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di Massimo Riso |
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Il racconto è liberamente tratto da un fatto realmente
accaduto, i luoghi che vengono descritti sono reali, per garantire la
privacy, i nomi delle persone sono stati cambiati
Massimo Riso

La via di salita e la posizione del
campo base
e dei tre campi di alta quota
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Antefatto
Sette amici sono partiti per il Kashmir in India con l'intenzione di
scalare il Nun, una montagna di 7135 m., hanno già installato il campo
base e ora stanno marciando verso il campo uno, sono ormai arrivati nei
pressi del ghiacciaio.
Daniele, con voce allegra ruppe il silenzio che si era instaurato durante
l'attraversamento delle morene: "Bene, come va? Vi sento tutti
silenziosi".
Laura rispose prontamente: "Non riesco a capire come fai a sentirci se
siamo silenziosi, dovresti sentirci se parlassimo! A parte gli scherzi, io
sto bene, finora non ho il minimo sintomo di mal di testa, non so gli
altri".
Tutti confermarono di stare bene, l'unico che ammise di avere qualcosa fu
Mario che intanto si era tolto lo zaino e stava estraendo dal suo interno
la corda e i ramponi: "Io sto bene e mi sento in forma, solo mi sta
ritornando quello strano fischio alle orecchie". Afferrò i ramponi dallo
zaino e li pose su una pietra piatta.
Il medico della spedizione, Franco, che anche lui si stava togliendo lo
zaino, intervenne subito: "Mal di testa non ne hai? Tutto il resto va
bene?".
"No, no, nessun mal di testa, finora, e nessun altro tipo di dolore,
comunque il fischio è molto debole e non mi dà molto fastidio".
"Bene, se è così non ti devi preoccupare, almeno fin tanto che non senti
dolore, ma io sono dell'idea che con l'acclimatazione dovrebbe passarti".
Tutti si erano già allacciati i ramponi e ora si stavano legando per
l'attraversamento del ghiacciaio, come le volte precedenti partirono prima
Daniele, Franco e Laura, seguirono Mario e Giorgio, e per ultimi Giovanni
e Sandro.
Dopo quasi due ore di marcia sul ghiacciaio si udì un'esclamazione
provenire dalla cordata che chiudeva il gruppo: "Porca Miseria! Ho
lasciato il fornellino nella tenda!"
Era Sandro che contemporaneamente all'esclamazione si arrestò dando uno
strattone a Giovanni che rimase sorpreso.
"Ehi! Avverti quando ti fermi! Come hai detto? Hai lasciato il fornellino
nella tenda?"
"Sì, lo avevo appoggiato sullo zoccolo della tenda e lì l'ho lasciato, mi
è venuto in mente adesso".
"Non è grave" Intervenne Giorgio "Ne abbiamo due noi, però stai attento,
se succede quando andremo ai campi alti sarebbe gravissimo, perché
dovremmo tornare indietro, lassù non puoi rischiare di rimanere senza
fornellino".
"Si capisco, farò tesoro di questo consiglio".
"Scusate se vi interrompo" Disse Mario con tono preoccupato "Ma si stanno
addensando dei grossi nuvoloni che non promettono nulla di buono, io direi
di rimetterci in cammino, non vorrei dover preparare il campo sotto una
bufera di neve".
"Pensi davvero che nevicherà?" Intervenne Laura.

Cumulonembi temporaleschi
come quelli avvistati vicino allo Z1
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"Se lo dice Lui ti poi fidare, è il nostro meteorologo"
Replicò Sandro in modo scherzoso.
"No, non sono un meteorologo, ma la meteorologia mi piace, e ho letto
molto sull'argomento, ma la migliore insegnante è l'osservazione, saper
cogliere quei piccoli particolari che ti possono permettere di fare una
previsione del tempo a breve termine, vedi quei grossi nuvoloni a destra
dello Z1?"
"Sì, li vedo" Rispose Laura.
"Osserva bene il loro contorno, specialmente nella loro parte sommitale".
"Mi pare che sopra non abbiano un contorno definito, ma è tutto sfumato,
sfilacciato direi".
"Esatto, quello è uno di quei particolari che bisogna osservare, quando un
cumulonembo, cioè una nube temporalesca, proprio come quelle che abbiamo
davanti, perde consistenza nella parte superiore, comincia il contorno a
divenire poco definito e sfilacciato, significa che si cominciano a
formare cristalli di ghiaccio, che via via vanno aumentando di dimensione
fino al momento in cui il vento non riesce più a sostenerli, a questo
punto precipitano, e nella caduta attraversano la nube condensando altro
vapore e continuando ad aumentare di peso e di conseguenza la velocità di
caduta, se la temperatura al suolo è bassa, vicino allo zero, come ora, o
ancora meglio se più bassa, si avrà una nevicata, se invece la temperatura
è più alta si avrà un acquazzone"
Tutti ascoltarono la sua spiegazione in silenzio, fu Sandro a intervenire
per primo: "Te lo avevo detto che era un meteorologo, guarda un po' che
razza di spiegazione ha tirato fuori da quella nuvola"
"Si, si, prendimi in giro, intanto non si chiama nuvola ma nube,
incamminiamoci piuttosto, non vorrei che anziché un semplice temporale
fosse una bufera in piena regola.”
Si incamminarono con passo lento e cadenzato senza più fermarsi, Mario non
era più il solo a osservare quei nuvoloni, che via via andavano
ingrandendosi e avvicinandosi.

Una tendina al campo 1
l'inizio della bufera
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Quando raggiunsero la sella nevosa dove avevano fatto
il deposito materiali due giorni prima, avevano ormai occupato quasi tutto
il cielo, erano talmente grandi che non si vedeva più la sommità, è come
voler osservare la chioma di un grande albero quando si è alla base del
tronco. Cominciava a vedersi nell'aria qualche fiocco di neve.
Daniele diede subito le direttive per l'installazione del campo: "Bene,
per prima cosa tiriamo fuori le tendine da sotto il cumulo di pietre"
Indicando con l'indice il deposito materiali costruito due giorni prima
"Poi prepariamo le piazzole, metterei due tendine affiancate e l'altra
quella da tre posti, davanti alle due in modo da essere più vicini
possibile, se dovessimo scambiarci qualcosa non dovremmo uscire, in quella
da tre posti come al soliti ci andranno: Mario, Giorgio e Franco, nelle
altre due Giovanni e Sandro e Lauta ed io.”
Laura e Daniele finirono per primi di montare la tendina, senza badare
troppo al disordine buttarono letteralmente gli zaini all'interno della
tenda poi piantarono completamente le due piccozze nella neve, una davanti
e una dietro alla tendina, poi vi fissarono due tiranti che ancoravano la
paleria della tenda in un modo sufficientemente sicuro.
Mario, Giorgio e Franco finirono pochi minuti dopo, i radi fiocchi erano
ormai divenuti una fitta nevicata, e le prime raffiche di vento
cominciavano a scrollare le tende, Giovanni e Sandro erano ancora alle
prese con la paleria.
Una sequela di bestemmie uscì dalla bocca di Giovanni, il vento cominciava
ormai a rinforzare, la temperatura stava velocemente precipitando, e due
paletti della tendina non volevano sapere di innestarsi.
Daniele uscì la testa fuori dalla tendina subito imitato da Laura: "Cosa
succede? Come mai non avete ancora montato la tendina?"
"Due paletti non vogliono innestarsi, con capisco che cosa gli ha preso."
"Aspettate un attimo vengo po’ vedere."
Ma prima si voltò e si rivolse a Laura.
"Laura, tu puoi rientrare dentro la tendina, è inutile che stai fuori a
prendere freddo, io do una mano a loro poi arrivo."
"Va bene, allora io entro dentro."
Poi Daniele si rivolse a Giovanni: "Fammi un po’ vedere questi paletti."
Giovanni glieli porse.
Con la mano guantata pulì l'innesto del paletto e vi guardò dentro. Poi
esclamò "Per forza non riesci a montarli, il bordo dell'innesto è
ammaccato! Sandro passami un po’ la piccozza che hai lì a fianco."
"Che cosa ne vuoi fare?"
"Passamela, non ci pensare, e sbrigati!"
Senza replicare Sandro gli passò la piccozza. Daniele infilò la punta
affilata della becca nell'innesto femmina, poi fece ruotare quest’ultimo
facendo pressione, si formò una svasatura sull’innesto che eliminò
l'ammaccatura, poi prese l'altro paletto maschio e lo innestò. "Ora è a
posto!" Disse gridando. Il vento era ormai molto forte e faticavano a
capirsi anche se erano molto vicini l'uno all'altro. "Vi do una mano a
montarla, e speriamo di farcela."
Faticarono molto a montare il sovratelo, il vento lo sbatteva e lo
strappava dalle loro mani.
"Attenzione a non farvelo sfuggite di mano!" Gridò Daniele.
Ma poi riuscirono ad agganciarlo saldamente.
"Bene, ora è tutto a posto, entriamo nelle tende, e che Dio ce la mandi
buona!"
Laura era rintanata nella tendina che veniva sballottata dal vento,
cominciava quasi ad aver paura quando vide aprirsi la cerniera lampo
dell'apertura, era Daniele, quasi si gettò all'interno, lasciando fuori i
piedi.
"Ce l'avete fatta?" Disse Laura.
"Si, ma ora fammi togliere gli scarponi prima che qui dentro si riempia
tutto di neve."
Si sfilò gli scafi dei scarponi, li mise all'interno della tendina
nell'angolo vicino alla porta ancora aperta, poi entrò anche i piedi e
finalmente chiuse la cerniera della porta.
All'interno della tenda sembrava di essere in paradiso, non vi era vento,
e soprattutto il viso non era più sferzato dalla neve sparata dal vento,
ogni fiocco era come una puntura di ago.
"Che cosa è successo?" Chiese Laura.
"Fammi riprendere un po’ il fiato." E fece una smorfia di dolore
stringendosi le mani, poi si tolse i guanti si aprì la giacca a vento e
mise le mani sotto le ascelle facendo smorfie di dolore.
"Ti fanno male le mani?" Disse Laura.
"Si, mi sembra che me le stiano stritolando in mezzo ad una morsa, ma è
questione di pochi minuti."
Ci furono cinque minuti di silenzio, Laura era rannicchiata in un angolo
della tendina mentre Daniele cercava di riattivare la circolazione nelle
mani congelate dal freddo. Parlava solo la bufera, che sembrava accanirsi
con tutte le sue forze contro quelle povere tendine, si flettevano sotto
ogni raffica per poi riaddrizzarsi come se niente fosse.
Sandro fu il primo a muoversi, tirò fuori le mani da sotto le ascelle, ora
non aveva più in viso quella smorfia di dolore, ed aprì lo zaino, tirò
fuori un paio di muffoloni di piumino, li calzò e disse "Con questi ora
non avrò più freddo alle mani."
Che cosa è successo poi? Come mai non riuscivano a montare la tenda?"
Disse Laura.
"Niente, semplicemente non riuscivano ad innestare un paletto, ma ora è
tutto a posto, sono al riparo anche loro."
"Non avrei mai immaginato che una bufera potesse sopraggiungere così
velocemente, e la temperatura? Non l'ho mai vista precipitare così
velocemente, quanto saremo ora?"
"Almeno dieci o quindici gradi sotto zero, e continua a scendere."
In quel momento una raffica più forte delle altre piegò talmente tanto la
tendina da sbattere il telo del tetto a cupola contro le loro teste,
fortunatamente quella raffica durò poco. Ma non era che l'inizio.
"Mamma mia! Daniele, dici che resisterà la tendina?"
"Certo, questo tipo di tende sono collaudate dentro la galleria del vento,
si piegano sotto la violenza delle raffiche ma non si rompono."
Disse così per tranquillizzare Laura, non sarebbe servito a nulla
allarmarla ulteriormente, ma in cuor suo non era molto sicuro che la tenda
avrebbe resistito se la bufera avesse continuato ad aumentare la sua
intensità.
Erano le dodici e trenta, la bufera imperversava ormai da un'ora, il cielo
era divenuto talmente scuro che sembrava prossimo il tramonto, la
temperatura era scesa a venti gradi sotto zero e la colonnina del
termometro non dava segni di rallentare la sua caduta, tutti erano
infilati nei sacchi a pelo, avevano indossato le giacche a vento con
doppia imbottitura, i passamontagna e i muffoloni di piumino per poter
tenere le mani fuori dal sacco a pelo. Nessuno parlava, tutti ascoltavano
il vento e la neve che si accanivano contro il telo della tendina. Fu
Laura a parlare per prima, a gridare per prima, tanto era violento il
rumore della tendina sferzata dalla bufera: "Daniele, cosa ne dici se ci
facessimo un po’ di tè caldo? Io mi sto trasformando in un cubetto di
ghiaccio."
Daniele non rispose subito, la sua mente vide Laura imprigionata dentro un
cubetto di ghiaccio che stava morendo nel tentativo di uscirne, ma le
pareti erano resistentissime, vide chiara l'immagine di Laura che si
accasciava al suolo graffiando con le unghie la parete di ghiaccio, e poi
rimaneva immobile rannicchiata sul pavimento all'interno del cubetto di
ghiaccio. Scacciò dalla mente questa immagine e rispose: "Si, è una buona
idea, però bisogna fare molta attenzione, guai se si dovesse rovesciare il
pentolino, bagnerebbe i sacchi a pelo, e con questa temperatura sarebbe un
disastro.
Le tende di alta quota sono fornite di un accessorio molto particolare,
indispensabile in momenti come questi quando non è possibile aprire la
porta, a pochi centimetri dal fondo della tenda, appena sopra lo zoccolo
vi sono due manicotti, uno per parte, normalmente chiusi da un cordino,
sciogliendolo ed introducendo un braccio nel manicotto si può accedere a
quel piccolo spazio che si trova fra il telo interno ed i sovratelo
esterno, con questo sistema si può prendere della neve dall'esterno per
farla sciogliere senza fare entrare vento e neve, in alta quota la neve
fusa è l'unica fonte di acqua.
Daniele si tolse i muffoloni e riempì il pentolino di neve, lo posò sul
fondo della tenda, aprì il rubinetto del fornellino, ma una brutta
sorpresa li attendeva, il fornellino gorgogliò per qualche secondo,
fuoriuscì dall'ugello una sorta di burro mezzo fuso, poi più niente.
"Siamo nei guai." Disse Daniele con tono serio e preoccupato.
"Che cosa succede?" Disse Laura "Non funziona il fornellino?"
"Peggio, se il fornellino fosse guasto si potrebbe tentare di ripararlo."
"E allora?"
"Si è gelato il gas all'interno della bomboletta."
"Non potremmo scaldare la bomboletta nel sacco a pelo?" Disse Laura
pensando che fosse la cosa più logica che si potesse fare, se una cosa è
gelata bisogna scaldarla.
"Non servirebbe a niente."
"E perche?"
"Scaldando la bombola nel sacco a pelo riusciremmo sicuramente ad
accendere il fornellino."
"Bene, una volta acceso il calore della fiamma manterrà il fornellino
caldo."
"Sarebbe troppo bello se fosse cosi."
"Laura lo guardò con una espressione interrogativa, perché non è cosi?"
"No, nel momento che apri il rubinetto il gas all'interno della bombola si
espande raffreddandosi repentinamente e gelando nuovamente, non
riusciremmo neppure a sciogliere tanta neve da bere un cucchiaio di acqua,
hai mai notato che questi fornellini quando li adoperi in un clima caldo
umido trasudano acqua? Sulla bombola si condensa l'umidità, così come si
appannano i vetri di casa nelle fredde giornate di inverno, il gas
fuoriuscendo dal fornellino si espande e si raffredda raffreddando a sua
volta la bomboletta."
Un'espressione di sconforto si dipinse sul viso di Laura: "Ma allora non
c'è niente da fare!"
"Niente no, ci sono due metodi per poter far funzionare il fornellino, ma
sono da usarsi solo in caso di estrema necessità, e non è il nostro caso,
almeno per ora. Il primo è quello di continuare a scaldare la bombola mano
a mano che si raffredda, ed è per questo che abbiamo portato molti
accendisigari, si tiene l'accendisigari in tasca al caldo, se no gela
anche lui, con esso si scalda la bombola appena la fiamma tende a calare,
ma capisci bene che per fare un pentolino di tè ci vogliono almeno un paio
di accendisigari."
"E l'altro metodo?"
"L'altro metodo è più semplice ma enormemente più pericoloso, consiste
nell’accendere il fornellino all'interno del sacco a pelo al caldo, ma
basta un non nulla per mandare a fuoco il sacco a pelo e con esso tutta la
tenda, questi materiali sintetici sono enormemente infiammabili."
"Ho capito, niente te,"
"Mi dispiace, ma non posso farci niente, può darsi che fra un po’ questa
bufera, così come è venuta se ne vada, ed allora se esce un po’ di sole la
temperatura sale rapidamente."
"Ho un freddo cane, se non ti dispiace mi chiudo nel sacco a pelo, vedo se
riesco a scaldarmi un po’."
"Figurati, fai pure, però mi raccomando, con queste temperature non si
scherza, se dovessi avere sempre più freddo, per prima cosa avvertimi, in
quel caso bisogna fare un po’ di moto, un po’ di flessioni, due
piegamenti, guai a restare fermi, si corre il rischio di rimanere
congelati."
"D'accordo, lo terrò presente."
"Mi, raccomando."
Mentre diceva questo si ricordò di avere in tasca una manciata di
caramelle al miele, ne portava sempre una piccola scorta con sé.
"Se ne vuoi ho delle caramelle al miele."
"Si grazie, dammene una."
Ne prese un paio, una la porse a Laura e l'altra per sé. Dopo averla
scartata si mise nuovamente i muffoloni e si introdusse anche lui nel
sacco a pelo.
Erano passate un paio di ore la temperatura si era stabilizzata fra i
ventisei e i ventotto sotto zero, tutti e sette erano sprofondati
all'interno dei loro sacchi di piumino, ascoltavano la bufera che
imperversava, il forte vento impediva alla neve di accumularsi sopra le
tendine, ne era già cauta oltre trenta centimetri. Giovanni
incredibilmente si era addormentato, e Sandro se ne stava disteso nel
sacco a pelo con lo sguardo fisso in un punto imprecisato del soffitto
della tenda, non stava pensando a nulla, ascoltava la bufera che non dava
nessun cenno a diminuire di intensità, ma anzi, il vento dava
l'impressione che rinforzasse ulteriormente. Mentre erano in quelle
condizioni alcune fibre difettose del filo della cucitura dello spigolo in
basso sulla destra della porta di entrata cominciarono a cedere, ad ogni
raffica di vento nuove fibre si rompevano e la resistenza della cucitura
diminuiva affaticando di più le fibre ancora intere.
Sandro stava fissando il tetto quando la sua attenzione fu richiamata da
una zona più luminosa in basso vicino all'entrata, non capì subito da che
cosa potesse essere prodotta, ma quando dopo una raffica più forte delle
altre la zona chiara diventò più ampia capì al volo, il sovratelo esterno
si stava rompendo.
"Gianni! Gianni! Svegliati!" Gridò terrorizzato.
"Che cosa diavolo c'è?" Rispose Giovanni da dentro al sacco a pelo ancora
mezzo addormentato.
"Svegliati! La tenda si sta rompendo!"
"Come sarebbe, si sta rompendo." Ed uscì la testa fuori dal sacco, proprio
in quel momento un’altra raffica violenta squarciò letteralmente in due il
sovratelo, lasciando la tenda con il solo sottile telo interno, ora a
diretto contatto con la bufera.
Sandro si stava facendo prendere dal panico e non ragionava più, smaniava
e gridava che ormai erano persi, Giovanni era ancora calmo, e cercava di
ragionare, di farsi venire in mente una via di uscita, nel mentre la
sottile tela della tenda veniva stirata e sbattuta oltre i limiti della
sua resistenza, disse con tono fermo e autoritario: "Stai calmo! c'è
ancora una cosa che possiamo fare, abbiamo qui nello zaino l'altra
tendina, fortunatamente è uguale a questa, tiriamola fuori e cerchiamo di
sostituire il sovratelo che si è rotto."
"Si forse è una buona idea." Disse, e si accanì con lo zaino, lo aprì ed
estrasse la tendina ben riposta nel sua sacchetto, non riusciva ad aprirlo
con i muffoloni, era legato con un cordino, se li tolse e finalmente
riuscì a srotolare la tendina, Giovanni afferrò l'altro lato e disse con
calma: "Ora dobbiamo coprirci bene ed uscire, cercando nel più breve tempo
possibile, di fissare per bene il sovratelo ai picchetti della tenda.”
Dopo che si vestirono per bene Giovanni disse: “Sei pronto Sandro?"
"Un attimo, mi infilo i muffoloni poi andiamo."
Allungò la mano per afferrare le muffole precedentemente posate sul fondo
della tenda quando, con un fragore incredibile, il sottile telo cedette,
si cominciò a squarciare esattamente nello stesso punto dove aveva ceduto
il sovratelo, in meno di un secondo la tenda era a brandelli, Gianni
osservò quello squarcio come se avanzasse al rallentatore, vedeva quasi i
fili del tessuto rompersi uno dopo l'altro sotto la spinta del vento, ed i
fiocchi di neve prendere possesso dell'interno della tenda. Appena riuscì
a superare quel momento si lanciò con tutta la sua forza sui sacchi a pelo
abbandonati sul fondo della tenda, fece appena a tempo a bloccarli, gli
scivolavano di mano come un'anguilla appena pescata, con quei muffoloni
alle mani non aveva presa, gridò disperato: “Sandro! Dammi una mano se
perdiamo i scacchi a pelo siamo finiti!.
Sandro si lanciò anche lui sui sacchi.
Mario, Giorgio, Daniele Franco e Laura erano rintanati all'interno delle
loro tendine, ben avvolti dai propri sacchi a pelo non si rendevano conto
del dramma che si stava compiendo fuori. Il fragore della tempesta era
così intenso che impediva praticamente qualunque dialogo, anche a pochi
centimetri di distanza per potersi scambiare qualche parola bisognava
urlare, e con la gola infiammata dall'aria secca che vi è in alta quota
non è una cosa piacevole.
Sandro e Giovanni erano rannicchiati su quello che rimaneva del fondo
della tendina, stavano piano piano appallottolando i sacchi a pelo, una
mossa sbagliata e il vento glieli avrebbe strappati dalle mani.
Quando Sandro fu ormai sicuro di tenere bene il sacco urlò verso Giovanni:
“L’unica cosa da fare è di andare nella tenda con Mario e Giorgio,
nell’altra sono già in tre.”
“Hai ragione.” Rispose Gianni. “Ci spostiamo con cautela trascinando anche
gli zaini e poi entriamo nella tenda di Mario e Giorgio.”
Giorgio incredibilmente era riuscito ad addormentarsi rintanato nel suo
sacco a pelo, Mario stava guardando il flettersi della tenda ad ogni
raffica, quando all’improvviso vide aprirsi la tenda, gli venne quasi un
mancamento pensava che la tenda avesse ceduto, si tranquillizzò, ma fino
ad un certo punto, quando vide la testa di Sandro entrare.
Sandro si buttò all’interno travolgendo letteralmente Giovanni che stava
dormendo dentro il sacco a pelo, che istintivamente tirò un urlo e uscì la
testa fuori dal sacco a pelo.
Sandro buttò il sacco che teneva stretto in mano addosso a Giorgio che
stava sempre più agitandosi senza capire che cosa succedeva, poi buttò
dentro lo zaino ed entrò completamente anche lui, poi fu il turno di
Giovanni, appena anche lui fu entrato completamente chiuse subito la
cerniera della tendina e finalmente spiegarono la situazione.
“Certo che siamo in una brutta situazione .” Disse Giorgio. “Se dovesse
cedere un’altra tendina non so se ce la caveremo, in sette in una tendina
per tre è arduo entrarci.
Tutti guardarono Mario che stava fissando l’altimetro.
“Che cosa succede.” Disse Sandro. “Qualche altra sciagura in vista?”
“Nooo… questa è una buona notizia! La pressione ha cominciato a salire,
ciò significa che la bufera dovrebbe cominciare a calmarsi, il grosso
dovrebbe ormai essere passato.
Dopo due ore la bufera si calmò completamente, e poterono così riposare
tranquilli per tutta la notte.
Alle sei di mattina, quando le luci dell'alba rivaleggiano con l'oscurità
della notte un boato scosse l'aria, una valanga si era staccata da un
pendio poco lontano.
Quasi contemporaneamente due sibili di cerniera lampo fendettero l'aria e
sette persone si guardarono negli occhi perplesse e impaurite.
Laura, la più impaurita disse: "Siamo sicuri qui? Non ci sarà pericolo?"
"No" Rispose Mario "Siamo su di un poggio ed il pendio che abbiamo a monte
non è molto ripido, puoi stare tranquilla; comunque io direi appena
possibile di ridiscendere al campo base e aspettare un paio di giorni che
la neve si assesti."
Tutti furono d'accordo, alle nove arrancando nella neve fonda ritornarono
al campo base.
I sette amici non riuscirono più a raggiungere la vetta, le bufere si
susseguirono con la frequenza di una ogni tre o quattro giorni,
fortunatamente non più così violente.
Fra una bufera e l'altra riuscirono però a montare tre campi e a scalare
la White Needle 6600 m, una vetta secondaria del gruppo del Nun Kun. |