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 di: Massimo Riso


La leggenda del Monte Bianco


Lo scorso autunno stavo vedendo la trasmissione "Linea Verde" in onda tutte le domenice alle ore 12.20. La guardavo con particolare attenzione perchè si svolgeva ai piedi del Monte Bianco.

Il conduttore Federico Quaranta, proprio davanti al ghiacciaio del Miage, recitò una leggenda a me sconosciuta, che si ambienta nella zona del Lago Combal e del ghiacciaio del Miage. Riporto fedelmente:

Fate danzanti

" Nella valle del Miage si narra che un tempo ci fu un prato enorme, bellissimo e rigoglioso, con i camosci che venivano a brucare l’erba, le aquile festanti che volteggiavano nel cielo. Popolato da fate che qui cantavano e danzavano veramente felici.

Il canto e la danza delle fate risveglia di colpo il sonno eterno dei demoni nascosti all’interno della roccia del Monte Bianco, ed ecco che i demoni giungono qui a frotte e chiedono alle fate di congiungersi con loro in una sorta di strano matrimonio.

Le fate improvvisamente impaurite scappano e i demoni arrabbiasti, violentemente trasformano tutta la zona in ghiaccio, creano i ghiacciai, fanno crollare le rocce si forma il lago del Miage e quello di Combal.

Le fate si nascondono all’interno di una grotta e tutto quello che rimane ora di fronte ai nostri occhi è la bellezza selvaggia di questi luoghi".

Leggende simili ce ne sono molte riguardanti le varie montagne delle Alpi, ne conoscevo una sulla Cima della Maledia nelle Alpi Marittime.

Tutte hanno in comune un tema: c'era una bella stagione felice, dove i pascoli erano verdi, gli animali vi pascolavano appagati e gli uomini vivevano senza problemi. Poi, per varie ragioni, i demoni ricoprirono tutto di ghiaccio che cominciò ad avanzare distruggendo i pascoli e costringendo animali e uomini ad abbandonarli e a vivere una vita di stenti.

Su questo c'è molto da meditare, in quanto oggi ci viene proposto il caldo come evento negativo e non il freddo come storicamente è sempre stato.

Che i ghiacciai si ritirano liberando i pascoli ci viene proposto come negativo. 

Che terreni sterili ricoperti di permafrost si liberano, dando la possibilità di coltivarli ci viene proposto come negativo.

Eppure la stragrande maggioranza delle persone è sempre in difficoltà quando le città si coprono di neve e non è più possibile spostarsi ed andare al lavoro, mentre col caldo, bene o male si circola liberamente.

Non è che se le temperature scendono nevica solo sulle piste da sci e nelle città splende il sole, il freddo si farebbe sentire dappertutto. 

Ora la gente protesta per il metanodotto che deve passare in Puglia, ma dove prenderemo il metano per scaldarci? 

Non è pensabile scaldarsi con la legna, distruggeremo tutti i boschi.

Come scrivo nella recensione de "Il primo inverno": se ritornassimo alle temperature della piccola era glaciale, come molti oggi si augurano, cosa succederebbe alla nostra società così esosa di energia? Cosa succederebbe alle colture con le ripetute gelate che si verificherebbero? E' bastata una gelata tardiva lo scorso marzo che la produzione dell'olio in Puglia è diminuita del 90%!

Mi ricordo l'inverno del 1985 quando nei quartieri alti di Genova non riusciva ad arrivare il metano per l'eccessivo consumo, lasciando le persone al freddo e senza neppure il gas per cucinare.

Quello sarebbe un inverno più che normale, se non addirittura caldo per la "peg".

Vi lascio questi interrogativi su cui meditare: per quale ragione il caldo è visto come negativo e il freddo come fattore positivo? 

Perchè tutte le notizie riguardanti la diminuzione delle temperature non vengono diffuse mentre vengono amplificate quelle sull'aumento?

 

Buona lettura.