Genova        
Numero 21, anno VI        
luglio 2006        

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     a cura di: Luca Onorato
     Centro Funzionale Meteo Idrologico di Protezione Civile della Regione Liguria (CFMI-PC di ARPAL)

   2. Parte

   DALLA MESOSCALA VERSO LA SCALA LOCALE

I venti hanno una forte legame con l’occorrenza e il moto delle strutture depressionarie.
I venti intensi sul continente europeo si manifestano sulle coste settentrionali esposte ai flussi occidentali o in aree la cui topografia forza il movimento dei sistemi ad incanalarsi in esse: mentre i primi sono legati alla circolazione sinottica, invece gli ultimi prevalgono nel Mare Nostrum che è un bacino circondato da rilievi più o meno elevati alternati a gole o vallate, isole con monti significativi; zone in cui si ripropongono quotidianamente interazioni tra flusso e l’orografia, in cui la grande circolazione legata al flusso sinottico viene forzata alla scala locale attraverso l’instaurazione di venti caratteristici (come il Mistral, Bora, Cierzo ecc..).


Fig. 1

l’immagine del satellite del NOAA 17 a composizione colorata evidenzia chiaramente i rilievi presenti lungo le coste del mediterraneo centrale

La loro direzione in Mediterraneo risulta strettamente legata all’orografia; ciò traspare dalle analisi climatologiche, in cui possiamo osservare rose di vento caratterizzate da una o più direzioni prevalenti.

Infatti in questi casi l’orografia tende a forzare il flusso; così quando un rilievo montuoso o collinare si trova a poca distanza dalla costa il vento può essere canalizzato seguendo generalmente due direzioni privilegiate (differenti per la maggior parte delle volte di circa 180°) che sono all’incirca parallele all’asse prevalente delle creste montuose. In questi casi, più la componente del gradiente di pressione è significativa, più il rinforzo del vento risulta essere importante. Si può produrre allora una modificazione del campo di pressione che si traduce in una sorta di rottura delle isobare a circa 30-40 miglia al largo ed una discontinuità del vento a livello del mare o ai bassi livelli dell’atmosfera (FIGURA 2). Questo fenomeno presenta la sua intensità massima quando un’inversione termica situata ad un altitudine inferiore a quella della cresta del rilievo si oppone al superamento della cresta della massa d’aria proveniente ai bassi livelli, con un conseguente infittimento delle linee di corrente e l’incremento della velocità del vento. Se l’aria è instabile questo fenomeno è meno marcato.


Fig. 2

Caso classico (evento del 20 settembre già proposto nello scorso numero 19 - Mappa Bolam a 7 km) d’interazione tra flusso e rilievi con la conseguente modificazione delle isobare e la possibile formazione di diversi minimi (L1, L2 e L3) sottovento alle catene montuose (alpine e appenniniche) in presenza di un flusso orientale.

Le stazioni situate lungo le coste settentrionali del Mediterraneo mostrano differenze stagionali poco marcate, rispetto alle stazioni dell’Europa occidentale affacciate sull’atlantico che invece sono condizionate maggiormente della situazione sinottica stagionale, rispetto alle prime. Non a caso la frequenza del Maestrale nel corso dell’anno nella valle del Rodano resta sempre alta con oltre 100 giorni di vento > 11m/s con picchi di maggior frequenza nei periodi a cavallo dell’inverno. Abbassandosi come scala spazio-temporale, andiamo ad analizzare fenomeni che si svolgono nell’ordine dei km: ma se la riduciamo ancora un po’, possiamo parlare di ‘micrometeorologia’, scienza in cui diventa importante conoscere la disposizione di una scogliera, il crinale di una collina, l’asse di una vallata o dei palazzi rispetto alla costa... ecc. A queste grandezze la direzione del vento dipende fortemente dalla rugosità del terreno; più ruvida è la superficie, più grande sarà l’angolo di deviazione rispetto al vento geostrofico: in prossimità della terra tale angolo tende ad allargarsi sui 30° (rispetto al vento geostrofico) raggiungendo a volte valori anche maggiori (fig. 3, pallini rossi), ad eccezione delle zone montuose ove il flusso tende ad orientarsi secondo la topografia, prendendo a volte direzioni difficilmente spiegabili. Così le masse d’aria possono mostrare modificazioni a volte anche considerevoli, in particolare ai bassi livelli dove l’attrito intensifica la loro turbolenza naturale.


Fig. 3

Caso classico in cui la direzione del vento al suolo subisce deviazioni > di 30° soprattutto in prossimità di coste alte (vedi cerchietti rossi), come nel caso di Genova in cui l’aria più fredda continentale è forzata dagli Appennini verso il mare, seguendo direttamente il gradiente di pressione (dall'alta pressione verso la bassa pressione). Le stazioni poste sulle coste basse dell’Atlantico invece sono caratterizzata da venti in migliore accordo con l'andamento del vento geostrofico.

Altri casi d’interazione tra flusso e orografia

In Mediterraneo, bacino circondato da catene montuose più o meno elevate alternate a gole o vallate, isole con monti significativi, si verificano quotidianamente interazioni tra flusso prevalente ed orografia. In Italia la presenza dei Rilievi appenninici e delle Alpi agiscono spesso come elemento separatore tra diverse aree meteoclimatiche (area Piemonte meridionale, area delle Alpi occidentali, area della Pianura Padana occidentale, ecc).


Fig. 4

Caso classico di interazione tra flusso e rilievi in caso di forte Foehn.
(fonte: Onorato)

Le Alpi in particolare a causa della loro estensione ed altezza sono soggette a fenomeni di intenso Stau e Foehn nei due versanti, secondo della direzione del flusso, con fenomeni molto significativi di caduta ‘sottovento’ come evidenziato chiaramente dai rotori fotografati in Val Veny durante un intenso regime di Foehn nell’inverno 2005, con raffiche in vallata fino a 25 m/s (figura 4). In questo caso è stato possibile osservare degli Altocumulus Fractus (figura 5) caratterizzati da evidenti movimenti verticali ed accompagnati da significativi rotori sottovento alla catena.

In questa giornata sono state registrate raffiche sicuramente molto intense con valori di oltre 40kt i cui valori massimi raggiungevano due volte e mezzo il vento medio.


Fig. 5

La situazione di forte Foehn sul massiccio del Bianco innesca rotori visibili chiaramente dal fondo valle
(fonte: Onorato)

E’ bene sottolineare come in tali condizioni, oltre alle singole misure, sia estremamente importante conoscere il rapporto tra il vento istantaneo ed il vento medio; in occasione escursioni agonistiche o turistiche è estremamente importante soprattutto muoversi in condizioni di sicurezza (in particolare nei versanti ripidi più esposti!). Qua forti variazioni del vento istantaneo possono creare differenze di pressione e condizioni di disequilibrio che a volte hanno portato ad incidenti anche gravi. Pensiamo a chi percorre sentieri molto ripidi e stretti o più semplicemente è esposto a violente raffiche lungo i passaggi in cresta!

La sola indicazione del vento medio non associata alle intensità del vento di raffica può essere spesso fuorviante rispetto alle reali condizioni meteo.

Pensiamo ad esempio come condizioni di vento medio da Nord di 9-13 m/s, possano in realtà essere accompagnate da variazioni repentine della direzione ed intensità con punte improvvise di 23-25 m/s (valori che si avvicinano alla tempesta nella scala Douglas).

Scendendo per un attimo molto più a Sud, in Calabria, si evidenzia (Fig. 6) un muro di Tramontana tra la costa e le regioni interne dell’Aspromonte. Sui rilievi tirrenici (Appennini calabresi) l’aria più umida proveniente dal mare è forzata dallo spartiacque appenninico che delimita la zona costiera tirrenica da quella interna. Nell’Agosto 2005 per oltre 48 ore si è verificato un muro di nubi (legate alla Tramontana lungo l’Appennino) caratterizzato da tempo umido e piovoso lungo la costa ed improvvise schiarite nell’immediato entroterra, sottovento all’Appennino. Tale miglioramento del tempo era associato a forti intensità (punte di burrasca) accompagnate da elevata turbolenza.


Fig. 6

Muro di Tramontana tra la costa e le regioni interne dell’Aspromonte
(fonte: Onorato)

La conoscenza del rapporto tra il vento medio e la raffica massima gioca quindi un fattore estremamente importante rispetto ai singoli valori; infatti il vento medio rappresenta un valore medio sui 10 minuti, estremamente attenuato rispetto ai valori istantanei che possono essere anche 3 volte maggiori rispetto al vento medio.

Nella prossima puntata quindi analizzeremo, di conseguenza, alcuni dati climatologici di vento, ritornando in particolare sul caso studio del Grecale (Settembre 2005) proposto nel n°19 di RLMet.

 

 

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