
di Roberto Pedemonte
Giacomo Filiasi, storico, astronomo e
uomo di scienza veneziano, 1750-1829, ci presenta nel suo
libro “Memoria delle Procelle, che annualmente sogliono
regnare nelle maremme Veneziane”, che in questo articolo del
giornale genovese “Avvisi Patrii” è recensito, un’analisi
dettagliata su quanto osservato nei lidi veneziani circa la
persistenza, la variabilità e la ricorrenza delle fasi
perturbate del tempo atmosferico.
Si tratta certo di considerazioni
empiriche e approssimative riferite dall’Autore ma che ci
possono far riflettere su quanto la climatologia dinamica
fosse già di interesse negli studiosi del passato. Leggiamo
quindi questa prima parte senza la pretesa di completezza e
totale affidabilità delle riflessioni, rammaricandoci di non
poter gustare l’edizione originale dell’opera,
verosimilmente fitta di illustrazioni e disegni, edita dal
veneto Antonio Zatta, uno dei grandi del libro illustrato
del Settecento.
Buona lettura.
Da “Avvisi Patrii” n°
XXXIX del
26 Settembre 1795


IL MAPPAMONDO o sia DESCRIZIONE GENERALE DEL
GLOBO Ridotto in Quadro.
Venezia 1774 - Antonio Zatta
Particolare - Cliccare sull'immagine per osservare
la stampa nella sua interezza. |
Il
Signor Conte Giacomo Filiasi colle stampe di Antonio Zatta
in Venezia ha pubblicata una Memoria delle Procelle, che
annualmente sogliono regnare nelle maremme Veneziane. Ecco
il Trasunto, che leggesi nel Giornale Letterario d’Europa.
Prende a trattare, dicono gli Editori, in questa memoria il
dotto Sig. Co. Filiasi di tre spezie di Procelle che
principalmente regnano nelle maremme Veneziane, e sono le
Siroccali, le Levantere, e le Grecali. Divide la Memoria
istessa in cinque articoli, nel 1, va rintracciando le cause
generali di questi venti; nel 2, tratta di quelli del
Scirocco, nel 3, di quelli di Levante, nel 4, di quelli del
Greco, nel 5, di alcuni venti particolari dell’Istria e
della Dalmazia.
Tra le cause generali considera due venti perpetui, uno
sotto l’Equatore da Levante a Ponente con qualche
inclinazione, e alternativa da Greco a Sirocco, secondo le
due grandi stagioni del verno e della state, e rapporto alli
due Emisferi Australe e Boreale, e li diversi Oceani;
l’altro dall’Equatore ai poli di sopra, e da’ poli
all’Equatore per di sotto. Il primo, nella conversione
specialmente ed alternazione delle Mozioni nei mari della
Zona Torrida, deve influire nelle procelle delle Zone
temperate, e modificarle a seconda dei climi, e delle
località particolari, come quella delle maremme Veneziane.
Tra le cause generali, oltre la rarefazione dell’aria
prodotta dall’alternativa del giorno e della notte in
ciascun luogo, deve esser considerato il potentissimo agente
del Fluido elettrico, anima del mondo, che circola tra i
Pianeti e gli Astri, e tutto penetra sino agli abissi,
terre, mari, piante, animali, minerali. La gran sorgente di
questo fluido sembra essere il gran corpo del Sole: dal Sole
sgorga a torrenti, e dove più quello esercita la sua forza,
ivi anche spiega la sua elettricità: e chi non vede, che
deve regnar sopra tutto dentro la Torrida, e presso
dell’Equatore? Quindi la frequenza ivi de’ fulmini, e di
tutte le ignite acquose aeree meteore, degli Oragani, dei
Tifoni, dei Nubifragi e delle più orrende Buffere. Con tanta
sovrabbondanza, è chiaro, che deve espandersi nelle Zone
temperate, e produrre l’accennato vento sino ai Poli per di
sopra, nel qual tragitto incontrando atmosfere diverse,
secondo la diversa natura dei climi e secondo gli aspetti
del Sole e della luna, dar origine a meteore particolari e
locali.
Sono inoltre le terre sotto l’Equatore in prima agitate e in
certo modo rarefatte per la forza centrifuga del massimo
circolo della rotazione diurna della terra; poi pregne di
sali, zolfi, bitumi; in fine brugiate e incandite dal sole.
Quindi un’immensa copia di aliti, materia delle Meteore,
poscia di spiriti e fluidi elastici, sopra tutto di aria
infiammabile, che anima tutte queste materie; le quali tutte
unite al fluido elettrico devono produrre non solo
l’indicate Meteore dentro la Zona Torrida, ma espandendosi
nelle temperate, e sin nelle frigide, come prova la
frequenza ivi delle Aurore Boreali, e riflettendosi, e
incontrandosi in atmosfere proprie dei luoghi con diversi
accozzamenti, con fermentazioni, composizioni e
decomposizioni chimico-aeree devono produrre quelle tante
variate meteore, che si scorgono in diversi paesi.
Sono queste le cause generali percorse dall’Autore nel
numero I., dopo le quali passa al particolare delle meteore
Venete; e nel numero II. Prende ad esaminare le procelle
Sciroccali.
Regnano esse nel Golfo dal Settembre sino all’Aprile, e
riescono talor tanto violente che rovesciano il mare adosso
ai lidi e all’Isole, sembrando volerli ingojare con nuovo
diluvio e sono smemorate nell’Istorie quelle del 835, del
900, 1004, 1281, e tutti si ricordano di quella vicina 11.
Marzo 1783. Tanta furia di marea facea dire all’antico volgo
che fossero queste fortune eccitate dagli stregoni Dalmatini,
e dagli Uskocchi. Penetra questo vento umido e caldo sino
nell’Alpi, fondendo talora le ghiacciaje, e cagionando
quelle strane inondazioni che si provano in Lombardia.
Commuove il mare dal fondo, alzando a dismisura la marea,
espande nell’aria quasi copiosi vapori che inondano le
pietre sino dentro le stanze chiuse, con esto affannoso e
soffocante; dalla qual commozione non può esser disgiunta
una gran generazione di fluidi aeriformi. Ma bisogna
principalmente pensare che negli accennati mesi da un
Equinozio all’altro regna dentro la Torrida un perpetuo
asciutto con eccessivi ardori, ch’estraggono dalla terra i
menzionati aliti e fluidi elastici, generatori de’ venti, i
quali venti rapporto al Golfo e alle località di Venezia
devono principalmente determinarsi allo Scirocco; e la
cagione è questa, molto da notarsi, che il mar Rosso infila
direttam. Il Golfo nostro, e senza l’Istmo di Suez
formerebbe un solo lungo ristretto continuato canale. Questa
si può tenere per la causa la più precisa e determinante
delle nostre procelle Sciroccali; perché il vento incassato
nell’Eritreo, e che spinge l’acqua per miglia sull’Istimo,
varcando questo carico di caldo e di umido, viene
direttamente a scagliarsi nell’Adriatico, nel fondo del
quale per scontro dei lidi batte e innalza le acque al segno
che abbiamo detto.
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