L’Iraq è situato nel Medio Oriente e si può suddividere
in tre aree geografiche: una regione montuosa a nord e nord-est, una vasta
area pianeggiante al centro e al sud, una zona desertica a ovest e
sud-ovest. Nella zona montuosa, la catena degli Zagros (dove si erge il
monte Küh-e Häjï Ebrahïm - m 3600 -, la massima elevazione del Paese)
corre lungo il confine con l’Iran, nel Kurdistan iracheno. Qui la flora è
formata soprattutto da querceti, piante di pistacchio e, sulle vette più
alte, da vegetazione alpina. Queste montagne digradano verso la pianura
centrale dove scorrono i due grandi fiumi provenienti dalla Turchia, il
Tigri e l’Eufrate, che attraversano il Paese per tutta la sua lunghezza
diagonalmente e pressoché parallelamente, da nord-ovest a sud-est. Questi
due fiumi, che formano un fertile bacino centrale, a un centinaio di
chilometri dalla costa del Golfo Persico, uniscono le loro acque fino alla
foce. Quest’ultimo tratto, sul quale sorge la città portuale di Bassora,
prende il nome di Shatt al ‘Arab. Le pianure centrali e settentrionali
possiedono un profilo più movimentato rispetto quelle del sud e
raggiungono un’altitudine di circa 300 metri nelle parti più elevate; in
quelle meridionali, più piatte e umide, si trovano numerosi laghi e si
estendono sterminate paludi. Nella parte occidentale e sud-occidentale
dell’Iraq sono presenti i deserti di Anabar e Al Hajara, aree piatte e
Zone climatiche secondo la classificazione del Köppen.
rocciose dove riesce a sopravvivere solo sporadica vegetazione.
Generalmente, in Iraq, indici di evapotraspirazione estremi non consentono
la pratica dell’agricoltura, se non a seguito di intense irrigazioni,
nelle aree dove cadono meno di 300 mm annui di precipitazioni.
Dal punto di vista climatico la quasi totalità del
territorio iracheno appartiene, secondo la classificazione del Köppen, ai
tipi aridi BS e BW, ovvero clima secco steppico e desertico;
esclusivamente la parte nord-orientale appartiene al tipo Cs, temperato
umido, con ristrette irruzioni di tipo Df sulle più elevate propaggini
montuose, al confine con Turchia e Iran. Gli effetti dell’influenza delle
acque del Golfo Persico risulta scarsa e, comunque, limitata alle aree
adiacenti alla costa. Le piogge cadono quasi esclusivamente nei mesi
invernali e per il 90 % nel semestre freddo (da novembre ad aprile). Tre o
quattro mesi del periodo caldo sono, di norma, asciutti. A esclusione
delle zone montuose dove la precipitazione annua può giungere anche fino a
1000 mm, il totale annuo delle piogge varia tra 320 e 570 mm nelle zone
collinari del nord e nelle aree steppiche del meridione e tra 100 e 170 mm
nel resto del territorio. Tuttavia sono possibili inondazioni improvvise
che ingrossano i wadis (corsi d’acqua temporanei), che irrompono nelle
arterie stradali e provocano interruzioni nelle comunicazioni. La piana
alluvionale, durante l’inverno e l’inizio primavera, riceve le piogge che
sono accompagnate spesso da temporali. Nelle aree ubicate a oltre 1500 m
di altitudine, in inverno, si verificano estese nevicate e durante la
stagione calda non mancano alcuni episodi temporaleschi. La nuvolosità,
che copre il cielo mediamente al 50% nella stagione fredda, diventa rara
in estate.
Pendici collinari nel nord
Il profilo termico del Paese denota inverni con temperature
minime intorno allo zero nelle aree pedemontane, di 2-3°C nei deserti
occidentali e di 4-5°C nelle pianure alluvionali del sud. Tuttavia ad Ar
Rutbah, in pieno deserto siriaco, nel cuneo che si spinge tra Giordania,
Siria e Arabia Saudita, è stata registrata una minima di –14.4°C. Le medie
massime invernali superano ovunque, tranne che nelle zone più elevate, i
15°C. Le temperature medie estive variano tra 22°C e 29°C con medie
massime fino a oltre 43°C; gli estremi termici possono giungere e
superare, in alcune località, i 50°C. I mesi caldi sono interessati da due
tipi di venti: Il sharqi, scirocco, e il shamal. Il primo soffia asciutto
e con velocità fino a 80 km/h da sud/sud-est, scatena tempeste di sabbia,
in particolare da aprile ai primi di giugno e dalla fine di settembre a
novembre, e porta in sospensione il pulviscolo anche per migliaia di
metri, determinando la chiusura degli aeroporti e difficoltà nelle
comunicazioni terrestri. Il secondo soffia tra metà giugno e metà
settembre da nord/nord-est, è molto asciutto e, per compressione, fa
salire sensibilmente la temperatura.