AL FORTE DI BARD, METEOLAB / CLIMALAB 2023
SU BOSCO E CLIMA: GLI ALBERI CI AIUTANO,
MA - SE NON SI RIDUCONO LE EMISSIONI SERRA -
NON BASTANO A EVITARE I CAMBIAMENTI CLIMATICI
16 novembre 2023
L’appuntamento annuale con
Meteolab e Climalab al Forte di Bard (10-11 novembre 2023),
coordinato scientificamente da Luca Mercalli e Roberto Louvin,
si è tenuto alla presenza di oltre duecento persone, accolte
dalla presidente dell'Associazione Forte di Bard, Ornella Badery.

Il
Forte di Bard dal 2010 ospita l'evento scientifico-divulgativo "Meteolab",
cui, dal 2018, si è aggiunto "Climalab", dedicato agli approcci
giuridici
ai temi climatici e ambientali (fonte:
www.fortedibard.it).
Il rapporto fra variazioni
climatiche, bosco e legislazione ha impegnato studiosi di scienze
ecologiche e giuristi, in un dialogo globale e regionale, con un intenso
scambio informativo e collaborativo fra chi opera in difesa del
patrimonio boschivo (Carabinieri Forestale e Corpo forestale
della Valle d'Aosta), chi studia l’assorbimento di CO2 da parte delle
foreste, chi misura le politiche climatiche globali, gli analisti del
dissesto geo-idrologico e delle avversità forestali (parassitarie e
simili) e chi si occupa del telerilevamento delle foreste, con uno
sguardo anche alle esperienze private (Oasi Zegna) e ai processi di
Certificazione FSC (Forest Stewardship Council).

I boschi valdostani sono in grado di sequestrare a lungo
termine
oltre metà delle emissioni climalteranti annuali della regione,
ma a scala nazionale la cattura si riduce a circa il 7%.
Nella foto, i lariceti a monte di Torgnon, dove ha sede
la stazione
ARPA Valle d'Aosta per la misura degli scambi di carbonio
tra ecosistema e atmosfera.
I giuristi hanno ritracciato
l’evoluzione del diritto forestale, mettendo in luce le novità
del nuovo quadro europeo e dell’evoluzione della legislazione nazionale
(francese e italiana) ed evidenziando le potenzialità di un’eventuale
legge forestale regionale di cui, a differenza di altre regioni, la
Valle d'Aosta non si è ancora mai dotata.
C’è interesse a riordinare le
procedure autorizzative per gli interventi selvicolturali, a regolare
meglio i piani di assestamento, aggiornare le norme per la gestione dei
boschi e l’esecuzione degli interventi selvicolturali, rafforzando, per
una tutela ottimale e sostenibile, i requisiti professionali per una
gestione sicura dei cantieri. Il contrasto al cambiamento climatico, la
conservazione della biodiversità boschiva, l’equilibrio bosco-pascolo,
le opere infrastrutturali di servizio e la prevenzione degli incendi si
possono fondere in un armonico e moderno strumento normativo regionale.
“Dobbiamo misurare per conoscere
e per gestire bene il bosco: è necessario lavorare tutti insieme e agire
in fretta per il clima, rispettando i limiti fisici del Pianeta” ha
concluso Luca Mercalli, Presidente della Società Meteorologica Italiana.
Dalle relazioni presentate sono
emersi dati di grande rilevanza.
Dalle campagne di monitoraggio di
assorbimento di CO2 da fotosintesi in foresta e prateria,
condotte da ARPA Valle d’Aosta e illustrate da Marta Galvagno, risulta che gli ecosistemi
naturali della regione, fungendo da “pozzi” di assorbimento del
carbonio, riescono ad assorbire a lungo termine il 60% delle
emissioni regionali annuali (al netto della ri-emissione di
carbonio in atmosfera per i processi di respirazione), situazione
particolarmente fortunata essendo la Valle poco popolata e
caratterizzata da un’elevata copertura forestale (circa centomila
ettari, come ha segnalato Jean-Claude Haudemand della Struttura Foreste
e sentieristica della Regione Autonoma Valle d’Aosta).


La torre di
misura degli scambi di carbonio in foresta
a Torgnon (f. ARPA Valle d'Aosta).
Ma nell’insieme d’Italia la
situazione è meno favorevole. Tolte le emissioni di carbonio
dovute a incendi e ai processi di respirazione delle piante e dei
microrganismi del suolo, in media ogni albero è responsabile di una
fissazione netta nell'ecosistema di 1,5 kg di CO2 all’anno.
Infatti i circa 20 miliardi di alberi italiani nel 2021 hanno
immagazzinato 28 milioni di tonnellate di CO2, ovvero
“solo” il 7% delle emissioni totali nazionali (418 Mt di CO2
equivalente, pari a 7,1 tonnellate/anno pro capite), come ha spiegato Giorgio Vacchiano dell'Università degli
Studi di Milano, e come riporta l’Inventario
Nazionale sulle emissioni di gas serra (ISPRA).
Ci sono margini di miglioramento,
grazie a piani di riforestazione e a un’adeguata gestione
selvicolturale in grado di potenziare le capacità delle foreste di
assorbire dall’atmosfera il carbonio in eccesso e di stoccarlo a lungo
termine nei tessuti legnosi e nei suoli.
Un esempio virtuoso proviene dall'Oasi
Zegna (Biella), eredità di un lungimirante rimboschimento e di una
valorizzazione territoriale risalente alla fine degli Anni Venti del
Novecento, e oggi teatro di una rinnovata gestione che tiene conto delle
nuove esigenze legate al clima in cambiamento e al potenziamento dei
servizi ecosistemici del bosco.
Tuttavia sarà difficile andare
molto oltre il 10-15% di CO2 sequestrata a lungo termine
a scala nazionale, se al tempo stesso non diminuirà massicciamente la
produzione di gas climalteranti tramite una maggiore sobrietà nei
consumi, alle fonti rinnovabili e all’efficienza energetica.
Peraltro, seppure in espansione,
proprio a causa dei cambiamenti climatici le foreste italiane mostrano
crescenti
segni di sofferenza e deperimento (siccità, incendi,
proliferazione di parassiti quali il bostrico dell’abete rosso a seguito
della tempesta Vaia del 2018) che rischiano di ridurre ulteriormente la capacità degli
ecosistemi di catturare CO2 dall’atmosfera.
Di primo piano è il ruolo degli
alberi anche nell'attenuare alluvioni, frane superficiali e colate di
fango o detriti, tema trattato da Danilo Godone del CNR-IRPI di
Torino/Geohazard Monitoring Group (mentre la copertura boschiva nulla
può contro i movimenti franosi di grandi dimensioni o le DGPV -
Deformazioni Gravitative Profonde di Versante).
Meritano salvaguardia le
essenze ripariali (pioppi, salici, ontani) che punteggiano le sponde dei
fiumi limitandone l’erosione, e talora oggetto di tagli indiscriminati e
dannosi.
Inoltre, “dragare” gli alvei - soluzione spesso invocata
contro le alluvioni - è deleterio e da evitare, poiché innesca
rovinosi processi erosivi a danno di argini, ponti, briglie e traverse
collocate a monte, a causa della ricerca di un nuovo equilibrio da parte
del sistema-fiume dopo l'intervento.
Le foreste sono dunque preziose
alleate nel contrastare la crisi climatica e i dissesti geo-idrologici,
ma c’è molto lavoro da fare per migliorarne la salute, e non possiamo
illuderci che siano loro a risolverci il problema da sole, senza che noi
facciamo la nostra parte riducendo le emissioni serra.
I relatori e coordinatori
Climalab, venerdì 10 novembre
2023
Roberto Louvin (Università degli
Studi di Trieste)
Giuseppe Barbiero (Università della Valle d’Aosta)
Katia Blairon (Université de Nancy)
Antonio Mastropaolo (Università della Valle d’Aosta)
Maurizio Flick (Università degli Studi di Padova)
Elena Pittana (dottore forestale, Aosta)
Meteolab, sabato 11 novembre
2023
Luca Mercalli (Società Meteorologica
Italiana),
T. Col. Roberta Ubaldo (Regione Carabinieri Forestale Piemonte)
Marta Galvagno (Arpa Valle d’Aosta)
Danilo Godone (CNR-IRPI Torino)
Giorgio Vacchiano (Università degli Studi di Milano)
Jean-Claude Haudemand (Struttura Foreste e sentieristica della Regione
Autonoma Valle d’Aosta)
Ivan Rollet (Ufficio monitoraggio fitosanitario del Corpo forestale della Valle
d’Aosta)
Corrado Panelli (Forestale Oasi Zegna)
Edoardo Nevola (WWF Italia)
Tommaso Orusa (Università degli Studi di Torino ed Earth Observation
Valle d’Aosta).
.
|