RECENSIONE
Da Tuttoscienze, suppl. al quotidiano La Stampa
Nuvole, o più correttamente nubi, secondo il linguaggio meteorologico. Piccoli frammenti alla deriva nel cielo o imponenti torri di acqua liquida, alte fino a 13 km. Nubi di goccioline d’acqua di dimensioni micrometriche in sospensione nell’aria, non già di vapore come, sbagliando, spesso si dice. Il vapore è invisibile, e solo quando si condensa attorno a miliardi di minuscole impurità atmosferiche, i nuclei di condensazione, diviene visibile, disperdendo la luce solare in tutte le direzioni, donde il colore bianco. E le nere nubi temporalesche? E’ solo un frutto dell’ombra rispetto a chi osserva.
Ma quanta acqua sta sospesa sopra la nostra testa in una nube? In ogni cm3 di nube ci sono circa 100 goccioline d’acqua del raggio di 0.01 mm, ognuna del minuscolo volume di 0.000004 mm3 d’acqua. In un modesto cumulo estivo del volume di 1 km3 ci sono dunque 400.000 litri d’acqua allo stato liquido, più o meno quanto il contenuto di una piscina olimpionica: tutta insieme pesa 400 tonnellate, ma ogni gocciolina è così leggera che bastano i moti dell’aria a tenerla in sospensione.
Chi studia le nubi? L’orientalista Fosco Maraini, in un delizioso trattato scherzoso, il “Nuvolario” pubblicato nel 1995, inventa la specializzazione del “nimbologo”. Può darsi che al mondo ne esista anche qualcuno, un po’ fisico, un po’ poeta, ma perlopiù la conoscenza delle nubi è un patrimonio del meteorologo nonché il primo passo dell’amatore per capire il linguaggio dell’atmosfera.
Cirri, altocumuli, altostrati, cumulonembi...la nomenclatura, rigorosamente in latino per gli specialisti, è nata nel 1803, ad opera del farmacista inglese Luke Howard. Oggi la classificazione internazionale delle nubi è affidata all’Organizzazione Meteorologica Mondiale.
Da sempre artisti e poeti hanno subito il silenzioso fascino delle viaggiatrici del cielo: da “Le Nuvole” di Aristofane alle citazioni di Calvino e di Hesse. E oggi, è ancora importante osservare le nubi? Basta un lungo periodo di ostinata siccità per accorgersi di quanto esse siano attese e generosamente lascino cadere il loro carico d’acqua, ma non appena si attardino per qualche giorno consecutivo, già suscitano malcontento per l’umido grigiore, quando non timori di alluvioni. L’elaborazione delle previsioni meteorologiche è dunque fortemente centrata proprio sulla presenza o meno di nubi e sulla loro attitudine a produrre precipitazioni, un traguardo che la fisica dell’atmosfera ha raggiunto solo in parte.
Un rinnovato interesse nello studio della composizione e dei meccanismi di sviluppo delle nubi, è nato nell’ambito degli studi sull’incremento dell’effetto serra: se è vero che la Terra va verso un aumento della temperatura, le nubi rappresentano l’ago della bilancia energetica del pianeta. Infatti, più caldo significa maggior evaporazione dagli oceani e conseguente aumento della nuvolosità, ma le nubi alte e sottili, i cirri, favoriscono un ulteriore riscaldamento dell’atmosfera, mentre quelle a bassa quota favoriscono il raffreddamento. Quale dei due tipi prevarrà nei cieli del futuro? Per ora, ad aumentare i cirri, ci hanno già pensato gli aerei con le loro scie di condensazione, che hanno già coperto artificialmente lo 0.1% del cielo terrestre.
Osservare le nubi è il miglior modo per entrare in contatto con l’affascinante mondo della meteorologia. Lo stanno facendo da un paio d’anni oltre 600 studenti di scuole superiori della provincia di Torino, che seguono il programma didattico “Nuvole in Classe”, coordinato dalla Società Meteorologica Subalpina (www.nimbus.it) e dal Centro Servizi Didattici dell’Amministrazione Provinciale. Attraverso le fotografie del cielo, riprese nel corso dell’anno scolastico, si imparano i metodi di classificazione ma si costruisce anche un percorso scientifico stimolante e creativo. Dalla selezione di alcune immagini dell’anno scolastico 1998-99 è nato anche il primo atlante italiano delle nubi, un poster che offre un’immediata chiave di lettura dei cieli nuvolosi.
E anche se, per dirla ancora con Maraini, “il mondo non è più percorso da gente in cerca di nuvole”, a tutti le nubi continuano ad offrire ogni giorno straordinari spettacoli sempre nuovi eppure sempre uguali, si direbbe oggi “frattalici”.
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