LA FORESTA
Giulio camminava al suo solito modo saltellando su e giù dal
marciapiede.
“Enrik, cosa facciamo oggi di bello alla foresta?”
“E’ stato Albert a dirmi di chiamare tutti, dice cha ha una idea forte
da proporci.”
Enrik era un ragazzo praticamente coetaneo con Giulio, ma aveva una
corporatura molto più possente, dimostrava almeno tre anni di più,
soprattutto in confronto a Giulio che era piccolino e aveva una
corporatura esile.
Albert, era il più grande del loro gruppo, aveva già compiuto 17 anni.
Le idee più avventate, e di conseguenza le più interessanti venivano
sempre da lui.
Altri due ragazzi facevano parte del loro gruppo, Giorgio e Mario,
rispettivamente di 15 e 16 anni.
Erano molte le persone di origine italiana residenti nelle città
dell’Antartide e come spesso succede, le persone provenienti dalla
stessa nazione quando si trovano fuori da essa tendono a raggrupparsi
assieme, così nacquero quartieri italiani, inglesi, tedeschi e così via.
La foresta era costituita da vegetazione molto fitta e intricata, i
ragazzi avevano creato un percorso nascosto che conduceva molto
all’interno, dove avevano costruito una specie di rifugio segreto
intrecciando rami e foglie.
“Ciao Albert, ciao Giorgio, Mario non c’è? Ne sapete niente?” Disse
Giulio.
“Credo che sia raffreddato,” disse Giorgio. “Non so se viene.”
“Sapete una cosa,” disse Enrik dopo che furono entrati nel rifugio.
“Dovremmo trovare qualcosa che ripari il tetto dalla pioggia, così
potremmo stare qui anche dopo le 18.”
“Si, ma mi ci dici niente,” disse Giulio. “Tutto il materiale viene
riciclato, dove lo trovi solo che un pezzetto di nylon da mettere sul
tetto? Tra l’altro è vietatissimo, potremmo essere incolpati di
accaparramento di materiale riciclabile.”
“Già, bisogna farci venire in mente qualcosa.”
“Hei! Sento un rumore,” disse Giorgio sporgendosi fuori dal rifugio. “Là
fuori c’è qualcuno che sta arrivando. E’ Mario, è riuscito a venire!”
“Ciao a duddi, ho un tremendo raffreddore, ma sono riuscito a convincere
mia babba che non è grave.”
“Bene, bene, ora ci siamo tutti.” Disse Albert mentre si sedeva su un
pezzo di tronco secco che avevano introdotto all’interno del rifugio
come panca.
“Ora vi racconto la mia idea.”
“Deve essere veramente qualcosa di eccezionale se ci hai chiamato tutti
con urgenza.” Disse Enrik.
“Ssst.. lascialo parlare,” disse Giulio. “Sentiamo la sua idea.”
“Bene,” riprese Albert. “Vi ricordate di John Mallory?”.
“Si.” Disse Giulio. “Abitava a due isolati da casa mia, lo conoscevo
solo di vista. E’ andato via almeno due anni fa.”
“Si, io lo conoscevo beglio,” disse Mario. “E’ andato ad abitare
dall’altra parte della città, ba da allora non l’ho più visto.”
“L’ho incontrato l’altro giorno,” riprese Albert. “Noi eravamo molto
amici, ha quasi venti anni ora, c’è molta differenza di età con voi,
forse è per questo che non legavate molto. Comunque a parte questo,
siamo stati insieme quasi tutto il pomeriggio e mi ha raccontato una
storia molto interessante.
Come forse sapete, suo padre lavorava alle miniere del Nord Est ora
abbandonate. Proprio in uno degli ultimi giorni di attività, stavano
verificando se in una galleria vi era ancora la possibilità di trovare
del minerale quando, facendo saltare un pezzo di roccia, venne allo
scoperto l’ingresso di una grotta.”
“Ebbene, che cosa c’è di tanto eccezionale?” Disse Giorgio. “Ne trovano
spesso grotte scavando nelle gallerie.”
“Si, ma questa è particolare.” Disse mentre tirava fuori di tasca una
manciata di caramelle. “Ne volete?”
“Si, grazie.” Dissero quasi contemporaneamente.
“Ebbene?” Disse Giulio mentre scartava la caramella. “Come mai è così
particolare? Non tenerci sulle spine.”
“Giorgio, tu che sei vicino all’ingresso, dai un’occhiata fuori e guarda
che non ci sia nessuno.” Disse Albert.
“Non si vede e non si sente nulla.”
“Bene, ora dovrete promettermi che di questa storia non ne parlerete con
nessuno. Sarebbe pericolosissimo se si venisse a sapere che parliamo di
questi argomenti.”
Giulio cominciava a subodorare di cosa si trattasse e fu il primo a
dire: “Lo prometto.”
Tutti quanti ripeterono la promessa.
“Tu, Giorgio, tieni sempre un occhio ed un orecchio fuori per
controllare che non venga nessuno.”
“Va bene.”
“Allora, cominciamo con ordine. Stavo dicendo che John Mallory mi ha
raccontato di quello che ha scoperto suo padre con i suoi colleghi, in
quella galleria quel giorno erano solo in tre. Hanno fatto saltare lo
strato di roccia e hanno scoperto questa grotta, come giustamente
osservava Giorgio: che cosa c’è di strano?
Ebbene, dall’apertura di una grotta normalmente arriva aria fresca, da
quella grotta no, arrivava aria non dico calda ma tiepida, comunque più
calda che quella ambiente.”
“E allora?.” Disse Giorgio.
“Allora quell’aria per essere più calda non poteva che provenire
dall’esterno. Quando si accorsero di ciò misero dei massi davanti
all’ingresso e lo sigillarono in modo che nessuno lo trovasse.”
“D’accordo,” disse Giorgio. “Dalla grotta usciva aria calda per cui era
collegata con l’esterno, e questo è logico, fuori è caldo, ma la cosa
interessante dove è?”
“Se lo lasci parlare forse lo sapremo.” Disse Giulio.
“Bene, la cosa interessante è questa: il mese scorso John si è
introdotto di nascosto nelle miniere, che ora come ben sapete sono
abbandonate, ha individuato l’ingresso della grotta e ne ha percorso un
tratto. Lui dice che è percorribile e continuando potremo uscire fuori e
vedere che cosa c’è, naturalmente bisogna mantenere l’assoluto segreto,
è una cosa proibitissima.”
“Certo che è proibitissima,” riprese Giorgio. “Fuori si finisce
abbrustoliti, non fai a tempo a mettere il naso fuori che ti ritrovi
bollito.”
“Ciò non è esattamente vero, secondo alcune informazioni di cui sono
venuto a conoscenza, e anche John era d’accordo; fuori, almeno qui in
Antartide, la temperatura dovrebbe essere sopportabile, perlomeno ora
che siamo ancora ai primi di settembre. Poi comunque nel momento che
sentissimo troppo caldo possiamo sempre tornare indietro.
Che ne dite?”
“Bah.. non sabrei,” disse Mario. “Cobe bai John e tornato indietro, non
boteva proseguire?”
“Mi ha detto che da solo non se la sentiva di andare avanti, la grotta
non è così banale, se si fosse fatto male nessuno sapeva che fosse lì e
ci sarebbe rimasto.”
“Perciò mi sembra di capire che verrebbe anche John.” Disse Giulio.
“Si, pensavo fosse scontato.”
“Però, sarebbe veramente una grande avventura.” Disse Enrik
“E soprattutto, se scoprissimo che si può andare fuori senza
abbrustolirsi.” Disse Giulio, fece una pausa torcendosi con le dita una
ciocca di capelli, poi riprese: “Quando pensavi di andare?”
Io pensavo a domenica prossima, siamo tutti in festa, potremmo dire ai
nostri genitori che andiamo al parco divertimenti del Nord Est.
Essendoci io e John, che ha quasi 20 anni, penso che non abbiano nulla
da obiettare, il parco è molto vicino alle miniere, così rimane anche
stampigliata la destinazione sui biglietti del metrò. Per ogni evenienza
acquistiamo anche i biglietti del parco così abbiamo una prova che ci
siamo recati lì per davvero, e poi senza farci notare andiamo alle
miniere. Che ne dite?”
“Io dico che si può fare.” Disse Giulio.
“Ba… ba si, andiamo.” Disse Mario.
Poi tutti acconsentirono. Erano molto eccitati per questa nuova
avventura.
“Bene, allora, ricordatevi di portarvi una di quelle tute monouso che
poi si buttao nel riciclatore, ci sarà da sporcarsi nella grotta.”
“Per la luce come facciamo?” Disse Giulio. “Ci sarà buio nella grotta,
non è come qui in città che è tutto illuminato.”
“Porto io le pile frontali, sono quelle che usava mio padre quando
lavorava in miniera. Hanno una batteria a combustibile che va avanti dei
giorni e fanno una bella luce. Ho visto che nel ripostiglio di casa ce
ne sono sette od otto.”
“Hei!” Esclamò Enrik mentre si alzava bruscamente. “Sono già le 17 e 45
fra quindici minuti comincia a piovere, dobbiamo subito uscire.”
“Ci banca più che mi bagno con il raffreddore che bi ritrovo. Andiamo,
andiamo.”
Uscirono quasi di corsa dal rifugio e si infilarono nel passaggio in
mezzo alla boscaglia. Uscirono dalla “foresta” che mancava ancora
qualche minuto alle 18.
“Presto, presto,” Disse Giulio. “Allontaniamoci ancora, alle volte la
pioggia cade anche un po’ oltre la foresta.”
Si allontanarono appena in tempo, alle 18 in punto cominciò a piovere su
tutta la “foresta”.
“Fiuuuu… Abbena in tempo.” Disse Mario.
“Già.” Disse Enrik. “Chissà perché tutti i giorni fanno povere solo
sulla foresta.”
“Beh, la risposta è semplice.” Disse Giulio indicando in alto. “Questo,
o meglio, sopra la foresta, è il punto in cui la volta della città è più
alta. L’aria calda va verso l’alto e si accumula in questo punto insieme
al vapore prodotto dalla città. Attraverso degli ugelli installati sul
soffitto viene diffusa dell’anidride carbonica ad alta pressione, che
espandendosi si raffredda e condensa, formando dei microcristalli di
ghiaccio che innescano la condensazione del vapore e di conseguenza si
forma la pioggia. Tenete presente che la foresta ha bisogno di pioggia
quotidianamente.”
“Ma alle volte piove dappertutto, non solo sulla foresta.”
“Infatti, se ci fai caso quando piove dappertutto nei giorni precedenti
qui non piove. Lasciano accumulare più vapore in modo che si diffonda su
tutta la volta, a questo punto diffondono l’anidride carbonica
dappertutto meno qui nel punto più alto.”
“Ora finalmente mi è chiaro il meccanismo della pioggia.”
“Beh, sarà beglio rincasare,” disse Mario. “E’ quasi ora di cena, e non
vorrei che bia badre bi sgridasse a stare cosi tanto fuori con il
raffreddore.”
“Mario ha ragione,” disse Giulio. “E’ meglio rincasare. Intanto accenno
a mia madre per domenica.”
FINE SECONDA PUNTATA |