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Genova        
Numero 21, anno VI        
luglio 2006        

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 di Roberto Pedemonte

PENSARE CON LA PROPRIA TESTA

Siamo ormai al termine del quinto anno di pubblicazione della rivista. Spesso abbiamo scritto di quanto i mass media si siano occupati, e specialmente di come lo abbiano fatto, del tempo. Il panorama è sconsolante. Con l’esclusione, naturalmente, di alcuni sprazzi e brevi momenti, non esiste l’oggettività scientifica nel fornire le notizie. Non esiste né metodo né capacità per valutare i fatti e quindi riferirli al grande pubblico, in termini comprensibili, si capisce. Non esiste contraddittorio. Neanche su grandi temi che coinvolgono l’intero pianeta. La notizia meteorologica fa “notizia” (e quindi è remunerativa per chi la divulga) solo se allarma, incute timore, spaventa.

Ci sono dati incontrovertibili che dimostrino, senza l’ombra di alcun dubbio, che il pianeta si sta avviando alla catastrofe? No. Gli studiosi non sono in armonia su alcune teorie e qui, come avviene in politica, è molto semplice prendere e divulgare quella che più è utile al proprio interesse, al proprio tornaconto. Nonostante quindi i dati non siano univoci, è necessario prendere in considerazione che gli effetti delle attività umane possano avere un impatto negativo e importante sull’ambiente? Sì. E’ necessario. Cercare e adoperarsi affinché l’uomo, con le sue opere, non abbia influenza traumatica per l’ambiente in cui vive è un dovere di tutti.

Non bisogna trascurare che la gente deve essere informata in modo obiettivo. Non bisogna “creare notizie” ove queste non esistono, ove l’evento rientra nel normale avvicendamento atmosferico stagionale. Dovremo poter valutare, con la nostra testa, i fatti che un buon divulgatore dovrebbe fornire senza enfatizzarli e un buon studioso dovrebbe spiegare in modo chiaro.

I dati forniti da apparecchi misuratori sono vecchi di qualche secolo, una porzione ben piccola di storia climatica della Terra, e molto radi fino alla metà dell’ottocento (tuttora vaste zone del pianeta ne sono sprovviste). Il monitoraggio sul nostro pianeta ha avuto un incremento esponenziale da quelle prime misurazioni strumentali. Si può quindi mettere a confronto valori del passato con quelli attuali senza pensare che sussistano interrogativi metodologici e senza legittimare criteri di paragone? Gli scienziati si pongono questi problemi, i divulgatori mediatici no.