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FINE OTTOBRE 2025, "MELISSA" SPAZZA I CARAIBI:
UN URAGANO TROPICALE ENTRATO
NEGLI ANNALI DELLA METEOROLOGIA


SMI / Redazione Nimbus
1° novembre 2025 (con aggiornamenti al 4 novembre)


A evento concluso, ecco un riepilogo sul violentissimo uragano tropicale “Melissa” che a fine ottobre 2025 ha colpito i Caraibi, entrando negli annali della meteorologia per diversi elementi legati alla sua intensità.

Immagine satellitare NOAA di Melissa sui mari a Sud della Giamaica.
 

Alimentato dal calore e dal vapore acqueo aggiuntivi ceduti da una superficie marina 1 °C più calda del normale, all'inizio della settimana si è intensificato fino alla categoria 5 della scala Saffir-Simpson, e martedì 28 ottobre con la sua impressionante struttura circolare dotata di occhio ben definito ha toccato la costa Sud della Giamaica come il più potente uragano atlantico noto al landfall (ovvero all'approdo in terraferma), pari merito con il celebre uragano del Labor Day del 1935 in Florida (inizio settembre) sia per velocità del vento (298 km/h come media in un minuto, con raffiche superiori) sia per bassa pressione atmosferica (892 hPa). Più di recente, anche Dorian aveva sprigionato venti di pari intensità sulle Bahamas il 1° settembre 2019, ma al suo centro la pressione non scese sotto i 910 hPa.

Una sonda meteorologica (dropsonde) rilasciata da un aereo dei cacciatori di uragani della NOAA - con l'obiettivo di migliorare più possibile la previsione della tempesta - ha rilevato venti fino a 406 km/h a una quota di 200 m in atmosfera libera, un record mondiale.
 
Le peggiori devastazioni sono toccate al settore Ovest della Giamaica, rimasto completamente al buio, e in particolare alla città costiera di Black River, sommersa dalla marea di tempesta. A contribuire ai gravi effetti in terraferma è stata la bassa velocità di spostamento dell'uragano (dell'ordine di 5-10 km/h), che ha fatto sì che indugiasse per molte ore sulle medesime zone.

Nonostante l'interferenza con i rilievi dell'isola ne abbia ridotto la forza, mercoledì (come ampiamente previsto), acquisendo via via maggiori velocità di traslazione, Melissa ha poi raggiunto la parte orientale di Cuba ancora in categoria 3 (venti medi su 1 minuto fino a 195 km/h), con gravi danni, dunque le Bahamas e Bermuda tra mercoledì e venerdì oscillando tra le categorie 1 e 2. Nell'isola di Hispaniola (Haiti e Repubblica Dominicana), Melissa si è fatto sentire soprattutto con piogge alluvionali.

Nell'insieme dei territori colpiti si stimano provvisoriamente perdite economiche per circa 4 miliardi di dollari e almeno 84 vittime: una tragedia, ma tutto sommato contenuta in proporzione alla violenza estrema dell'evento, grazie sia alla bassa densità abitativa del settore della Giamaica più colpito, sia - evidentemente - all'efficace allertamento della popolazione reso possibile dalle corrette previsioni meteorologiche.

Come abitualmente avviene, muovendosi verso Nord-Est sopra acque atlantiche meno calde e sovrastate da atmosfera dotata di crescente wind-shear (variazione di direzione e intensità del vento tra superficie e troposfera superiore, che penalizza la struttura dei cicloni tropicali) ieri, 31 ottobre, Melissa ha compiuto la transizione a sistema extra-tropicale. Ora si trova poco al largo di Terranova (Canada) con caratteristiche di un'ordinaria, seppure intensa, depressione ormai assorbita nella circolazione atmosferica delle medie latitudini, e si dirigerà verso l'Islanda martedì 4 novembre.

Il gruppo internazionale di ricerca World Weather Attribution, che si occupa di quantificare su basi statistiche e modellistiche il contributo del riscaldamento globale ai più rilevanti eventi meteorologici estremi che si susseguono nel mondo, sta preparando uno studio preliminare sull'influenza che i cambiamenti climatici possono aver avuto su Melissa: verrà diffuso al pubblico giovedì prossimo, 6 novembre, e ve ne daremo notizia.


 

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