LA CITTA’
Giulio ritornava a casa saltellando su e giù dal marciapiede, lo
zainetto con i libri di scuola gli tamburellava sulla schiena. Ma come
tutti i ragazzi di 14 anni non badava a queste cose, teneva invece nel
marsupio una lattina vuota di aranciata.
La teneva nascosta per un uso particolare: ormai era
una consuetudine fra i ragazzi della città, quando intravedeva qualche
persona davanti a lui che percorreva la stessa strada e che valutava
stesse allo scherzo, tirava fuori la lattina e cominciava a prenderla a
calci. Oggi aveva dinn’anzi a lui il sig. Giannelli,
una persona già anzianotta, con tutti i capelli bianchi e un
vistosissimo paio di baffi dello stesso colore dei capelli.
Appena lo vide prese la lattina, la buttò a terra e cominciò a prenderla
a calci. Il suono della lattina si diffuse subito
lungo la via. Quasi istantaneamente il sig. Giannelli
si fermò e si girò indietro. “Giulio! Quante volte
devo dirti che le lattine non vanno prese a calci ma depositate nei
contenitori per il riciclaggio.” “Si, lo so che le
lattine vanno riciclate. Vanno comunque schiacciate, per cui due calci
non possono fargli male.” “Purché poi la depositi in
un contenitore.” “Si, stia tranquillo signor Giannelli,
al primo contenitore la getto dentro.” “E non si
getta. Si deposita.” Poi brontolò quasi fra se: “Giovinastri, ormai non
c’è più rispetto per le cose.” Dopo circa 20 metri
“gettò” la lattina nel contenitore. Il sig. Giannelli lo guardò e
scrollando la testa si allontanò sconsolato. L’ultimo
tratto di strada lo fece di corsa. Salì i gradini di casa due alla volta
e si precipitò sul campanello. “Ciao mamma.”
“Ciao Giulio, come è andata il compito in classe di matematica?”
“Benissimo, era molto facile. “ Giulio era un ragazzo
con un’intelligenza molto al di sopra della media, tutto ciò che
insegnavano a scuola per lui era di una banalità estrema.
“Cosa c’è di buono da mangiare?” “Prima vatti a lavare
le mani.” “D’accordo, d’accordo. Non vedo il nonno, ha
già pranzato?” “Si, lo sai che lui vuole mangiare a
mezzogiorno, ora è in camera a leggere le notizie in rete.”
Giulio era orfano, il padre era morto in un incidente in miniera quando
lui aveva appena due anni, di fatto non lo aveva mai conosciuto, aveva
sempre vissuto con la madre e il nonno. “Come sempre
mamma fai da mangiare ottimamente.” “Grazie. Cerco di
apportare qualche variante, questi prodotti di sintesi hanno quasi tutti
lo stesso gusto.” “Infatti, quando mangio in casa dei
miei amici il cibo non è così gustoso.” Disse mentre si alzava da
tavola. Poi aggiunse: “Vado un po’ di là con il nonno.”
“D’accordo:” Toc, toc. “Avanti,
entra pure.” “Ciao, nonno. Cosa si dice di bello in
rete oggi? Che bella quella foto, dove è quel posto?”
“Porc… me la sono dimenticata, devo stare più attento.”
“Eh? Attento a cosa?” “Mmm…. Credo che ormai tu sia
abbastanza grande, chiudi un po’ la porta e vieni qui. Prendi una sedia,
ti faccio vedere alcune cose. Ma promettimi che non ne farai parola con
nessuno, soprattutto non dire mai a nessuno che l’hai viste qua. Al più
se proprio non dovessi farne a meno dovrai dire che ne hai sentito parlare
in giro da persone non bene identificate.”
“D’accordo.”
“Vedi, queste sono immagini di come era la Terra
prima, fuori da qui, all’aperto. Ormai sono passati quasi duecento anni.
Dalla tua espressione vedo che non capisci bene di cosa parlo.
Ora ti spiego. Ma mi raccomando…” “Sicuro, non ne
parlerò con nessuno.” Si girò a guardare la porta chiusa. “E mi sembra
di capire, neanche con mamma.” “Soprattutto, se
sapesse che ti dico queste cose mi farebbe una dei quelle scenate...
Andiamo con ordine. Ora noi viviamo in questa città nel sottosuolo
dell’Antartide, come questa ve ne sono molte altre sparse per il mondo,
fino a qui ci siamo?” “Si, questo ce lo insegnano
anche a scuola.” “Però non ti insegnano perché viviamo
nel sottosuolo.” “Si che ce lo insegnano, siamo
costretti a stare quaggiù perché fuori é troppo caldo, da quando il sole
ha aumentalo la sua attività, l’uomo per poter sopravvivere è stato
costretto a scavare nel sottosuolo le città. Con il passare degli anni
la temperatura esterna è diventata talmente alta che non è più stato
possibile vivere fuori. E oggi non si può più uscire se non con speciali
attrezzature, se no si finisce arrostiti in pochi secondi e quasi sempre
sono solo sonde automatiche ad uscire per installare antenne di
comunicazione e quant’altro.” “Già, questo è quello
che insegnano, e badano bene che qualunque altra notizia venga
immediatamente eliminata.” “Perche? Non è cosi?”
“No, ma mi raccomando…” “Si, si, stai tranquillo. In
effetti io è già da un po’ che mi chiedo come mai notizie e immagini di
come era la Terra prima non ne circolino, sicuramente sotto ci deve
essere qualcosa.” “Dovevo pensarlo che un ragazzo
della tua intelligenza prima o poi si facesse venire dei dubbi.
Vedi questa immagine, mi hai chiesto prima dove era quel posto, ebbene è
il laghetto delle Agoraie nella foresta del monte Penna in Liguria,
nella vecchia Europa. La Liguria è la terra di origine della nostra
famiglia. Gli antenati di tuo padre vivevano a Genova, una bellissima
città sul mare. Già, non hai mai visto il mare. Ti faccio vedere alcune
foto.” “Quanta acqua, ma da dove veniva?”
“Non veniva, c’è sempre stata da quando si è formata la Terra.
Non tutte le persone accettano in modo rassegnato quello che ci viene
propinato, molte si ribellano e fanno circolare di nascosto le notizie
vere e anche molte immagini. Alcuni hacker hanno messo a punto programmi
che permettono di trasmettere immagini e filmati senza che nessuno se ne
accorga. I dati vengono camuffati sotto i più disparati aspetti: da
comunicazioni audio a innocue e-mail, ma all’interno criptate si trovano
immagini come queste.” “Ma come mai…”
“Come mai è proibita la circolazione di queste immagini?
“Beh... si.” “Devi sapere che l’innalzamento della
temperatura non è stato causato da un aumento dell’attività del Sole, ma
da un effetto serra causato dall’inquinamento dell’aria.”
“E il disastro è stato causato da coloro che ci governano ora.”
“Esatto, vedo che hai afferrato il concetto. Coloro che ci governano ora
erano i proprietari delle più grandi multinazionali di allora, di fatto
detenevano in mano il potere economico del pianeta.
Soltanto loro avevano la disponibilità economica ed i mezzi tecnici per
poter costruire queste città sotterranee. Vi era la ressa ad acquistare
anche un solo appartamento di pochi metri quadrati, capisci era la
sopravvivenza.” “Per cui mi sembra di capire che
queste città sono private, erano e restano di proprietà di queste
multinazionali.” “Esatto, ed è per questo che anno
messo in giro ad arte che l’innalzamento della temperatura è causato da
un aumento dell’attività solare.” “Già, se la gente
sapesse che siamo costretti a vivere sottoterra per colpa loro
scoppierebbe una rivolta.” “Col passare degli anni
siamo riusciti ad organizzare un database contenente le prove
sufficienti a convincere la gente, ma non solo delle notizie del passato
che ci tengono nascoste, anche quelle del presente.”
“Del presente?” “Si, sull’ambiente esterno, non è vero
che è completamente rovinato, forse ci potrebbe essere la possibilità di
ripristinare il clima, ma loro naturalmente se ne badano bene di fare
ciò, se potessimo ritornare a vivere fuori perderebbero il controllo
assoluto che anno sulla gente.” “Giulioooo.”
“C’è la mamma che ti chiama,” disse il nonno mentre chiudeva il
programma visualizzatore di immagini. “Vai a sentire quello che vuole,
ritorneremo sull’argomento un’altra volta.” “Si,
mamma, che cosa c’è?” “C’è Enrik che ti cerca.”
“Ciao, Enrik.” “Ciao, abbiamo deciso oggi pomeriggio
di andare alla foresta, vieni?” “Giulio si girò verso
sua madre.” “D’accordo, vai. Ma ricordatevi di uscire
prima delle 18, a quell’ora sulla foresta comincia a piovere.”
“Si certo lo so.” “Si, lo sai, ma l’altra volta sei
arrivato fradicio.” “E’ che ci eravamo dimenticati.”
“Appunto, non dimenticartene.” “Tranquilla, ciao, io
vado.” La foresta era un grande parco situato al
centro della città, dove vi erano state piantate e lasciate riprodurre
in modo spontaneo molte varietà di vegetali provenienti da ciò che la
gente si era portata dietro quando si furono trasferiti in questa città,
e molte anche recuperate dall’ambiente esterno prima che la città
venisse sigillata. Tutte furono modificate geneticamente per riprodursi
con la scarsa luce artificiale, ma soprattutto per aumentare la
produzione di ossigeno mediante la funzione clorofilliana. La foresta
era il principale depuratore dell’aria della città.
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