Seconda parte
Climatologia della neve
La neve si presenta in grandi estensioni del globo in quantità,
frequenza e date molto diversificate.
In queste regioni si possono identificare in particolare alcuni regimi
nivometrici:
- Regime delle regioni marginali (mediterranee ed oceaniche)
- Regime del dominio continentale
- Regime delle regioni ipernevose
- Regime del dominio alpino
- Regime dei climi artici
- Regime dei climi dell’emisfero meridionale
Il regime delle regioni marginali
E’ il regime delle regioni dove la neve è un fatto che viene ad
interrompere il corso normale delle piogge sia eccezionalmente nelle
zone più calde che regolarmente nelle zone più fredde. In ogni caso le
cadute di neve si hanno esclusivamente nei 2, 3 mesi più freddi
dell’inverno.
E’ probabilmente nel fondo del golfo del Messico (Fig. 1) ove si situa,
nell’ emisfero Nord, la latitudine più bassa ( già in zona
intertropicale) delle nevicate nel piano. Si sono avute cadute di neve
anche a New Orleans, addirittura a Tampico, sulla costa messicana (22°
di latitudine!). Nel vecchio mondo invece, la neve non sembra scendere
sotto i 32 ° lat. N.
In Europa si possono evidenziare chiaramente due sub-regimi nivometrici
distinti: quello che caratterizza il dominio marginale mediterraneo con
cadute di neve invernali e quello del dominio marginale oceanico con
cadute di neve soprattutto primaverili.
Dominio marginale mediterraneo
Le nevicate del dominio mediterraneo si concentrano sostanzialmente nel
periodo 15 dicembre – 15 febbraio, sia perché il freddo è sensibile solo
in tale periodo, sia perché le depressioni circolano allora liberamente
da W ad E attraverso lo stretto di Gibilterra, ed è ancora frequente la
formazione delle depressioni sottovento del golfo di Genova che portano
aria polare marittima direttamente nel mediterraneo. La neve si presenta
in tali occasioni (ad altitudini abbastanza basse) anche nel nord Africa
e nel vicino Oriente. A Gerusalemme (800 m s.l.m.) nevica 2 anni su 3, a
Napoli e Barcellona fa un’apparizione seppur effimera quasi ogni anno, a
Bilbao, Madrid, Fiume, Salonicco e Genova, 3-4 volte l’anno. Ed appena
si sale in quota, i giorni di neve aumentano sensibilmente: 5 giorni in
Algeria (versanti mediterranei) a 600 m s.l.m., 15 a 1200 m, mentre il
periodo nevoso può raggiungere i 4, 5 mesi. Tale andamento appare anche
sulla costa pacifica degli Stati Uniti, così a S. Francisco di tanto in
tanto, come a Palermo e Corfù, appare la neve ma in quantità
estremamente scarsa: qui si ricorda il record giornaliero e stagionale
dei 9 cm del febbraio 1887. Tutt’altro discorso per le montagne costiere
dello stato di Washington e per la Sierra Nevada, in California. In
queste montagne, investite dall’umido flusso del Pacifico della stagione
invernale (il clima ha caratteristiche mediterranee) si sono stabiliti
record (ufficiali) nordamericani e mondiali di nevosità: Monte Shasta
Sky Boul (CA): 480 cm durante un singolo episodio nevoso, 13-19 febbraio
1911, record degli Stati Uniti; monte Tamarack (CA), record americano di
precipitazione nevosa in un mese: 991 cm, gennaio 1911; Monte Baker (WA),
record mondiale stagionale: 28,96 m, annata 1998-1999.
Dominio marginale oceanico
Anche nel dominio marginale oceanico la stagione nevosa non dura più di
3 mesi ma essa risulta spostata verso la primavera: da gennaio-febbraio,
talora solamente da febbraio, ad aprile. È questo il regime tipico della
Gran Bretagna, dove normalmente nevica in marzo 4 anni su 5. Aprile
stesso può vedere nevicate eccezionali. La costa atlantica francese ed,
in parte, le zone montuose portoghesi denunciano lo stesso regime. La
spiegazione di tutto ciò è che tali regioni non possono conoscere la
neve d’invasione calda (di raddolcimento,“ neiges de redoux” della
letteratura francese) ma solo quella apportata dalle invasioni d’aria
polare marittima più frequente in primavera.

Fig. 1. La neve ai confini dei paesi caldi. 1- Cadute di neve normali
nel piano. 2- Cadute di neve eccezionali nel piano. 3- Cadute di neve
eccezionali in quota. 4- Cadute di neve normali in quota. 5- Principali
sistemi glaciali alle basse latitudini (da “La Neige” di Ch. P. Péguy.
PUF- Paris) |
Regime del dominio continentale
Europa
Il regime di tale dominio è influenzato grandemente dall’anticiclone
invernale centro-europeo o russo-siberiano. In Francia comincia a
manifestarsi già in Lorena, in Italia nelle Alpi orientali. E’ il regime
tipico dei paesi dell’Est e della Russia europea. L’andamento delle
precipitazioni, con massimo estivo e minimo invernale, condiziona le
nevicate. Così febbraio, il più secco dell’anno è molto meno nevoso di
dicembre e di gennaio nonché di marzo e aprile (nella Russia europea),
mesi quest’ultimi caratterizzati da precipitazioni abbastanza
consistenti ma comunque moderatamente nevosi perché la pioggia riappare
con sempre maggiore frequenza in funzione della latitudine e della
continentalità del clima. Il coefficiente nivometrico di aprile passa
così dal 40% dell’ alto Volga al 20 % di S. Pietroburgo. Questo
riscaldamento assai precoce fa si che il massimo (unico) si collochi
comunque in inverno, a gennaio a S. Pietroburgo, a dicembre nel bacino
del Volga. E’ questo un regime che potremmo definire, nonostante i suoi
eccessi, continentale di transizione.
Alle latitudini più elevate o più ad Est, per la maggiore durata del
freddo e la siccità invernale si passa ad un regime continentale più
marcato, caratterizzato da 2 massimi nivometrici in autunno ed in
primavera, con gennaio e febbraio assai indigenti. Oltre gli Urali il
secondo massimo si appiattisce sino quasi a scomparire.
Andando ancora più a nord entriamo nel dominio del clima artico.
Nord America
Un tipo di transizione tra quello oceanìco e quello continentale è
quello che caratterizza le facciate orientali dei continenti, bagnate
dalle correnti fredde emergenti.
La rudezza dell’inverno prolunga verso la primavera un periodo
estremamente nevoso (Quebec più di 3 metri di neve all’anno, Montreal
2,8 metri, la stazione di Cartwright: 5,5 m alla latitudine di Liverpool
ed al livello del mare, tra i record mondiali) con un massimo di
precipitazioni localizzato in gennaio.
A Terranova comincia a nevicare già a novembre, ad ottobre nei paesi del
S. Lorenzo e dei grandi laghi. Qui leggendarie, per la loro abbondanza,
sono le nevicate di dicembre dei loro bordi orientali causate da
avvezioni di aria artica continentale che si umidifica sopra i grandi
specchi d’acqua non ancora ghiacciati.
I mesi primaverili sono più nevosi di quelli autunnali. Questo succede
ad es. a Montreal ed a Quebec dove marzo è più nevoso di novembre,
aprile più di ottobre.
Oltre il Pacifico, sul versante nordorientale dell’Asia, dall’ isola di
Hokkaido all’isola di Sahalin e nella Kamĉatka troviamo una situazione
nivometrica analoga.
Asia centrale
Le sterminate regioni aride dell’Asia centrale presentano un particolare
regime continentale. Qui l’inverno è freddissimo, ma così secco che
l’apparizione della neve è un evento assai poco frequente (pochi giorni
l’anno, da dicembre ad aprile), con accumuli normalmente insignificanti.
Le (scarse) piogge si concentrano da maggio a settembre.
Regime delle regioni ipernevose
Tali domini sono caratterizzati da un freddo persistente che dura gran
parte dell’anno, così che può nevicare per 10, 12 mesi. Il regime
nivometrico segue d’appresso quello pluviometrico. Le più alte vette
dell’Eurasia e dell’ America e le immense estensioni caratterizzate dal
clima artico presentano questi regimi.
Regioni montuose d’ alta quota
Sulla cima del Bianco nevica tutto l’anno ed il massimo delle
precipitazioni si ha d’estate. Anche sui massicci intertropicali dove la
variazioni delle temperature sono molto limitate: Ande, Kenya,
Kilimagiaro, Ruwerzori, può nevicare in ogni stagione, 500 m appena
sopra la quota dove al contrario non nevica mai. Nell’Himalaya, a quote
superiori ai 5000 - 6000 m dai primi di giugno a metà agosto il monsone
scarica quasi giornalmente notevoli quantità di neve nei versanti più
esposti. A queste quote il
regime nivometrico segue fedelmente quello delle precipitazioni.
Regioni artiche
Si possono individuare tratti distintivi propri che differenziano le
regioni artiche oceaniche da quelle artiche continentali.
Lo Spitzbergen rappresenta bene le prime. Qui la neve è possibile tutto
l’anno, senza peraltro essere mai abbondante, essendo la forma esclusiva
da fine novembre a marzo, e dominante per 9, 10 mesi, il mese più nevoso
essendo febbraio. L’Islanda presenta un regime analogo, attenuato però
dalle temperature più clementi. Reykjavìk non vede la neve che da fine
ottobre ai primi di aprile, potendo piovere con una certa probabilità
anche in gennaio. Ma basta alzarsi di poche centinaia di m perché essa
sia la forma di precipitazione preponderante durante tutto l’inverno.
Diversa è la situazione nei versanti artici dei continenti ( Nord
Siberia, Nord Canada). Qui la neve è esclusiva da settembre a giugno, da
ottobre a maggio nelle zone un po’ meno fredde (ad es. Terra di Baffin),
essendo proprio i mesi estremi di tali periodi i più nevosi. Ma le
precipitazioni più abbondanti e solamente liquide, si hanno nei mesi
centrali dell’estate.

Fig. 2. Regime artico continentale. Numero di giorni di neve.
Nottingham Island (Canada, 62° lat. N.) |
Regime del dominio alpino
Il regime nivometrico delle Alpi varia in funzione della quota. Vi si
evidenziano pure differenze tra il versante meridionale e quello
settentrionale, tra la parte orientale e quella occidentale.
In estrema sintesi si può dire che esistono due tipologie fondamentali.
Regimi a massimo unico di stagione fredda e regimi a doppio massimo
(primaverile – autunnale). I primi sono sostanzialmente i regimi delle
quote medie-basse dove fattore fondamentale è la temperatura, i secondi
sono quelli delle quote più elevate dove l’andamento delle
precipitazioni entra sempre più in gioco. Esemplari sono i grafici di 2
stazioni delle Alpi francesi riportati nella figura 3 qui sotto e
relativi a Bourg- d’Oisans (700 m, massimo unico in gennaio) e a La
Bérarde (1720 m, massimi in dicembre e marzo).
A quote ancora più alte, al Gran S. Bernardo (2476 m), i massimi si
collocano a novembre ed aprile.
Il massimo unico si accentua andando verso Sud (si va verso un regime
appenninico o alpino mediterraneo) non solo a causa delle temperature
più elevate all’inizio ed alla fine dell’inverno, anche alle quote più
alte, ma anche a causa dell’andamento delle precipitazioni sempre più
concentrate verso i mesi centrali dell’inverno. Il doppio massimo al
contrario si accentua andando verso Est dove le precipitazioni hanno un
minimo invernale sempre più marcato.

Fig. 3. Esempio di regimi nivometrici alpini.
Altezza della neve caduta
in mm.
Tratto discontinuo: Bourg - d’Oisans (700 m); tratto continuo: La
Bérarde
(1720m). Alpi francesi. |
Regimi nivometrici dell’emisfero Sud
I regimi dell’emisfero meridionale si differenziano totalmente da quelli
dell’emisfero settentrionale, ciò a causa della maggior estensione degli
oceani rispetto ai continenti.
In America meridionale la neve non appare regolarmente nel piano che a
sud di La Plata. A Cordova (418 m s. l. m.) essa è un fatto eccezionale
come a Lisbona (ma la città argentina si trova a latitudine più bassa).
Tuttavia in Brasile è stata segnalata a Ouro Preto (20° lat. S.) e a
Curytiba (25° lat. S.), ad altitudini di 900 - 1000 m. Ancora in
Argentina nevica sporadicamente a Mendoza ai piedi delle Ande, mentre
sulla costa cilena bisogna scendere sotto i 40° lat. S. di Valdiva per
vedere qualche fiocco. In Australia può nevicare sino ai 32° di lat. S.
e nella parte più meridionale dell’ Africa australe questo può avvenire
3-4 volte l’anno, a 1000 m di quota (regime a massimo unico, in
luglio-agosto).
Il carattere iperoceanico di questo emisfero con basso gradiente
intermensile delle temperature, si manifesta con maggiore evidenza
ancora più a sud e da notevole originalità ai regimi nivometrici.
Il passaggio dal dominio delle nevicate rare a quelle frequentissime qui
è brusco, con la quota e con la latitudine.
A Rio Gallegos (51°lat. S., Patagonia) nevica con una certa abbondanza
solo in luglio, a Capo Horn, solo 600 km più a sud, può nevicare tutto
l’anno, tuttavia senza costituire mai la forma predominante delle
precipitazioni.
Le Alpi australiane possono vedere la neve in ogni stagione già a
partire dai 1500 m. Nello stretto di Magellano dove si segnalano 27
giorni di precipitazione solida all’anno, la pioggia sparisce già a
partire dai 1200 m di quota. Si sovrappongono così quasi senza
continuità regimi ipernevosi a regimi dove la neve è una manifestazione
abbastanza marginale. Nelle Ande più meridionali il limite delle nevi
permanenti è così basso (1000 m) che le lingue glaciali possono
scendere, con spettacolare effetto, sin dentro la foresta.
Continua nel prossimo numero
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