Rivista Ligure di Meteorologia

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La neve
   di Diego Rosa

Prima parte

Introduzione

La più affascinante, la più leggiadra delle idrometeore, gioia immensa della nostra infanzia.

La poesia dei paesaggi innevati!

Mi vengono in mente i versi di Orazio:

“ Vedi come per l'alta neve candido
s' erge il Soratte! Già le selve cedono
al peso affaticate e i fiumi
ristanno stretti per il gelo acuto.

Sciogli il freddo, altri legni al focolare
aggiungendo abbondanti, e mesci prodigo,
Taliarco, vino di quattr'anni
dall'anfora sabina bi-orecchiuta ..”

A Taliarco (I, 9), traduzione di Paolo Buffalino

Ma la neve adornamento magico della natura di cui illustreremo le caratteristiche principali, non è solo suggestione ma anche, attraverso il turismo invernale, risorsa economica fondamentale per molti paesi di montagna ed è pure positivo elemento dal punto di vista idrogeologico, agricolo e forestale, anche se ovviamente può produrre fastidi, disagi e problemi nelle nostre città.

La formazione della neve

La formazione della neve, come peraltro quella della pioggia, è un fenomeno molto complesso.

Le nuvole sono costituite di microscopiche goccioline d’acqua (droplet) del diametro di 10-50 micron, formatisi dall’aggregazione di miliardi di molecole di H2O del vapore saturo o soprasaturo attorno a dei nuclei di condensazione costituiti da grani di pulviscolo atmosferico ( sale marino, solfati o nitrati), denominati nuclei di Aitken. Nelle nuvole a temperatura positiva, le gocce di pioggia (diametro 0,5- 0,2mm) si formano per urto reciproco (coalescenza) delle “droplet”. In quelle a temperatura negativa avvengono altri fenomeni:

  • Innanzitutto le goccioline d’acqua possono rimanere allo stato liquido (soprafusione) sino a circa – 40 °C (temperatura che troviamo di norma a partire dagli 8 Km di altezza).

  • Alcune impurità, dette nuclei di congelamento o germi di ghiaccio, hanno la capacità di coagulare (sublimare) il vapore d’acqua formando dei microscopici cristalli di ghiaccio.Tale effetto pare avere un massimo di efficacia nella parte della nube dove le temperature sono comprese tra –12 e – 17 °C.

  • La tensione di vapore di saturazione dell’acqua soprafusa è maggiore di quella del ghiaccio alla stessa temperatura con un massimo attorno i – 15 °C ( vedi fig. 1; attenzione la scala delle ordinate è logaritmica!) e quando l’aria è satura o soprasatura rispetto al liquido essa è maggiormente soprasatura rispetto al ghiaccio (ciò è dovuto al fatto che il passaggio dal solido al vapore, la sublimazione, richiede una energia superiore di quella richiesta dall’evaporazione). Ciò comporta un passaggio di molecole di vapore dall’ambiente al microcristallo, vapore in parte reintegrato dall’evaporazione delle goccioline d’acqua che vedono la loro massa ridursi mentre quella del cristallo aumenta (processo di Bergeron-Fidstein).

  • Dato che il grado di soprasaturazione dell'aria rispetto al ghiaccio può essere piuttosto elevato, la crescita dei cristallini, fino a delle dimensioni abbastanza grandi (qualche centinaio di micron) da farli cadere verso terra,. è in genere rapida.

  • Durante a loro caduta essi possono ingrandirsi ulteriormente urtando contro le goccioline soprafuse della nube, le quali congelano immediatamente sulla loro superficie (brinamento); il cristallo con questo processo può trasformarsi in una pallina di ghiaccio tenero (neve granulosa). I movimenti turbinosi dell'aria possono talora provocare la rottura del cristallo; i frammenti che ne derivano diventano a loro volta nuovi germi di ghiaccio innescando così una specie di reazione a catena che dà origine a numerosissimi nuovi cristalli, i quali, aggregandosi tra di loro vengono a formare i caratteristici fiocchi di neve.


Fig. 1 Tensione di vapore del ghiaccio e dell’acqua (soprafusa)

Se la temperatura dell'aria negli strati più bassi è > di 0°C su un sufficiente spessore, i fiocchi fondono e continuano la loro caduta sotto forma di gocce pioggia; in caso contrario raggiungono il suolo e, se questo è sufficientemente freddo, generano un accumulo di neve

La mutevole forma dei cristalli

Il primo scienziato che trattò dei cristalli di neve ponendosi delle domande sulla ragione della loro simmetria esagonale fu Keplero agli inizi del 600’. Nel 1635 Cartesio diede la prima descrizione di alcuni tipi di essi, assai accurata compatibilmente con il fatto di poterli osservare al più attraverso una semplice lente. Nel 1665 il fisico inglese Hooke pubblicò un grosso volume, intitolato “Micrografia”, contenente disegni di piccoli oggetti e di particolari, risultato di una enorme quantità di osservazioni fatte con il microscopio, da poco inventato. Tra questi figuravano vari tipi di cristalli di neve, con evidenziati dettagli che mai si erano visti prima. Nel 1931 i microfotografi americani W. A. Bentley e W.J. Humphreye diedero alle stampe un famoso volume : “Snow Crystals” contenente 2000 immagini di cristalli; tale opera, un classico è stato ristampata di recente. Ancora, negli anni 30’, il fisico nucleare giapponese Ukichiro Nakaya fece approfonditi studi sulla loro natura riuscendo anche a produrli artificialmente. Il suo fondamentale lavoro è stato pubblicato nel 1954 con il titolo “Snow Cristals: Natural and Artificial”

La morfologia.dei cristalli di neve è determinata sopratutto dall’ambiente (grado di soprasaturazione, temperatura) dove si sviluppano, secondo lo schema indicato qui sotto:

 


Fig. 2 Morfologia dei cristalli neve in funzione delle condizioni ambientali
(temperatura e soprasaturazione rispetto al ghiaccio)

Tali morfologie sono state classificate nel 1951 dalla Commissione Internazionale della Neve e del Ghiaccio come indicato in figura 3 . Vi si evidenziano 7 tipi principali: a piastre (plates), a stelle (stellar crystals), a colonne (columns), ad aghi (needles), a dentriti spaziali (spatial dentrites), a colonne a cappello (capped columns), ed a forma irregolare (irregular particles), cui si aggiungono tre tipi di precipitazione ghiacciata: neve granulosa friabile (graupel), gragnuola (ice pellets) e grandine (hail).
In figura 4 riportiamo una classificazione più complessa dovuta ai meteorologhi Magono e Lee e pubblicata nel 1966.

Fig. 3 Classificazione standard dei cristalli di neve
e di altre precipitazioni di ghiaccio

 

 

Fig. 4 Classificazione dei cristalli di neve e di altre precipitazioni
ghiacciate secondo Magono e Lee

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