Il 29 agosto 2015, grazie alla disponibilità dell'Aero
Club Torino e del suo pilota Danilo Spelta, è stato possibile
effettuare una
ricognizione in motoaliante dei ghiacciai
delle Alpi occidentali, tra la Valle d'Aosta a Nord e la Valle di Susa
a Sud.
La risalita di un
promontorio nord-africano ha garantito tempo soleggiato, salvo
diffusi cumuli diurni concentrati però sui rilievi prossimi alla
pianura, nettamente più radi all'interno della Valle d'Aosta e al
confine tra le valli torinesi e la Savoia, situazione favorevole alle
riprese fotografiche della maggior parte dei ghiacciai della zona.
L'apporto di aria subtropicale ha fatto peraltro impennare nuovamente
l'isoterma 0 °C oltre i 4500 m (ben 4772 m alle h 12 UTC al di
sopra di Cuneo-Levaldigi).
Nonostante un po' della neve fresca caduta a Ferragosto resistesse
ancora oltre i 3200-3500 m specialmente in Val d'Aosta, la
scomparsa quasi totale della neve stagionale sotto i 3200-3400 m
durante la
rovente estate 2015 ha reso particolarmente efficace il
monitoraggio fotografico dei ghiacciai, i cui margini apparivano
ben riconoscibili, al termine di una stagione eccezionalmente
negativa per la criosfera alpina.

Il versante valdostano del Monte Rosa con il ghiacciaio del Lys (9.6
km2 nel 2005, terzo per superficie in Val d'Aosta). Da
almeno cinque anni la lingua valliva si è separata del resto del corpo
glaciale superiore e - non più alimentata - è prossima alla scomparsa.
La presenza di laghi proglaciali è rapidamente aumentata con la
fusione e il regredire della fronte.

L'alto bacino del
ghiacciaio del Lys, imbiancato dalla neve fresca caduta soprattutto a
Ferragosto 2015. A fil di cielo, da sinistra, le massime elevazioni
del Monte Rosa: Punta Dufour (4634 m), Punta Zumstein (4563 m) e Punta
Gnifetti/Capanna Margherita (4555 m).

La calotta glaciale
della Gobba di Rollin (al centro) e il ghiacciaio Grande di Verra
(a destra) con il suo profondo solco morenico ormai abbandonato,
al cui apice si trova il Lago Blu.

Il bacino
collettore dei Ghiacciai di Verra, Grande (al centro) e Piccolo (a
destra).

Il versante Sud del
Cervino con, da sinistra, i ghiacciai del Leone, di Tyndall, del
Cervino e della Forca. La via alpinistica italiana alla vetta, come
già accaduto nelle caldissime estati 2003 e 2006, è stata
temporaneamente chiusa nel luglio 2015 per i frequenti crolli di
roccia dovuti allo scongelamento del permafrost in profondità.

Ghiacciai di
Montabel e Cherillon (lambito dai cumuli), al di sopra di Cervinia.
La piramide più massiccia in alto è la Dent Blanche (4357 m), in
territorio svizzero.

Il piccolo
ghiacciaio dei Jumeaux (Cervinia) ha subito un rapido smembramento
durante l'estate 2015, con l'apertura di un sempre più ampio crepaccio
trasversale e il crollo della porzione inferiore destra.

Sempre in alta
Valtournenche, ciò che resta del Ghiacciaio di Vofrède, ai piedi
dell'acuminata Punta Tzan (3320 m).

In alta Valpelline,
il Ghiacciaio di Tza de Tzan (3.3 km2 nel 2005) negli
ultimi anni ha perso la sua lingua seraccata che si protendeva a lato
del Rifugio Aosta. L'apparato è sgombro di neve residua fin sull'alto
bacino a circa 3200 m.

Il Lac Mort (2843
m, Valpelline), la cui sponda Nord è lambita da un
"rock-glacier".

Il Ghiacciaio del
Mont Gelè. Della trasfluenza che fino ad alcuni decenni fa si
inoltrava sul versante della Valpelline (Ghiacciaio del Mont Gelé
orientale) ora rimane solo una ridotta placca completamente spoglia di
nevato (a sinistra), e un nuovo lago periglaciale è apparso.

Il massiccio del
Grand Combin (4314 m), interamente in territorio vallesano (Svizzera).
Sia la ripida seraccata del Glacier du Croissant, sia la sottostante
lingua valliva del Glacier du Mont Durand, sono anneriti e privi di
neve residua
fino almeno a 3300-3400 m.

In gran parte
imbiancata di neve fresca invece la calotta del Mont Velan (3734 m,
presso il Gran San Bernardo, esposizione nord-orientale),
che alimenta il ghiacciaio svizzero di Valsorey.

Entriamo nel gruppo
del Monte Bianco. In alta Val Ferret, i ghiacciai del Triolet
(al centro) e di Pré de Bar (a destra), in fortissima riduzione.
Quest'ultimo a partire dal 2010-2012 ha perso la lingua frontale e il
suo margine inferiore si sta ritirando lungo il gradino roccioso
soprastante.

Veduta generale del
massiccio del Monte Bianco, settore della Val Ferret.
In primo piano, a destra, il Ghiacciaio di Frebouzie.

Veduta d'insieme
del Ghiacciaio della Brenva. Anch'esso (come i ghiacciai del Lys, del
Prè de Bar, del Fellaria nelle Alpi centrali...) ha subito la
separazione della lingua frontale in corrispondenza di un gradino
roccioso ("Pierre à Moulin"). Il corpo di ghiaccio inferiore,
completamente sepolto di detriti, è alimentato solo più dal ghiaccio
di "rimpasto" derivante dai crolli delle seraccate soprastanti.

La sommità del
Monte Bianco, sorretta dagli imponenti piloni granitici del Frêney
(al centro). Al Colle Major (4750 m), pochi metri sotto la vetta, è
attiva dal luglio 2015 una
stazione meteorologica automatica installata da Arpa Valle d'Aosta
in collaborazione con il programma Ev-K2-CNR.

La lingua del
ghiacciaio del Miage (Val Veny, Monte Bianco) è interamente sepolta
dai detriti rocciosi convogliati dalle alte pareti circostanti, e
rappresenta uno dei pochi esempi di "ghiacciaio nero" o "himalayano"
delle Alpi. Proprio in virtù della spessa copertura detritica che
protegge il ghiaccio dalla fusione, la fronte giunge ancora a circa
1600 m e il suo arretramento è piuttosto marginale.

Val Veny, da
sinistra i ghiacciai di Estellette, della Lex Blanche e del Petit Mont
Blanc.

Il vasto Ghiacciaio
del Rutor, con la sua evidente morena mediana formata dai detriti
provenienti dall'emergenza rocciosa al centro ("nunatak"). Si veda
qui una più dettagliata descrizione di questo ghiacciaio e degli
ambienti periglaciali circostanti.

In alta
Valgrisenche, il Ghiacciaio di Gliairetta-Vaudet (sinistra) è
pressoché privo di nevato stagionale, mentre neve residua e fresca
copre ancora in parte il complesso glaciale che riveste la Grande
Sassière (3751 m) e la Punta Plattes des Chamois (3610 m, in primo
piano), in ragione delle quote più elevate.

Sul versante
Nord-Ovest (Valgrisenche) della Grande Rousse (3607 m), il Ghiacciaio
dell'Invergnan (al centro) ha subito a partire dal 2003 una rapida
trasformazione dovuta a un evento di "surge", con anomalo
trasferimento di massa glaciale verso valle (dunque sua più intensa
fusione), e disarticolazione del settore superiore. Attualmente questa
pulsazione, forse dovuta a modificazioni della rete di drenaggio
subglaciale e/o a cambiamenti nelle caratteristiche fisiche del
ghiaccio a seguito del riscaldamento atmosferico, è terminata e il
ghiacciaio appare in via di collasso.

Alta Val di Rhêmes:
i ghiacciai di Soches-Tsanteleyna (in alto e a sinistra) e di Goletta
(in centro e a destra); quest'ultimo fino alla fine degli Anni 1990
raggiungeva ancora il sottostante e omonimo lago, a monte del Rifugio
Benevolo.

Ancora in Val di
Rhêmes, i Ghiacciai di Entrelor settentrionale (sinistra)
e meridionale (destra).

In alta
Valsavarenche (Gran Paradiso), il Ghiacciaio del Grand Etret è quasi
completamente spoglio di neve, e mostra sempre maggiori affioramenti
rocciosi e segni di prossimo smembramento.

Il versante
valdostano del Gran Paradiso, con - da sinistra - i ghiacciai di
Lavacciù,
del Gran Parasiso, e di Moncorvè.

Un dettaglio del
Gran Paradiso, con i ghiacci della ripida parete Nord-Ovest, in ombra
anche verso il mezzogiorno solare del 29 agosto; al centro, il corpo
principale del ghiacciaio di Lavacciù, lungo il quale si svolge la
facile via di salita alla cima, che quest'anno ha tuttavia richiesto
il posizionamento di una scala provvisoria per superare la crepaccia
terminale eccezionalmente ampliatasi durante
l'estate molto calda.

Appena più a Nord,
ecco il ghiacciaio del Timorion (a sinistra) e i due settori, separati
da circa un trentennio, di quello del Gran Neyron (destra), alla base
del piramidale Herbetet. La fronte del ghiacciaio occidentale del Gran
Neyron raggiungeva il lago visibile nell'immagine con una spettacolare
falesia di ghiaccio alta 10-15 m ancora nel 2000; in seguito il
margine glaciale è emerso dalle acque e ha subito un regresso
spettacolare, di almeno 200 m.

Il Ghiacciaio della
Tribolazione, che ricopre il versante Nord-Est del Gran Paradiso (Valnontey,
Cogne).

Valnontey, i
ghiacciai Patrì, Coupé di Money e Money, sotto la catena degli
"Apostoli" (Torri del Gran San Pietro - 3692 m; Sant'Orso e
Sant'Andrea).

Ancora in Valnontey,
dettaglio delle pareti settentrionali della Roccia Viva (sinistra, con
il ghiacciaio pensile afferente al Money) e della Becca di Gay
(destra, seraccate tributarie del ghiacciaio Grand Croux). Neve fresca
oltre i 3300 m, ma seraccate spoglie sotto i 3000 m.

L'isolata piramide
della Tersiva (3512 m), tra la Val di Cogne e la Val Clavalité,
ospita il solo Ghiacciaio del Tessonet, ancora relativamente vistoso
solo grazie all'esposizione nord-occidentale, ma pure esso spoglio
sotto i 3100 m,
e vieppiù gracile.

Il massiccio del
Monte Emilius (la vetta in alto a destra, 3559 m), con il Vallone d'Arbolle
costellato di "rock-glaciers".

Il versante
settentrionale della Grivola (Cogne) con il ghiacciaio omonimo. A
sinistra, parziale veduta del Ghiacciaio del Trajo.

L'alta Valle Orco
con i laghi Serrù (sinistra), Agnel (centro) e del Nivolet (destra),
sovrastati dal Ghiacciaio Basei. Più in alto si notano i ghiacciai
della Vanoise e della Grande Casse, in Savoia, e il Ghiacciaio di
Soches-Tsanteleyna, in Val di Rhêmes.
Il Lago Serrù si distingue per il suo colore glauco dovuto al limo
glaciale in sospensione, derivante dal vicino Ghiacciaio della Capra
(appena visibile in estrema sinistra nell'immagine).

Volando verso Sud
in prossimità del confine tra Valli di Lanzo e Savoia,
ecco il Ghiacciaio d'Arnas...

... e il bel
Ghiacciaio del Baounet, la cui alimentazione quest'anno non è affidata
che a miseri nevai rimasti alla sommità del bacino sopra i 3200 m
circa.

Il piccolo
Ghiacciaio pensile della Croce Rossa, con la crepaccia terminale
particolarmente ampia, e un po' di neve fresca che lascia intravedere
l'apparato spoglio di neve stagionale almeno nella porzione inferiore.

Situazione
particolarmente negativa sul Ghiacciaio del Rocciamelone (vetta a
destra, 3538 m, ripresa in direzione dell'Italia), completamente privo
di nevato e ormai frammentato da numerosi affioramenti rocciosi,
nonostante l'esposizione nord-occidentale con bacino collettore che
giunge a 3300 m.

Veduta più ampia
del Ghiacciaio del Rocciamelone e della sottostante Vallée du Ribon
(Haute Maurienne, Savoia).

Poco a Sud del
Colle del Moncenisio, tra i massicci del Ciusalet e dell'Ambin, il Lac
de Savine appariva ancora fangoso verosimilmente a seguito dei
violenti temporali del pomeriggio del 14 agosto 2015, che hanno
attivato colate detritiche e vasti alluvionamenti della piana al bordo
sud-orientale del lago
(aree biancastre a sinistra nella fotografia).

La grande calotta
del Ghiacciaio della Vanoise, al di sopra di Termignon
(Haute Maurienne).

In Val di Susa
rimangono solo più due modesti ghiacciai: quello del Lamet
(Moncenisio), e quello dell'Agnello, che qui vediamo annidato alle
falde settentrionali della Punta Ferrand (3348 m): alimentazione molto
scarsa, pochi nevai residui.
Il lago a sinistra, contenuto dal cordone morenico frontale della
Piccola Età Glaciale, si è formato probabilmente alla fine del XIX
secolo.

Un ultimo sguardo
oltre il confine italo-francese, sulle vaste morene abbandonate dal
Ghiacciaio del Sommeiller, ridotto ormai a piccole placche appena
visibili in centro-sinistra nell'immagine.

Il Ghiacciaio Galambra (al di sopra di Exilles) si può invece
considerare estinto o ridotto a un modestissimo glacionevato al
margine del lago che nei primi decenni del XX secolo era ben più vasto
e soggetto a svuotamenti (episodio rilevante nel 1932).

Daniele Cat Berro (SMI/Nimbus) con Danilo Spelta, pilota dell'Aeroclub
Torino.
Nota: le aree glaciali indicate sono tratte dal
Catasto dei Ghiacciai Valdostani.
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