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Sastrugi sulle Alpi Liguri.
Foto ed elaborazione grafica: Massimo Riso

Sastruga o zastruga. Plurale: sastrugi o zastrugi.

Parola di origine russa. Usato anche in forma soltanto al singolare: "Sastrugos". Utilizza questa definizione l'esploratore britannico Robert Falcon Scott nel suo ultimo diario.

“Sastrugus: an irregularity formed by the wind on a snow-plain. ‘Snow wave’ is not completely descriptive, as the sastrugus often has a fantastic shape unlike the conception of an ordinary wave”. (Scott’s Last Expedition).

Scott divenne famoso per la "competizione" con Roald Amundsen sul raggiungimento del Polo Sud. Amundsen raggiunse il Polo poche settimane prima di Scott che, sfortunatamente, nella marcia di rientro al campo base perse la vita insieme ai membri della sua spedizione.

Sono ondulazioni, scanalature e creste affilate e irregolari causate dall'erosione eolica su una superficie di neve. In caso di neve molto asciutta e fredda questa viene trasportata dal vento e quando incontra un ostacolo si deposita sul lato sottovento, causando un accumulo che va via via assottigliandosi, formando una coda all'ostacolo incontrato.

Ma in alcui momenti e in particolari luoghi, possono divenire qualcos'altro.


Era un venerdì sera come tanti altri. Mio fratello Marco ed io, stavamo discutendo su alcuni itinerari di montagna che avevamo selezionato in settimana. Dovevamo seglierne uno per l'indomani, in base alle condizioni meteo e della montagna.

"Ha nevicato parecchio sulle Alpi in settimana." Disse Marco. "Sicuramente ci sarà pericolo di valanghe."

"Hai ragione." Dissi io. "Inoltre c'è stato molto vento e ci saranno molti accumuli. Occorre andare in una zona sicura."

"Dici bene. Ma non solo, con tutta la neve che è caduta occorre una gita corta. Anche con le ciaspole ci sarà da faticare."

"Mi hai fatto venire in mente una cosa. Molta neve fresca, molto freddo e molto vento. Ci sarà una neve asciutta e modellata dal vento. La condizione ideale per vedere i sastrugi."

"Perbacco! Hai ragione." Esclamò Marco. "E chissà, potremmo anche riuscire a fotografare una sastruga gigante."
"E il luogo ideale è il Bric Mindino nelle Alpi Liguri, salendo dalla Colla di Casotto." Ripresi io. "Una gita piuttosto corta lungo una stradina sterrata, che sarà sicuramente sepolta dalla neve, e quando sbuca in cresta il luogo ideale per i sastrugi."

"Allora deciso!" Esclamò Marco. "Si va al Bric Mindino. Telefono ad Gilberto. Se anche lui è d'accordo andiamo lì".

Gilberto è un nostro amico, da lunghi anni ormai andiamo in montagna assieme, ormai superano il migliaio, le cime che abbiamo salito tutti e tre.

Tuuu...., tuuu...., tuuu....

"Pronto?"

"Ciao Gilberto, sono Marco."

"Ciao, ti stavo giusto per chiamare, ho visto che per domani le previsioni del tempo sono buone. Avete pensato qualche gita bella da fare?"

"Si, siccome c'è molta neve fresca, pensavamo di andare sul Bric Mindino, una gita lunga non si può fare."

"Perfetto. Andiamo con le ciaspole?"

"Certo, con tutta la neve che ci sarà. Inoltre Danilo dice che ci sono le condizioni ideali per fotografare una sastruga gigante."
"Una sastruga gigante! Non l'ho mai vista. Sarebbe veramente un bel colpo riuscirla a fotografare."

"Bene, allora siamo d'accordo, ci vediamo domani mattina alle sette e mezza."

"Ok, allora a domani, ciao."

"Ciao."

Sabato mattina, Colla di Casotto.

"Danilo, quanto segna il termometro della macchina?" Disse Gilberto.

"Dodici gradi sotto lo zero." Risposi. "Fortunatamente il vento si è calmato. Bisogna comunque imbaccuccarsi bene."

"Guardate!" Esclamo Gilberto. Il piazzale del parcheggio è pieno di sastrugini piccoli!"

"Già, già, avevo visto giusto." Risposi. "Ci sono proprio le condizioni ideali per i sastrugi."

Uscimmo dalla macchina. L'impatto con i dodici gradi sotto lo zero fu notevole."

"Brrrr... che freddo!" Esclamò Gilberto. " 'Meno male che il vento si è calmato', hai detto. E questo che cos'è? C'è un vento che mi taglia il naso."

"Vedrai, appena ci mettiamo in moto ci scaldiamo."

Marco fu il primo a mettersi gli scarponi.

"Intanto che finite, comincio a tirare fuori le ciaspole dalla loro custodia." Disse.

"Bene." Risposi.

Con le mani intirizzite dal freddo, non riuscivo a far passare una stringa che era fuoriuscita dal suo buco dello scarpone.

Quando finalmente vi riuscii erano passati alcuni minuti, sollevai lo sguardo e vidi Gilberto e Marco che si divertivano a schiacciare i piccoli sastrugi.

"Ma cosa state facendo?" Dissi. "Perchè schiacciate quei poveri sastrugi?"

"E' divertente." Rispose Marco. "Hanno una piccola crosticina di ghiaccio sopra, dentro sono soffici, così quando li schiacci, esplodono."

"Se incontriamo la sastruga gigante, voglio vederti a farla esplodere, quella ti mangia! Ma bando alle ciancie, mettiamoci in moto, che qui si gela."

Cominciammo subito a camminare. Ci mettemmo in fila indiana ed entrammo nel bosco.

La neve era molta e sofficie, anche con le ciaspole si faticava parecchio, ma il paesaggio era idilliaco.

Gli alberi erano tutti incrostati di galaverna, sembravano fatti di zucchelo. L'impressione era rafforzata da un sole velato da un alto strato di nubi. Sembrava una lampada dietro un vetro smerigliato.

Camminavamo in religioso silenzio, contemplando il panorama. Si sentiva solo il rumore dei nostri passi e il vento che fischiava sul crinale. Lì, nel bosco, eravamo al riparo.

Dopo un'ora di faticoso cammino raggiungemmo il limite del bosco, eravamo ormai vicino al crinale. Appena svoltata una curva, la vidi. Era proprio davanti a me: la sastruga gigante.

Quella non era una sastruga gigante, ma la madre di tutti i sastrugi. Era enorme!

Sotto il crinale, quattro alberelli cresciuti vicini, alti cinque o sei metri, formavano un grosso cespuglio. La sastruga aveva la testa appoggiata al cespuglio, ed era alta quanto esso! La sua lunghezza era notevole: sbarrava l'intera stradina e la coda si addentrava nel bosco per decine di metri.

Presi la macchina fotografica e feci subito alcune foto. Nel mentre mi raggiunsero anche Marco ed Gilberto.

Appena la videro rimasero ammutoliti.

"Beh. Non dite niente?" Dissi.

"Io una sastruga così grande non l'ho mai vista, c'è da rimanere a bocca aperta." Disse Gilberto.

"E sarà meglio che la chiudi." Dissi. "Se non vuoi che ti geli la lingua."

Facemmo molte foto in tutte le direzioni, intanto la sastruga se ne stava lì immobile.

Quando finimmo di fotografarla dissi: "Bene, e ora come proseguiamo? La sastruga ci sbarra la strada e la sua coda si infila giù per il bosco, è molto ripido. Sarà un problema aggirarla."

"E perché aggirarla?" Disse Marco. "La scavalchiamo e gli passiamo sopra."

"Vorresti cavalcare la sastruga?" Disse Gilberto tra il meravigliato e lo sconvolto. "Non sarà pericoloso?"

"Non cavalcare, ma scavalcare." Disse Marco in modo deciso. "Vedi, è ricoperta da una bella crosta di neve dura, compressa dal vento. Non c'è nessun pericolo."

"Sarà." Disse Gilberto.

"E' troppo ripido salirvi sopra con le ciaspole." Dissi io. "Occorrerà togliersele."

"Giusto!" Disse Marco.

Subito si chinò per sganciarle dagli scarponi. Le fissò allo zaino e cominciò subito ad arrampicarsi sulla sastruga.

Dava dei calci ben assestati contro la crosta di neve dura, creando così degli scalini per salire.

"Non è che con quei calci la sastruga si sveglia e quando arrivi in cima, ti mangia?" Dissi io cercando di deriderlo.

"Si sveglia?" Disse Marco stando al gioco. "Questa è andata in letargo, si sveglierà la prossima primavera."

"Sarà." Dissi. "Comunque stai attento."

Impiegò quasi dieci minuti per scalinate quei cinque o sei metri, e finalmente arrivò in cima, sulla groppa.

"Evviva!" Esultò. "Eccomi finalmente sulla sua groppa, adesso la cavalco." Appena finì la frase fece un piccolo saltello di esultazione. Appena atterrò sulla groppa della sastruga un rumore tipo: "Crumpf..." e Marco sparì lanciando un urlo."

"Mio Dio!" Esclamò Gilberto. "L'ha mangiato davvero!"

 

 

Fine prima parte.