Genova        
Numero 25, anno VII        
aprile 2007        

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  di Roberto Pedemonte

Giacomo Filiasi, storico, astronomo e uomo di scienza veneziano, 1750-1829, ci presenta nel suo libro “Memoria delle Procelle, che annualmente sogliono regnare nelle maremme Veneziane”, che in questo articolo del giornale genovese “Avvisi Patrii” è recensito, un’analisi dettagliata su quanto osservato nei lidi veneziani circa la persistenza, la variabilità e la ricorrenza delle fasi perturbate del tempo atmosferico.

Si tratta certo di considerazioni empiriche e approssimative riferite dall’Autore ma che ci possono far riflettere su quanto la climatologia dinamica fosse già di interesse negli studiosi del passato. Leggiamo quindi questa prima parte senza la pretesa di completezza e totale affidabilità delle riflessioni, rammaricandoci di non poter gustare l’edizione originale dell’opera, verosimilmente fitta di illustrazioni e disegni, edita dal veneto Antonio Zatta, uno dei grandi del libro illustrato del Settecento.

 

Buona lettura.

 


Da “Avvisi Patrii” n° XXXIX del 26 Settembre 1795


IL MAPPAMONDO o sia DESCRIZIONE GENERALE DEL GLOBO Ridotto in Quadro.
Venezia 1774 - Antonio Zatta
Particolare - Cliccare sull'immagine per osservare la stampa nella sua interezza.

Il Signor Conte Giacomo Filiasi colle stampe di Antonio Zatta in Venezia ha pubblicata una Memoria delle Procelle, che annualmente sogliono regnare nelle maremme Veneziane. Ecco il Trasunto, che leggesi nel Giornale Letterario d’Europa.

Prende a trattare, dicono gli Editori, in questa memoria il dotto Sig. Co. Filiasi di tre spezie di Procelle che principalmente regnano nelle maremme Veneziane, e sono le Siroccali, le Levantere, e le Grecali. Divide la Memoria istessa in cinque articoli, nel 1, va rintracciando le cause generali di questi venti; nel 2, tratta di quelli del Scirocco, nel 3, di quelli di Levante, nel 4, di quelli del Greco, nel 5, di alcuni venti particolari dell’Istria e della Dalmazia.

Tra le cause generali considera due venti perpetui, uno sotto l’Equatore da Levante a Ponente con qualche inclinazione, e alternativa da Greco a Sirocco, secondo le due grandi stagioni del verno e della state, e rapporto alli due Emisferi Australe e Boreale, e li diversi Oceani; l’altro dall’Equatore ai poli di sopra, e da’ poli all’Equatore per di sotto. Il primo, nella conversione specialmente ed alternazione delle Mozioni nei mari della Zona Torrida, deve influire nelle procelle delle Zone temperate, e modificarle a seconda dei climi, e delle località particolari, come quella delle maremme Veneziane.

Tra le cause generali, oltre la rarefazione dell’aria prodotta dall’alternativa del giorno e della notte in ciascun luogo, deve esser considerato il potentissimo agente del Fluido elettrico, anima del mondo, che circola tra i Pianeti e gli Astri, e tutto penetra sino agli abissi, terre, mari, piante, animali, minerali. La gran sorgente di questo fluido sembra essere il gran corpo del Sole: dal Sole sgorga a torrenti, e dove più quello esercita la sua forza, ivi anche spiega la sua elettricità: e chi non vede, che deve regnar sopra tutto dentro la Torrida, e presso dell’Equatore? Quindi la frequenza ivi de’ fulmini, e di tutte le ignite acquose aeree meteore, degli Oragani, dei Tifoni, dei Nubifragi e delle più orrende Buffere. Con tanta sovrabbondanza, è chiaro, che deve espandersi nelle Zone temperate, e produrre l’accennato vento sino ai Poli per di sopra, nel qual tragitto incontrando atmosfere diverse, secondo la diversa natura dei climi e secondo gli aspetti del Sole e della luna, dar origine a meteore particolari e locali.

Sono inoltre le terre sotto l’Equatore in prima agitate e in certo modo rarefatte per la forza centrifuga del massimo circolo della rotazione diurna della terra; poi pregne di sali, zolfi, bitumi; in fine brugiate e incandite dal sole. Quindi un’immensa copia di aliti, materia delle Meteore, poscia di spiriti e fluidi elastici, sopra tutto di aria infiammabile, che anima tutte queste materie; le quali tutte unite al fluido elettrico devono produrre non solo l’indicate Meteore dentro la Zona Torrida, ma espandendosi nelle temperate, e sin nelle frigide, come prova la frequenza ivi delle Aurore Boreali, e riflettendosi, e incontrandosi in atmosfere proprie dei luoghi con diversi accozzamenti, con fermentazioni, composizioni e decomposizioni chimico-aeree devono produrre quelle tante variate meteore, che si scorgono in diversi paesi.

Sono queste le cause generali percorse dall’Autore nel numero I., dopo le quali passa al particolare delle meteore Venete; e nel numero II. Prende ad esaminare le procelle Sciroccali.

Regnano esse nel Golfo dal Settembre sino all’Aprile, e riescono talor tanto violente che rovesciano il mare adosso ai lidi e all’Isole, sembrando volerli ingojare con nuovo diluvio e sono smemorate nell’Istorie quelle del 835, del 900, 1004, 1281, e tutti si ricordano di quella vicina 11. Marzo 1783. Tanta furia di marea facea dire all’antico volgo che fossero queste fortune eccitate dagli stregoni Dalmatini, e dagli Uskocchi. Penetra questo vento umido e caldo sino nell’Alpi, fondendo talora le ghiacciaje, e cagionando quelle strane inondazioni che si provano in Lombardia. Commuove il mare dal fondo, alzando a dismisura la marea, espande nell’aria quasi copiosi vapori che inondano le pietre sino dentro le stanze chiuse, con esto affannoso e soffocante; dalla qual commozione non può esser disgiunta una gran generazione di fluidi aeriformi. Ma bisogna principalmente pensare che negli accennati mesi da un Equinozio all’altro regna dentro la Torrida un perpetuo asciutto con eccessivi ardori, ch’estraggono dalla terra i menzionati aliti e fluidi elastici, generatori de’ venti, i quali venti rapporto al Golfo e alle località di Venezia devono principalmente determinarsi allo Scirocco; e la cagione è questa, molto da notarsi, che il mar Rosso infila direttam. Il Golfo nostro, e senza l’Istmo di Suez formerebbe un solo lungo ristretto continuato canale. Questa si può tenere per la causa la più precisa e determinante delle nostre procelle Sciroccali; perché il vento incassato nell’Eritreo, e che spinge l’acqua per miglia sull’Istimo, varcando questo carico di caldo e di umido, viene direttamente a scagliarsi nell’Adriatico, nel fondo del quale per scontro dei lidi batte e innalza le acque al segno che abbiamo detto.
 

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