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Genova        
Numero 32, anno IX        
Giugno 2009        

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di: Luca Onorato

 

L’intensità e la frequenza dei venti di burrasca degli ultimi mesi non ha avuto nulla da invidiare alle aree dell’atlantico con venti spesso superiori ai 100km/h e mareggiate devastanti. Volete qualche esempio?

Questo secondo numero della rubrica si focalizza sul recente, quanto eccezionale evento di mareggiata che nell’autunno 2008 ha interessato la Liguria:“una Libecciata, tra le più violente degli ultimi trent’anni si accaniva in particolare sul Genovese, dove si è sfiorata la tragedia: infatti un traghetto con circa 440 passeggeri e 75 membri di equipaggio, è stato investito da un eccezionale burrasca rischiando di finire sulla diga foranea con mare forza 10, in quanto un motore è andato in avaria mentre stava entrando in porto. Una manovra di emergenza ha consentito di evitare il peggio producendo ben 40, tra feriti e i contusi” (Fonte: Secolo XIX del 31.10.08 ).

Origine ed evoluzione dell’evento

La perturbazione che ha attraversato il bacino occidentale tra il 29 e il 31 ottobre era generata da un vero “scontro tra titani”. Nei giorni precedenti, in Atlantico un fronte esteso dalle Azzorre alla Finlandia spingeva una serie di depressioni estremamente profonde (972 hPa al suolo) verso il Mar del Nord. Tale conformazione richiamava a suo seguito una intensa iniezione di aria polare a tutte le quote, diretta dalla Groenlandia verso il Mediterraneo Occidentale. Lo scontro avvenne proprio sulle nostre teste e innescò una serie di minimi molto intensi (993 hPa il giorno 30 ottobre), che bloccati nel loro moto verso oriente dall'anticiclone balcanico, hanno alzato la Libecciata più intensa degli ultimi 40 anni.

L’EVENTO ATTRAVERSO DUE IMMAGINI!

Dalla mappa di meteocentre.com si evidenzia come nella mattinata del 30.10.08 un profondo minimo 990 hPa fosse accompagnato da un significativo gradiente tra il Nord Corsica e L’Appennino Ligure (>10 hPa): in rosso sono evidenziate le intensità di burrasca/burrasca forte registrate da diverse stazioni meteo (Capo Mele, Boa Ventimiglia, dato Schip al largo a NW della Corsica). Tale configurazione è stata responsabile di un’eccezionale mareggiata sul Centro-Levante della Liguria (foto inedita - Onorato). L’immagine mostrava chiaramente come l’ avvicinamento del famoso traghetto ’Fatastic’ al porto di Genova, fosse già interessato da un significativo beccheggio, legato all’andatura di poppa, in cui la direzione del vento e delle onde coincidevano con il moto della nave.

Questo eccezionale episodio di mareggiata era legato alla presenza di un significativo gradiente responsabile di violente correnti da SSW dirette verso il Golfo Ligure e la Toscana: il flusso di Libeccio in realtà, fin dai giorni precedenti ha insistito con un fetch ben esteso (di circa 600-700 km), compreso tra Alboran e Settori Corsica-Liguria.
Tale configurazione ha visto il successivo approfondimento di un minimo sul Piemonte (attorno a 990 hPa alle 03 UTC del 30 Ottobre), che ha dato origine ad una violentissima mareggiata sul settore centrale della Liguria, con un massimo tra le 6 e le 8 h UTC associato a venti di burrasca: abbiamo infatti registrato circa 23 m/s con raffiche fino 31 m/s a Capo Mele; 17 m/s di vento medio a Genova e 23,2 m/s a Capo Mele, responsabili di onde significative di 5-6 m tra Savonese e Genovese. Questa eccezionale burrasca oltre a provocare danni alla diga foranea ed alla pista dell’aeroporto di Genova, distrusse gran parte delle infrastrutture balneari costiere in particolare del Genovese. La foto inedita del 30 ottobre evidenziava come il veloce avvicinamento del traghetto ‘Fantastic’ al porto di Genova fosse sottoposto ad un significativo beccheggio, legato all’andatura parallela al vento di burrasca.

E’ bene sapere che una nave che procede rapidamente con l’aiuto del mare in poppa, può acquisire una velocità simile a quella dell’onda, rimanendo con la cresta dell’onda al centro per un periodo prolungato; in questa configurazione si aumentano significativamente le oscillazioni trasversali ed il rischio di risonanza, che in alcuni casi estremi ha portato a rapidi capovolgimenti. Così la nave, già in probabile difficoltà con l’andatura di poppa, ha avuto un ulteriore serio momento di criticità, quando per entrare nell’imboccatura del porto ha virato bruscamente, disponendosi ortogonalmente al vento, parallelamente all’onda. Propri in questo momento il capitano ha perso il controllo del mezzo a causa dell’insorgere di problemi agli stabilizzatori e ai motori: il rollio laterale già preesistente si è amplificato contribuendo ad una incredibile sbandata (immortalata da tutti i media!) ed una violenta inclinazione di circa 30°, a causa dell’azione congiunta delle incredibili raffiche e del moto ondoso: venivano stimati massimi di oltre 6-7 m che hanno messo a dura prova la diga foranea del porto di Genova!

Quali possibili cause?

I meteorologi, climatologi concordano sul fatto che gli eventi estremi siano aumentati negli ultimi decenni anche in Mediterraneo. E se da un lato è normale che il clima presenti fasi anche significativamente scostanti rispetto alla media, dall’altro gran parte dell’intero mondo scientifico afferma che l’aumento delle temperature a livello globale (e quindi dei fenomeni meteorologici estremi) sia prevalentemente legato all’azione dei gas serra di origine antropica immessi nell’atmosfera a partire dal 1750. In poche parole, la colpa del surriscaldamento globale e della veemenza climatica sembrerebbe imputabile principalmente all’uomo e del suo insostenibile utilizzo delle risorse del pianeta anche se le proiezioni future presentano ancora troppe incertezze.

Nuovo record di gas serra

Le concentrazioni atmosferiche di gas serra hanno raggiunto un nuovo record, secondo l’analisi della WMO (Organizzazione Mondiale Meteorologica): le concentrazioni di diossido di carbonio, di metano, di ossido nitroso – che insieme contribuiscono per l’88% dell’effetto serra di natura antropica – nell’ultimo rilevamento sono risultate 37%, 156% e 19% rispettivamente al di sopra dei livelli pre-industriali. In particolare la concentrazione dell’anidride carbonica ha raggiunto il valore di 383 ppm; per metano ed ossido nitroso questi valori sono rispettivamente 1,8 e 0,3 ppm.
Gli incrementi sono stati definiti dal Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici in linea con la rapida crescita economica degli ultimi decenni
(fonte: Società Chimica Italiana – immagine @ United Nations Environment Programme)

L’atmosfera, grazie alle temperature più elevate, può trattenere una maggiore quantità di umidità, successivamente rilasciata sotto forma di precipitazioni o altri fenomeni sempre più intensi. Questa tendenza potrebbe essere confermata anche analizzando i dati climatologici del 2008. Nonostante la neve precipitata copiosa su Alpi e Appennini, l’annata può essere considerata (fonti: NOAA e CNR) come mite, caratterizzata da un periodo invernale non particolarmente freddo rispetto alla media degli inverni passati. Il CNR collocherebbe il 2008 al cinquantesimo posto nella classifica delle temperature dal 1800 a oggi. Semmai è più corretto parlare di un anno estremamente piovoso e perturbato. Il sesto per piovosità nell’arco dei due secoli passati (pensate che ad ex. solo a Genova tra ottobre e dicembre 2008 sono caduti oltre 700 mm pioggia contro i 300 previsti dalla climatologia).

Anche se l’evoluzione a lungo raggio è di difficile previsione, le proiezioni di venti modelli climatici pronosticano aumenti da 1°C a un massimo di 6°C nella temperatura media del pianeta entro la fine del secolo XXI. Tornando all'ambiente acquatico e alle mareggiate, è utile sapere che a questo incremento potrebbe corrisponderebbe un innalzamento del livello del mare compreso tra 18 e 59cm entro il 2100, con una conseguente significativa modificazione della linea di costa in molte aree del pianeta: con questi scenari le zone costiere potrebbero divenire ancora più vulnerabili agli eventi estremi di mareggiata (come quello 2008!). Ricordiamo come l’ambiente costiero, che tanto ci sta a cuore, sia già l'ecosistema più esposto a fenomeni di inquinamento, erosione e stravolgimento di un territorio di confine tra terra e acqua.