di Paola Marchisio

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Il giorno di Santo Stefano ho ricevuto una mail abbastanza singolare dalla mia amica Paola che mi narrava di come aveva passato il Natale, un Natale molto particolare. Sapevo che le alture di Genova erano state ricoperte da un pesante strato di gelicidio, lo vedevo anche da dove abito io, nella Valbisagno all'altezza del cimitero di Staglieno, le colline si presentavano con un colore bianco tendente al grigio, e non come quando sono ricoperte dalla neve, di un bel bianco brillante.
La mail mi è talmente piaciuta che ho pensato di chiedere alla mia amica se poteva cambiare un po' la forma e metterlo giù come un piccolo raccontino, ed eccolo qua, vi lascio alla vostra lettura.

Massimo Riso

 

Ormai è risaputo che il Natale 2000 per quanto riguarda le condizioni meteorologiche, almeno nel Nord dell'Italia, è sicuramente da ricordare. Io personalmente non lo scorderò molto facilmente infatti dove abito io la situazione meteo è stata allucinante. Ho vissuto uno dei Natali più convulsi della mia vita!
Avevamo deciso, mio marito ed io d'accordo anche con mia sorella e famiglia di passarlo da mia madre, che abita a Genova in centro città. Noi abitiamo a Sant'Olcese , un paese sulle alture, fuori porta che è anche raggiungibile con un trenino caratteristico.
Il problema è stato che dalla sera del 24, a casa mia, ha cominciato prima a nevicare e poi a ghiacciare. La mattina del 25 sembrava che fosse passato il Generale Inverno e avesse paralizzato tutto nel ghiaccio. C'era una galaverna spaventosa: le macchine posteggiate sembravano quei Mammut che ritrovano negli Iceberg nei fumetti di Topolino, la strada era una pista da bob. Telefonato in comune ci siamo sentiti rispondere che c'era presente solo un operaio e quindi di passare con lo spargisale non se ne parlava neanche, almeno per quanto riguardava la strada che passa da me, essendo una strada secondaria. Il famigerato trenino non andava perché c'erano i cavi elettrici completamente ghiacciati. Andare a Genova si stava rivelando un'impresa a dir poco ardua!
In tutto questo bailamme mancava anche la corrente elettrica dalle tre di notte. Ovviamente il riscaldamento non andava e la stufa non si riusciva ad accendere perché c'era un vento terrificante che ti ricacciava il fumo nel camino. A quel punto abbiamo telefonato a mia sorella che abita a Savona (tra parentesi nevicava anche lì) che ci venisse incontro sulla strada provinciale, poi abbiamo indossato scarponi, RAMPONI (ringraziando il cielo facciamo alpinismo perciò siamo attrezzati) e zaino in spalla ci siamo fatti i due chilometri che ci separano dalla strada principale. Giuro che una condizione di ghiaccio vetrato così in montagna l'ho incontrata ben poche volte. 
Siamo arrivati da mia madre che erano quasi le due, mio cognato gentilmente mi ha subito detto che non ci avrebbe accompagnato alla sera per paura del ghiaccio. A quel punto con un giro di telefonate siamo riusciti a sapere che qualche trenino andava; e quindi dopo aver fatto il pranzo di Natale con l'imbuto alle quattro eravamo in stazione per sapere di che morte bisognava morire. E' stato un viaggio incredibile con gli omini del treno che, con le pertiche rompevano il ghiaccio sui cavi. Devo dire però che alla fine è stato anche divertente perché il paesaggio era impagabile e nonostante tutti i disagi è stato decisamente un Natale diverso e che, grazie alle famigerate condizioni meteo, non dimenticherò facilmente.

Foto di Paola Marchisio scattate all'alba della mattina di Natale con il flash.

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