Prima parte
Introduzione
La più affascinante, la più leggiadra delle
idrometeore, gioia immensa della nostra infanzia.
La poesia dei paesaggi innevati!
Mi vengono in mente i versi di Orazio:
“ Vedi come per l'alta neve candido
s' erge il Soratte! Già le selve cedono
al peso affaticate e i fiumi
ristanno stretti per il gelo acuto.
Sciogli il freddo, altri legni al focolare
aggiungendo abbondanti, e mesci prodigo,
Taliarco, vino di quattr'anni
dall'anfora sabina bi-orecchiuta ..”
A Taliarco (I, 9), traduzione di Paolo Buffalino
Ma la neve adornamento magico della natura di cui
illustreremo le caratteristiche principali, non è solo suggestione ma
anche, attraverso il turismo invernale, risorsa economica fondamentale
per molti paesi di montagna ed è pure positivo elemento dal punto di
vista idrogeologico, agricolo e forestale, anche se ovviamente può
produrre fastidi, disagi e problemi nelle nostre città.
La formazione della neve
La formazione della neve, come peraltro quella della
pioggia, è un fenomeno molto complesso.
Le nuvole sono costituite di microscopiche goccioline
d’acqua (droplet) del diametro di 10-50 micron, formatisi
dall’aggregazione di miliardi di molecole di H2O del vapore saturo o
soprasaturo attorno a dei nuclei di condensazione costituiti da grani di
pulviscolo atmosferico ( sale marino, solfati o nitrati), denominati
nuclei di Aitken. Nelle nuvole a temperatura positiva, le gocce di
pioggia (diametro 0,5- 0,2mm) si formano per urto reciproco
(coalescenza) delle “droplet”. In quelle a temperatura negativa
avvengono altri fenomeni:
-
Innanzitutto le
goccioline d’acqua possono rimanere allo stato liquido
(soprafusione) sino a circa – 40 °C (temperatura che troviamo di
norma a partire dagli 8 Km di altezza).
-
Alcune impurità, dette
nuclei di congelamento o germi di ghiaccio, hanno la capacità di
coagulare (sublimare) il vapore d’acqua formando dei microscopici
cristalli di ghiaccio.Tale effetto pare avere un massimo di
efficacia nella parte della nube dove le temperature sono comprese
tra –12 e – 17 °C.
-
La tensione di vapore
di saturazione dell’acqua soprafusa è maggiore di quella del
ghiaccio alla stessa temperatura con un massimo attorno i – 15 °C (
vedi fig. 1; attenzione la scala delle ordinate è logaritmica!) e
quando l’aria è satura o soprasatura rispetto al liquido essa è
maggiormente soprasatura rispetto al ghiaccio (ciò è dovuto al fatto
che il passaggio dal solido al vapore, la sublimazione, richiede una
energia superiore di quella richiesta dall’evaporazione). Ciò
comporta un passaggio di molecole di vapore dall’ambiente al
microcristallo, vapore in parte reintegrato dall’evaporazione delle
goccioline d’acqua che vedono la loro massa ridursi mentre quella
del cristallo aumenta (processo di Bergeron-Fidstein).
-
Dato che il grado di
soprasaturazione dell'aria rispetto al ghiaccio può essere piuttosto
elevato, la crescita dei cristallini, fino a delle dimensioni
abbastanza grandi (qualche centinaio di micron) da farli cadere
verso terra,. è in genere rapida.
-
Durante a loro caduta
essi possono ingrandirsi ulteriormente urtando contro le goccioline
soprafuse della nube, le quali congelano immediatamente sulla loro
superficie (brinamento); il cristallo con questo processo può
trasformarsi in una pallina di ghiaccio tenero (neve granulosa). I
movimenti turbinosi dell'aria possono talora provocare la rottura
del cristallo; i frammenti che ne derivano diventano a loro volta
nuovi germi di ghiaccio innescando così una specie di reazione a
catena che dà origine a numerosissimi nuovi cristalli, i quali,
aggregandosi tra di loro vengono a formare i caratteristici fiocchi
di neve.

Fig. 1 Tensione di vapore del ghiaccio e dell’acqua (soprafusa) |
Se la temperatura dell'aria negli strati più bassi è
> di 0°C su un sufficiente spessore, i fiocchi fondono e continuano la
loro caduta sotto forma di gocce pioggia; in caso contrario raggiungono
il suolo e, se questo è sufficientemente freddo, generano un accumulo di
neve
La mutevole forma dei
cristalli
Il primo scienziato che trattò dei cristalli di neve
ponendosi delle domande sulla ragione della loro simmetria esagonale fu
Keplero agli inizi del 600’. Nel 1635 Cartesio diede la prima
descrizione di alcuni tipi di essi, assai accurata compatibilmente con
il fatto di poterli osservare al più attraverso una semplice lente. Nel
1665 il fisico inglese Hooke pubblicò un grosso volume, intitolato
“Micrografia”, contenente disegni di piccoli oggetti e di particolari,
risultato di una enorme quantità di osservazioni fatte con il
microscopio, da poco inventato. Tra questi figuravano vari tipi di
cristalli di neve, con evidenziati dettagli che mai si erano visti
prima. Nel 1931 i microfotografi americani W. A. Bentley e W.J.
Humphreye diedero alle stampe un famoso volume : “Snow Crystals”
contenente 2000 immagini di cristalli; tale opera, un classico è stato
ristampata di recente. Ancora, negli anni 30’, il fisico nucleare
giapponese Ukichiro Nakaya fece approfonditi studi sulla loro natura
riuscendo anche a produrli artificialmente. Il suo fondamentale lavoro è
stato pubblicato nel 1954 con il titolo “Snow Cristals: Natural and
Artificial”
La morfologia.dei cristalli di neve è determinata
sopratutto dall’ambiente (grado di soprasaturazione, temperatura) dove
si sviluppano, secondo lo schema indicato qui sotto:

Fig. 2 Morfologia dei cristalli neve in funzione delle
condizioni
ambientali
(temperatura e soprasaturazione rispetto al ghiaccio) |
Tali morfologie sono state classificate nel 1951
dalla Commissione Internazionale della Neve e del Ghiaccio come indicato
in figura 3 . Vi si evidenziano 7 tipi principali: a piastre (plates), a
stelle (stellar crystals), a colonne (columns), ad aghi (needles), a
dentriti spaziali (spatial dentrites), a colonne a cappello (capped
columns), ed a forma irregolare (irregular particles), cui si aggiungono
tre tipi di precipitazione ghiacciata: neve granulosa friabile (graupel),
gragnuola (ice pellets) e grandine (hail).
In figura 4 riportiamo una classificazione più complessa dovuta ai
meteorologhi Magono e Lee e pubblicata nel 1966.

Fig. 3 Classificazione standard dei cristalli di neve
e di altre
precipitazioni di ghiaccio |


Fig. 4 Classificazione dei cristalli di neve e di altre
precipitazioni
ghiacciate secondo Magono e Lee |
Continua nel
prossimo numero
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