Come consuetudine l’Organizzazione Meteorologica
Mondiale ha resi noti i dati relativi all’andamento climatico per l’anno
2001 nel mondo, a mezzo della consueta pubblicazione n° 940. Vediamo di
analizzare le caratteristiche meteorologiche più interessanti dell’anno
trascorso.
TEMPERATURE
La temperatura superficiale media dell’intero pianeta è
stata di 0.42°C superiore al valore climatologico normale, riferito al
periodo 1961-1990. Questo è comunque il secondo anno più caldo dall’inizio
delle registrazioni nel 1861, preceduto dal 1998. Ma osservando i dati da
un punto di vista geografico si nota che il 2001 è stato il più caldo in
assoluto se si considerano le regioni extratropicali settentrionali (a
nord del 20° parallelo) con una differenza rispetto alla norma di +0.67°C.
Le regioni extratropicali dell’emisfero australe (a sud del 20° parallelo)
hanno fatto registrare un temperatura media che ha eguagliato il record
verificatosi nel 1998 con 0.30°C oltre la norma.
Nel periodo invernale le temperature dell’emisfero
boreale sono risultate piuttosto rigide, con scarti sotto la norma di 1°C
e oltre 3°C rispettivamente in gran parte degli Stati Uniti e nella
Federazione Russa. In Siberia, a Ojmjakon, il 29 gennaio è stata
registrata una temperatura estrema di –61.4°C. Altre anomalie fredde
invernali si sono registrate nell’India settentrionale e in Bolivia. Anche
in Canada, nonostante l’inverno rigido, la temperatura media è stata di
1.7°C sopra la normale climatologia, risultando, insieme al 1999, il 3°
anno più caldo dal 1948 mentre negli Stati Uniti è stato il 6° anno più
caldo negli ultimi 107 anni. In Giappone il valore del termometro ha
superato di 0.18°C quello normale, stabilendosi al 12° posto in
graduatoria, mentre in Australia per il terzo anno consecutivo la
temperatura media è risultata vicino alla norma.
In Europa, gli estremi del freddo si sono verificati in
Scandinavia con –43.6°C in Norvegia a Kautokeino, -39.9°C a Karesuando in
Svezia e –40.0°C a Enontekio in Finlandia tra il 23 e il 24 febbraio.
Anche il mese di aprile ha riservato sorprese gelide, con una punta di
–29.7°C il giorno 14 a Nikkaluokta, in Svezia. In questo paese la media
annua è stata 0.7°C, e in Norvegia di 0.3°C, sotto la norma. Nonostante
questi valori più bassi del normale, il resto d’Europa ha riscontrato
temperature più alte: in Francia e Islanda è stato il 6° anno più caldo
dal 1949. In Islanda, a dicembre è stata registrata la temperatura di
18.4°C, la più alta mai registrata per dicembre. Nella lunga serie della
CET (Central England Temperature), che ha ormai raggiunto 343 anni di
osservazioni, l’ottobre 2001 è risultato il più caldo mai registrato. Lo
stesso mese è stato il più caldo in 100 anni in Danimarca e in Germania
dove, in quest’ultimo paese, è stato di 4°C sopra la norma.
PRECIPITAZIONI
La Niña ha dominato nei primi mesi del 2001
nell’Australia settentrionale e centrale provocando precipitazioni oltre
la norma con fenomeni estremi. Ad Alice Springs, per esempio, in quattro
giorni, nel mese di gennaio, sono caduti 240 mm di pioggia; solamente 40
mm in meno della quantità media annua. Nell’Iran settentrionale, in
agosto, un’improvvisa alluvione ha causato almeno 183 morti nelle province
del Golestan e del Khorassan. In Siberia, dopo un inverno freddo, le alte
temperature primaverili (a marzo la temperatura è stata da 2 a 5 gradi
sopra la media) hanno accelerato lo scioglimento delle nevi e dei ghiacci
provocando inondazioni che, in Yakuzia, hanno costretto 300.000 persone ad
abbandonare le proprie case. Anche la calda primavera degli Stati Uniti
determinante il rapido scioglimento delle nevi, abbinata a forti
precipitazioni temporalesche, ha provocato vasti allagamenti; il fiume
Mississippi è stato interdetto alla navigazione per un tratto di 640 km.
Precipitazioni sopra la media in Bolivia, nei primi mesi dell’anno, e in
Argentina tra agosto e ottobre. A Buenos Aires, in quest’ultimo mese, sono
caduti 250 mm, il doppio del normale. Tra febbraio e aprile in Mozambico,
Zimbabwe, Malawi e Zambia, pesanti piogge hanno causato allagamenti che
hanno provocato la perdita di 200 vite umane, la distruzione dei raccolti
e migliaia di senza tetto. A settembre, i corsi d’acqua del Chad e il
fiume Niger, in Guinea, sono esondati e hanno sommerso oltre 17.000 ettari
di terreni coltivati e causato la morte di quasi 100 persone. A novembre,
centinaia di vittime nella gravissima alluvione di Algeri, dove sono
caduti più di 100 mm di pioggia in poche ore. Piogge torrenziali a Java,
in Indonesia, hanno provocato in febbraio gravissimi danni all’agricoltura
e alle abitazioni. A Vihn, nel bacino del Mekong in Viet Nam, alla fine di
ottobre, sono caduti 685 mm in una settimana; tra agosto e ottobre le
inondazioni che hanno colpito il Delta di quel fiume, hanno provocato
numerose centinaia di morti.
In Europa si sono avuti quantitativi superiori al
normale nei primi tre mesi dell’anno in Inghilterra e Galles. Il periodo
di due anni, tra aprile 1999 e il marzo 2001, è stato il piovoso della
serie temporale di 236 anni delle precipitazioni in questi due paesi. In
Bretagna, nel periodo ottobre 2000-marzo 2001, il totale delle
precipitazioni è stato eccezionale; ovunque superiore tra il 20% e il 40%
e in alcune località è stato stabilito il nuovo record di quantità di
pioggia per il semestre invernale: Rennes 721 mm, Brest 1260 mm. Nel mese
di marzo si sono registrate disastrose inondazioni in Ungheria; il fiume
Tisza ha raggiunto a Zahony, 7.60 m oltre lo zero igrometrico,
raggiungendo il più alto livello dal 1888. In luglio gravi alluvioni hanno
causato 52 morti nel sud-ovest della Polonia, nel bacino della Vistola,
dove 140.000 persone hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni. Anche
nella Repubblica Ceca il tributo di vittime è stato molto alto: 39 morti.
URAGANI E TIFONI
Nel 2001 nel Nord Atlantico si sono verificate 15
tempeste, cinque in più della media sul lungo periodo. Nove di queste
hanno raggiunto il livello di uragano, quattro delle quali sono diventate
di categoria 3 o superiore (vento a oltre 179 km/h); continua così il
periodo di grande attività degli uragani, iniziato nel 1995. Nell’Oceano
Pacifico occidentale si sono formati 26 cicloni tropicali (media periodo
1971-2000: 27 cicloni). Cinque di essi hanno raggiunto in seguito il
livello di tempesta tropicale nell’Oceano Indiano sud occidentale (la metà
del normale).
In giugno la tempesta tropicale Allison ha fatto
registrare più di 750 mm di pioggia in molte località del Texas sud
orientale. Il lento movimento lungo la fascia meridionale degli Stati
Uniti ha causato 41 morti, estesi allagamenti e gravissimi danni, tanto
che Allison risulta essere la tempesta tropicale con più costi materiali
mai avvenuta negli States. Il ciclone tropicale diventato successivamente
l’Uragano Michelle, che ha prodotto incessanti precipitazioni e 10 decessi
in Nicaragua, dopo aver deviato sulla Jamaica, si è diretto verso Cuba
all’inizio di novembre, dove risulta essere stato l’uragano più grave dal
1952, raggiungendo categoria 4. Il più grave tifone del Pacifico
occidentale è stato Chebi, che ha colpito in giugno la provincia di
Fujian, in Cina, con venti a 120 km/h, causando 150 morti. Altri tifoni di
minore intensità, con venti che non hanno superato 111 km/h, come Utor e
Toraji, hanno comunque provocato in luglio nelle Filippine la morte di
oltre 100 persone il primo e 200 il secondo.
GRAVI ED ESTESE SICCITA’
La gravissima siccità che ha interessato l’Asia
centrale e meridionale dal 1998 è proseguita anche nel 2001, interessando
maggiormente l’Iran, l’Afghanistan e il Pakistan. In queste regioni le
precipitazioni del semestre umido (novembre-aprile) sono state meno del
55% del normale e la congiuntura con le elevate temperature estive, ha
reso ancora più grave la situazione sanitaria e alimentare.
Nonostante gennaio nel Corno d’Africa sia stato uno dei più piovosi da 40
anni, continua il periodo siccitoso. La stagione piovosa più lunga
(marzo-maggio) ha avuto apporti pluviometrici molto al di sotto della
norma e, in alcune aree, il mese di maggio è stato il più asciutto dal
1961; anche la stagione piovosa breve (ottobre-novembre) non ha fornito
piogge tali da tamponare la necessità di acqua per la popolazione, che
dura da ormai tre anni.
Condizioni molto siccitose si sono verificate durante l’estate e autunno
australe nella maggior parte del Brasile. Nel primo semestre dell’anno,
anche il nord della Cina, parte dell’America Centrale, le due Coree e il
Giappone sono stati colpiti da grave siccità e conseguente razionamento
dell’acqua potabile. Le coste americane dell’Oceano Pacifico
settentrionale hanno avuto il periodo invernale (novembre 2000-febbraio
2001) avaro di precipitazioni, tanto che sono stati presi provvedimenti di
razionamento dell’acqua. La fine dell’anno ha visto l’intero Canada privo,
o quasi, di precipitazioni: a Montreal 35 giorni senza pioggia; in molte
aree è risultata la stagione più secca in oltre 100 anni di misurazioni
pluviometriche.
Anche la copertura di ghiacci marini, nel 2001, è rimasta, come per gli
anni precedenti, di circa il 3% inferiore alla media a lungo termine, sia
per l’Artide che l’Antartide.
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