Genova        
Numero 43, anno XII        
Febbraio 2011        

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  di Roberto Pedemonte

 

Dopo il 1779, proseguiamo cronologicamente la pubblicazione di alcuni fatti di cronaca meteorologica del ‘700, dati alle stampe dai genovesi “Avvisi Patrii”. Oltre le notizie che giungono alla redazione del periodico su eventi accaduti in alcune regioni d’Europa, di sicuro susciterà interesse e focalizzerà l’attenzione di chi legge un episodio di cronaca avvenuto geograficamente molto vicino a noi e che, evidentemente, non è esclusivo patrimonio di quest’epoca: le inondazioni e i danni causati dalla piena del Torrente Bisagno del 18 settembre 1780. Nello scorrere la puntuale lettera di un erudito lettore, pubblicata sul numero del 7 ottobre, non sfuggiranno alcune considerazioni che sono state e continuano a essere tuttora sulla bocca di addetti ai lavori, amministratori e semplici cittadini. L’acqua passa sotto i ponti (a talvolta anche sopra) il tempo scorre (secoli) e le situazioni di criticità del Bisagno permangono.


Da Avvisi Patrii, n. I, Genova, 8 gennaio 1780


Una attuale veduta aerea di Arnem (Olanda)

Le notizie di Utrecht ci danno, che le dirotte quasi continue pioggie cadute in quelle Provincie, ne han fatto alzar l’acque de’ fiumi principali. A Arnem il Reno è cresciuto dal primo al 2. dello scaduto ventisei pollici [26 cm], dal 2. al 3. quattordici [36 cm]; dal 3. al 4. dieci [25 cm]; dal 4. al 5. sette [18 cm]; dal 5. al 6. nove [23 cm]; dal 6. al 7. erano all’altezza di 17. pedi, e 11. pollici [547 cm]. A Waart parimente le acque del Lec erano a’ 7. del mese suddetto trentaquattro pollici [86 cm] al di sopra del segno ordinario; a Boisliduc, tredici pollici [33 cm] sopra del segno; e il dì quattro quelle della Mosa a Mastrict un mezzo piede [15 cm]. A Wyck le acque del Lec erano agli otto del mese medesimo trentasei pollici e un quarto [92 cm], a Schalkwyck quarantasei e mezzo [118 cm], e a Waart quarantasei [117 cm] pure sopra del segno.
Si è sentito ancora dalla Baviera, che le inondazioni dell’Iser abbiano recato de’ gravissimi danni alle adjacenti campagne; e che abbiano non poco sofferto le città di Frisinga, Landshut, e Platling; essendo restate le vicine praterie coperte di arena, sassi, e melmetta.
 

Da Avvisi Patrii, n. V, Genova, 5 febbraio 1780
A Amborgo nello scorso mese vi è stata una nebbia sì spessa, che non si potevano le persone distinguer tra loro a quattro passi di distanza. I cavalli, ed altre vetture si confondevano tra loro, e si urtavano gli uni e gli altri nelle strade anche più larghe. I Contadini si smarrivano di strada in strada, senza poter trovare la porta, donde ritornare a’ loro villaggi, e gli abitanti della Città non ardivano di uscir di casa, temendo di esporsi a qualche strano accidente. Una circostanza degna di osservazione si è, che verso due ore dopo il mezzo giorno, il Sole si vedea risplendere senza alcuna nuvola presso della Borsa, e del porto; nel mentre che la nebbia diveniva più spessa negli altri quartieri. A cinque ore della sera, quella meteora si alzò, e formò verso il sud una nera nuvola, molto estesa in lunghezza, ma assai stretta. Le notte seguente cadde una direttissima pioggia. Tal fenomeno, di cui già da quarant’anni non v’aveva avuto esempio a Amborgo, sembra a un dipresso il medesimo, che fu già osservato a Parigi, e riportato al fogl. 108.775. [vedi Rivista Ligure di Meteorologia n. 27] con quella differenza, che in Amborgo non ha cagionato alcun danno, o funesto accidente.

Da Avvisi Patrii, n. X, Genova, 11 marzo 1780
Sentesi da Torriglia, che nel Casale detto: le Capanne di Carrega, un povero Contadino sia stato assalito da cinque Lupi, dai quali fu assai presto sbranato, e divorato; non essendovi rimasto di esso, fuorchè un braccio, e la testa. Scrivono ancora da Moneglia che l’eccessivo freddo, e le gran nevi cadute han fatto avvicinare a quel Paese altri smisurati Lupi, i quali furono inseguiti da’ Paesani, e riuscì loro di farli ritirare, avendone ucciso uno con due colpi di fucile, e pesatolo è stato ritrovato di cinque rubi e mezzo [45,1 kg].

Da Avvisi Patrii, n. XX, Genova, 20 maggio 1780
Avendo S. M. Prussiana ricevuto, non da molto, una lettera d’un Conte, che si doleva forte d’uno de’ suoi contadini, Sua M. gli ha risposto assai laconicamente, ed ha conchiuso ne’ seguenti termini “Questo contadino mi è tanto caro quanto un Conte; ed io sono tanto Sovrano di lui, quanto vostro affezionato Re”” FEDERICO.
Di più la Maestà Sua passata ultimamente da Potzdam a Sans- Souci con tutta la Corte, ha assegnato 180. mila feudi agli abitanti di Ober-Bruche, che han sofferto delle perdite considerabili per le inondazioni de’ fiumi, non essendo queste state minori nella Slesia, e in Pollonia, e soprattutto a Marienwerder, e a Marienbourg.

Da Avvisi Patrii, n. XXXVI, Genova, 9 settembre 1780
Scrivono da Carcassona, che a’ 3. dello scaduto Agosto si eccitò sulle rive del fiume Aude un turbine in forma di Sione, che rapidamente rotando sosteneva in aria gran quantità di sabbia, e di pietre, e che questo Sione volgendosi sopra del castello di Leuc lo devastò: quindi scorse sopra il villaggio vicino, e ne furono atterrate dieci case, e svelte dalle radici ottocento delle più forti piante d’ulivo. Si è osservato, che tal turbine non è stato preceduto, né seguito dalla pioggia, e che il Cielo alle sei ore della sera era oscuro quanto di fitta notte.
Altro simil disastro si è sofferto dagli abitanti del Poitou al primo di Luglio verso le tre ore dopo il mezzo giorno, a cagione di un fiero temporale, che vuotò su quelle campagne una sì fiera grandine, che ne rimasero disertate le biade, e le viti.

Da Avvisi Patrii, n. XXXVIII, Genova, 23 settembre 1780


Cartolina illustrata - Piena del Bisagno e rovina del Ponte Pila 26 ottobre 1822

La dirotta incessante pioggia caduta il giorno di Lunedì 18 del corrente dalle ore 11. di mattina fino alle 9. di sera accrebbe per tal modo questo fiume Bisagno, che rovinando con impetuosa piena atterrò per metà il Ponte della Pila, e sormontate le sponde allagò la pianura ed orti circonvicini. Molto pure soffrirono le vicine colline di Albaro e Marassi. A Pino, luogo situato lungo la valle del Bisagno, rottosi lateralmente il grand’Acquedotto, che somministra d’acqua la Città, diluviò sulle sottoposte ville con notabile rovina. Assai però considerabile è il danno, che le acque hanno cagionato in Città nella lunga salita, che dalla piazza del Vastato conduce alla Porta di Carbonara. Ringorgando il Fossato, ossia, Acquedotto sotterraneo costrutto fuori detta Porta versò così enorme traboccamento, che sfondò in più luoghi detta salita giungendo a discoprire più fondamenti delle contigue abitazioni, e d’indi all’ingiù più palmi sollevolla colla quasi totale inondazione de’ pianterreni e delle botteghe all’intorno. Sentesi, che in Recco, Rapallo, Chiavari, ed altri luoghi della Riviera di Ponente le pioggie abbiano pure recato danni di qualche considerazione.

Da Avvisi Patrii, n. XL, Genova, 7 ottobre 1780


Horace-Bénédict de Saussure Conches, 17 febbraio 1740  Ginevra, 22 gennaio 1799

Tra gli altri Forastieri, che sono arrivati in questa Settimana, trovasi anche il celebre Naturalista di Ginevra Mr. de Saussure noto alla Repubblica Letteraria per le molte sue produzioni. L’oggetto del di lui viaggio in queste parti si è principalmente il desiderio di esaminare il nostro littorale, osservare l’ordire, e struttura de’ monti, che lo corredano, misurare la profondità delle acque, che lo bagnano, e prendere altre somiglianti cognizioni sulle opere della Natura, che sembra goda svelare i suoi misteri ad un sì abile Osservatore. Egli ha seco M. A. Pietet suo Allievo, e Concittadino già rinomato abbastanza pel suo dottissimo libro intitolato, Consideration sur la Metereologie, dato recentemente alla luce.

 

Lettera avuta al Botteghino.
Sig. Editore
Avete già ragguagliato il Pubblico della caduta di due archi del Ponte della Pila cagionata da una grossa piena del Bisagno, e ve ne ringraziano i Curiosi, gli Storici, e persino i Naturalisti: ora se gliene darete la seguente spiegazione generica, forse ve ne ringrazieranno i Filosofi, e gli Architetti d’acqua, o almeno promoverete l’impegno di studiare il quid agendum prima di ordinare ai Muratori il consumo di pietre e calcina.
Tutte le colline, e montagne, che circondano la nostra Città, erano avanti o erbose e selvatiche, o boscareccie e intralciate di sterpi e spine, e allora la pioggia non ammollava subito il terreno, ma scorreva lenta lenta per quella scabrosa, elastica, attraente superficie. Ora l’industriosa attività ligustica l’ha ridotta per una gran parte in poderi fruttiferi, e deliziosi, e la pioggia, appena inzuppata la prima crosta di quei coltivati terreni, come in una lubrica superficie torbida di mota, vale a dire con specifico peso maggiore nell’alveo, e conseguentemente vi corre con maggiore velocità di prima. L’alveo per l’addietro assai più profondo,e vicino al mare, e dotato di una grande inclinazione quasi equabile accelerava la massa dell’acque alla marina per la sua massima profondità, e per un solo continuato filone ristretto naturalmente in una breve sezione prodotta dalla immediata divisione di contigue montagne radicate in puro e pretto masso. Ora alzato di fondo, e ripieno a dismisura di ghiaia, e ciottolosi, e necessariamente dilatato di sezione, e minorato moltissimo d’inclinazione ritarda l’antico corso dell’acqua, ed interrotto pel lungo della sua sponda da’ respingenti, fabbricati dalla ingordigia e dalla ignoranza, promove le stesse a formare dei vortici, e i vortici promovono in qua e in là diversi piccoli filoni, i quali ritardano sempre più la velocità di tutta la massa, che dalla continuazione della pioggia, e degl’influenti s’alza di mole a segno di sorpassare le arcate del ponte divenute più brevi dal rialzamento del fondo. S’aggiunga a tutto questo la marina grossa, e tempestosa, il vento gagliardo, e quasi diametralmente opposto al filone, la vicinanza di un quarto di miglio dalla foce al ponte, e la di lui poco stabile costruzione, e intenderemo chiaramente quanto più debba alzare il pelo dell’acque rispinto dai marosi, e dal vento; e quanto violenta scossa di leva debba dare sotto le arcate del ponte la forza dell’onde, che corrono retrogade su la prima superficie del fiume; e quanto maggiore scossa di spinta debba imprimere ai piloni lo spirito più profondo dell’acque correnti.
Soin qui il Filosofo probabilmente resterà pago; ma penetra più avanti il Dilettante del corso dei fiumi. Osserva minutamente l’alveo del Bisagno cominciando dalla foce, e seguitando per poche miglia verso la sorgente, e lo vede adesso ultimamente un poco prolungato in marina a modo di pescaja, e sapendo gli effetti della medesima predice ad ogni piccola piena il sempre maggior riempimento dell’alveo: vede tanto alla dritta, quanto alla sinistra una continua disuguaglianza e nelle sezioni dell’alveo, e nella arginatura, una fatta a respingente, e l’altra a seconda del fiume; quivi un lungo tratto difeso da un grosso muro, là un altro abbandonato a se stesso; questa muraglia disegnata con poca scarpa, quella con nessuna solidità, tutte a perpendicolo, e sapendo le cattive conseguente di questi disordinati ripari, non può predire se non disordini e rovine.
Se poi osserva tutti gl’influenti mal regolati massime nelle loro sboccature, e la maggior parte degli adjacenti orti, e caseggiati quasi a livello delle acque basse, e in molti luoghi più bassi dell’alveo, e sapendo con quanta facilità mutino direzione questo grossi torrenti, e sapendo ancora esserne causa prossima tutti, e singoli i descritti inconvenienti, teme con ragione dovere una qualche volta compiangere perduta in un’ora la dispendiosa fatica di secoli. Quid agendum?

Da Avvisi Patrii, n. XLV, Genova, 11 novembre 1780
Scrivono dalla Polonia, che in Podolia le dirotte incessanti pioggie hanno causato de’ danni gravissimi. Poiché le frequenti inondazioni del Niester, e del Pruth, hanno rovinati molti villaggi, e fattivi perire molti uomini, e bestiami d’ogni genere.

Da Avvisi Patrii, n. LI, Genova, 23 dicembre 1780
Le lettere di Nizza avvisano, essere caduta colà della neve in tanta copia, che i più vecchi del Paese non si sovvengono di averla veduta mai a tale altezza, quantunque non abbia sorpassato quella di tre dita.

 

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