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Genova        
Numero 60, anno XVI        
Novembre 2016        

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di: Massimo Riso

I GHIACCIAI DEL MONTE BIANCO (VERSANTE ITALIANO)
1818 - 2014
 

Prima parte

Diego, Roberto, mio fratello Giancarlo ed io stavamo facendo una ricerca presso l'Università delle Scienze della Terra a Genova San Martino. L'oggetto della ricerca era la serie storica dei dati meteorologici rilevati in Via Balbi presso la Regia Università di Genova dal 1833.

Giancarlo, mentre spostava gli antichi registri, notò sul fondo dell'armadio una strana scatola di legno. Colto dalla curiosità la tirò fuori dall'armadio e la aprì. Con grande sorpresa notò che era piena di antiche lastre fotografiche. Delicatamente ne tirò fuori una: era una fotografia del ghiacciaio del Miage.

L'armadio con gli antichi registri della serie storica dei dati meteorologici di Genova e la scatola con le lastre.
Foto: Massimo Riso
L'interno della scatola
Foto: Massimo Riso


Dettaglio dell'indice del contenuto

Ottenuto il permesso dall'Università, digitalizzammo le lastre. Sono tutte fotografie dei principali ghiacciai del Monte Bianco, versante italiano, risalenti fra la fine del 1800 e l'inizio del 1900.


Francesco Porro de' Somenzi

Dopo alcune ricerche scoprimmo l'autore delle foto: nientemeno che Francesco Porro de' Somenzi. Ecco una piccola biografia tratta da Wikipedia:

"Francesco Porro de’ Somenzi (Cremona, 5 maggio 1861 – Genova, 16 febbraio 1937) è stato un astronomo italiano.

Laureato in Fisica a Pavia nel 1882, nel 1883 fu allievo astronomo all'Osservatorio astronomico di Milano e poi a Torino, dove nel 1886 divenne direttore dell'Osservatorio astronomico – allora situato nel centro della città, a Palazzo Madama - e insegnante di Astronomia all'Università. Ottenne la costruzione di una nuova stazione di osservazione astronomica a Superga, nella collina torinese, nel 1893, e si adoperò per la creazione di un nuovo Osservatorio a Pino Torinese, tuttora esistente.

Nel 1902 passò all'Università di Genova, insegnandovi Geodesia e Astronomia e nel 1905 assunse la direzione dell'Observatorio Nacional di La Plata, in Argentina, dove rimase fino al 1910. Tornato in Italia, riprese a Genova le cattedra di Astronomia, di Geografia fisica e di Geodesia teoretica, oltre alla direzione dell'Osservatorio meteorologico.


L'ingresso dell'Osservatorio Meteorologico dell'Università di Genova

Diversi i suoi lavori, tra i quali spicca lo studio sulla riduzione dei campi stellari, pubblicato nel 1933."

E sopratutto, per l'argomemto che ci riguarda:

Notizie sui lavori della Commissione eletta dal C.A.I per lo studio dei ghiacciai italiani. Atti III Congr. It., Firenze, 1898.

Sulle ricerche che si eseguono in Italia intorno al movimento dei ghiacciai, Atti IV Congr. It., Milano, 1901.

Ricerche preliminari sopra i ghiacciaio del Monte Bianco (campagna 1897). Boll. Soc. Geogr. It. (XXXIX), Roma.

Nuove osservazioni sui ghiacciai del Gran Paradiso e del M. Bianco. Boll. C.A.I., (XXXVI), n. 69, Torino, 1903.

Sulle ricerche intorno ai ghiacciai italiani (relazione al V Congr. Geogr. It.). Riv. C.A.I., (XXIII). Torino, 1904

Ma ritorniamo ai ghiacciai del Monte Bianco. E' opinione comune che dalla fine della cosiddetta "piccola era glaciale" corrispondente all'anno 1861, ad oggi, i ghiacciai, con eccezione del breve periodo degli anni '70, siano sempre stati in ritiro. Sono di comune dominio confronti fra imponenti masse glaciali risalenti alla metà del '800 e l'esigua massa attuale.

Mi ha così stupito la foto del ghiacciaio della Brenva dei primi anni del '900 con la fronte molto più arretrata di quella attuale.


Fronte del ghiacciaio della Brenva. Si può notare come il letto della Brenva sia completamente privo di ghiaccio.
Foto: Porro-Druetti 1903

Per capire ciò occorre fare un po' di storia climatologica.

Fino a non molti anni fa si pensava che gli attuali ghiacciai fossero il residuo di quelli enormi risalenti all'ultima era glaciale: 11000 anni fa.

Ma dai recenti studi della climatologia del passato, effettuati tramite i carotaggi dei ghiacci dell'Antartide e della Groenlandia, nonché tramite lo studio della dendrologia (lo studio degli anelli degli alberi) e carotaggi di varie torbiere, si è potuto ricostruire il clima dalla fine dell'ultima era glaciale ai giorni nostri. (Grafico 1)

Ottomila anni fa vi fu un riscaldamento globale del clima che durò per ben duemila anni, poi vi fu un raffreddamento che riportò la temperatura della Terra al livelli normali, questo raffreddamento durò circa mille anni. Poi fu seguito a un nuovo riscaldamento che durò altri mille anni.

Questi due periodi caldi prendono il nome di Optimum climatico dell'Olocene. Durante questi periodi, in particolare durante il primo periodo, i ghiacciai delle Alpi si estinsero quasi completamente.

Gli ultimi quattromila anni sono caratterizzati da un'alternanza di periodi caldi e freddi della durata di 300-500 anni, gli attuali ghiacciai delle Alpi si formarono proprio durante questi periodi freddi, in particolare durante l'ultimo periodo denominato "piccola era glaciale".


Grafico 1 - La temperatura media dell'emisfero settentrionale in prossimità della superficie nel corso
degli ultimi 11.000 anni

Ma cosa successe ai ghiacciai del Monte Bianco dall'apice della piccola era glaciale ai giorni nostri?

E' vero, come dicono molti, che vi fu un costante ritiro fino ad arrivare alle dimensioni attuali? Che cioè il clima è andato gradualmente riscaldandosi fino ad arrivare ai massimi attuali?

Una bellissima descrizione sull'evoluzione dei ghiacciai del Monte Bianco è stata pubblicata dal Comitato Scientifico del C.A.I. nel 1995.

Da: ARCHIVI GLACIALI, Le variazioni climatiche ed i ghiacciai, C.A.I. COMITATO SCIENTIFICO LIGURE-PIEMONTESE-VALDOSTANO, Atti dell'incontro Courmayeur 2-3 settembre 1995.


Ospizio del Gran San Bernardo – Di Ludwig Rohbock - 1850

Nel 1918 entrò in funzione il prestigioso osservatorio meteorologico del Colle del Gran San Bernardo che si trova in linea d'aria a poco più di dieci chilometri dal Monte Bianco e che, come il Monte Bianco, risente dell'azione dei venti atlantici. Gli osservatori più antichi come quelli delle città di Basilea e di Parigi segnalano che il clima europeo si era fatto particolarmente freddo e ricco di precipitazioni dall'inizio del secolo. Nel 1816 si verificò nell'emisfero australe una delle più grandi eruzioni vulcaniche della storia. Le ceneri eruttate raggiunsero in enormi quantità l'alta atmosfera ed entrarono nella circolazione generale dei venti planetari. Per circa due anni la loro presenza fece da schermo alla radiazione solare provocando un ulteriore peggioramento del clima. In molti paesi europei come Francia, Belgio, Germania, il 1816 è ricordato come "l'anno senza estate", quello in cui i cereali, ortaggi e frutti non riuscirono a giungere a maturazione provocando carestia e fame.

I ghiacciai del Monte Bianco, secondo la testimonianza del Canonico Georges Carrel, pioniere dell'alpinismo scientifico, erano in espansione fin dal 1810 e raggiunsero la loro lunghezza massima nel 1818. Sempre secondo il Carrel, in questo periodo la lingua valliva del ghiacciaio della Brenva si allungò di circa 1000 m assestandosi poi alla distanza di circa un chilometro dal villaggio di Entrèves ove costruì una imponente cerchia morenica.

Anche tutti gli altri ghiacciai del versante italiano del Monte Bianco ebbero fra il 1819 e il 1820 la loro massima espansione storica; le morene deposte in quegli anni, anche oggi ben riconoscibili sul terreno, ci permettono di valutare l'amplitudine di quella espansione. [...]

Fra il 1818 e il 1835 per diciassette anni, la temperatura media annua si innalzò. Si tratta di variazioni dell'ordine di meno di mezzo di grado centigrado ma tanto basta perché il limite climatico delle nevi permanenti si elevi di quasi cento metri di altitudine e quindi le superfici su cui si possono formare le coltri nevose pluriennali diventino considerevolmente più ridotte. Se poi si aggiunge che in quei diciassette anni le precipitazioni all'osservatorio del Gran San Bernardo risultano di soli 1.698 mm di equivalente in acqua a confronto di una media di lungo periodo di circa 2.000 - media che era certo stata largamente superata nei decenni precedenti - ben si giustifica la contrazione che gli apparati glaciali del Monte Bianco subirono fra il 1819 e il 1845 e che ci viene documentata soprattutto dalle relazioni del Forbes (1845).

Seguì poi un periodo di altri diciassette anni di basse temperature e abbondanti precipitazioni. Come conseguenza il limite climatico delle nevi perenni si abbassò dando luogo alla formazione di ricche coltri nevose. Otto anni dopo l'inizio della fase climatica favorevole al glacialismo, nel 1842 alcuni ghiacciai del Monte Bianco e in particolare quello di Lex Bianche, cominciano ad espandersi, tre anni più tardi l'espansione è generalizzata e viene documentata dai lavori del Favre, dalle carte dello Stato Maggiore Sardo all' 1:50.000, redatte nel 1854 e da quella famosissima del Mieulet, pubblicata nel 1865. In quest'ultima che è alla scala 1:40.000, si può riconoscere molto bene la morfologia assunta dalle lingue vallive a seguito dell'espansione quasi ventennale. In particolare si nota che la fronte del Pré de Bar si era nuovamente spinta fino al solco principale della Val Ferret ma non raggiungeva le morene frontali del 1818 e la stessa cosa avveniva per le fronti del ghiacciaio del Triolet e per quello del Frebouzie.

Fra il 1854 e il 1880 scorrono ventisei anni più caldi dei precedenti e soprattutto assai più poveri di precipitazioni. Già dal 1862 i ghiacciai del Monte Bianco si contraggono e si tratta di una fase di ritiro molto accentuato. Il ghiacciaio della Brenva riduce la lunghezza della sua lingua valliva di ben 1.020 m nei confronti dello sviluppo assunto nel 1818! Ce lo attesta il primo rilievo tacheometrico del ghiacciaio eseguito nel 1879 dal Marengo. Le carte dell'Istituto Geografico Militare rilevate nel 1882, presentano la fronte del ghiacciaio di Pré de Bar nel suo vallone di origine, alla quota di 2007 m, vale a dire a ben 940 m di distanza dalla morena frontale deposta nel 1818-20.

Seguono dieci anni freddi anche se non particolarmente ricchi di precipitazioni. I ghiacciai del Monte Bianco reagiscono con una espansione culminata nel 1897, durante la quale le lingue vallive si allungarono di 200 - 300 m e anche più.

Il secolo XIX si conclude con una fase climatica temperata­asciutta che si riflette a partire dal 1898 in una contrazione lineare dei ghiacciai del Monte Bianco dell'ordine di 100 - 200 m. [...]

Questo è il periodo in cui sono state eseguite le fotografie da noi ritrovate: al termine dell'espansione del 1897. Infatti in queste foto tutti i ghiacciai risultano in espansione, in particolare Pre de Bar. Ma il Miage e soprattutto la Brenva che hanno un'inerzia di quasi 20 anni, sono, si in espansione, ma le fronti risultano ancora molto arretrate, sopratutto la Brenva con un letto completamente sgombro dal ghiaccio.

Il secolo XX è caratterizzato da una fase climatica fredda e umida fra il 1901 e il 1920 a cui corrisponde una crescita degli apparati glaciali del Monte Bianco che si annuncia, come le precedenti, con un ritardo di circa dieci anni sull'inizio della fase climatica favorevole al glacialismo.

La lingua valliva del ghiacciaio di Lex Bianche si estese più di 300 m; quella della Brenva, quasi altrettanto; quelle del Triolet e di Pré de Bar, più di 100 m. I ghiacciai di canalone e di circo come quelli di Brouillard, Freney, Entrèves, Toula, Planpinceux, Grandes Jorasses, Frebouzie, spinsero le loro fronti sulle soglie dei circhi e di li scaricando frequenti e copiose valanghe di ghiaccio formarono alla base delle pareti rocciose potenti coni di rimpasto, veri e propri piccoli ghiacciai rigenerati.

Segue poi fra il 1921 e il 1950, una lunga fase climatica molto sfavorevole al glacialismo, che fu però interrotta, fra il 1935 e il 1940, da sette anni freddi e umidi. Ciò malgrado, nel corso del trentennio, i ghiacciai del Monte Bianco subirono la più pronunciata contrazione lineare e volumetrica che mai si fosse verificata nel corso dell'ultimo secolo.

Malgrado una effimera espansione fra il 1940 e il 1942, frutto dei sette anni umidi e freddi il ghiacciaio di Lex Bianche riduce la sua lunghezza di 960 m; quello di Pré de Bar di 577 m. Il ghiacciaio del Triolet, nel 1938 ritira la fronte attiva a monte della soglia del circo interrompendo l'alimentazione della lingua valliva che si trasforma in un gigantesco ammasso di ghiaccio fossile, destinato alla totale scomparsa.

A seguito di questo evento, la lunghezza del ghiacciaio si riduce di 2.800 m nei confronti della massima espansione; la fronte passa da quota 1780 a quota 2.400 e l'apparato perde le caratteristiche di ghiacciaio vallivo per assumere quelle di ghiacciaio di circo. [...]

Il ghiacciaio della Brenva fino al 1920 aveva seguito i ritmi degli altri ghiacciai del Monte Bianco. Il 19 novembre di quell'anno, mentre il ghiacciaio era in piena espansione, dalle pareti del Monte Bianco che incombono sopra il suo bacino, si staccò una frana gigantesca. L'enorme massa di detriti, valutata dal Valbusa in circa sette milioni di metri cubi, investì la lingua valliva provocando, negli anni successivi, per assestamento plastico, un anomalo rapido allungamento della lingua stessa. Fra il 1921 e il 1941, mentre tutti gli altri ghiacciai erano in fase di contrazione, la lingua valliva della Brenva si allungò di 485 m. Essa - come mostrano le fotografie dell'epoca - era allora un "Glacier Blanc" che si appoggiava al versante del Mont Chetif e dominava minaccioso la strada comunale della Val Veni; la Dora entrava sotto il ghiacciaio a Planponquet in un tunnel azzurro e ne usciva alla fronte per una larga porta che si trovava appena ad un centinaio di metri a monte del grande arco di morena frontale 1818.

Il clima che si instaura dopo il 1950 è più fresco di quello degli anni precedenti. l'isoterma 0 °C, che, in luglio, fra il 1941 e il 1950 si stabilizzava ben al di sopra dei 3.600 m di altitudine causando un forte innalzamento del limite delle nevi perenni, fra il 1951 e il 1961 sui ghiacciai del Monte Bianco non sale al di sopra dei 3.480, favorendo grandemente in questo modo l'alimentazione delle coltri glaciali. Già dal 1953-54 nei bacini alimentatori del Monte Bianco si notava la formazione di potenti coltri nevose benché le lingue vallive continuassero ad accorciarsi. In pochi anni però, quella che potremmo chiamare "l'onda di piena", scese fino alle fronti dei ghiacciai più alti (Toula, Grandes ]orasses, Pian Pinceux, Frebouzie ecc.) e nel 1962 raggiunse anche le fronti delle lingue vallive.

La fase climatica favorevole al glacialismo si protrasse, pur con alti e bassi, fino al 1980 e l'espansione generalizzata dei ghiacciai del Monte Bianco perdurò fino al 1989. Nel corso di questi diciotto anni, tutti gli apparati divennero assai più turgidi tanto nel bacino di alimentazione quanto in quello di ablazione. Lo spessore del ghiaccio nelle lingue vallive del Miage e della Brenva, superò addirittura l'altezza delle morene del secolo scorso mentre la loro lunghezza si accrebbe considerevolmente. Per il Miage, che reagisce sempre molto moderatamente alle inversioni di fase, l'allungamento è valutabile a circa 100 m; per la Brenva, invece, assai più reattiva è di ben 490 m e fu accompagnato da un notevolissimo allargamento della fronte, tanto che questa, sulla destra idrografica era giunta ad invadere l'alveo della Dora di Val Veni obbligando il torrente a scavarsi un tunnel sub-glaciale. Nel 1989 la fronte della Brenva distava non più di una trentina di metri dall'arco morenico costruito dalla massima espansione storica, quella del 1818.

La lingua valliva del ghiacciaio di Lex Bianche si allungò di ben 740 m A causa del fortissimo ritiro subito negli anni precedenti la sua fronte si tenne ancora assai lontana dalle cerchie moreniche più esterne.

Essa si portò fino a quota 2060 ove si presentava turgida e possente con l'aspetto di una alta falesia di ghiaccio.
Il ghiacciaio di Frebouzie, nella Val Ferret portò la sua fronte sospesa a valle della soglia rocciosa di quota 2.400 donde, scaricando sui sottostanti pendii frequenti valanghe di ghiaccio, formò ai piedi della parete una persistente placca di ghiaccio rigenerato.
La lingua valliva di Pré de Bar si allungò di 247 m e si allargò notevolmente fino ad occupare tutta la larghezza dell'alveo lasciato dalle morene 1818.

Questa ultima espansione dei ghiacciai del Monte Bianco culminò fra il 1988 e il 1989.

Da allora i ghiacciai sono sempre stati in ritiro.

Tabella riepilogativa delle fasi climatiche all'osservatorio del Gran S. Bernardo. In evidenza il periodo 1854-1880 che causò il più rapido ritiro dei ghiacciai del Monte Bianco prima di quello attuale.

Fasi climatiche al Gran S. Bernardo

Oscillazioni dei Ghiacciai
del Monte Bianco

 

Fasi climatiche

Temperature

medie annue (°C)

Scarto su media

(-1,5 °C)

Precipitazioni

Medie annue (mm)

  
Caratteristiche

Della fase (*)

 
 
Periodi di espansione (+)
e contrazione (-)

1818-1835

-1,3

+0,2

-11%

temperato

asciutto

1810-1818

+

1836-1853

-1,9

-0,4

+27%

freddo

umido

1819-1842

-

1854-1880

-1,2

+0,3

-22%

caldo

asciutto

1843-1860

+

1881-1891

-1,9

-0,4

+0,1%

freddo

prec. norm.

1862-1882

-

1892-1900

-1,4

-0,1

-12%

temperato

asciutto

1883-1897

+

1901-1920

-1,8

-0,3

+ 14%

freddo

umido

1898-1910

-

1921-1934

-1,3

+0,2

+4%

temperato

prec. norm.

1911-1921

+

1935-1941

-1,7

-0,2

+26%

freddo

umido

1922-1939

-

1942-1950

-0,6

+0,8

-16%

caldo

asciutto

1940-1942

+

1951-1981

-1,3

+0,2

+ 14%

temperato

umido

1943-1961

-

 

 

 

 

 

 

1962-1988

+

Tabella tratta da: Da: ARCHIVI GLACIALI, Le variazioni climatiche ed i ghiacciai, C.A.I.
COMITATO SCIENTIFICO LIGURE-PIEMONTESE-VALDOSTANO,
Atti dell'incontro Courmayeur 2-3 settembre 1995

E' anche interessante il sottostante grafico che rappresenta l'evoluzione temporale del ghiacciaio della Brenva.


Grafico 2 - Fluttuazioni del Ghiacciaio della Brenva 1787-2009
Tratto da: Glacier fluctuations in the Italian Mont Blanc massif from the Little Ice Age until the present, Historical reconstructions for the Miage, Brenva and Pré-de-Bard Glaciers, Master’s Thesis, Faculty of Science, University of Bern, presented by Patrizia Imhof 2010.

Ho tradotto le scritte (le originali erano in inglese) ed ho aggiunto le Campagne del 1897 e 1903 di Porro - Druetti ai ghiacciai del Monte Bianco.

In questo grafico delle varie espansioni della Brenva, si nota come la massima espansione risale al 1818, proprio come descritto precedentemente, e la minima nel 1878. In 60 anni la Brenva è passata dalla sua massima espansione a quella minima.

Il 1897 fu il culmine dell'espansione a seguito del drastico ritiro. Infatti Porro nelle: "Nuove osservazioni sui ghiacciai del Gran Paradiso e del M. Bianco. Boll. C.A.I., (XXXVI), n. 69, Torino, 1903." verifica un sensibile ritiro rispetto alle sue precedenti osservazioni.

 

Fattori che influenzano l’avanzamento dei ghiacciai.

Che cosa è che fa ingrossare i ghiacciai? Quali sono i fattori che ne influenzano l'avanzamento?

Fondamentalmente sono tre:

  • Serie di anni con basse temperature

  • Estati brevi e fredde

  • Abbondanza di precipitazioni

Quando tutti e tre questi fattori sono concomitanti si ha un forte avanzamento dei ghiacciai.

Il grafico 3 rappresenta la media delle anomalie di temperatura nelle alpi. In particolare osservate il periodo dal 1950 al 1990. In inverno, salvo lievi oscillazioni la temperatura risulta in aumento, mentre in estate vi è stata una notevole diminuzione, quantificabile quasi in un grado centigrado.

Gli inverni non sono stati particolarmente freddi ma le estati al contrario sono state molto fredde. Questo fatto in concomitanza con precipitazioni più abbondanti ha causato una forte e rapida espansione dei ghiacciai.

 

INVERNO

Grafico 3
Media anomalie stagionali di

Temperatura nelle Alpi

(periodo di riferimento 1901-2000)

dal 1818 al 2009

Dati provenienti da

MeteoSvizzera, 2010

 

ESTATE

Fonte:  Master’s Thesis

Faculty of Science

University of Bern

Glacier fluctuations in the Italian Mont Blanc massif from the Little Ice Age until the present

Presented by: Patrizia Imhof 2010

Nel grafico 4 ho sovrapposto alla media delle anomalie estive sulle Alpi le fluttuazioni glaciali riportate nella pubblicazione del  Comitato Scientifico del C.A.I., corrispondo alla perfezione. Ad ogni abbassamento della temperatura estiva corrisponde un avanzamento dei ghiacciai e ad ogni innalzamento un arretramento. Si nota anche il leggero ritardo del fenomeno causato dall'inerzia dei ghiacciai a rispondere alla variazioni di temperatura.


Grafico 4 - Media anomalia estiva nelle Alpi e fluttuazione dei ghiacciai.
frecce rosse: arretramento dei ghiacciai.
Frecce blu: avanzamento.
Freccia rossa tratteggiata: attuale ritiro ancora non concluso..

Si può notare come dall'inizio del 1800 ai giorni nostri ci sono state ben sei espansioni glaciali seguita da altrettanti ritiri.
In particolare dopo il termine della piccola era glaciale (1860) ci sono state ancora quattro espansioni glaciali, in particolare quella del 1962-1988 che portò i ghiacciai del Monte Bianco vicini ai massimi del 1860.

 

 

Bibliografia:

PORRO F. - 1902 - Ricerche preliminari sopra i ghiacciai del Monte Bianco (campagna 1897) - Boll. Soc. Geogr. It. (XXXIX), Roma.

PORRO F. - 1903 - Nuove osservazioni sui ghiacciai del Gran Paradiso e del Monte Bianco - Boll. C.A.I., (XXXVI), n. 69, Torino.

REVELLI P. - 1912 - LE FRONTI DI 7 GHIACCIAI del versante italiano del Monte Bianco nel 1911 - Riv. C.A.I. Vol. XXXI, N.8 - Torino.

CERRUTI A.V. - 1997 - Variazioni dei ghiacciai del Monte Bianco in epoca storica - C.A.I Comitato Scientifico Ligure-Piemontese-Valdostano - Atti dell'incontro di Courmayour 2-3-settembre1995.

TURCO M. - 2002 - I ghiacciai del Monte Bianco. AlpiDoc n. 44

IMHOF P., 2010, Glacier fluctuations in the Italian Mont Blanc massif from the Little Ice Age until the present. - Master’s Thesis Faculty of Science University of Bern.

Sartori S. - 2007 - Il clima dell’Olocene: deglaciazione, optimum climatico e relativo tracollo registrati nei ghiacci delle calotte polari. - Tesi di Laurea Triennale in Fisica Università di Padova.

AA.VV. 2015 - Conference of the Parties,Twenty-first session Paris, 30 November to 11 December 2015.

MERCALLI L. - 2006 - CAMBIAMENTI CLIMATICI IN VALLE D’AOSTA, Società Meteorologica Subalpina, Torino.