I GHIACCIAI DEL
MONTE BIANCO (VERSANTE ITALIANO)
1818 - 2014
Prima parte
Diego, Roberto, mio fratello Giancarlo ed io stavamo facendo una
ricerca presso l'Università delle Scienze della Terra a Genova San
Martino. L'oggetto della ricerca era la serie storica dei dati
meteorologici rilevati in Via Balbi presso la Regia Università di
Genova dal 1833.
Giancarlo, mentre spostava gli antichi registri, notò sul fondo
dell'armadio una strana scatola di legno. Colto dalla curiosità la
tirò fuori dall'armadio e la aprì. Con grande sorpresa notò che era
piena di antiche lastre fotografiche. Delicatamente ne tirò fuori
una: era una fotografia del ghiacciaio del Miage.
L'armadio con gli antichi registri della serie storica dei
dati meteorologici di Genova e la scatola con le lastre.
Foto: Massimo Riso
L'interno della scatola Foto: Massimo Riso
Dettaglio dell'indice del contenuto
Ottenuto il permesso dall'Università, digitalizzammo le lastre. Sono
tutte fotografie dei principali ghiacciai del Monte Bianco, versante
italiano, risalenti fra la fine del 1800 e l'inizio del 1900.
Francesco Porro de' Somenzi
Dopo alcune ricerche scoprimmo l'autore delle foto: nientemeno che
Francesco Porro de' Somenzi. Ecco una piccola biografia tratta da
Wikipedia:
"Francesco Porro de’ Somenzi (Cremona, 5 maggio 1861 – Genova, 16
febbraio 1937) è stato un astronomo italiano.
Laureato in Fisica a Pavia nel 1882, nel 1883 fu allievo
astronomo all'Osservatorio astronomico di Milano e poi a Torino,
dove nel 1886 divenne direttore dell'Osservatorio astronomico –
allora situato nel centro della città, a Palazzo Madama - e
insegnante di Astronomia all'Università. Ottenne la costruzione di
una nuova stazione di osservazione astronomica a Superga, nella
collina torinese, nel 1893, e si adoperò per la creazione di un
nuovo Osservatorio a Pino Torinese, tuttora esistente.
Nel 1902 passò all'Università di Genova, insegnandovi Geodesia e
Astronomia e nel 1905 assunse la direzione dell'Observatorio
Nacional di La Plata, in Argentina, dove rimase fino al 1910.
Tornato in Italia, riprese a Genova le cattedra di Astronomia, di
Geografia fisica e di Geodesia teoretica, oltre alla direzione
dell'Osservatorio meteorologico.
L'ingresso dell'Osservatorio Meteorologico dell'Università di
Genova
Diversi i suoi lavori, tra i quali spicca lo studio sulla
riduzione dei campi stellari, pubblicato nel 1933."
E sopratutto, per l'argomemto che ci riguarda:
Notizie sui lavori della Commissione eletta dal C.A.I per lo
studio dei ghiacciai italiani. Atti III Congr. It., Firenze,
1898.
Sulle ricerche che si eseguono in Italia intorno al movimento dei
ghiacciai, Atti IV Congr. It., Milano, 1901.
Ricerche preliminari sopra i ghiacciaio del Monte Bianco
(campagna 1897). Boll. Soc. Geogr. It. (XXXIX), Roma.
Nuove osservazioni sui ghiacciai del Gran Paradiso e del M.
Bianco. Boll. C.A.I., (XXXVI), n. 69, Torino, 1903.
Sulle ricerche intorno ai ghiacciai italiani (relazione al V
Congr. Geogr. It.). Riv. C.A.I., (XXIII). Torino, 1904
Ma ritorniamo ai ghiacciai del Monte Bianco. E' opinione comune che
dalla fine della cosiddetta "piccola era glaciale" corrispondente
all'anno 1861, ad oggi, i ghiacciai, con eccezione del breve periodo
degli anni '70, siano sempre stati in ritiro. Sono di comune dominio
confronti fra imponenti masse glaciali risalenti alla metà del '800
e l'esigua massa attuale.
Mi ha così stupito la foto del ghiacciaio della Brenva dei primi
anni del '900 con la fronte molto più arretrata di quella attuale.
Fronte del ghiacciaio della Brenva. Si può notare come il letto
della Brenva sia completamente privo di ghiaccio.
Foto: Porro-Druetti 1903
Per capire ciò occorre fare un po' di storia climatologica.
Fino a non molti anni fa si pensava che gli attuali ghiacciai fossero
il residuo di quelli enormi risalenti all'ultima era glaciale: 11000
anni fa.
Ma dai recenti studi della climatologia del passato, effettuati
tramite i carotaggi dei ghiacci dell'Antartide e della Groenlandia,
nonché tramite lo studio della dendrologia (lo studio degli anelli
degli alberi) e carotaggi di varie torbiere, si è potuto ricostruire il clima dalla fine
dell'ultima era glaciale ai giorni nostri. (Grafico 1)
Ottomila anni fa vi fu un riscaldamento globale del clima che durò
per ben duemila anni, poi vi fu un raffreddamento che riportò la
temperatura della Terra al livelli normali, questo raffreddamento
durò circa mille anni. Poi fu seguito a un nuovo riscaldamento che
durò altri mille anni.
Questi due periodi caldi prendono il nome di Optimum climatico
dell'Olocene. Durante questi periodi, in particolare durante il
primo periodo, i ghiacciai delle Alpi si estinsero quasi
completamente.
Gli ultimi quattromila anni sono caratterizzati da un'alternanza di
periodi caldi e freddi della durata di 300-500 anni, gli attuali
ghiacciai delle Alpi si formarono proprio durante questi periodi
freddi, in particolare durante l'ultimo periodo denominato "piccola
era glaciale".
Grafico 1 - La temperatura media dell'emisfero
settentrionale in prossimità della superficie nel corso
degli ultimi 11.000 anni
Ma cosa successe ai ghiacciai del Monte Bianco dall'apice della
piccola era glaciale ai giorni nostri?
E' vero, come dicono molti, che vi fu un costante ritiro fino ad
arrivare alle dimensioni attuali? Che cioè il clima è andato
gradualmente riscaldandosi fino ad arrivare ai massimi attuali?
Una bellissima descrizione sull'evoluzione dei ghiacciai del Monte
Bianco è stata pubblicata dal Comitato Scientifico del C.A.I. nel
1995.
Da: ARCHIVI GLACIALI, Le variazioni climatiche ed i ghiacciai, C.A.I.
COMITATO SCIENTIFICO LIGURE-PIEMONTESE-VALDOSTANO, Atti
dell'incontro Courmayeur 2-3 settembre 1995.
Ospizio del Gran San Bernardo – Di Ludwig Rohbock - 1850
Nel 1918 entrò in funzione il prestigioso osservatorio
meteorologico del Colle del Gran San Bernardo che si trova in linea
d'aria a poco più di dieci chilometri dal Monte Bianco e che, come
il Monte Bianco, risente dell'azione dei venti atlantici. Gli
osservatori più antichi come quelli delle città di Basilea e di
Parigi segnalano che il clima europeo si era fatto particolarmente
freddo e ricco di precipitazioni dall'inizio del secolo. Nel 1816 si
verificò nell'emisfero australe una delle più grandi eruzioni
vulcaniche della storia. Le ceneri eruttate raggiunsero in enormi
quantità l'alta atmosfera ed entrarono nella circolazione generale
dei venti planetari. Per circa due anni la loro presenza fece da
schermo alla radiazione solare provocando un ulteriore peggioramento
del clima. In molti paesi europei come Francia, Belgio, Germania, il
1816 è ricordato come "l'anno senza estate", quello in cui i
cereali, ortaggi e frutti non riuscirono a giungere a maturazione
provocando carestia e fame.
I ghiacciai del Monte Bianco, secondo la testimonianza del
Canonico Georges Carrel, pioniere dell'alpinismo scientifico, erano
in espansione fin dal 1810 e raggiunsero la loro lunghezza massima
nel 1818. Sempre secondo il Carrel, in questo periodo la lingua
valliva del ghiacciaio della Brenva si allungò di circa 1000 m
assestandosi poi alla distanza di circa un chilometro dal villaggio
di Entrèves ove costruì una imponente cerchia morenica.
Anche tutti gli altri ghiacciai del versante italiano del Monte
Bianco ebbero fra il 1819 e il 1820 la loro massima espansione
storica; le morene deposte in quegli anni, anche oggi ben
riconoscibili sul terreno, ci permettono di valutare l'amplitudine
di quella espansione. [...]
Fra il 1818 e il 1835 per diciassette anni, la temperatura media
annua si innalzò. Si tratta di variazioni dell'ordine di meno di
mezzo di grado centigrado ma tanto basta perché il limite climatico
delle nevi permanenti si elevi di quasi cento metri di altitudine e
quindi le superfici su cui si possono formare le coltri nevose
pluriennali diventino considerevolmente più ridotte. Se poi si
aggiunge che in quei diciassette anni le precipitazioni
all'osservatorio del Gran San Bernardo risultano di soli 1.698 mm di
equivalente in acqua a confronto di una media di lungo periodo di
circa 2.000 - media che era certo stata largamente superata nei
decenni precedenti - ben si giustifica la contrazione che gli
apparati glaciali del Monte Bianco subirono fra il 1819 e il 1845 e
che ci viene documentata soprattutto dalle relazioni del Forbes
(1845).
Seguì poi un periodo di altri diciassette anni di basse
temperature e abbondanti precipitazioni. Come conseguenza il limite
climatico delle nevi perenni si abbassò dando luogo alla formazione
di ricche coltri nevose. Otto anni dopo l'inizio della fase
climatica favorevole al glacialismo, nel 1842 alcuni ghiacciai del
Monte Bianco e in particolare quello di Lex Bianche, cominciano ad
espandersi, tre anni più tardi l'espansione è generalizzata e viene
documentata dai lavori del Favre, dalle carte dello Stato Maggiore
Sardo all' 1:50.000, redatte nel 1854 e da quella famosissima del
Mieulet, pubblicata nel 1865. In quest'ultima che è alla scala
1:40.000, si può riconoscere molto bene la morfologia assunta dalle
lingue vallive a seguito dell'espansione quasi ventennale. In
particolare si nota che la fronte del Pré de Bar si era nuovamente
spinta fino al solco principale della Val Ferret ma non raggiungeva
le morene frontali del 1818 e la stessa cosa avveniva per le fronti
del ghiacciaio del Triolet e per quello del Frebouzie.
Fra il 1854 e il 1880 scorrono ventisei anni più caldi dei
precedenti e soprattutto assai più poveri di precipitazioni. Già dal
1862 i ghiacciai del Monte Bianco si contraggono e si tratta di una
fase di ritiro molto accentuato. Il ghiacciaio della Brenva riduce
la lunghezza della sua lingua valliva di ben 1.020 m nei confronti
dello sviluppo assunto nel 1818! Ce lo attesta il primo rilievo
tacheometrico del ghiacciaio eseguito nel 1879 dal Marengo. Le carte
dell'Istituto Geografico Militare rilevate nel 1882, presentano la
fronte del ghiacciaio di Pré de Bar nel suo vallone di origine, alla
quota di 2007 m, vale a dire a ben 940 m di distanza dalla morena
frontale deposta nel 1818-20.
Seguono dieci anni freddi anche se non particolarmente ricchi di
precipitazioni. I ghiacciai del Monte Bianco reagiscono con una
espansione culminata nel 1897, durante la quale le lingue vallive si
allungarono di 200 - 300 m e anche più.
Il secolo XIX si conclude con una fase climatica
temperataasciutta che si riflette a partire dal 1898 in una
contrazione lineare dei ghiacciai del Monte Bianco dell'ordine di
100 - 200 m. [...]
Questo è il periodo in cui sono state eseguite le fotografie da noi
ritrovate: al termine dell'espansione del 1897. Infatti in queste
foto tutti i ghiacciai risultano in espansione, in particolare Pre
de Bar. Ma il Miage e soprattutto la Brenva che hanno un'inerzia di
quasi 20 anni, sono, si in espansione, ma le fronti risultano ancora
molto arretrate, sopratutto la Brenva con un letto completamente
sgombro dal ghiaccio.
Il secolo XX è caratterizzato da una fase climatica fredda e
umida fra il 1901 e il 1920 a cui corrisponde una crescita degli
apparati glaciali del Monte Bianco che si annuncia, come le
precedenti, con un ritardo di circa dieci anni sull'inizio della
fase climatica favorevole al glacialismo.
La lingua valliva del ghiacciaio di Lex Bianche si estese più di
300 m; quella della Brenva, quasi altrettanto; quelle del Triolet e
di Pré de Bar, più di 100 m. I ghiacciai di canalone e di circo come
quelli di Brouillard, Freney, Entrèves, Toula, Planpinceux, Grandes
Jorasses, Frebouzie, spinsero le loro fronti sulle soglie dei circhi
e di li scaricando frequenti e copiose valanghe di ghiaccio
formarono alla base delle pareti rocciose potenti coni di rimpasto,
veri e propri piccoli ghiacciai rigenerati.
Segue poi fra il 1921 e il 1950, una lunga fase climatica molto
sfavorevole al glacialismo, che fu però interrotta, fra il 1935 e il
1940, da sette anni freddi e umidi. Ciò malgrado, nel corso del
trentennio, i ghiacciai del Monte Bianco subirono la più pronunciata
contrazione lineare e volumetrica che mai si fosse verificata nel
corso dell'ultimo secolo.
Malgrado una effimera espansione fra il 1940 e il 1942, frutto
dei sette anni umidi e freddi il ghiacciaio di Lex Bianche riduce la
sua lunghezza di 960 m; quello di Pré de Bar di 577 m. Il ghiacciaio
del Triolet, nel 1938 ritira la fronte attiva a monte della soglia
del circo interrompendo l'alimentazione della lingua valliva che si
trasforma in un gigantesco ammasso di ghiaccio fossile, destinato
alla totale scomparsa.
A seguito di questo evento, la lunghezza del ghiacciaio si riduce
di 2.800 m nei confronti della massima espansione; la fronte passa
da quota 1780 a quota 2.400 e l'apparato perde le caratteristiche di
ghiacciaio vallivo per assumere quelle di ghiacciaio di circo. [...]
Il ghiacciaio della Brenva fino al 1920 aveva seguito i ritmi
degli altri ghiacciai del Monte Bianco. Il 19 novembre di
quell'anno, mentre il ghiacciaio era in piena espansione, dalle
pareti del Monte Bianco che incombono sopra il suo bacino, si staccò
una frana gigantesca. L'enorme massa di detriti, valutata dal
Valbusa in circa sette milioni di metri cubi, investì la lingua
valliva provocando, negli anni successivi, per assestamento
plastico, un anomalo rapido allungamento della lingua stessa. Fra il
1921 e il 1941, mentre tutti gli altri ghiacciai erano in fase di
contrazione, la lingua valliva della Brenva si allungò di 485 m.
Essa - come mostrano le fotografie dell'epoca - era allora un
"Glacier Blanc" che si appoggiava al versante del Mont Chetif e
dominava minaccioso la strada comunale della Val Veni; la Dora
entrava sotto il ghiacciaio a Planponquet in un tunnel azzurro e ne
usciva alla fronte per una larga porta che si trovava appena ad un
centinaio di metri a monte del grande arco di morena frontale 1818.
Il clima che si instaura dopo il 1950 è più fresco di quello
degli anni precedenti. l'isoterma 0 °C, che, in luglio, fra il 1941
e il 1950 si stabilizzava ben al di sopra dei 3.600 m di altitudine
causando un forte innalzamento del limite delle nevi perenni, fra il
1951 e il 1961 sui ghiacciai del Monte Bianco non sale al di sopra
dei 3.480, favorendo grandemente in questo modo l'alimentazione
delle coltri glaciali. Già dal 1953-54 nei bacini alimentatori del
Monte Bianco si notava la formazione di potenti coltri nevose benché
le lingue vallive continuassero ad accorciarsi. In pochi anni però,
quella che potremmo chiamare "l'onda di piena", scese fino alle
fronti dei ghiacciai più alti (Toula, Grandes ]orasses, Pian Pinceux,
Frebouzie ecc.) e nel 1962 raggiunse anche le fronti delle lingue
vallive.
La fase climatica favorevole al glacialismo si protrasse, pur con
alti e bassi, fino al 1980 e l'espansione generalizzata dei
ghiacciai del Monte Bianco perdurò fino al 1989. Nel corso di questi
diciotto anni, tutti gli apparati divennero assai più turgidi tanto
nel bacino di alimentazione quanto in quello di ablazione. Lo
spessore del ghiaccio nelle lingue vallive del Miage e della Brenva,
superò addirittura l'altezza delle morene del secolo scorso mentre
la loro lunghezza si accrebbe considerevolmente. Per il Miage, che
reagisce sempre molto moderatamente alle inversioni di fase,
l'allungamento è valutabile a circa 100 m; per la Brenva, invece,
assai più reattiva è di ben 490 m e fu accompagnato da un
notevolissimo allargamento della fronte, tanto che questa, sulla
destra idrografica era giunta ad invadere l'alveo della Dora di Val
Veni obbligando il torrente a scavarsi un tunnel sub-glaciale. Nel
1989 la fronte della Brenva distava non più di una trentina di metri
dall'arco morenico costruito dalla massima espansione storica,
quella del 1818.
La lingua valliva del ghiacciaio di Lex Bianche si allungò di ben
740 m A causa del fortissimo ritiro subito negli anni precedenti la
sua fronte si tenne ancora assai lontana dalle cerchie moreniche più
esterne.
Essa si portò fino a quota 2060 ove si presentava turgida e
possente con l'aspetto di una alta falesia di ghiaccio.
Il ghiacciaio di Frebouzie, nella Val Ferret portò la sua fronte
sospesa a valle della soglia rocciosa di quota 2.400 donde,
scaricando sui sottostanti pendii frequenti valanghe di ghiaccio,
formò ai piedi della parete una persistente placca di ghiaccio
rigenerato.
La lingua valliva di Pré de Bar si allungò di 247 m e si allargò
notevolmente fino ad occupare tutta la larghezza dell'alveo lasciato
dalle morene 1818.
Questa ultima espansione dei ghiacciai del Monte Bianco culminò
fra il 1988 e il 1989.
Da allora i ghiacciai sono sempre stati in ritiro.
Tabella riepilogativa delle fasi climatiche all'osservatorio del
Gran S. Bernardo. In evidenza il periodo 1854-1880 che causò il più
rapido ritiro dei ghiacciai del Monte Bianco prima di quello
attuale.
Fasi climatiche al Gran S. Bernardo
Oscillazioni dei Ghiacciai
del Monte Bianco
Fasi climatiche
Temperature
medie annue (°C)
Scarto su media
(-1,5 °C)
Precipitazioni
Medie annue (mm)
Caratteristiche
Della fase (*)
Periodi di espansione (+)
e contrazione (-)
1818-1835
-1,3
+0,2
-11%
temperato
asciutto
1810-1818
+
1836-1853
-1,9
-0,4
+27%
freddo
umido
1819-1842
-
1854-1880
-1,2
+0,3
-22%
caldo
asciutto
1843-1860
+
1881-1891
-1,9
-0,4
+0,1%
freddo
prec. norm.
1862-1882
-
1892-1900
-1,4
-0,1
-12%
temperato
asciutto
1883-1897
+
1901-1920
-1,8
-0,3
+ 14%
freddo
umido
1898-1910
-
1921-1934
-1,3
+0,2
+4%
temperato
prec. norm.
1911-1921
+
1935-1941
-1,7
-0,2
+26%
freddo
umido
1922-1939
-
1942-1950
-0,6
+0,8
-16%
caldo
asciutto
1940-1942
+
1951-1981
-1,3
+0,2
+ 14%
temperato
umido
1943-1961
-
1962-1988
+
Tabella tratta
da: Da: ARCHIVI GLACIALI, Le variazioni climatiche ed i ghiacciai,
C.A.I.
COMITATO SCIENTIFICO LIGURE-PIEMONTESE-VALDOSTANO,
Atti dell'incontro Courmayeur 2-3 settembre 1995
E' anche interessante il sottostante grafico che rappresenta
l'evoluzione temporale del ghiacciaio della Brenva.
Grafico 2 - Fluttuazioni del Ghiacciaio della Brenva
1787-2009 Tratto da: Glacier fluctuations in the Italian Mont Blanc massif
from the Little Ice Age until the present, Historical
reconstructions for the Miage, Brenva and Pré-de-Bard Glaciers,
Master’s Thesis, Faculty of Science, University of Bern, presented
by Patrizia Imhof 2010.
Ho tradotto le scritte (le originali erano in inglese) ed ho
aggiunto le Campagne del 1897 e 1903 di Porro - Druetti ai ghiacciai del
Monte Bianco.
In questo grafico delle varie espansioni della Brenva, si nota come
la massima espansione risale al 1818, proprio come descritto
precedentemente, e la minima nel 1878. In 60 anni la Brenva è
passata dalla sua massima espansione a quella minima.
Il 1897 fu il culmine dell'espansione a seguito del drastico ritiro.
Infatti Porro nelle: "Nuove osservazioni sui ghiacciai del Gran
Paradiso e del M. Bianco. Boll. C.A.I., (XXXVI), n. 69, Torino,
1903." verifica un sensibile ritiro rispetto alle sue precedenti
osservazioni.
Fattori che influenzano l’avanzamento dei ghiacciai.
Che cosa è che fa ingrossare i ghiacciai? Quali sono i fattori che ne
influenzano l'avanzamento?
Fondamentalmente sono tre:
Serie di anni con basse temperature
Estati brevi e fredde
Abbondanza di precipitazioni
Quando tutti e tre questi fattori sono concomitanti si ha un forte
avanzamento dei ghiacciai.
Il grafico 3 rappresenta la media delle anomalie di temperatura
nelle alpi. In particolare osservate il periodo dal 1950 al 1990. In
inverno, salvo lievi oscillazioni la temperatura risulta in aumento,
mentre in estate vi è stata una notevole diminuzione, quantificabile
quasi in un grado centigrado.
Gli inverni non sono stati particolarmente freddi ma le estati al
contrario sono state molto fredde. Questo fatto in concomitanza con
precipitazioni più abbondanti ha causato una forte e rapida
espansione dei ghiacciai.
INVERNO
Grafico 3
Media anomalie stagionali di
Temperatura nelle Alpi
(periodo di riferimento 1901-2000)
dal 1818 al 2009
Dati provenienti da
MeteoSvizzera, 2010
ESTATE
Fonte: Master’s Thesis
Faculty of Science
University of Bern
Glacier fluctuations in the Italian Mont Blanc massif from
the Little Ice Age until the present
Presented by: Patrizia Imhof 2010
Nel grafico 4 ho sovrapposto alla media delle anomalie estive sulle
Alpi le fluttuazioni glaciali riportate nella pubblicazione del
Comitato Scientifico del C.A.I., corrispondo alla perfezione. Ad
ogni abbassamento della temperatura estiva corrisponde un
avanzamento dei ghiacciai e ad ogni innalzamento un arretramento. Si
nota anche il leggero ritardo del fenomeno causato dall'inerzia dei
ghiacciai a rispondere alla variazioni di temperatura.
Grafico 4 - Media anomalia estiva nelle Alpi e
fluttuazione dei ghiacciai.
frecce rosse: arretramento dei ghiacciai.
Frecce blu: avanzamento.
Freccia rossa tratteggiata: attuale ritiro ancora non
concluso..
Si può notare come dall'inizio del 1800 ai giorni nostri ci sono
state ben sei espansioni glaciali seguita da altrettanti ritiri.
In particolare dopo il termine della piccola era glaciale (1860) ci
sono state ancora quattro espansioni glaciali, in particolare quella
del 1962-1988 che portò i ghiacciai del Monte Bianco vicini ai
massimi del 1860.
Bibliografia:
PORRO F. - 1902 -
Ricerche preliminari sopra i ghiacciai del Monte Bianco
(campagna 1897) - Boll. Soc. Geogr. It. (XXXIX), Roma.
PORRO F. - 1903 - Nuove osservazioni sui ghiacciai del Gran Paradiso
e del Monte Bianco -
Boll. C.A.I., (XXXVI), n. 69, Torino.
REVELLI P. - 1912 - LE FRONTI DI 7 GHIACCIAI del versante
italiano del Monte Bianco nel 1911 - Riv. C.A.I. Vol. XXXI, N.8
- Torino.
CERRUTI A.V. - 1997 - Variazioni dei ghiacciai del Monte Bianco in
epoca storica - C.A.I Comitato Scientifico
Ligure-Piemontese-Valdostano - Atti dell'incontro di Courmayour
2-3-settembre1995.
TURCO M. - 2002 -
I ghiacciai del Monte Bianco. AlpiDoc n. 44
IMHOF P., 2010,
Glacier fluctuations in the Italian Mont Blanc massif from the
Little Ice Age until the present. - Master’s Thesis Faculty of
Science University of Bern.
Sartori S. - 2007 -
Il clima dell’Olocene: deglaciazione, optimum climatico e
relativo tracollo registrati nei ghiacci delle calotte polari. -
Tesi di Laurea Triennale in Fisica Università di Padova.
AA.VV. 2015 -
Conference of the Parties,Twenty-first session Paris, 30 November to
11 December 2015.
MERCALLI L. - 2006 - CAMBIAMENTI CLIMATICI IN VALLE D’AOSTA,
Società Meteorologica Subalpina, Torino.