LA GAZZETTA DI PARMA - 10 LUGLIO 2000
TROMBA D'ARIA NEL PARMENSE

I danni superano il miliardo 
Ubaldi: «Ed è un miracolo che non ci siano state vittime» 

«Il diavolo, era il diavolo: ero in casa da sola, ha cominciato a tremare tutto come durante il terremoto, i lampadari si muovevano come impazziti, i vetri delle porte sono esplosi. L'ho visto venire su, travolgere la mia casa. Una forza impressionante: ha staccato le travi dal tetto, scaraventandole lontanissimo. E guardi in giardino: qui una volta c'era un porticato...». 
Il giorno dopo a Vicomero non è un giorno come gli altri: la «guerra» è finita, il nemico è svanito nel nulla, ma ovunque restano i segni di quella breve, improvvisa e violentissima battaglia. Il tornado ha lasciato ferite profonde: case scoperchiate, ringhiere di ferro piegate come fossero di cartone, insegne abbattute, paesaggi e orizzonti sensibilmente mutati. I danni ammontano ad almeno un miliardo. Vittoria Del Grano, dopo avere visto negli occhi il «demonio», ora guarda la sua casa, gli alberi tranciati, il garage che crollando ha sepolto la sua auto, i mattoni che come proiettili si sono conficcati nella porta antisfondamento, mandandola in frantumi: «E' un disastro: ha travolto tutto». 

A tre anni da una devastante grandinata, Vicomero si ritrova punto e a capo. Tegole ovunque sulla strada e vetri, terra, rami: i soccorritori hanno lavorato sino quasi all'alba. Costretti a fronteggiare nella notte, dopo l'inferno di vento che aveva lasciato a cielo aperto diverse abitazioni, tre ore di dannatissima pioggia: «Ci mancava solo quella...». Alcune persone, inoltre, sono state costretti, a causa dell'inagibilità delle loro case, a trascorrere la notte dai parenti. Nella giornata di ieri, Amps, Amnu, vigili del fuoco e protezione civile hanno continuato a lavorare senza sosta: la polizia municipale ha chiuso un tratto della strada provinciale per permettere ai soccorritori di operare indisturbati. 

«E' arrivato tutto in una volta _ racconta Giovanni Spaggiari _: nessuno immaginava che potesse essere una cosa così. La grandine è stata nulla, in confronto». Il tornado gli ha strappato il tetto: «E' il terzo che rifaccio in dieci anni». Nel suo cortile, anche alcune grosse pietre: i segni tangibili di una pioggia di sassi che si è abbattuta dal cielo. La tromba d'aria ha colpito in pieno una decina di case, sfiorando solamente il ristorante «Da Romani», dove era in corso un matrimonio. «Li sentivamo cantare, non si sono accorti di nulla: non sanno quanto gli è andata bene». Il dipendente di un'azienda agricola, inoltre, è stato investito dal tornado che lo ha sbalzato con la sua seminatrice di una cinquantina di metri: si è salvato perché è rimasto con la forza della disperazione aggrappato al mezzo. 

A Vicomero, ieri mattina, c'era anche, accompagnato dall'assessore Pietro Vignali (presente anche il consigliere comunale dell'opposizione Luigi Gandolfi), il sindaco Ubaldi: «Vedendo quello che è successo, mi sembra miracoloso che non ci siano né vittime né feriti. I danni sono ingenti: forse anche oltre il miliardo di lire. Abbiamo provveduto ai primi interventi: cercando di coprire i tetti, nella speranza che non piova più. Abbiamo già chiesto alla Regione di dichiarare lo stato di calamità: la zona è stata colpita duramente, vedremo di fare ottenere a chi ha avuto più danni qualche aiuto economico. Magari ricorrendo anche alle banche: pensiamo a qualche credito speciale per le spese più urgenti». 

Obiettivi immediati, il ripristino dell'illuminazione pubblica («abbiamo già allertato l'Enel», ha detto Vignali) e lo sgombero dei detriti: poi, subito dopo, si ripenserà a ricostruire. Tra le più colpite, alcune abitazioni e capannoni di strada Galantino. «Non ci siamo resi conto _ dice Guglielmo Ferrari _ non ce ne è stato il tempo: sono scappato dentro e quando mi sono voltato non c'era più niente». Il tetto della sua officina è duecento metri più lontano, in mezzo ai campi: fai fatica a crederci anche se lo vedi. «Non abbiamo ancora finito di pagare i danni della grandine che dobbiamo ricominciare tutto daccapo». Suo figlio Mauro si guarda intorno: «Vede quel carrello? Pesa 60 quintali: l'ha spostato di 6-7 metri... . Alcuni fusti d'olio li abbiamo ritrovati in paese: là in fondo c'era anche una vigna. Spazzata via». 

A poca distanza, il tornado ha investito in pieno un'altra abitazione, una casa appena ristrutturata. Gli ha strappato di peso il tetto (è rimasto solo il trave centrale), sollevandolo in aria per poi scaraventarlo sul garage, abbattendolo: in terra, solo un ammasso di macerie. Tutto intorno, invece, un senso di impotenza. E la rabbia per una guerra persa senza nemmeno potere combattere.

Reportage fotografico

 

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