Terrazzamenti, tecniche antiche
per nuove realtà: rischio o opportunità?
Testimonianza che viene da lontano di
un uso cosciente del territorio, i terrazzamenti (o
coltivazione a terrazza) sono nati per rendere coltivabili
territori con accentuata pendenza. Diffusi in molteplici
regioni italiane, sono stati di recente al centro di un
incontro pubblico tenutosi a Genova. Ne parliamo con Claudio
Monteverde, Direttore dell'Osservatorio Meteorologico
Raffaelli, organizzatore dell'iniziativa
"I terrazzamenti sfidano le alluvioni" era il titolo
dell'incontro pubblicato organizzato a Genova lo scorso
mercoledì 31 agosto dall'Osservatorio
Meteorologico, Agrario, Geologico Prof. Don Gian Carlo
Raffaelli, un incontro che rientra nelle iniziative in
vista del
terzo meeting internazionale sul paesaggio terrazzato
che quest'anno si terrà a ottobre nel nostro Paese. Focus
del convegno il terrazzamento come opera di mitigazione del
rischio idraulico ed idrogeologico, il presidio del
territorio e le conoscenze che, su questi temi, da secoli si
trasmettono da generazione in generazioni.
Nell'intervista che segue, Claudio Monteverde, disaster
manager e Direttore dell'Osservatorio Meteorologico
Raffaelli, ci spiega la storia, il funzionamento, la
diffusione, il ruolo e i rischi dei terrazzamenti.
Dott. Monteverde, cosa sono esattamente i terrazzamenti?
Quando e per quale scopo sono nati?

Fig. 1 - Claudio Monteverde
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I terrazzamenti sono testimonianza di un uso cosciente del
territorio, basato sulla valutazione accurata delle colture
da praticare in relazione alla quota, all'orientamento e
all'esposizione dell'area da terrazzare, alla pendenza da
assegnare al piano, alla permeabilità del suolo, allo
scorrimento delle acque. Sono ricavati spianando zone
collinari che vengono delimitate e sostenute e con muretti
di pietra, costruiti a secco, detti appunto muretti a secco,
rendendo in questo modo utilizzabili per le coltivazioni
anche terreni con particolari pendenze.
In quali zone del nostro Paese sono particolarmente
diffusi?
Li troviamo in tutto il territorio nazionale, ma in
particolare in quelle aree collinari e montane cui l'uomo ha
voluto insediarsi e per vivere ha dovuto stringere un
"patto" con la natura, modellando il suolo con i muri a
secco, i terrazzamenti. La Liguria è la regione con la
maggior presenza di terrazzamenti, seguita da Campania,
Toscana, Lazio, Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta,
Piemonte, Sardegna, Sicilia, Puglia.
Esistono diversi tipi di terrazzamento con muretti a
secco?
Sì, si può parlare di due tipi di muretti a secco, che hanno
anche scopi differenti. Il primo tipo è il muretto che
potremmo definire "divisorio" e che ha lo scopo di segnare e
delimitare un confine. Un muretto indipendente di questo
tipo ha quasi sempre una sezione a forma "a trapezio
isoscele" che serve conferirgli stabilità.
Il secondo tipo è il muretto "contro terra" (o di
contenimento) che ha funzioni contenitive e che segna un
dislivello nel terreno. Questo tipo di muro a secco viene
molto spesso utilizzato per realizzare aiuole sopraelevate
rispetto al piano di campagna. Il muretto a secco
contro-terra si distingue inoltre dal muretto di confine
poiché ha anche una funzione di sostegno e segna un
dislivello nel terreno.
Come si costruisce oggi un muro a secco?

Fig. 2 - Terrazzamenti, muretti a secco
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Un muretto a secco è più difficile da realizzare rispetto ad
un muro che fa uso di cemento. Il motivo è semplice: la
malta ci consente di legare le pietre tra loro e conferire
stabilità al muro anche quando le pietre risultassero mal
disposte. Un lavoro che comunque richiede tempo e pazienza
dal momento che in giorno difficilmente si potrà posare più
di un metro cubo di pietre, considerando che devono essere
scelte ed eventualmente lavorate ad una ad una per poterle
inserire nella muratura.
Per un muretto a secco bisogna invece lavorare con pazienza
cercando di mettere la pietra giusta nel posto giusto. In
questo caso la solidità del muro è in gran parte dovuta
all'abilità di far combaciare le pietre il più possibile,
come in una sorta di puzzle in cui ogni pezzo deve trovare
la sua giusta collocazione. Più il muretto a secco è alto e
più dovrà anche essere profondo per garantirgli stabilità;
un muretto a secco di 50 cm di altezza dovrebbe avere una
profondità minima di almeno 30 centimetri e se la profondità
fosse uguale all'altezza questo sarebbe ancora meglio.
In merito alle differenze di realizzazione fra muretto
divisorio e muretto contro-terra, occorre dire che, per
quest'ultimo dovremo servirci di una cima che però dovrà
essere asimmetrica. In un muro a secco di sostegno, il lato
posteriore del muro deve essere verticale per neutralizzare
la pressione laterale della terra umida: il montante
posteriore della cima deve essere pertanto in squadra e
quello anteriore inclinato verso la pendenza. Come sempre le
cime devono essere due, una per ogni testata del muro. Se il
muretto è basso può anche essere realizzato conferendogli
delle linee curve che ne vadano ad "ammorbidire" l'aspetto.
Per il resto la costruzione del muretto di sostegno non
differisce significativamente da quella di un muretto di
confine con, però, una importante annotazione: i muretti di
sostegno sono soggetti alla spinta del terreno che devono
contenere e quindi sono più sollecitati meccanicamente e più
esposti alle infiltrazioni di acqua che, nel caso in cui il
muretto non venga costruito bene, potrebbe minarne la
stabilità.
Il segreto affinché un muretto contro-terra possa durare nel
tempo consiste nella realizzazione di una "cassa" di
compensazione tra il muretto vero e proprio e il terreno che
deve sostenere. In sostanza, questa "cassa" consiste nello
scavare una porzione maggiore di terreno posteriormente al
muro (o spostare in avanti il muro) in modo da lasciare una
intercapedine che dovrà essere riempita con pietrisco.
Questo piccolo "segreto" farà sì che il peso del terreno
retrostante si distribuisca più uniformemente e non si
scarichi direttamente sul muro a secco.
Esistono norme che ne dettino criteri e vincoli di
fattibilità?
Non esiste una normativa tecnica di realizzazione del muro a
secco. Esistono tanti consigli, trucchi per realizzare un
buon terrazzamento anche alto più di 10 metri, frutto spesso
queste conoscenze del sapere dei contadini.
In che modo un terrazzamento può considerarsi un'opera di
mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico?

Fig. 3 - Terrazzamenti come opera di
contenimento del rischio idrogeologico
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Il terrazzamento è un'ottima opera di ingegneria
naturalistica ma prima ancora di ingegneria culturale e
rispetto della natura. La tecnica del muro a secco può
essere impiegata, come già avveniva nel passato per
consolidare la base di movimenti franosi, per realizzare
arginature lungo i rii montani, per creare sistemi di
raccolta delle acque irrigue per irrigare gli orti, per
rallentare il deflusso delle acque dei torrenti attraverso
serie di cascate artificiali in muro a secco.
Inoltre tale tecnica permette al terreno di immagazzinare
acqua vitale per coltivazioni come il castagno, l'olivo, la
vite e tutte le colture orticole e le pietre riscaldate dal
sole, al calare dello stesso, rilasciano il calore
immagazzinato e favoriscono un microclima eccezionale per lo
sviluppo di qualità colturali, utile anche nei periodi più
freddi dell'anno.
La realizzazione di una serie di muretti a secco o di
terrapieni, costituiscono una mitigazione di aree collinari
in frana, note già in passato dai nostri contadini; infatti
in quelle aree maggiormente soggette a movimento franoso, il
terrazzamento non è costituito di muratura ma di terrapieno
e zolle di erba.
Importanti sono stati anche i recuperi in passato di aree in
cui si è manifestato un movimento franoso e l'uomo ha voluto
ripristinare le fasce terrazzate, con i materiali che
riusciva sempre a recuperare in loco.
C'è da precisare infatti che il terrazzamento veniva sempre
realizzato con pietre locali per ovvi motivi di fatica,
costi, disponibilità.
Il terrazzamento può rappresentare anche un rischio? Da
alcuni studi recenti, ad esempio, è emerso che tra i fattori
di attivazione dei movimenti franosi c'è lo stato di
abbandono dei sistemi di terrazzamento...
Il terrazzamento abbandonato, può rappresentare un rischio
allorché lo strato vegetale nasce spontaneamente dopo
l'abbandono, si inserisce con le radici tra una pietra e
l'altra provocando cedimenti; così come nel caso di mancata
manutenzione e pulizia dei canali che alimentavano la piana
realizzata, e anche a causa del passaggio di ungulati.
Oggi il terreni vengono abbandonati per motivi legati non
tanto ad aspetti economici, ma alla salute dei loro
proprietari: i terrazzamenti, non venendo più coltivati,
tendono con le piogge a iniziare una lenta ma costante opera
di erosione e di spanciamento del muro a secco. Tuttavia
eventi meteorologici anche importanti, con portata di
cumulata di 500 mm o superiore, hanno fatto rilevare come
terrazzamenti curati e coltivati abbiamo resistito bene.

Fig. 4 - Danni causati da un'alluvione
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Si pensi ad esempio alle grondaie delle nostre case: se
lasciamo che si riempiano di foglie e non facciamo la
necessaria manutenzione, appena piove, la pioggia che cade
dalle falde del tetto non viene captata dalla grondaia ma si
disperde e può causare infiltrazioni o altre problematiche.
Proposte a riguardo?
Ritengo che il terrazzamento, in quanto tale con la tecnica
del muro a secco, vada ripensato anche per quelle fasce
intorno ad una abitazione civile. Molti dei terrazzamenti
realizzati oggigiorno utilizzano la tecnica del calcestruzzo
armato e il rivestimento di pietra non locale. Occorrerebbe
perciò superare questo aspetto culturale, usando materiale a
km0, cercando di impiegare le vere tecniche per la
realizzazione di un muro a secco. Certo, oggi abbiamo mezzi
tecnologici che ci permettono di alleviare la fatica, come i
mini escavatori o i motocarri a motore, ma anche l'utilizzo
di questi strumenti richiede conoscenza, fatica ed impegno.
Sappiamo che alcune Regioni concedono contributi all'interno
del proprio Piano di Sviluppo Rurale, credo che queste
misure vadano inserite nell'ambito di una riorganizzazione
delle politiche fiscali di detrazione e di incentivo per il
settore casa-edilizia permettendo di avere sconti fiscali
per l'importo dei lavori. Anche perché - come diciamo sempre
- un euro investito nella prevenzione corrisponde a oltre 2
euro risparmiati per la ricostruzione e per l'emergenza: la
tecnica del terrazzamento, è indubbiamente un'opera di
mitigazione del rischio idraulico ed idrogeologico e quindi
va vista come opera di prevenzione".
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