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Genova        
Numero 60, anno XV        
Novembre 2016        

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di Diego Rosa

 

Parte quarta

 Stabilità instabilità atmosferica
Introduzione alla termodinamica
 

1) Motori termici

Fig. 1 - L’eolipila di Erone

Fig. 2 -  Il cilindro con pistone di Papin (1790)

Erone fisico e matematico greco di Alessandria (primi secoli AD) fu il primo a costruire una macchina, l’eolipila, che trasformasse l’energia termica in lavoro. Questa era una sfera riempita d’acqua con due beccucci diretti e posti in direzioni diametralmente opposte e poggiante su due sostegni mediante dei perni. Riscaldando la sfera, l’acqua produceva vapore in pressione che fuggiva dai due beccucci mettendola, per reazione, in rotazione. Fu solo un esperimento, accolto come una curiosità, che non ebbe alcun seguito per più di 15 secoli.

Nel 1682 il fisico e medico francese Denis Papin presenta alla Royial Society di Londra il "digestore", la prima pentola a pressione della storia con la relativa valvola di sicurezza.

Nel 1690 lo stesso Papin pubblica a Lipsia, nella collana "Acta Erutitorum" , un articolo in cui presenta un esperimento realizzato con sistema cilindro-pistone , Fig. 2.

Una certa quantità d’acqua è fatta evaporare nel cilindro scaldandolo opportunamente con il pistone tenuto in alto. Il vapore sostituisce l’aria. Il cilindro viene poi raffreddato; il vapore si condensa e si crea così un certo grado di vuoto. Sulla superficie superiore del pistone liberato di discendere, verrà ad agire solo la pressione atmosferica (ca 1 Kg /cm2), producendo una forza che può essere sfruttata. Basandosi su questi studi ed esperimenti, l’ingegnere militare inglese Thomas Savery sviluppa nel 1698 il primo motore a vapore della storia per pompare acqua dalle miniere. Esso non ha parti in movimento. Utilizza il vuoto (relativo) che si può creare in un contenitore di vapore con un raffreddamento che ne determini la condensazione per aspirare l’acqua con la spinta della pressione atmosferica (altezza max di aspirazione < di 10 m).


Fig.3 - Thomas Savery: 1650, Modbury (UK), 1715 Londra (UK). Inventore inglese e collaboratore di Newcomen


Fig. 4 - Thomas Newcomen: Dartmouth 1664 (UK) Londra (UK) 1729.Inventore inglese.
Uno dei padri della rivoluzione industriale


Fig. 5 - Denis Papin: Chitenay, Blois (F) 1647,Londra (UK) 1712. Matematico,fisico e inventore francese

Fig. 6 - James Watt: 1736 Geenock (UK)-1819 Handsworth (UK). Uno degli iniziatori della rivoluzione industriale

Successivamente l’ingegnere inglese Thomas Newcomen sulla base delle esperienze di Papin e delle realizzazioni di Savery costruisce la prima macchina a vapore in grado di produrre movimento meccanico mediante il movimento di un pistone che attaccato ad una trave oscillante azionava una pompa per estrarre l’acqua (Fig. 3). La forza motrice era ancora la pressione atmosferica che si esercitava sul pistone del "cilindro di Papin". Il motore di Newcomen molto più efficace (per il suo scopo) del motore di Savery si diffonde rapidamente in tutta l’Inghilterra , in Europa e dopo il 1755, anche in America.

Fig. 7 - La macchina di Newcomen. 1712

Ma la vera svolta che dette via alla così detta rivoluzione industriale si ebbe con il giovane ingegnere di Glasgow James Watt il quale riparando un motore Newcomen ebbe l’idea di aggiungervi una camera di condensazione dove far giungere il vapore. Con ciò veniva aumentata notevolmente l’efficienza e si poteva operare a ciclo continuo anche se la forza motrice e massima nel ciclo rimaneva ancora la pressione atmosferica .

Watt risolse in seguito anche il problema di trasformare il movimento rettilineo del pistone in movimento rotatorio, introdusse la cassetta di distribuzione del vapore ed il regolatore centrifugo. Il primo esemplare di motore commerciale fu realizzato nel 1776 . In suo onore è chiamata Watt, W, l’unità di potenza.

 

2. La termodinamica

Le macchine a vapore successivamente ulteriormente perfezionate si diffondevano in tutto il mondo, si entrava nell’era industriale ma ancora non era stata definita una teoria razionale del calore, ancora non era nata la termodinamica. In particolare quale era il ciclo termodinamico ad esempio pressione - volume ottimale , quale era il rendimento massimo ottenibile da un motore termico?

Fig. 8 - Ciclo di Carnot nelle variabili Volume - Pressione

A queste domande tentò di dare una risposta il giovane ingegnere e fisico francese Sadi Carnot nel suo saggio: "Réflextions sur la puissance motrice du feu", "Riflessioni sulla potenza motrice del fuoco" pubblicato a Parigi nel 1824 . Ancora pur basandosi sul concetto errato del calore, il "calorico" , come fluido immateriale, indistruttibile , che poteva passare da un corpo all’altro, fece delle riflessioni fondamentali sui motori termici che saranno le basi per lo sviluppo di una nuova branca della fisica, la termodinamica.

1) Un motore termico deve operare tra due sorgenti a temperatura diversa.

2) Il rendimento inteso come lavoro prodotto, rapportato al consumo di energia per produrlo, dipende dalle temperature delle sorgenti ed è maggiore se la loro differenza è maggiore.

3) Il rendimento è indipendente dal fluido che è usato nel motore.

Indicò ancora un ciclo termodinamico, il ciclo detto in seguito "di Carnot" composto di due trasformazioni isoterme (a temperatura T1 e T2 costanti) chiuse da due adiabatiche (senza scambio di calore con l’esterno). In tal modo il "calorico "non sarebbe disperso (non essendoci gradienti di temperatura in gioco durante le isoterme) e l’energia prodotta W sarebbe dovuta al flusso del "calorico" stesso attraverso il salto termico t1-t2 analogamente di quanto avviene in una macchina idraulica (mulino) dove a parità di portata il lavoro prodotto nell’unità di tempo è dovuto al salto dell’acqua. Tale ciclo sarebbe completamente reversibile cioè il motore potrebbe simmetricamente funzionare all’inverso pompando calore (o calorico) dalla sorgente fredda a quella calda consumando lo stesso lavoro W.

Stabilì ancora che nessun motore termico operante tra quelle due temperature potrebbe avere un rendimento maggiore di quello caratterizzato dal ciclo di Carnot.

Questa affermazione è, in nuce, espressione della seconda legge della termodinamica.

Fig. 9 - Nicolas Leonard Sadi Carnot: Parigi 1796, Parigi 1832.
Ingegnere, fisico, anticipatore della termodunamica

La dimostrazione si basa sulla reversibilità della macchina di Carnot. Accoppiamo infatti a questa, funzionante da pompa tra due serbatoi rispettivamente tra le temperature T1 e T2, con flusso di calore Q1 e lavoro richiesto W1 una macchina termica operante tra gli stessi serbatoi con eguale flusso di calore ma rendimento maggiore (cioè producente più lavoro di quello richiesto dalla pompa, in valore assoluto W2 > W1 a parità di flusso di calore (o calorico) transitante. La differenza W2-W1 positiva, sarebbe data senza alcun consumo di calore nei serbatoi realizzando così un moto perpetuo producendo lavoro netto, impossibile come ipotesi.

Il saggio di Carnot presentato a l’Academie de France nello stesso anno non suscitò particolare interesse nella comunità scientifica internazionale.

Solo parecchi anni dopo, verso il 1860, quando, grazie anche all’esperimento di Joule, ormai il concetto di calorico stava per essere abbandonato, il grande fisico tedesco Rudolf Clausius, riflettendo sul saggio di Carnot potè presentare nuove fondamentali determinazioni relative alla fisica del calore, del lavoro e dell’energia .

Il calore è una forma di energia che trasferendosi su un sistema fisico assieme al lavoro eventualmente esercitato su di esso ne determina l’aumento di energia interna dU del sistema. U è una grandezza del sistema, determinata univocamente a meno di una costante, dei parametri fisici , come moli, pressione e volume e temperatura . E’ la prima legge della termodinamica:

1) dU = dQ – dL che diventa :

2) dU = dQ – PdV se il lavoro è esercitato dalla pressione di un gas P per una variazione di volume dV

- Non si può creare ne distruggere l’energia ma solo trasformarla.

Esiste una "freccia del tempo", la materia tende spontaneamente all’uniformità, all’appiattimento.

Due corpi uno più caldo dell’altro messi a contatto tenderanno inevitabilmente ad assumere la stessa temperatura ed il calore passerà dal più caldo al più freddo, da cui:

E’ impossibile che il calore passi, senza utilizzare lavoro od altra energia esterna, da un corpo a temperatura più bassa ad uno a temperatura più alta.

E’ il principio base di Clausius della seconda legge della termodinamica.

Direttamente derivabile da questa e già individuata da Carnot è il principio di del grande fisico inglese Lord Kelvin:

Non si può ottenere del lavoro a partire da una sola fonte di calore di una temperatura determinata.

Fig. 10 - Rudolf Clausius, Köslin (Prussia) 1822, Bonn Germania 1888. Grande fisico tedesco.A lui si deve la formulazione della prima e seconda legge della termo-dinamica

Fig .11 - Ludwig Boltzmann: Vienna ,1844 Duino (Trieste), 1906.
Grande fisico Teorico e matematico austriaco

Carnot presentando il suo ciclo ideale tra due sorgenti con il fondamentale attributo di reversibilità cioè della proprietà di poter essere percorso al contrario senza lascia traccia sull’ambiente esterno, pensava che il "calorico" passasse, senza perdite, dalla sorgente a temperatura maggiore a quella a temperatura inferiore, producendo lavoro. Caduto il concetto di "calorico" ed introdotto quello di calore che può essere prodotto o perso, Clausius analizzando il ciclo di Carnot verificò che ciò che non andava perso durante la trasformazione non era il "calorico" ma la quantità di calore Q divisa per la temperatura assoluta T (definita da Kelvin) , quantità che in seguito chiamerà entropia = S.

Si ha cioè che se Q1 è la quantità di calore ricevuta dalla sorgente a temperatura T1 e Q2 è la quantità di calore rilasciata alla sorgente a temperatura T2
 

3) Q1 / T1 = Q2/T2 .
 

Inoltre, in tutte le trasformazioni cicliche si ha, utilizzando la simbologia matematica dell’integrale ciclico indicando con dQ quantità i finitesime di calore, positiva se assorbita dal sistema, la diseguaglianza detta di Clausius :

4)

L’uguaglianza valendo solo per i cicli completamente reversibili. Si ha cioè, nelle situazioni reali una produzione netta della quantità all’esterno del sistema che subisce il ciclo, ciò che consente al sistema stesso di ritornare al punto di partenza . Il segno = nell’integrale ciclico inoltre, consente di definire una funzione di stato (cioè dipendente solo dai parametri del sistema quali ad es. per un gas P,V ; P,To P,T) la cui variazione infinitesima è dS = dQr/T.

Sia dato un sistema termodinamico che subisca un ciclo C di trasformazioni. Un tratto del percorso definito dai due estremi A e B sia irreversibile mentre il rimanente, da B ad A sia reversibile. Nel complesso, il ciclo è irreversibile. La disuguaglianza di Clausius porge:

 4')

Se il percorso AB fosse anch’esso reversibile si avrebbe:

4")

 E ponendo  = dS = differenziale dell’entropia S si deduce facendo tendere la lunghezza del cammino AB a 0  che per tutte le trasformazioni reali  cioè irreversibili:

 5)  dS ≥ dQ/T

 Se il sistema in cui avviene il ciclo è isolato dQ = 0 e dS ≥ 0

Nelle trasformazioni cicliche irreversibili il sistema per tornare allo stato iniziale caratterizzato dalla stessa entropia deve rilasciare entropia nell’ambiente secondo la 5) di modo che si avrà sempre

6) dSt=   dS sist + dSamb ≥ 0

Con l’introduzione della funzione entropia S la prima legge della termodinamica

7) dU = dQ - dL 

scritta in forma differenziale diventa:

8) dU = TdS – dL

E per le trasformazioni reversibili dei gas:

9) dU = TdS – PdV

 

3. L’entropia dal punto di vista statisico

In ogni processo fisico (sempre irreversibile) si ha un aumento totale di entropia del complesso del sistema in cui il processo avviene e dell’ambiente esterno. Nel mondo fisico, nell’intero universo, l’entropia aumenta. E’ una tendenza ineliminabile verso il disordine, o piuttosto verso l’uniformità, verso l’appiattimento.

Il grande fisico e matematico austriaco Louis Boltzman riuscì a collegare l’entropia S con le configurazioni fisiche che determinano uno stato termodinamico con la famosa relazione per una mole di sostanza:

10) S =  K ln W

Con W numero dei microstati (stati fisici delle particelle del gas) che determinano il macrostato (espresso dai parametri termodinamici), K = R/NA dove R= costante dei gas perfetti , NA = numero di Avogadro
Si ha così:

11) S = 1,38 10-23 ln W J/K