Abbiamo visto che il vento solare è costituito
dal un flusso di particelle cariche, sostanzialmente protoni ed
elettroni, provenienti dalla fotosfera e dalla corona solare del
sole.
Tale flusso porta con se anche un campo magnetico
che interagisce con il campo magnetico terrestre deformandolo e
facendolgli assumere la forma di una cometa con la coda rivolta
dalla parte opposta a quella del sole (fig. 1) .
Fig. 1 - Deformazione del campo magnetico terrestre ad operadel
vento solare
Il flusso del vento solare corrisponde ad una
perdita di massa del nostro astro di ca. 800 kg/s molto piccola
rispetto a quella corrispondente all’energia irraggiata dedotta
dall’ equazione eisteniana: e=mc2 con e=energia, m=massa e
c=velocità della luce. In effetti tenendo dell’irraggiamento
specifico ai confini dell’atmosfera (costante solare) pari a 1366
W/m2, la potenza emanata dal sole è di ca. 2,8 1026 W corrispondente
ad una perdita di massa pari a 0,42 109 kg al secondo.
Il vento solare non è costante . Durante i così
detti brillamenti solari dovuti a fenomeni di riconessione di campi
magnetici che si formano sulla superfice dell’astro, il vento solare
aumenta notevolmente di intensità ed una grande quantità di
particelle cariche riesce a penetrare nell’alta atmosfera terrestre
senza essere intrappolate nelle così dette fasce di Van Allen.
Le fasce di Van
Allen
Abbiamo ancora visto precedetemente come una
particella carica che si muova in un campo magnetico subisca una
forza che agisce sempre perpendicolarmente alle linee del campo ed
alla velocità istantanea della particella. Ciò ne determina una
traiettoria spiraleggiante attorno alle linee del campo stesso. Il
raggio r del cilindro ideale attorno cui essa si avvolge diminuisce
all’aumentare dell’intensità del campo ed al diminuire della
velocità giacchè, a regime, deve essere mantenuto l’equilibrio tra
la forza cetrifuga e la forza magnetica
mv2/r =μ0qv/
B
dove m è la massa della particella, v la sua velocità, B
l’induzione magnetica, q la carica e
μ0 la permeabilità magnetica del vuoto.
Se l’induzione B non ha intensità costante ma
aumenta lungo la direttrice del moto di traslazione della particella
cioè se secondo la convenzione, le linee che rappresentano il campo
si ravvicinano in quella direzione, la sua traiettoria diventa più
complessa e la particella ad un certo punto può rimbalzare indietro
( formazione dello specchio magnetico), Fig. 2.
Fig. 2 - Traiettoria di una particella carica generata
dall’interazione dei raggi cosmici con l’alta atmosfera
Tenendo conto dell’andamento delle linee del
campo attorno alla terra (Fig. 3) che si avvicininano andando verso
i poli magnetici, molte particelle sia provenienti dal sole che
generate dall’interazione dei raggi cosmici con l’alta atmosfera,
rimbalzano procedendo verso i poli in punti detti coniugati di
riflessione e restano così intrappolate in due fascie toroidali
chiamate fasce di Van Allen dal nome dello scopritore James Van
Allen che le identificò nel 1958 utilizzando dei rivelatori posti a
bordo dei satelliti artificiali Explorer 1 e 2.
Le fasce sono 2 : una più interna costituita
essenzialmente da protoni ad alta energia.
Fig. 3 - Le fasce di Van Allen
(10-100 Mev) originate dall’iterazione dei raggi
cosmici con l’atmosfera ed una seconda pù esterna composta
sopratutto da elettroni di energia dell’ordine dei KeV (Mev e Kev
risp. milioni e migliaia di elettronvolt)
L’aurora polare
L'aurora polare è prodotta da quelle particelle
cariche di elettricità, per la gran parte costituite da protoni ed
elettroni, costituenti il vento solare, che sfuggono all’intrappolamento
magnetico e penetrano nell’alta atmosfera terrestre (tra 100 e 300
km) ove si scontrano con le molecole del gas (sostanzialmente azoto
ed ossigeno) che la costituisce eccitandole , cioè portando alcuni
elettroni atomici in orbite più esterne, di maggiore energia. Il
ritorno degli elettroni alle loro orbite originarie provoca
emissione di onde elettromagnetiche di frequenza proporzionale al
salto energetico tra le due orbite. I colore rosso e verde sono
dovuti all’interazione con l’ossigeno, il blu il viola ed il rosa
all’iterazione con l’azoto.
Lo scontro avviene dove le linee del campo
magnetico terrestre attorno cui spiraleggiano le particelle
intersecano l’atmosfera, cioe nelle zone subpolari.
Esiste tuttavia un’altro fenomeno che concorre
alla formazione della luce diffusa che sovente costituisce uno
sfondo colorato e poco visibile dell’aurora vera e propria ; la
corrente elettrica che si stabilisce nella ionosfera.
Fig. 4 - Aurora boreale con colorazione rossa dovuta alla
diseccittazione dell'ossigeno atomico
Il meccanismo preciso che genera le aurore è
tuttavia molto più complesso ed ancora non completamente chiarito,
ciò a causa della complicata interazione tra il campo magnetico
trasportato del vento solare e quello terrestre
Le regioni ove con più frequenza si hanno le
aurore polari costituiscono le cosidette zone aurorali od “auroral
oval” che si dispongono ad anello attorno ai poli magnetici.
Fig. 5 -
Le zone arorali attorno ai poli
In tali zone le aurore si possono verificare in
ogni periodo dell’anno con una frequenza maggiore attorno agli
equinozi ed in corrispondenza del massimo dell’attività e della
presenza delle macchie solari durante il loro ciclo di 11 anni. Esse
si manifestano un giorno dopo il transito di macchie e brillamenti
sul meridiano centrale del sole ritardo dovuto al tempo di
percorrenza del tragitto terra - sole. La massima visibilità si ha
intorno a mezzanotte e poco prima dell’alba.
ltre il 60° parallelo in Europa esse si osservano
circa 100 giorni l’anno, ma durante le più violente tempeste solari
possono apparire molto più a sud. Eccezionale è stata l’aurora
osservata a Singapore il 25 settembre 1909.
Le aurore possono assumere forme diffuse oppure
ad arco, a bande, a raggi, a drappeggi a corone, a bande.
Le forme diffuse somigliano a nubi, con
indistinti colori, illuminate da luce mutevole.
Gli archi sono raggiati od omogenei, disposti
normalmente al meridiano megnetico del sito con culmine sul
meridiano stesso, verdi in alto, gialli nella parte mediana, rossi
in fondo.I raggi sono disposti a ventaglio e talora sono pulsanti od
effimeri.
I raggi singoli o a fasci, stabili o pulsanti,
fissi oppure migranti, si orientano di regola come le linee del
campo magnetico.
I dappeggi appaiono come cortine talora disposte
a ventaglio.
Le corone presentano pennacchi che si irradiano
dal punto in cui le linee del campo magnetico incontrano la volta
celeste.
Le bande, omogenee o raggiate, hanno la direzione
degli archi.
La luminosità va da quella della Via Lattea a
quella della Luna piena (rapporto fotometrico di 3 decadi). Essa
decresce con la distanza dai poli magnetici. I colori appaino
distinti solo nelle manifestazioni di massima luminosità e sono
sopratutto il verde, il violetto, il rosso, il giallo. Il
grigio-viola può caratterizzare le alte aurore illuminate dal sole
da sotto l’orizzonte.
Fig. 6 -
Aurora boreale sopra Cortina d’Ampezzo
il 20/11/2003.
Foto di Diego Gaspari Bondion
Fig. 7 -
Aurora Boreale ad arco raggiato a Cortina d’Ampezzo il 20/11/2003 dal
rifugio Scoiattoli verso la Tofana di Roces. Autore: Giuseppe Menardi
Fig. 8 -
Splendida immagine di un’aurora boreale ripresa da un satellite