di Massimo Riso

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Il racconto è liberamente tratto da un fatto realmente accaduto, i luoghi che vengono descritti sono reali, per garantire la privacy, i nomi delle persone sono stati cambiati

Massimo Riso



La via di salita e la posizione del campo base
e dei tre campi di alta quota

Antefatto
Sette amici sono partiti per il Kashmir in India con l'intenzione di scalare il Nun, una montagna di 7135 m., hanno già installato il campo base e ora stanno marciando verso il campo uno, sono ormai arrivati nei pressi del ghiacciaio.

Daniele, con voce allegra ruppe il silenzio che si era instaurato durante l'attraversamento delle morene: "Bene, come va? Vi sento tutti silenziosi".
Laura rispose prontamente: "Non riesco a capire come fai a sentirci se siamo silenziosi, dovresti sentirci se parlassimo! A parte gli scherzi, io sto bene, finora non ho il minimo sintomo di mal di testa, non so gli altri".
Tutti confermarono di stare bene, l'unico che ammise di avere qualcosa fu Mario che intanto si era tolto lo zaino e stava estraendo dal suo interno la corda e i ramponi: "Io sto bene e mi sento in forma, solo mi sta ritornando quello strano fischio alle orecchie". Afferrò i ramponi dallo zaino e li pose su una pietra piatta.
Il medico della spedizione, Franco, che anche lui si stava togliendo lo zaino, intervenne subito: "Mal di testa non ne hai? Tutto il resto va bene?".
"No, no, nessun mal di testa, finora, e nessun altro tipo di dolore, comunque il fischio è molto debole e non mi dà molto fastidio".
"Bene, se è così non ti devi preoccupare, almeno fin tanto che non senti dolore, ma io sono dell'idea che con l'acclimatazione dovrebbe passarti".
Tutti si erano già allacciati i ramponi e ora si stavano legando per l'attraversamento del ghiacciaio, come le volte precedenti partirono prima Daniele, Franco e Laura, seguirono Mario e Giorgio, e per ultimi Giovanni e Sandro.
Dopo quasi due ore di marcia sul ghiacciaio si udì un'esclamazione provenire dalla cordata che chiudeva il gruppo: "Porca Miseria! Ho lasciato il fornellino nella tenda!"
Era Sandro che contemporaneamente all'esclamazione si arrestò dando uno strattone a Giovanni che rimase sorpreso.
"Ehi! Avverti quando ti fermi! Come hai detto? Hai lasciato il fornellino nella tenda?"
"Sì, lo avevo appoggiato sullo zoccolo della tenda e lì l'ho lasciato, mi è venuto in mente adesso".
"Non è grave" Intervenne Giorgio "Ne abbiamo due noi, però stai attento, se succede quando andremo ai campi alti sarebbe gravissimo, perché dovremmo tornare indietro, lassù non puoi rischiare di rimanere senza fornellino".
"Si capisco, farò tesoro di questo consiglio".
"Scusate se vi interrompo" Disse Mario con tono preoccupato "Ma si stanno addensando dei grossi nuvoloni che non promettono nulla di buono, io direi di rimetterci in cammino, non vorrei dover preparare il campo sotto una bufera di neve".
"Pensi davvero che nevicherà?" Intervenne Laura.


Cumulonembi temporaleschi
come quelli avvistati vicino allo Z1

"Se lo dice Lui ti poi fidare, è il nostro meteorologo" Replicò Sandro in modo scherzoso.
"No, non sono un meteorologo, ma la meteorologia mi piace, e ho letto molto sull'argomento, ma la migliore insegnante è l'osservazione, saper cogliere quei piccoli particolari che ti possono permettere di fare una previsione del tempo a breve termine, vedi quei grossi nuvoloni a destra dello Z1?"
"Sì, li vedo" Rispose Laura.
"Osserva bene il loro contorno, specialmente nella loro parte sommitale".
"Mi pare che sopra non abbiano un contorno definito, ma è tutto sfumato, sfilacciato direi".
"Esatto, quello è uno di quei particolari che bisogna osservare, quando un cumulonembo, cioè una nube temporalesca, proprio come quelle che abbiamo davanti, perde consistenza nella parte superiore, comincia il contorno a divenire poco definito e sfilacciato, significa che si cominciano a formare cristalli di ghiaccio, che via via vanno aumentando di dimensione fino al momento in cui il vento non riesce più a sostenerli, a questo punto precipitano, e nella caduta attraversano la nube condensando altro vapore e continuando ad aumentare di peso e di conseguenza la velocità di caduta, se la temperatura al suolo è bassa, vicino allo zero, come ora, o ancora meglio se più bassa, si avrà una nevicata, se invece la temperatura è più alta si avrà un acquazzone"
Tutti ascoltarono la sua spiegazione in silenzio, fu Sandro a intervenire per primo: "Te lo avevo detto che era un meteorologo, guarda un po' che razza di spiegazione ha tirato fuori da quella nuvola"
"Si, si, prendimi in giro, intanto non si chiama nuvola ma nube, incamminiamoci piuttosto, non vorrei che anziché un semplice temporale fosse una bufera in piena regola.”
Si incamminarono con passo lento e cadenzato senza più fermarsi, Mario non era più il solo a osservare quei nuvoloni, che via via andavano ingrandendosi e avvicinandosi.


Una tendina al campo 1
l'inizio della bufera

Quando raggiunsero la sella nevosa dove avevano fatto il deposito materiali due giorni prima, avevano ormai occupato quasi tutto il cielo, erano talmente grandi che non si vedeva più la sommità, è come voler osservare la chioma di un grande albero quando si è alla base del tronco. Cominciava a vedersi nell'aria qualche fiocco di neve.
Daniele diede subito le direttive per l'installazione del campo: "Bene, per prima cosa tiriamo fuori le tendine da sotto il cumulo di pietre" Indicando con l'indice il deposito materiali costruito due giorni prima "Poi prepariamo le piazzole, metterei due tendine affiancate e l'altra quella da tre posti, davanti alle due in modo da essere più vicini possibile, se dovessimo scambiarci qualcosa non dovremmo uscire, in quella da tre posti come al soliti ci andranno: Mario, Giorgio e Franco, nelle altre due Giovanni e Sandro e Lauta ed io.”
Laura e Daniele finirono per primi di montare la tendina, senza badare troppo al disordine buttarono letteralmente gli zaini all'interno della tenda poi piantarono completamente le due piccozze nella neve, una davanti e una dietro alla tendina, poi vi fissarono due tiranti che ancoravano la paleria della tenda in un modo sufficientemente sicuro.
Mario, Giorgio e Franco finirono pochi minuti dopo, i radi fiocchi erano ormai divenuti una fitta nevicata, e le prime raffiche di vento cominciavano a scrollare le tende, Giovanni e Sandro erano ancora alle prese con la paleria.
Una sequela di bestemmie uscì dalla bocca di Giovanni, il vento cominciava ormai a rinforzare, la temperatura stava velocemente precipitando, e due paletti della tendina non volevano sapere di innestarsi.
Daniele uscì la testa fuori dalla tendina subito imitato da Laura: "Cosa succede? Come mai non avete ancora montato la tendina?"
"Due paletti non vogliono innestarsi, con capisco che cosa gli ha preso."
"Aspettate un attimo vengo po’ vedere."
Ma prima si voltò e si rivolse a Laura.
"Laura, tu puoi rientrare dentro la tendina, è inutile che stai fuori a prendere freddo, io do una mano a loro poi arrivo."
"Va bene, allora io entro dentro."
Poi Daniele si rivolse a Giovanni: "Fammi un po’ vedere questi paletti."
Giovanni glieli porse.
Con la mano guantata pulì l'innesto del paletto e vi guardò dentro. Poi esclamò "Per forza non riesci a montarli, il bordo dell'innesto è ammaccato! Sandro passami un po’ la piccozza che hai lì a fianco."
"Che cosa ne vuoi fare?"
"Passamela, non ci pensare, e sbrigati!"
Senza replicare Sandro gli passò la piccozza. Daniele infilò la punta affilata della becca nell'innesto femmina, poi fece ruotare quest’ultimo facendo pressione, si formò una svasatura sull’innesto che eliminò l'ammaccatura, poi prese l'altro paletto maschio e lo innestò. "Ora è a posto!" Disse gridando. Il vento era ormai molto forte e faticavano a capirsi anche se erano molto vicini l'uno all'altro. "Vi do una mano a montarla, e speriamo di farcela."
Faticarono molto a montare il sovratelo, il vento lo sbatteva e lo strappava dalle loro mani.
"Attenzione a non farvelo sfuggite di mano!" Gridò Daniele.
Ma poi riuscirono ad agganciarlo saldamente.
"Bene, ora è tutto a posto, entriamo nelle tende, e che Dio ce la mandi buona!"
Laura era rintanata nella tendina che veniva sballottata dal vento, cominciava quasi ad aver paura quando vide aprirsi la cerniera lampo dell'apertura, era Daniele, quasi si gettò all'interno, lasciando fuori i piedi.
"Ce l'avete fatta?" Disse Laura.
"Si, ma ora fammi togliere gli scarponi prima che qui dentro si riempia tutto di neve."
Si sfilò gli scafi dei scarponi, li mise all'interno della tendina nell'angolo vicino alla porta ancora aperta, poi entrò anche i piedi e finalmente chiuse la cerniera della porta.
All'interno della tenda sembrava di essere in paradiso, non vi era vento, e soprattutto il viso non era più sferzato dalla neve sparata dal vento, ogni fiocco era come una puntura di ago.
"Che cosa è successo?" Chiese Laura.
"Fammi riprendere un po’ il fiato." E fece una smorfia di dolore stringendosi le mani, poi si tolse i guanti si aprì la giacca a vento e mise le mani sotto le ascelle facendo smorfie di dolore.
"Ti fanno male le mani?" Disse Laura.
"Si, mi sembra che me le stiano stritolando in mezzo ad una morsa, ma è questione di pochi minuti."
Ci furono cinque minuti di silenzio, Laura era rannicchiata in un angolo della tendina mentre Daniele cercava di riattivare la circolazione nelle mani congelate dal freddo. Parlava solo la bufera, che sembrava accanirsi con tutte le sue forze contro quelle povere tendine, si flettevano sotto ogni raffica per poi riaddrizzarsi come se niente fosse.
Sandro fu il primo a muoversi, tirò fuori le mani da sotto le ascelle, ora non aveva più in viso quella smorfia di dolore, ed aprì lo zaino, tirò fuori un paio di muffoloni di piumino, li calzò e disse "Con questi ora non avrò più freddo alle mani."
Che cosa è successo poi? Come mai non riuscivano a montare la tenda?" Disse Laura.
"Niente, semplicemente non riuscivano ad innestare un paletto, ma ora è tutto a posto, sono al riparo anche loro."
"Non avrei mai immaginato che una bufera potesse sopraggiungere così velocemente, e la temperatura? Non l'ho mai vista precipitare così velocemente, quanto saremo ora?"
"Almeno dieci o quindici gradi sotto zero, e continua a scendere."
In quel momento una raffica più forte delle altre piegò talmente tanto la tendina da sbattere il telo del tetto a cupola contro le loro teste, fortunatamente quella raffica durò poco. Ma non era che l'inizio.
"Mamma mia! Daniele, dici che resisterà la tendina?"
"Certo, questo tipo di tende sono collaudate dentro la galleria del vento, si piegano sotto la violenza delle raffiche ma non si rompono."
Disse così per tranquillizzare Laura, non sarebbe servito a nulla allarmarla ulteriormente, ma in cuor suo non era molto sicuro che la tenda avrebbe resistito se la bufera avesse continuato ad aumentare la sua intensità.
Erano le dodici e trenta, la bufera imperversava ormai da un'ora, il cielo era divenuto talmente scuro che sembrava prossimo il tramonto, la temperatura era scesa a venti gradi sotto zero e la colonnina del termometro non dava segni di rallentare la sua caduta, tutti erano infilati nei sacchi a pelo, avevano indossato le giacche a vento con doppia imbottitura, i passamontagna e i muffoloni di piumino per poter tenere le mani fuori dal sacco a pelo. Nessuno parlava, tutti ascoltavano il vento e la neve che si accanivano contro il telo della tendina. Fu Laura a parlare per prima, a gridare per prima, tanto era violento il rumore della tendina sferzata dalla bufera: "Daniele, cosa ne dici se ci facessimo un po’ di tè caldo? Io mi sto trasformando in un cubetto di ghiaccio."
Daniele non rispose subito, la sua mente vide Laura imprigionata dentro un cubetto di ghiaccio che stava morendo nel tentativo di uscirne, ma le pareti erano resistentissime, vide chiara l'immagine di Laura che si accasciava al suolo graffiando con le unghie la parete di ghiaccio, e poi rimaneva immobile rannicchiata sul pavimento all'interno del cubetto di ghiaccio. Scacciò dalla mente questa immagine e rispose: "Si, è una buona idea, però bisogna fare molta attenzione, guai se si dovesse rovesciare il pentolino, bagnerebbe i sacchi a pelo, e con questa temperatura sarebbe un disastro.

Le tende di alta quota sono fornite di un accessorio molto particolare, indispensabile in momenti come questi quando non è possibile aprire la porta, a pochi centimetri dal fondo della tenda, appena sopra lo zoccolo vi sono due manicotti, uno per parte, normalmente chiusi da un cordino, sciogliendolo ed introducendo un braccio nel manicotto si può accedere a quel piccolo spazio che si trova fra il telo interno ed i sovratelo esterno, con questo sistema si può prendere della neve dall'esterno per farla sciogliere senza fare entrare vento e neve, in alta quota la neve fusa è l'unica fonte di acqua.

Daniele si tolse i muffoloni e riempì il pentolino di neve, lo posò sul fondo della tenda, aprì il rubinetto del fornellino, ma una brutta sorpresa li attendeva, il fornellino gorgogliò per qualche secondo, fuoriuscì dall'ugello una sorta di burro mezzo fuso, poi più niente.
"Siamo nei guai." Disse Daniele con tono serio e preoccupato.
"Che cosa succede?" Disse Laura "Non funziona il fornellino?"
"Peggio, se il fornellino fosse guasto si potrebbe tentare di ripararlo."
"E allora?"
"Si è gelato il gas all'interno della bomboletta."
"Non potremmo scaldare la bomboletta nel sacco a pelo?" Disse Laura pensando che fosse la cosa più logica che si potesse fare, se una cosa è gelata bisogna scaldarla.
"Non servirebbe a niente."
"E perche?"
"Scaldando la bombola nel sacco a pelo riusciremmo sicuramente ad accendere il fornellino."
"Bene, una volta acceso il calore della fiamma manterrà il fornellino caldo."
"Sarebbe troppo bello se fosse cosi."
"Laura lo guardò con una espressione interrogativa, perché non è cosi?"
"No, nel momento che apri il rubinetto il gas all'interno della bombola si espande raffreddandosi repentinamente e gelando nuovamente, non riusciremmo neppure a sciogliere tanta neve da bere un cucchiaio di acqua, hai mai notato che questi fornellini quando li adoperi in un clima caldo umido trasudano acqua? Sulla bombola si condensa l'umidità, così come si appannano i vetri di casa nelle fredde giornate di inverno, il gas fuoriuscendo dal fornellino si espande e si raffredda raffreddando a sua volta la bomboletta."
Un'espressione di sconforto si dipinse sul viso di Laura: "Ma allora non c'è niente da fare!"
"Niente no, ci sono due metodi per poter far funzionare il fornellino, ma sono da usarsi solo in caso di estrema necessità, e non è il nostro caso, almeno per ora. Il primo è quello di continuare a scaldare la bombola mano a mano che si raffredda, ed è per questo che abbiamo portato molti accendisigari, si tiene l'accendisigari in tasca al caldo, se no gela anche lui, con esso si scalda la bombola appena la fiamma tende a calare, ma capisci bene che per fare un pentolino di tè ci vogliono almeno un paio di accendisigari."
"E l'altro metodo?"
"L'altro metodo è più semplice ma enormemente più pericoloso, consiste nell’accendere il fornellino all'interno del sacco a pelo al caldo, ma basta un non nulla per mandare a fuoco il sacco a pelo e con esso tutta la tenda, questi materiali sintetici sono enormemente infiammabili."
"Ho capito, niente te,"
"Mi dispiace, ma non posso farci niente, può darsi che fra un po’ questa bufera, così come è venuta se ne vada, ed allora se esce un po’ di sole la temperatura sale rapidamente."
"Ho un freddo cane, se non ti dispiace mi chiudo nel sacco a pelo, vedo se riesco a scaldarmi un po’."
"Figurati, fai pure, però mi raccomando, con queste temperature non si scherza, se dovessi avere sempre più freddo, per prima cosa avvertimi, in quel caso bisogna fare un po’ di moto, un po’ di flessioni, due piegamenti, guai a restare fermi, si corre il rischio di rimanere congelati."
"D'accordo, lo terrò presente."
"Mi, raccomando."
Mentre diceva questo si ricordò di avere in tasca una manciata di caramelle al miele, ne portava sempre una piccola scorta con sé.
"Se ne vuoi ho delle caramelle al miele."
"Si grazie, dammene una."
Ne prese un paio, una la porse a Laura e l'altra per sé. Dopo averla scartata si mise nuovamente i muffoloni e si introdusse anche lui nel sacco a pelo.
Erano passate un paio di ore la temperatura si era stabilizzata fra i ventisei e i ventotto sotto zero, tutti e sette erano sprofondati all'interno dei loro sacchi di piumino, ascoltavano la bufera che imperversava, il forte vento impediva alla neve di accumularsi sopra le tendine, ne era già cauta oltre trenta centimetri. Giovanni incredibilmente si era addormentato, e Sandro se ne stava disteso nel sacco a pelo con lo sguardo fisso in un punto imprecisato del soffitto della tenda, non stava pensando a nulla, ascoltava la bufera che non dava nessun cenno a diminuire di intensità, ma anzi, il vento dava l'impressione che rinforzasse ulteriormente. Mentre erano in quelle condizioni alcune fibre difettose del filo della cucitura dello spigolo in basso sulla destra della porta di entrata cominciarono a cedere, ad ogni raffica di vento nuove fibre si rompevano e la resistenza della cucitura diminuiva affaticando di più le fibre ancora intere.
Sandro stava fissando il tetto quando la sua attenzione fu richiamata da una zona più luminosa in basso vicino all'entrata, non capì subito da che cosa potesse essere prodotta, ma quando dopo una raffica più forte delle altre la zona chiara diventò più ampia capì al volo, il sovratelo esterno si stava rompendo.
"Gianni! Gianni! Svegliati!" Gridò terrorizzato.
"Che cosa diavolo c'è?" Rispose Giovanni da dentro al sacco a pelo ancora mezzo addormentato.
"Svegliati! La tenda si sta rompendo!"
"Come sarebbe, si sta rompendo." Ed uscì la testa fuori dal sacco, proprio in quel momento un’altra raffica violenta squarciò letteralmente in due il sovratelo, lasciando la tenda con il solo sottile telo interno, ora a diretto contatto con la bufera.
Sandro si stava facendo prendere dal panico e non ragionava più, smaniava e gridava che ormai erano persi, Giovanni era ancora calmo, e cercava di ragionare, di farsi venire in mente una via di uscita, nel mentre la sottile tela della tenda veniva stirata e sbattuta oltre i limiti della sua resistenza, disse con tono fermo e autoritario: "Stai calmo! c'è ancora una cosa che possiamo fare, abbiamo qui nello zaino l'altra tendina, fortunatamente è uguale a questa, tiriamola fuori e cerchiamo di sostituire il sovratelo che si è rotto."
"Si forse è una buona idea." Disse, e si accanì con lo zaino, lo aprì ed estrasse la tendina ben riposta nel sua sacchetto, non riusciva ad aprirlo con i muffoloni, era legato con un cordino, se li tolse e finalmente riuscì a srotolare la tendina, Giovanni afferrò l'altro lato e disse con calma: "Ora dobbiamo coprirci bene ed uscire, cercando nel più breve tempo possibile, di fissare per bene il sovratelo ai picchetti della tenda.”
Dopo che si vestirono per bene Giovanni disse: “Sei pronto Sandro?"
"Un attimo, mi infilo i muffoloni poi andiamo."
Allungò la mano per afferrare le muffole precedentemente posate sul fondo della tenda quando, con un fragore incredibile, il sottile telo cedette, si cominciò a squarciare esattamente nello stesso punto dove aveva ceduto il sovratelo, in meno di un secondo la tenda era a brandelli, Gianni osservò quello squarcio come se avanzasse al rallentatore, vedeva quasi i fili del tessuto rompersi uno dopo l'altro sotto la spinta del vento, ed i fiocchi di neve prendere possesso dell'interno della tenda. Appena riuscì a superare quel momento si lanciò con tutta la sua forza sui sacchi a pelo abbandonati sul fondo della tenda, fece appena a tempo a bloccarli, gli scivolavano di mano come un'anguilla appena pescata, con quei muffoloni alle mani non aveva presa, gridò disperato: “Sandro! Dammi una mano se perdiamo i scacchi a pelo siamo finiti!.
Sandro si lanciò anche lui sui sacchi.

Mario, Giorgio, Daniele Franco e Laura erano rintanati all'interno delle loro tendine, ben avvolti dai propri sacchi a pelo non si rendevano conto del dramma che si stava compiendo fuori. Il fragore della tempesta era così intenso che impediva praticamente qualunque dialogo, anche a pochi centimetri di distanza per potersi scambiare qualche parola bisognava urlare, e con la gola infiammata dall'aria secca che vi è in alta quota non è una cosa piacevole.
Sandro e Giovanni erano rannicchiati su quello che rimaneva del fondo della tendina, stavano piano piano appallottolando i sacchi a pelo, una mossa sbagliata e il vento glieli avrebbe strappati dalle mani.
Quando Sandro fu ormai sicuro di tenere bene il sacco urlò verso Giovanni: “L’unica cosa da fare è di andare nella tenda con Mario e Giorgio, nell’altra sono già in tre.”
“Hai ragione.” Rispose Gianni. “Ci spostiamo con cautela trascinando anche gli zaini e poi entriamo nella tenda di Mario e Giorgio.”
Giorgio incredibilmente era riuscito ad addormentarsi rintanato nel suo sacco a pelo, Mario stava guardando il flettersi della tenda ad ogni raffica, quando all’improvviso vide aprirsi la tenda, gli venne quasi un mancamento pensava che la tenda avesse ceduto, si tranquillizzò, ma fino ad un certo punto, quando vide la testa di Sandro entrare.
Sandro si buttò all’interno travolgendo letteralmente Giovanni che stava dormendo dentro il sacco a pelo, che istintivamente tirò un urlo e uscì la testa fuori dal sacco a pelo.
Sandro buttò il sacco che teneva stretto in mano addosso a Giorgio che stava sempre più agitandosi senza capire che cosa succedeva, poi buttò dentro lo zaino ed entrò completamente anche lui, poi fu il turno di Giovanni, appena anche lui fu entrato completamente chiuse subito la cerniera della tendina e finalmente spiegarono la situazione.
“Certo che siamo in una brutta situazione .” Disse Giorgio. “Se dovesse cedere un’altra tendina non so se ce la caveremo, in sette in una tendina per tre è arduo entrarci.
Tutti guardarono Mario che stava fissando l’altimetro.
“Che cosa succede.” Disse Sandro. “Qualche altra sciagura in vista?”
“Nooo… questa è una buona notizia! La pressione ha cominciato a salire, ciò significa che la bufera dovrebbe cominciare a calmarsi, il grosso dovrebbe ormai essere passato.
Dopo due ore la bufera si calmò completamente, e poterono così riposare tranquilli per tutta la notte.

Alle sei di mattina, quando le luci dell'alba rivaleggiano con l'oscurità della notte un boato scosse l'aria, una valanga si era staccata da un pendio poco lontano.
Quasi contemporaneamente due sibili di cerniera lampo fendettero l'aria e sette persone si guardarono negli occhi perplesse e impaurite.
Laura, la più impaurita disse: "Siamo sicuri qui? Non ci sarà pericolo?"
"No" Rispose Mario "Siamo su di un poggio ed il pendio che abbiamo a monte non è molto ripido, puoi stare tranquilla; comunque io direi appena possibile di ridiscendere al campo base e aspettare un paio di giorni che la neve si assesti."
Tutti furono d'accordo, alle nove arrancando nella neve fonda ritornarono al campo base.
I sette amici non riuscirono più a raggiungere la vetta, le bufere si susseguirono con la frequenza di una ogni tre o quattro giorni, fortunatamente non più così violente.
Fra una bufera e l'altra riuscirono però a montare tre campi e a scalare la White Needle 6600 m, una vetta secondaria del gruppo del Nun Kun.

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