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GIANNI CASTAGNERI, 30 ANNI DI MISURE
METEOROLOGICHE A BALME (VALLI DI LANZO, TORINO)

Daniele Cat Berro, SMI / Redazione Nimbus
1° aprile 2025


Oggi facciamo gli auguri allo "storico" socio SMI Gianni Castagneri, da sempre vicino alle attività della nostra associazione, attento cultore della montagna e per anni sindaco del piccolo paese di Balme (Alpi Graie, Torino).

Sono passati esattamente trent'anni da quando, il 1° aprile 1995, prese in carico per conto del Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale / Ufficio Idrografico del Po i rilievi quotidiani delle precipitazioni, dell'altezza totale del manto nevoso e della neve fresca in questa bella località a 1450 m nelle Valli di Lanzo, a pochi chilometri dal confine con la Francia e sovrastata dalle imponenti "Uje" di Ciamarella (3676 m), di Bessanese (3604 m) e di Mondrone (2964 m).

Balme - frazione Cornetti, marzo 2025: Gianni Castagneri durante la misura manuale mattutina delle precipitazioni raccolte al pluviometro. Sullo sfondo, alla testata della Val d'Ala di Lanzo e al confine con la Francia, la sommità dell'Uja di Bessanese (3604 m).


Qui, peraltro, le misure meteorologiche iniziarono già nel lontano giugno 1876 per iniziativa di padre Francesco Denza e del Club Alpino Italiano, nel quadro della "Corrispondenza Meteorologica Alpino-Appennina" (in seguito trasformatasi in Società Meteorologica Italiana), riprendendo poi nell'ottobre 1913 per opera del neonato Servizio Idrografico dopo un'interruzione di 21 anni (inizio delle misure continue nel 1929, invece, per quanto riguarda la neve).

Le misure di Gianni, puntualmente condivise a cadenza mensile con la redazione di Nimbus, permettono dunque la sopravvivenza di una lunga serie storica di dati, tra le più interessanti delle Alpi occidentali italiane soprattutto per l'evoluzione dell'innevamento, in una fascia di media-bassa montagna in cui il riscaldamento atmosferico sta sempre più trasformando le nevicate in pioggia.

Il pluviometro manuale di Balme - Frazione Cornetti,
per la misura di pioggia e neve fusa.


Con dedizione e pazienza, Gianni ha proseguito la sua attività fino a oggi per interesse personale anche a seguito della dismissione - nei primi Anni Duemila - delle reti di misura manuali e meccaniche del Servizio Idrografico, sostituite dalle nascenti reti automatiche in capo alle regioni.

Perché misurare ancora manualmente precipitazioni e innevamento nell'era dei sensori elettronici? La misura manuale di pioggia e neve (impegnativa in termini di risorse umane e oggi spesso inattuabile, peraltro possibile non in continuo ma solo una o poche volte in un giorno) se condotta con diligenza comporta dei vantaggi in termini di accuratezza rispetto agli apparecchi automatici, soprattutto in montagna e in caso di nevicate, consentendo anche di apprezzare meglio fenomeni che sfuggirebbero alla telemisura (pensiamo ad esempio a sottili cadute di neve di 1-2 cm che talora sfuggono ai nivometri a ultrasuoni, o il cui segnale di altezza è talora difficilmente distinguibile rispetto all'erba sottostante in autunno e primavera, rendendo difficile la validazione dei dati).

Sia chiaro: non vogliamo apparire anacronistici e nostalgici, giacché l'automazione e l'evoluzione dei sistemi di misura sono ovviamente fondamentali nel moderno e capillare monitoraggio atmosferico e idrologico (che è egregiamente condotto da istituzioni come Arpa Piemonte, ente detentore di un'altra stazione, termo-pluviometrica, a Balme-paese).

Ma ci piace ricordare come anche nell'epoca del telerilevamento e delle rianalisi meteorologiche a scala globale ci sono ancora qua e là degli appassionati (ma anche dei professionisti, presso vari osservatori meteorologici) che come prima attività del mattino si occupano del "rito" quotidiano delle misure meteorologiche, versando in un misurino graduato l'acqua raccolta dal pluviometro nelle 24 ore precedenti, facendo fondere la neve caduta per misurarne l'equivalente idrico, leggendo l'altezza del manto nevoso e della neve nuova e annotando i dati su un registro o su un foglio elettronico.

Laddove sia ragionevolmente possibile mantenerli, i rilievi manuali possono dunque rappresentare un supporto e un'integrazione delle misure automatiche, oggi d'altronde fondamentali per garantire un monitoraggio capillare, continuo e in tempo reale, anche in zone remote e d'alta montagna prive di presidio umano.

Nel suo primo giorno di attività da osservatore, il 1° aprile 1995, Gianni rilevò "cielo sereno" e assenza sia di precipitazioni, sia di neve residua al suolo. Stava infatti terminando un inverno che - dopo la catastrofica alluvione di novembre 1994 in Piemonte - si rivelò molto secco, in attesa di nuove e copiose piogge, e nevicate in montagna, dalla fine di aprile.

Registro meteorologico di Balme, modello Ufficio Idrografico del Po: copertina e prima pagina compilata da Gianni Castagneri nell'aprile 1995.


Ma vediamo allora qualche curiosità sul clima di Balme.
Nel trentennio di riferimento standard 1991-2020 risultano in media 1308 mm di pioggia e neve fusa all'anno, con spiccati massimi nelle stagioni intermedie (prevalente quello primaverile, 178 mm a maggio), 106 giorni con pioggia e/o neve, 285 cm di neve fresca, e 111 giorni con suolo innevato per lo più tra fine novembre e metà marzo.
Tra gli estremi giornalieri di tutta la serie secolare, 410 mm di pioggia durante l'alluvione del 26 settembre 1947, ben 405 cm di neve totale al suolo il 22 febbraio 1972 e 140 cm di neve fresca il 6 aprile 1969.
Nevicata più precoce il 15 settembre 1972 (12 cm), la più tardiva il 19 giugno 1983 (15 cm), eventi che nel più caldo clima attuale ci paiono incredibili.

Benché a scala secolare le precipitazioni totali (pioggia e neve fusa) siano nel complesso stazionarie a Balme, soprattutto dagli Anni Ottanta l'aumento della temperatura sta notevolmente riducendo l'innevamento, in termini sia di neve fresca (-28% nell'ultimo secolo) sia di durata della copertura nevosa (-32%), come attestato pur tra varie sfumature anche nel resto della regione alpina (vedi gli studi di Matiu et al., 2021 per la neve al suolo, e di Bozzoli et al., 2024 per la neve fresca).
 

Serie delle precipitazioni annue totali a Balme (pioggia e neve fusa), serie completa 1914-2024 a eccezione di una lacuna tra il 1922 e il 1924. Al netto di oscillazioni irregolari su scale dell'ordine del decennio o inferiori - evidenziate dalla linea della media mobile calcolata su 9 anni con applicazione del filtro di Lanczos - la serie non mostra tendenze a lungo termine, risultando stazionaria.

Serie dei totali annui di neve fresca, disponibile con continuità dall'inverno 1929-30. Per quanto anche in passato non mancassero di quando in quando inverni poveri di neve, la media mobile raggiunge un minimo (quasi) secolare proprio negli anni recenti, con il contributo non tanto di una riduzione delle precipitazioni invernali, quanto dell'aumento delle temperature che ha trasformato in pioggia parte delle nevicate di un tempo, soprattutto in autunno e primavera.
 

 Serie del numero di giorni con suolo coperto da almeno 1 cm di neve.
Si notano periodi di effimero innevamento già intorno al 1950 e 1990, ma la riduzione di durata del manto nevoso si mantiene tuttora con una tendenza netta (-32%) a scala pressoché secolare. La neve, anche quando cade abbondante, dura meno rispetto alla maggior parte degli inverni del passato a causa della più rapida fusione dovuta alle temperature più elevate.

Valori medi, massimi e deviazione standard dell'altezza della neve al suolo a Balme, calcolati per ciascun giorno della stagione nevosa sui dati dell'intera serie continua 1929-2024. L'area grigia (compresa tra le linee di una deviazione standard sopra e sotto la media) indica la normale (e marcata) variabilità del parametro intorno ai valori medi. Il manto nevoso comincia solitamente a formarsi nel corso di novembre, culmina intorno al 20 febbraio (media: 61 cm) per poi esaurirsi in genere entro aprile, salvo episodi tardivi.


Non ci resta che augurare a Gianni altri trent'anni di osservazioni, ringraziandolo per la fedeltà verso la SMI e per l'assiduità nella condivisione dei dati e di foto che da anni compaiono tra le pagine della cronaca meteorologica di Nimbus.

 


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