Dopo un autunno eccezionalmente secco e
mite, dalla terza decade di novembre 2017 il tempo in Italia è
divenuto assai dinamico, spesso perturbato e anche un po' più
freddo del normale (circa 1 °C sotto media finora a dicembre al
Nord), per l'intervento di frequenti depressioni nord-atlantiche.
5_DanieleCipollina.JPG)
Il gelicidio (pioggia
congelantesi) dell'11 dicembre 2017
ad Arquata Scrivia nell'Alessandrino (f. Daniele Cipollina).

Carta delle anomalie
di geopotenziale a 500 hPa (circa 5500 m) sull'Europa tra il
20 novembre e il 13 dicembre 2017: in viola e blu si nota la
situazione ben più depressionaria del normale su tutta l'Europa
centro-settentrionale, fino al Nord Italia. Numerose depressioni si
sono infatti dirette dal Nord Atlantico, al Mare del Nord e all'Est
del continente, talora scendendo fino al Mediterraneo insieme a venti
forti, irruzioni fredde e le prime nevicate a bassa quota
(Fonte: ESRL-NOAA).
Tra queste, si è distinta
in particolare la tempesta "Yves" (così battezzata
ufficialmente dall'Istituto
di Meteorologia dell'Università di Berlino), rapidamente approfonditasi
sulla Francia settentrionale nelle prime ore di lunedì 11 dicembre.
Il vortice, che all'apice della sua intensità aveva una pressione al
suo interno di appena 965
hPa, ha indirizzato verso l'Italia impetuosi e miti venti di
libeccio che - interagendo con l'aria polare marittima
sopraggiunta tra sabato 9 e domenica 10 dicembre al Settentrione -
hanno attivato un insieme di situazioni e fenomeni
meteorologici insolitamente intensi e variegati:
- piogge molto abbondanti (anche >300 mm/36 h) su tutti i
rilievi esposti al flusso da Sud-SudOvest, tra le Alpi Marittime e
l'Appennino Ligure e Tosco-emiliano, con grandi piene soprattutto nei bacini
emiliani tra il Parma, l'Enza e il Secchia;
- un notevole episodio di
pioggia congelantesi (gelicidio) tra il basso Cuneese e il
versante padano dell'Appennino settentrionale fino al Parmense;
- copiose nevicate sulle alte valli piemontesi e valdostane al
confine con Savoia e Vallese (talora 1-1,5 m di neve fresca).

Colorno (PR), 12
dicembre 2017: le acque esondate dal T. Parma, gonfiato da piogge
superiori a 250-300 mm e dalla fusione nivale sul crinale appenninico,
invadono i giardini della Reggia (fonte:
La Repubblica).

Alle h 06 UTC dell'11
dicembre 2017 la depressione "Yves" è ormai ben sviluppata in
superficie tra la Bretagna e la Normandia, e indirizza un intenso
flusso di aria tiepida e umida da S-SW verso l'Appennino
settentrionale e le Alpi.
Si noti anche la curvatura delle isobare in Valpadana ("naso" dello
stau), indice del forte sbarramento orografico contro le Alpi, e il
marcato gradiente di pressione a ridosso della catena, responsabile di
impetuosi venti di foehn
sul versante nord-alpino (111 km/h a Vaduz). Reanalisi
CFS-Wetterzentrale.

Nell'immagine satellitare dell'11 dicembre 2017, ore 08:15 UTC
(Meteosat10), spicca l'estesissimo corpo nuvoloso (settore
caldo del sistema frontale) invorticato intorno alla depressione "Yves"
sulla Francia settentrionale. La profonda "ansa" scura sulle coste
atlantiche dell'Europa occidentale coincide invece con i cieli in gran
parte sereni, ma punteggiati da nuvolosità cumuliforme, dietro al
fronte freddo che passa attraverso Francia e Spagna (Fonte:
Eumetsat -
Wetterzentrale).
Diluvi da libeccio dalle Alpi Marittime
all'Appennino Tosco-Emiliano.
Record di pioggia giornaliera per dicembre a Pontremoli.
Il massiccio flusso di libeccio,
tiepido e umido, si è dunque tradotto in grandi precipitazioni da
sbarramento che per 30-36 ore, tra il pomeriggio-sera di domenica
10 e la sera di domenica 11 dicembre, hanno dilavato tutti i rilievi
di Liguria, Lunigiana, Garfagnana, e le alte valli del versante
emiliano dell'Appennino, con apporti diffusamente superiori a 200 mm e
una punta di 393 mm sulla notoriamente piovosissima Campagrina, sulle
Alpi Apuane (dove peraltro i ricorrenti flussi tra W e SW hanno
scaricato ben
967 mm dal 7 al 15 dicembre! Fonte:
SIR Toscana).
Per contro sulle pianure centrali del Piemonte, sottovento rispetto al
flusso da SW prevalente, non sono caduti che pochi millimetri d'acqua
(7 mm a Torino-Nord, sotto forma di neve).
Qui sotto, riepilogo delle precipitazioni giornaliere e totali
dell'evento
(clicca sulla tabella per ingrandire).


Carta delle
precipitazioni cadute in 40 ore sulla Liguria tra le h 13 del 10 e le
h 05 del 12 dicembre 2017 (intero evento): su gran parte della regione
- una delle più colpite - viene superata la soglia di 100 mm, con
punte diffusamente oltre 200 mm soprattutto nell'entroterra di
Levante, ma più localmente anche nell'interno Imperiese (Fonte:
ARPAL).
Si è trattato di un episodio piovoso
di straordinaria abbondanza e intensità. L'osservatorio SMI di
Pontremoli ha infatti rilevato un nuovo primato giornaliero di
precipitazione per dicembre nella serie dal 1920: 203,8 mm il giorno 11, superiore al
precedente massimo di 156,6 mm del 19 dicembre 1945.
Ecco una vivace descrizione
dell'episodio del socio SMI Maurizio Ratti, responsabile
dell'osservatorio pontremolese:
"Domenica 10
dicembre, dopo la neve del mattino (3 cm tra le h 6 le le 12), vi è
stato il passaggio a temperatura di poco positiva e pioggia (1 °C) per
il resto del pomeriggio e della serata; non mancava molto a mezzanotte
quando il "marino", che soffiava già su tutti i monti e i colli
circostanti, è riuscito a vincere l'inversione termica e a conquistare
il fondovalle, e a fine giornata si totalizzavano così 50,4 mm
d'acqua.
Burrascoso è stato il lunedì 11, giornata che mi ha fatto rivivere il
6 novembre 2000, con pioggia dirotta sempre più forte e vento da Sud
via via più mite e impetuoso con raffiche oltre i 70 km/h nella
serata, mentre era in corso un vero e proprio diluvio.
Risultato, 203,8 mm di pioggia e massimo accumulo mai misurato in una
giornata di dicembre in quasi un secolo di dati giornalieri
disponibili. Il ventaccio ha, ovviamente, fatto raccogliere meno acqua
al pluviometro sulla torretta del Seminario, con totale di 219 mm
rispetto ai 264 della stazione su prato nel rione Verdeno.
Nel versante emiliano, prima di cedere al mite influsso del libeccio,
si è avuto nelle province di Parma e Piacenza un episodio di gelicidio
gravosissimo.
Mentre scrivo [sera di martedì 12 dicembre], tanti paesi sono ancora
senza corrente elettrica. Non tanto quelli più a monte, come Borgotaro
e Bedonia, dove la pioggia liquida ha sostituito più velocemente
quella sopraffusa scongiurando il "vetroghiaccio", quanto le
località delle medie valli Ceno, Taro e Baganza, come Fornovo,
Terenzo, Solignano, Calestano... oltre alla fascia collinare e
pedecollinare del Piacentino.
Gli accumuli di precipitazione sui rilievi sono stati parimenti esorbitanti, ma non
troppo superiori a quelli delle valli. Sulle Alpi Apuane, tenuto conto
del notevole apporto già realizzatosi il 7-8 dicembre, ci sono
stazioni che rasentano già accumuli parziali di 600 mm o più.
Il territorio dell'alta Toscana ha smaltito le copiosissime
precipitazioni piuttosto bene: solo qualche interruzione sulla
viabilità minore per frane e piena del fiume Magra e dei suoi
affluenti già in calo dopo i colmi preoccupanti della nottata (occorsi
intorno alle 2 del 12 dicembre)."
Oltre al Magra (che verso la
foce ad Ameglia, nello Spezzino, fa registrare una massima portata di
circa 2800 m3/s alle h 4 del 12 dicembre secondo
ARPAL), in Liguria vanno in piena soprattutto
l'Entella e il Vara a Levante, il Roya e l'Argentina a Ponente,
tuttavia senza effetti rovinosi.
Ben diversa la situazione sul versante
emiliano, dove una straordinaria piena si è propagata lungo i
corsi del Taro, del Ceno, ma soprattutto del Parma, dell'Enza e del
Secchia, che hanno inondato vasti tratti della pianura le province
di Parma, Reggio Emilia e Modena, dove sono state chiuse decine di
strade e ponti, allagate abitazioni, industrie, e parte della storica
reggia di Colorno, nel Parmense.
Particolarmente critica la situazione a Lentigione, frazione di
Brescello (Reggio Emilia), invasa dall'acqua e completamente evacuata
dopo il cedimento degli argini dell'Enza. Inoltre, duemila sfollati
nei comuni di Novellara, Castelnovo Sotto e Poviglio, sempre nel
Reggiano.

Il T. Parma in piena minaccia la reggia di Colorno (Fonte:
Il Giornale
del Po).

ll T. Parma a Colorno ha toccato uno straordinario colmo di piena pari
a 9,5 m alle h
10:30 di martedì 12 dicembre 2017 (fonte:
ARPA Emilia Romagna).

Vaste inondazioni nell'abitato e nelle campagne di Lentigione, presso
Brescello, per lo straripamento dell'Enza. Il fiume trae origine nelle
vicinanze dell'Alpe di Succiso, in provincia di Massa-Carrara, prima
di entrare in territorio emiliano (f.
Vigili del Fuoco).

Dettaglio
della rottura degli argini dell'Enza a Lentigione (f.
Vigili del Fuoco).

La piena del Secchia
e l'esondazione nelle golene a Sozzigalli
(f. Phill Guidetti, tramite
Associazione Emilia Romagna Meteo).
Libeccio mite in quota, aria
fredda al suolo:
gelicidio tra Cuneese e valli appenniniche
Sospinta da un libeccio
furioso, aria tiepida (isoterma +10
°C a circa 1500 m) ha risalito i rilievi alle spalle del Mar Ligure
scorrendo - appena oltre il crinale spartiacque con il bacino del Po -
sopra quella fredda che era giunta solo un giorno e mezzo prima e
conservatasi tenacemente vicino al suolo nella più calma atmosfera
padana.
Tra la Val Tanaro, parte dell'alta pianura cuneese, le Langhe, e le
vallate appenniniche tra Savonese, Genovese, Alessandrino ed Emilia
occidentale, si è dunque sviluppato un importante e pericoloso
episodio di pioggia congelantesi, o gelicidio, che ha
accumulato su strutture, alberi e linee elettriche spessori di
ghiaccio vitreo di 1-2 cm, con conseguente schianto di migliaia di
alberi nei boschi, lunghi black-out elettrici (anche un paio di giorni
nell'Appennino Parmense), incidenti stradali e chiusura di strade,
autostrade e ferrovie tra la riviera ligure e i versanti padani.
Difficile stabilire con precisione il
livello di anomalia dell'episodio, a causa della natura estremamente
irregolare e "capricciosa" del gelicidio, e dell'assenza di regolari
statistiche passate. Tuttavia
l'evento dell'11 dicembre 2017 è risultato certamente di rara estensione e intensità
per l'Appennino Settentrionale.
Ma episodi gravosi si verificarono ad esempio anche il 28 febbraio-1°
marzo 1986, il 30-31 dicembre 1995 (in particolare in Lunigiana,
stavolta risparmiata), il 17 dicembre 1997 (soprattuttutto
nell'Alessandrino; vedi Nimbus 19, p. 31-34).
Tornando all'evento
attuale, più a Nord, invece, dove
la temperatura si è mantenuta prossima o inferiore a 0 °C lungo tutta
la colonna atmosferica, la precipitazione è avvenuta in prevalenza
sotto forma di neve fino in pianura, in particolare sul Piemonte
centro-settentrionale, mentre - dopo un'iniziale fase nevosa nel
pomeriggio di domenica 10 dicembre - la pioggia congelantesi è
temporaneamente apparsa anche sulle pianure dell'Emilia e del Veneto,
per poi essere sostituita dalla pioggia con temperature positive
lunedì 11.


Termogrammi delle
stazioni
ARPA Piemonte di Piaggia e Colle San Bernardo, entrambe in Val
Tanaro al confine con la Liguria, rispettivamente a 1645 m e 980 m.
L'avvezione calda in quota è ben visibile nel grafico di Piaggia già
durante la giornata di domenica 10 dicembre, quando a una minima
notturna di -6 °C segue un rapido addolcimento fino 3 °C, con caduta
di pioggia liquida. Entro la valle sottostante invece l'aria fredda
preesistente viene rimossa con estrema lentezza, e le temperature
rimangono sotto 0 °C fino alle h 18 circa di lunedì 11 dicembre,
dunque la pioggia in arrivo dallo strato tiepido soprastante congela a
contatto del suolo generando il fenomeno del gelicidio.
3_AIB.jpg)
1_AIB.jpg)
Qui sopra, due
immagini dei gravi schianti nei viali e nei boschi di Garessio (CN)
sotto il peso del ghiaccio vitreo (f.
AIB Garessio).
1_CristinaRossi.jpg)
Gelicidio
sull'anemometro "Davis" di Lerma (AL), vicino a Ovada, presso la sede
dell'Ente Aree Protette dell'Appennino Piemontese (f. Cristina Rossi).
1_SimonaBorneto.JPG)
Alberi piegati
dall'accumulo di ghiaccio a Serra Riccò, entroterra genovese
(f. Simona Borneto).
_RMolineri.JPG)
Il gelicidio a Bossolasco,
nelle Langhe (f. R. Molineri) ...
1_ChiaraSciarra.JPG)
... e ancora a Garessio (f. Chiara Sciarra).
Libeccio a 200 km/h sull'Appennino Settentrionale
e mareggiate straordinarie in Liguria
Il libeccio ha soffiato con forza da
uragano sull'Appennino Settentrionale: l'11 dicembre,
raffiche a 113 km/h a Urbino, 156 km/h sul Monte Cimone, 166 km/h al Lago di
Giacopiane (Genova) e ben 238 km/h al Passo di Croce Arcana
(1669 m, tra le province di Modena e Pistoia), causa di diffusi
sradicamenti di alberi nei boschi e danni agli abitati soprattutto tra
il Reggiano, il Modenese e il Bolognese (molti tetti
scoperchiati a Pavullo nel Frignano).
Una grandiosa mareggiata, definita da ARPA Liguria come una
delle più potenti dell'ultimo decennio, ha agitato il Mar Ligure,
battendo dapprima le coste del Ponente e del Levante, poi anche quelle
centrali, con altezze d'onda massime fino a 8,4 m e periodo
lungo (fino a 11,6 secondi), valori tipici più degli oceani in
tempesta che di un mare chiuso come il Mediterraneo.
Molti danni alle strutture turistiche ed erosioni costiere.
A conferma di un periodo particolarmente
turbolento, un nuovo e violento episodio di libeccio
discendente dall'Appennino ha squassato valli e pianure dell'Emilia-Romagna
nella notte del 14 dicembre 2017, con danni a edifici e strade
interrotte da innumerevoli alberi caduti sotto potenti folate da 102
km/h a Imola, 106 a Sestola e 201 al Passo di Croce Arcana.

Sradicamenti nei
boschi presso l'Alpe di Monghidoro, Appennino Bolognese
(f. Francesco Ricca,
tramite
Associazione Emilia Romagna Meteo).

La violenta
mareggiata dell'11 dicembre 2017 a Genova (f.
La Repubblica -
Genova).
Le coste liguri sono particolarmente esposte a mareggiate da libeccio
in quanto in direzione Sud-Ovest (da cui questo vento proviene) si
estende uno dei più ampi tratti di mare aperto del Mediterraneo, fino
alle coste algerine, su cui il vento può agire in modo indisturbato ("fetch"
molto esteso).
"Pazzie" termiche:
2 °C a Bologna-aeroporto, 17 °C a Bologna-Est
La sera di lunedì 11 dicembre, sulla
pianura emiliana, incredibili contrasti di temperatura si sono
sviluppati ai margini delle zone raggiunte dal vento caldo in discesa
dall'Appennino: così all'aeroporto di Bologna-Borgo Panigale si
misuravano 2 °C, entro l'aria fredda che ancora stagnava a bassa
quota, mentre a Bologna-Est i termometri erano già balzati a 17 °C!
Imponenti nevicate sulle Alpi occidentali di confine
Soprattutto nella prima fase
dell'episodio - domenica 10 dicembre - quando "Yves" era ancora in fase embrionale al largo
della Bretagna, preceduta dalla depressione "Xanthos", un intenso flusso di
correnti umide occidentali investiva le Alpi scaricando abbondanti
nevicate sul versante francese ma anche sulle testate delle valli
italiane, in particolare dall'alta Val Susa alla Val d'Aosta
occidentale.
Lì, mentre sul lato francese più esposto
al flusso tiepido la neve si trasformava in pioggia anche a quote
sopra i 1000 m, la nevicata è proseguita anche per tutta la giornata
di lunedì 11.
Il manto nevoso totale al suolo ha così
toccato i 119 cm a Bardonecchia-Prerichard (1353 m, rete
ARPA
Piemonte), spessore che non veniva più raggiunto dal 6 febbraio
2009. Tuttavia per trovare un manto nevoso così spesso in dicembre
occorre tornare ben più indietro, ovvero al giorno di San Silvestro
del 1981 (130 cm).
Ad Aosta il nivometro automatico di recente installato all'aeroporto di St-Christophe (544 m; rete
Centro Funzionale Reg. Aut. Valle d'Aosta) ha rilevato uno
spessore medio giornaliero di 78 cm, ricordando l'episodio da
Ovest - molto simile per dinamica e quantità di neve caduta - del
30 novembre 1996 (65 cm di neve fresca in un giorno).
Fuori dal comune pure l'equivalente in
acqua della nevicata rilevato in 24 ore il 10 dicembre a
Courmayeur-Dolonne (rete
CFR VdA), pari a 82,4 mm (totale evento 112,8 mm).
Le nevicate si sono rapidamente attenuate procedendo verso le pianure
del Piemonte occidentale, in "ombra nivometrica" rispetto al flusso
umido da W/SW.
Mentre la copiosa nevicata copriva gran
parte delle Alpi occidentali, al contrario sulle alte valli delle Alpi
Liguri e Marittime - più esposte all'avvezione calda dal Mar Ligure -
in particolare sul massiccio del Marguareis e intorno al Colle di
Tenda, una pioggia battente devastava anche a 2000 m il manto nevoso
che si era formato con la precedente grande nevicata per flusso freddo
da Nord-Est del 2 dicembre 2017 (1,5 m di neve fresca in 24 ore sulle
piste di Limone Piemonte!). Due situazioni diametralmente opposte nel
volgere di dieci giorni.
_65cm_RosaAntonellaBarrel.JPG)
65 cm di neve fresca ai 1100 m di Blavy (frazione di Nus, AO) la sera del 10 dicembre 2017
(f. Rosa Antonella Barrel).

Bardonecchia (TO),
un'auto sepolta dalla nevicata di oltre un metro, al ritorno delle
schiarite il 12 dicembre 2017 (f. Francesco Gini).

Bardonecchia (TO), 12
dicembre 2017 (f. Francesco Gini).

10 cm di neve a San
Didero (TO), a circa 450 m sul fondovalle della bassa Val Susa,
l'11 dicembre 2017: nonostante l'impetuoso flusso tiepido in quota,
sulle valli alpine torinesi la temperatura non è salita sopra 0 °C
lungo tutta la colonna d'aria, e la precipitazione, pur decrescente
dai confini francesi verso la pianura, si è mantenuta in forma nevosa
durante tutto l'evento (f. Gabriella Cappellotti).

Radiosondaggio
eseguito alle h 12 UTC dell'11 dicembre 2017 all'aeroporto di
Cuneo-Levaldigi. In basso si nota il "gomito" delle curve della
temperatura e della temperatura "di rugiada" (coincidenti in
condizioni di saturazione di vapore, entro le nubi) con un brusco
aumento tra 1500 e 2500 m circa da -7 °C
a -1 °C, per effetto del libeccio mite sopra lo strato di inversione a
bassa quota. Tuttavia i valori non salgono oltre, e la temperatura di
congelamento si mantiene lungo tutta la colonna atmosferica
assicurando la caduta di neve fino al suolo, a differenza delle zone
lungo l'Appennino e la Val Tanaro, dove si è verificato il gelicidio
(fonte:
University of Wyoming).
13 dicembre 2017: forte gelo
sulle pianure innevate del Piemonte
Con il rasserenamento dei cieli sopra i
suoli innevati (seppure con spessori generalmente inferiori a 5 cm),
l'aria nei bassi strati atmosferici si è intensamente raffreddata
sulla Valpadana occidentale nella notte tra martedì 12 e mercoledì 13
dicembre 2017, con formazione di nebbia e galaverna, e temperature
minime fino a -10,0 °C a Carmagnola (TO) e -15,0 °C a Villanova
Solaro (CN) (rete
ARPA
Piemonte), valori che tuttavia ricorrono ogni 1-3 anni.
1_DomenicoRosso.JPG)
3_DomenicoRosso.JPG)
La spettacolare
galaverna al mattino del 13 dicembre 2017 nelle campagne di Vinovo,
poco a Sud di Torino (f. Domenico Rosso).
Riepilogo e
conclusioni: evento molto intenso
con alcune eccezionalità
La tempesta atlantica "Yves" ha generato
un complesso insieme di fenomeni atmosferici, di non comune portata
sul Nord Italia, tra il 10 e il 12 dicembre 2017, con alcuni elementi
di eccezionalità per la stagione invernale, in particolare la violenza
delle piogge del giorno 11 sull'Appennino Settentrionale.
Come sempre in questi casi è difficile
stabilire se i cambiamenti climatici possano aver contribuito o meno
all'entità dei fenomeni, ma l'abbondanza e la concentrazione delle
piogge subito dopo un autunno particolarmente secco, nonché la
sequenza ravvicinata di episodi tempestosi da libeccio, e la portata
dell'addolcimento dell'aria fino ad alta quota, sono indubbiamente
elementi di riflessione connessi con la tendenza all'aumento termico.
Altri approfondimenti
Situazione innevamento sulle Alpi francesi:
tanta neve così a metà
dicembre un anno su cinque.
RINGRAZIAMENTI
Un ringraziamento particolare a Maurizio Ratti (SMI/Osservatorio
di Pontremoli) e Luca Lombroso (Osservatorio
di Modena) per la consueta condivisione di dati e informazioni.
Devolvi il 5 per mille alla SMI!
Sosterrai
le ricerche su scienze dell'atmosfera, clima e ghiacciai,
e la salvaguardia degli osservatori meteorologici storici

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