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Genova        
Numero 43, anno XII       
Febbraio 2011        

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Di: Roberto Pedemonte

Ricordo di Sergio Del Ponte

All’inizio di febbraio è morto Sergio Del Ponte. Non aveva mai smesso, da quando aveva iniziato da ragazzino, di annotare con passione l’avvicendarsi dei mutamenti dell’atmosfera. Con rigoroso metodo, anno dopo anno, compilava giornalmente le sue agende, che costituiscono una testimonianza importante della meteorologia genovese. Scrupolosamente descriveva i fenomeni che si verificavano e trascriveva i dati registrati dagli strumenti che utilizzava, i quali, pur non essendo canonicamente omologati OMM, ben rappresentavano e quantificavano il clima della nostra città. L’avanzare dell’età non gli impediva di mantenere inalterato l’interesse per la meteorologia, anzi. Rammentiamo la sua partecipazione, nel 1999 a Bedonia, all’Assemblea Generale della Società Meteorologica Italiana.

In passato la nostra Rivista ha beneficiato di alcuni suoi articoli e, più volte, il “notaio del tempo” frequentava il nostro “salotto” del mercoledì pomeriggio, alla sede del C.A.I. Ligure, apportando ai nostri colloqui, dall’alto della sua esperienza, indubbia professionalità. La cosa che ci è cara rimarcare, benché lui si considerasse uno “statistico del tempo”, non è tanto l’importante quantità di dati e numeri che ha catalogato ed elaborato, quanto l’aspetto descrittivo degli eventi, provati direttamente, che tracciava nei suoi taccuini.

Ricordiamo che nel 2003 aveva dato alle stampe il volume “La memoria del tempo”, per i tipi della Liberodiscrivere Editore, che compendia cinquant’anni di tempo atmosferico a Genova ed è qui che si possono vedere alcune riproduzioni di pagine delle sue già citate agende. Nella prefazione del libro, Andrea Civano, ufficiale meteorologo dell’Aeronautica Militare, ben inquadra il lavoro di Sergio Del Ponte, rilevando la già accennata ambivalenza dell’opera: scientifica ed etica.

Da molti anni, inoltre, collaborava assiduamente con il quotidiano “Il Giornale”, illustrando ai lettori sia i fenomeni estremi che i resoconti mensili sull’andamento climatico.

Ci ha lasciati nel gelo imperversante in questi giorni sulla nostra città, che lui, lontano dai modelli matematici e dalle stazioni automatiche collegate in remoto, una volta catalogati i suoi dati, avrebbe narrato mettendone sicuramente in risalto la prospettiva meno tecnica e più vissuta.

Roberto Pedemonte