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WMO: RADDOPPIATI IN UN
DECENNIO I PAESI
CON SISTEMI DI ALLERTA MULTI-RISCHIO NEL MONDO,
MA IL 40% NE E' ANCORA PRIVO
SMI / Redazione Nimbus
13 novembre 2025
Le previsioni e i sistemi di allerta meteo-idrologica permettono di
salvare molte vite umane e di mettere in sicurezza beni materiali in
occasione di fenomeni pericolosi ed estremi, limitandone gli impatti
umani ed economici.
A tal proposito, ieri, 12 novembre, alla
COP30 di Belém l'Organizzazione
Meteorologica Mondiale (WMO) insieme all'UNDRR
(United Nations Office for Disaster Risk Reduction) ha presentato il
rapporto
“Global Status of Multi-Hazard Early Warning Systems 2025”.
Secondo
il documento, laddove questi sistemi esistono e funzionano bene la
mortalità da eventi estremi è circa sei volte inferiore che altrove.

A noi in Europa pare ormai scontato disporre di efficaci sistemi di
allertamento (come quelli delle varie agenzie meteorologiche regionali
italiane, coordinate dal
Dipartimento di Protezione Civile), ma non ovunque è così.
Nell'ultimo decennio ci sono stati significativi progressi, il numero
di Paesi dotati di sistemi di allerta precoce multi-rischio nel mondo è
raddoppiato passando da 56 a 119 (il 60% del totale), ma molti (il 40%)
ne sono ancora privi, soprattutto nelle Americhe, in Africa e nei
piccoli Stati insulari in via di sviluppo.
Fare in modo che tutti gli abitanti del pianeta possano beneficiare,
entro il 2027, di sistemi di allerta precoce, è in questi anni un
obiettivo centrale per la WMO, attraverso
l'iniziativa delle Nazioni Unite “Early Warning for All”, e a
maggior ragione questo è fondamentale in un'epoca in cui il
riscaldamento globale sta rendendo più frequenti, intensi e impattanti
gli eventi estremi (ondate di calore, nubifragi alluvionali, cicloni
tropicali, incendi forestali, svuotamento improvviso di laghi di fusione
glaciale) soprattutto a danno delle comunità più povere e vulnerabili
del mondo.
Ma disporre di un sistema di allertamento di per sé non basta: occorre
anche che sia completo ed efficiente. Servono dunque più
investimenti e un impiego più mirato delle risorse per promuovere la
conoscenza e le capacità tecniche di gestione dei rischi naturali, lo
sviluppo e il mantenimento a lungo termine dei sistemi di allerta, e
ridurre il “digital divide” che penalizza le popolazioni più povere
nell'accesso a informazioni tempestive che possono salvare la vita.
Dunque
resta molto da fare nel percorso tracciato dieci anni fa dal
“Sendai Framework for Disaster Risk Reduction (2015-2030)”, adottato
nella città giapponese il 15 marzo 2015 durante la Conferenza mondiale
sulla riduzione del rischio di disastri.
Comunicato WMO con rimando al report completo.
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