DOVE MI TROVO:  Nimbus Web » Glaciologia» In volo sui ghiacciai - Alpi occidentali 

logoverticale 3.gif (13804 byte)

Torna alla Home page
Torna indietro
Inviaci una email


RIVISTA DI METEOROLOGIA, CLIMA E GHIACCIAI
  

ATLANTE
DELLE NUBI

Poster 70x100 cm
posternubi.gif (22183 byte)

meteolabfrontipiccolo.gif (11746 byte)
METEOLAB CD
Corso multimediale di meteorologia

29 AGOSTO 2015: RICOGNIZIONE AEREA DEI GHIACCIAI  DALLA VALLE D'AOSTA ALLA VAL SUSA

Reportage fotografico di Daniele Cat Berro
Società Meteorologica Italiana/Redazione Nimbus

Il 29 agosto 2015, grazie alla disponibilità dell'Aero Club Torino e del suo pilota Danilo Spelta, è stato possibile effettuare una ricognizione in motoaliante dei ghiacciai delle Alpi occidentali, tra la Valle d'Aosta a Nord e la Valle di Susa a Sud.

La risalita di un promontorio nord-africano ha garantito tempo soleggiato, salvo diffusi cumuli diurni concentrati però sui rilievi prossimi alla pianura, nettamente più radi all'interno della Valle d'Aosta e al confine tra le valli torinesi e la Savoia, situazione favorevole alle riprese fotografiche della maggior parte dei ghiacciai della zona. L'apporto di aria subtropicale ha fatto peraltro impennare nuovamente l'isoterma 0 °C oltre i 4500 m (ben 4772 m alle h 12 UTC al di sopra di Cuneo-Levaldigi).

Nonostante un po' della neve fresca caduta a Ferragosto resistesse ancora oltre i 3200-3500 m specialmente in Val d'Aosta, la scomparsa quasi totale della neve stagionale sotto i 3200-3400 m durante la rovente estate 2015 ha reso particolarmente efficace il monitoraggio fotografico dei ghiacciai, i cui margini apparivano ben riconoscibili, al termine di una stagione eccezionalmente negativa per la criosfera alpina.



Il versante valdostano del Monte Rosa con il ghiacciaio del Lys (9.6 km2 nel 2005, terzo per superficie in Val d'Aosta). Da almeno cinque anni la lingua valliva si è separata del resto del corpo glaciale superiore e - non più alimentata - è prossima alla scomparsa. La presenza di laghi proglaciali è rapidamente aumentata con la fusione e il regredire della fronte.

L'alto bacino del ghiacciaio del Lys, imbiancato dalla neve fresca caduta soprattutto a Ferragosto 2015. A fil di cielo, da sinistra, le massime elevazioni del Monte Rosa: Punta Dufour (4634 m), Punta Zumstein (4563 m) e Punta Gnifetti/Capanna Margherita (4555 m).

La calotta glaciale della Gobba di Rollin (al centro) e il ghiacciaio Grande di Verra
(a destra) con il suo profondo solco morenico ormai abbandonato,
al cui apice si trova il Lago Blu.

Il bacino collettore dei Ghiacciai di Verra, Grande (al centro) e Piccolo (a destra).

Il versante Sud del Cervino con, da sinistra, i ghiacciai del Leone, di Tyndall, del Cervino e della Forca. La via alpinistica italiana alla vetta, come già accaduto nelle caldissime estati 2003 e 2006, è stata temporaneamente chiusa nel luglio 2015 per i frequenti crolli di roccia dovuti allo scongelamento del permafrost in profondità.

Ghiacciai di Montabel e Cherillon (lambito dai cumuli), al di sopra di Cervinia.
La piramide più massiccia in alto è la Dent Blanche (4357 m), in territorio svizzero.

Il piccolo ghiacciaio dei Jumeaux (Cervinia) ha subito un rapido smembramento durante l'estate 2015, con l'apertura di un sempre più ampio crepaccio trasversale e il crollo della porzione inferiore destra.

Sempre in alta Valtournenche, ciò che resta del Ghiacciaio di Vofrède, ai piedi dell'acuminata Punta Tzan (3320 m).

In alta Valpelline, il Ghiacciaio di Tza de Tzan (3.3 km2 nel 2005) negli ultimi anni ha perso la sua lingua seraccata che si protendeva a lato del Rifugio Aosta. L'apparato è sgombro di neve residua fin sull'alto bacino a circa 3200 m.

Il Lac Mort (2843 m, Valpelline), la cui sponda Nord è lambita da un
"
rock-glacier".

Il Ghiacciaio del Mont Gelè. Della trasfluenza che fino ad alcuni decenni fa si inoltrava sul versante della Valpelline (Ghiacciaio del Mont Gelé orientale) ora rimane solo una ridotta placca completamente spoglia di nevato (a sinistra), e un nuovo lago periglaciale è apparso.

Il massiccio del Grand Combin (4314 m), interamente in territorio vallesano (Svizzera). Sia la ripida seraccata del Glacier du Croissant, sia la sottostante lingua valliva del Glacier du Mont Durand, sono anneriti e privi di neve residua
fino almeno a 3300-3400 m.

In gran parte imbiancata di neve fresca invece la calotta del Mont Velan (3734 m, presso il Gran San Bernardo, esposizione nord-orientale),
che alimenta il ghiacciaio svizzero di Valsorey.

Entriamo nel gruppo del Monte Bianco. In alta Val Ferret, i ghiacciai del Triolet
(al centro) e di Pré de Bar (a destra), in fortissima riduzione. Quest'ultimo a partire dal 2010-2012 ha perso la lingua frontale e il suo margine inferiore si sta ritirando lungo il gradino roccioso soprastante.

Veduta generale del massiccio del Monte Bianco, settore della Val Ferret.
In primo piano, a destra, il Ghiacciaio di Frebouzie.

Veduta d'insieme del Ghiacciaio della Brenva. Anch'esso (come i ghiacciai del Lys, del Prè de Bar, del Fellaria nelle Alpi centrali...) ha subito la separazione della lingua frontale in corrispondenza di un gradino roccioso ("Pierre à Moulin"). Il corpo di ghiaccio inferiore, completamente sepolto di detriti, è alimentato solo più dal ghiaccio di "rimpasto" derivante dai crolli delle seraccate soprastanti.

La sommità del Monte Bianco, sorretta dagli imponenti piloni granitici del Frêney
(al centro). Al Colle Major (4750 m), pochi metri sotto la vetta, è attiva dal luglio 2015 una stazione meteorologica automatica installata da Arpa Valle d'Aosta in collaborazione con il programma Ev-K2-CNR.

La lingua del ghiacciaio del Miage (Val Veny, Monte Bianco) è interamente sepolta dai detriti rocciosi convogliati dalle alte pareti circostanti, e rappresenta uno dei pochi esempi di "ghiacciaio nero" o "himalayano" delle Alpi. Proprio in virtù della spessa copertura detritica che protegge il ghiaccio dalla fusione, la fronte giunge ancora a circa 1600 m e il suo arretramento è piuttosto marginale.

Val Veny, da sinistra i ghiacciai di Estellette, della Lex Blanche e del Petit Mont Blanc.

Il vasto Ghiacciaio del Rutor, con la sua evidente morena mediana formata dai detriti provenienti dall'emergenza rocciosa al centro ("nunatak"). Si veda qui una più dettagliata descrizione di questo ghiacciaio e degli ambienti periglaciali circostanti.

In alta Valgrisenche, il Ghiacciaio di Gliairetta-Vaudet (sinistra) è pressoché privo di nevato stagionale, mentre neve residua e fresca copre ancora in parte il complesso glaciale che riveste la Grande Sassière (3751 m) e la Punta Plattes des Chamois (3610 m, in primo piano), in ragione delle quote più elevate.

Sul versante Nord-Ovest (Valgrisenche) della Grande Rousse (3607 m), il Ghiacciaio dell'Invergnan (al centro) ha subito a partire dal 2003 una rapida trasformazione dovuta a un evento di "surge", con anomalo trasferimento di massa glaciale verso valle (dunque sua più intensa fusione), e disarticolazione del settore superiore. Attualmente questa pulsazione, forse dovuta a modificazioni della rete di drenaggio subglaciale e/o a cambiamenti nelle caratteristiche fisiche del ghiaccio a seguito del riscaldamento atmosferico, è terminata e il ghiacciaio appare in via di collasso.

Alta Val di Rhêmes: i ghiacciai di Soches-Tsanteleyna (in alto e a sinistra) e di Goletta (in centro e a destra); quest'ultimo fino alla fine degli Anni 1990 raggiungeva ancora il sottostante e omonimo lago, a monte del Rifugio Benevolo.

Ancora in Val di Rhêmes, i Ghiacciai di Entrelor settentrionale (sinistra)
e meridionale (destra).

In alta Valsavarenche (Gran Paradiso), il Ghiacciaio del Grand Etret è quasi completamente spoglio di neve, e mostra sempre maggiori affioramenti rocciosi e segni di prossimo smembramento.

Il versante valdostano del Gran Paradiso, con - da sinistra - i ghiacciai di Lavacciù,
del Gran Parasiso, e di Moncorvè.

Un dettaglio del Gran Paradiso, con i ghiacci della ripida parete Nord-Ovest, in ombra anche verso il mezzogiorno solare del 29 agosto; al centro, il corpo principale del ghiacciaio di Lavacciù, lungo il quale si svolge la facile via di salita alla cima, che quest'anno ha tuttavia richiesto il posizionamento di una scala provvisoria per superare la crepaccia terminale eccezionalmente ampliatasi durante
l'estate molto calda.

Appena più a Nord, ecco il ghiacciaio del Timorion (a sinistra) e i due settori, separati da circa un trentennio, di quello del Gran Neyron (destra), alla base del piramidale Herbetet. La fronte del ghiacciaio occidentale del Gran Neyron raggiungeva il lago visibile nell'immagine con una spettacolare falesia di ghiaccio alta 10-15 m ancora nel 2000; in seguito il margine glaciale è emerso dalle acque e ha subito un regresso spettacolare, di almeno 200 m.

Il Ghiacciaio della Tribolazione, che ricopre il versante Nord-Est del Gran Paradiso (Valnontey, Cogne).

Valnontey, i ghiacciai Patrì, Coupé di Money e Money, sotto la catena degli "Apostoli" (Torri del Gran San Pietro - 3692 m; Sant'Orso e Sant'Andrea).

Ancora in Valnontey, dettaglio delle pareti settentrionali della Roccia Viva (sinistra, con il ghiacciaio pensile afferente al Money) e della Becca di Gay (destra, seraccate tributarie del ghiacciaio Grand Croux). Neve fresca oltre i 3300 m, ma seraccate spoglie sotto i 3000 m.

L'isolata piramide della Tersiva (3512 m), tra la Val di Cogne e la Val Clavalité,
ospita il solo Ghiacciaio del Tessonet, ancora relativamente vistoso solo grazie all'esposizione nord-occidentale, ma pure esso spoglio sotto i 3100 m,
e vieppiù gracile.

Il massiccio del Monte Emilius (la vetta in alto a destra, 3559 m), con il Vallone d'Arbolle costellato di "rock-glaciers".

Il versante settentrionale della Grivola (Cogne) con il ghiacciaio omonimo. A sinistra, parziale veduta del Ghiacciaio del Trajo.

L'alta Valle Orco con i laghi Serrù (sinistra), Agnel (centro) e del Nivolet (destra), sovrastati dal Ghiacciaio Basei. Più in alto si notano i ghiacciai della Vanoise e della Grande Casse, in Savoia, e il Ghiacciaio di Soches-Tsanteleyna, in Val di Rhêmes.
Il Lago Serrù si distingue per il suo colore glauco dovuto al limo glaciale in sospensione, derivante dal vicino Ghiacciaio della Capra (appena visibile in estrema sinistra nell'immagine).

Volando verso Sud in prossimità del confine tra Valli di Lanzo e Savoia,
ecco il Ghiacciaio d'Arnas...

... e il bel Ghiacciaio del Baounet, la cui alimentazione quest'anno non è affidata che a miseri nevai rimasti alla sommità del bacino sopra i 3200 m circa.

Il piccolo Ghiacciaio pensile della Croce Rossa, con la crepaccia terminale particolarmente ampia, e un po' di neve fresca che lascia intravedere l'apparato spoglio di neve stagionale almeno nella porzione inferiore.

Situazione particolarmente negativa sul Ghiacciaio del Rocciamelone (vetta a destra, 3538 m, ripresa in direzione dell'Italia), completamente privo di nevato e ormai frammentato da numerosi affioramenti rocciosi, nonostante l'esposizione nord-occidentale con bacino collettore che giunge a 3300 m.

Veduta più ampia del Ghiacciaio del Rocciamelone e della sottostante Vallée du Ribon (Haute Maurienne, Savoia).

Poco a Sud del Colle del Moncenisio, tra i massicci del Ciusalet e dell'Ambin, il Lac de Savine appariva ancora fangoso verosimilmente a seguito dei violenti temporali del pomeriggio del 14 agosto 2015, che hanno attivato colate detritiche e vasti alluvionamenti della piana al bordo sud-orientale del lago
(aree biancastre a sinistra nella fotografia).

La grande calotta del Ghiacciaio della Vanoise, al di sopra di Termignon
(Haute Maurienne).

In Val di Susa rimangono solo più due modesti ghiacciai: quello del Lamet (Moncenisio), e quello dell'Agnello, che qui vediamo annidato alle falde settentrionali della Punta Ferrand (3348 m): alimentazione molto scarsa, pochi nevai residui.
Il lago a sinistra, contenuto dal cordone morenico frontale della Piccola Età Glaciale, si è formato probabilmente alla fine del XIX secolo.

Un ultimo sguardo oltre il confine italo-francese, sulle vaste morene abbandonate dal Ghiacciaio del Sommeiller, ridotto ormai a piccole placche appena visibili in centro-sinistra nell'immagine.

Il Ghiacciaio Galambra (al di sopra di Exilles) si può invece considerare estinto o ridotto a un modestissimo glacionevato al margine del lago che nei primi decenni del XX secolo era ben più vasto e soggetto a svuotamenti (episodio rilevante nel 1932).


Daniele Cat Berro (SMI/Nimbus) con Danilo Spelta, pilota dell'Aeroclub Torino.


Nota: le aree glaciali indicate sono tratte dal Catasto dei Ghiacciai Valdostani.

 

 

Devolvi il 5 per mille alla SMI:
sosterrai le ricerche sui ghiacciai !

 


Torna indietro

Guida al   sito    |    Contattaci    |    Segnala il sito    |   Credits    |   Copyrights