca solo al Nord (oltre 1 °C sotto media al
Nord-Ovest), mentre lungo la penisola e sulle isole hanno prevalso
scarti termici positivi a causa dei frequenti episodi di scirocco (anche
oltre +1.5 °C in zona ionica), e a scala nazionale la stagione ha
mostrato un'anomalia di +0.7 °C rispetto al trentennio 1971-2000.
Alpi: innevamento
straordinario a inizio estate meteorologica 2013
Dopo che già i mesi
invernali avevano conosciuto nevicate frequenti e abbondanti (con
l’eccezione delle medie e basse valli alpine dal Monviso alla Val
d’Aosta orientale), gli ulteriori apporti nevosi primaverili e il
ritardo nell’inizio della fusione avuto in maggio, ha fatto sì che all'inizio
dell'estate meteorologica il manto nevoso fosse ancora in copertura continua oltre i 2000 m
circa su gran parte dell'arco alpino, con spessori notevoli per la stagione,
sebbene non eccezionali.
08.05.2013: imponente innevamento sul
versante svizzero del Gran San Bernardo durante i lunghi lavori di
riapertura della strada del valico, che tornerà completamente
transitabile solo il 10 giugno (f. C. Hagin).
Immagine
webcam del Ghiacciaio
Ciardoney alle h 8 del 28.05.2013,
al termine della lunga e tardiva fase di nevicate. Il manto nevoso è
spesso in totale circa 300 cm, uno spessore notevole, tuttavia negli
ultimi vent'anni durante le misure di bilancio di massa altezze di neve
perfino più elevate si erano riscontrate nel 1993 (390 cm il 26 maggio),
2001 (530 cm il 30 maggio) e 2009 (circa 400 cm il 1° giugno).
Sul versante
meridionale del Gran Paradiso, dopo che i mesi centrali dell'inverno
2012-13 erano stati relativamente avari di neve, lo spessore del manto è
tornato sopra la media con le forti precipitazioni di fine primavera. Il
31.05.2013 al Lago Serrù (2275 m, alta Valle Orco) si misuravano ancora
140 cm di neve totale al suolo, a fronte di un valore normale di 47 cm,
situazione analoga a quanto si osservava a fine maggio 2009. Per trovare
valori più elevati occorre tornare al 1984, al termine del maggio più
freddo del XX secolo al Nord Italia, quando lo spessore nevoso era di
220 cm (fonte dati:
IREN Energia).
Siccità in Sicilia
orientale
In antitesi rispetto
alla situazione del Nord Italia, i ricorrenti flussi d'aria tra S e SW
si sono presentati asciutti in Sicilia, specialmente sul settore
orientale della regione, dove è in corso – secondo il
SIAS (Servizio
Informativo Agro-meteorologico Siciliano) – la più importante siccità
degli ultimi 10 anni con circa la metà della pioggia mediamente attesa
in provincia di Siracusa dall'inizio del 2013 (appena 138 mm dal 1°
gennaio al 31 maggio a Noto).
Approfondimento
SIAS
sulla siccità siciliana del 2013.
Si ringraziano per la tempestiva fornitura di dati e informazioni i
soci e collaboratori SMI:
Nicola Brizzo (IREN
Energia)
Maurizio Ratti (Osservatorio
di Pontremoli)
Carlo Montini (Imperia
- Osservatorio comunale)
Roberto Pedemonte (Genova)
Luca Lombroso (Osservatorio Geofisico di Modena)
Paolo Fantini (Osservatorio di Parma-Università) e Simone Monica (MeteoParma)
Matteo Cerini (Osservatorio
Piacenza-Alberoni)
Fausto Maroni,
Alessio Bozzo e Museo Civico di Rovereto
Paolo Valisa (Centro
Geofisico Prealpino, Varese)
Claudio Mutinelli (Servizio meteorologico della Provincia Autonoma di Bolzano)
|