
di Roberto Pedemonte
Nel preambolo dell’articolo che
proponiamo si accenna a “… Tavola, che si dà ogni mese delle
Osservazioni Meteorologiche.” Ogni mese infatti sugli
“Avvisi Patrii” venivano pubblicate le osservazione
meteorologiche registrate in Genova relative alla
temperatura, la pressione, l’umidità, il numero di giorni
sereni, di pioggia, ecc. Nei prossimi numeri inizieremo a
offrirvi dette tavole che, essendo precedenti alle prime
osservazioni ufficiali fatte presso l’Osservatorio
dell’Università genovese, tracciano un quadro quantitativo,
dei parametri meteorologici in piena piccola età glaciale.
L’esigenza di adoperare strumentazione uniforme e
comparabile, era già nel ‘700 sentita vivamente dagli
studiosi. Prova ne sia la comunicazione di Benjamin Franklin
che segue, indirizzata a Edward Nairne, ottico e costruttore
di strumenti scientifici inglese (1726-1806), A lui si deve
la realizzazione del primo barometro marino utilizzato a
grande scala, utilizzato anche da James Cook nel suo secondo
viaggio nel Pacifico del Sud.
Una precisazione: il “mahogany” altro non è che legno
mogano.
Buona lettura.
Da “Avvisi Patrii” n°
VIII del 23 febbraio 1788


Igrometro a capello di Saussure
I capelli hanno la caratteristica di allungarsi o di
accorciarsi in funzione della quantità di acqua da
essi assorbita. Sfruttando questo fenomeno si può
costruire un igrometro detto ad assorbimento o più
noto col nome del suo costruttore, Horace Bénédict
de Saussure (1740-1799), o più semplicemente detto
"igrometro a capello".
Fonte: Liceo
Foscarini di Venezia |
Sembra che possa gradirsi la seguente Memoria sopra
gl’Igrometri; poichè un tal nome non è ignoto ne’ nostri
Foglj, stante la Tavola, che si dà ogni mese delle
Osservazioni Meteorologiche. Essa è del Dott. Franklin, ed è
diretta al Signor Nairne.
Molte
ricerche si sono fatte da’ Fisici per aver degli stromenti
che indicassero la siccità, o l’umidità dell’atmosfera, ed
hanno essi creduto che una sostanza fosse tanto più acconcia
a tal uso, quanto più presto l’uno e l’altra la sentiva, e
indicava. Ma oltrechè le sostanze cotanto sensibili a molti
inconvenienti e irregolarità soggiacciono, non possono ma
ben indicare l’umidità comparativa fra un luogo e l’altro, a
meno d’avere due igrometri affatto uniformi, cosa non sì
facile, e di fare in amendue osservazioni incessanti di
tutti i giorni, e di tutte le ore. Per l’opposto se avessimo
una sostanza sensibile bensì all’umido, ma tale che questo
v’agisse lentamente, sicchè essa coi suoi movimenti seguir
non potesse i cambiamenti momentanei e cotidiani, che
succedono nell’atmosfera, ma sentisse, e di sentire
indicasse l’impressione generale, ritenendo a così dire uno
stato medio di tutti i cangiamenti, avremmo allora un
igrometro che portato da un luogo all’altro indicherebbe
l’umidità diversa nell’aria di due o più paesi; e potremmo
dir allora con certezza ciò che ora appena con probabilità
dir possiamo, usando i più ingegnosi igrometri, che l’aria
d’un dato paese è umida, o asciutta.

Igrometro Daniell
Si trattava di un igrometro a condensazione per la
determinazione dell'umidità relativa dell'aria
atmosferica sfruttando una serie di tabelle
integrative reperibili nella letteratura
specialistica dell'epoca.
Fonte: Liceo
Foscarini di Venezia |
Un
tale igrometro voi senza saperlo faceste per me, mio caro
Signore, quando nel 1758, mi preparaste un assortimento di
sei calamite, ognuna delle quali era lunga poll. 5 ½ larga ½
e alta ⅛ [rispettivamente cm 15.2
larga 1.3 e alta 0.3]
Queste con due pezzi di ferro dolce, che insieme
equivalevano ad una delle calamite, erano contenute in una
scatoletta di legno di mahogany le cui fibre erano disposte
secondo la lunghezza della medesima, e che chiudeasi con un
coperchio il quale scorreva esattamente incanalato a coda di
rondine sugli orli di essa: era questo del medesimo legno,
ma le fibre erano disposte pel largo, cioè perpendicolari a
quelle della scatoletta. Comodamente introducevansi nella
scatoletta le calamite e sen cavavan fuori; e quella
comodamente chiudeasi e s’apriva.
Generalmente credesi, e lo credeva anch’io, che il legno di
mahogany non sia sensibile all’umido: e infatti sinchè
tiensi in uno stesso luogo i cangiamenti dell’atmosfera non
v’apportano mai un’alterazione sensibile. Così non fece
alcun apparente movimento la mia scatoletta ne’ quattr’anni,
che io passai in Inghilterra. Ne partii nell’Agosto
dell’1762, e arrivai a Filadelfia nell’Ottobre. Dopo poche
settimane volendo mostrare le vostre calamite ad un Fisico
mio amico, non potei estrarle dalla scatoletta, se non con
grandissima difficoltà, la qual durò finchè io restai in
America, cioè sino al Novembre del 1764. Il coperchio levato
una volta non potè più essere introdotto nelle scanalature,
ond’io dovetti farne fare un altro, e quello trascurai e
perdei.

Igrometro di Regnault
Si trattava di un igrometro a condensazione per la
determinazione dell'umidità relativa dell'aria
atmosferica sfruttando una serie di tabelle
integrative (di Regnault) reperibili nella
letteratura specialistica dell'epoca. Questo
dispositivo, miglioramento dell'Igrometro di Daniell,
fu inventato nel 1845 dal chimico Henri V. Regnault
(1810-1878).
Fonte: Liceo
Foscarini di Venezia |
Tornai in Inghilterra nel Dicembre, e dopo qualche tempo
m’avvidi, che la mia scatoletta, rimessasi nelle primiere
dimensioni, lasciava luogo a levarne, e mettervi comodamente
le calamite, e che il nuovo coperchio era divenuto piccolo e
più non arrivava a dovere ne’ cataletti laterali della
medesima, cosicché per servirmene dovei allargarlo con
aggiugnervi uno strato di cera di Spagna.
Stetti dieci anni continui in Inghilterra, e non osserva mai
in ciò la menoma alterazione. Ritornai quindi in America, e
dopo poche settimane fui obbligato a levar nuovamente la
cera di Spagna dal coperchio, cavando con istento le
calamite fuori della scatola.
Non
potendo immaginare altra cagione di questo fenomeno che
un’alterazione nelle dimensioni del legno, io ne conchiusi
in primo luogo, che l’aria d’Inghilterra fosse generalmente
più umida che quella d’America, il che io attribuiva
all’esser quella un’Isola, a cui niun vento arriva senza
passar prima gran tratti di mare, e perciò senza caricarsi
di vapor umidi. Quindi pur congetturai che tanta umidità
fosse propria particolarmente della Città di Londra ov’io
risedeva, essendone ivi molte cagioni particolari, come le
manifatture tutte ove s’adopra fuoco, che molti vapori
solleva, oltre quelli che s’alzano dal carbon di terra, di
cui fassi un uso immenso.

Igrometro di Dufour
Si tratta di un igrometro a condensazione per la
determinazione dell'umidità relativa dell'aria
atmosferica sfruttando una serie di tabelle
integrative (di Regnault) reperibili nella
letteratura specialistica dell'epoca. Questo
dispositivo è un miglioramento dell'Igrometro di
Regnault e il nome è probabilmente legato a quello
del medico e naturalista francese Léon Jean-Marie
Dufour (1780-1865).
Fonte: Liceo
Foscarini di Venezia |
Lo
stesso m’avvenne col piccolo telescopio acromatico che voi
mi faceste allora, i cui tubi erano d’ottone, e l’astuccio
di sottil legno coperto di zigrino. Finchè fui in
Inghilterra il telescopio era adattato all’astuccio, sicchè
v’entrava, e n’uscia comodamente; ma appena arrivato in
America nel Maggio del 1765 trovai l’astuccio divenuto sì
stretto, che stentai a cavarnel fuori, e non potei più
rimetterlovi per lo spazio di 18 mesi ch’io colà passai.
Riportai meco il cannocchiale in Europa, ma dovendo venire
in Francia, immaginai di trovar in questo continente l’aria
ugualmente asciutta che in America, e perciò lasciai colà
l’astuccio come inutile.
Non
tardai molto, dopo il mio arrivo in Francia, a vedere con
mia sorpresa, che la mia scatoletta era divenuta larga, come
lo era stata in Inghilterra; e che le calamite non solo
v’entravano, e n’usciano liberamente, ma anche vi si moveano
dentro, e lo stesso trovo costantemente senza una variazione
sensibile dacchè qui sono. Il mio alloggio è quasi una lega
[circa 5 km] fuor di Parigi, sicchè non può aver parte nel
fenomeno l’aria umida della Città, tanto più che sto su una
collinetta ove l’aria giuoca liberamente ed esser deve
asciutta quanto in qualunque altro luogo della Francia.
Quindi parmi probabile che non solo l’aria di Londra, ma pur
quella di tutta l’Inghilterra, esser debba più umida che
quella d’America, poiché cotanto umida è pur quella di
Francia in luogo sì distante dal mare (*).
La
maggior siccità dell’aria d’America s’inserisce pure da
altre osservazioni. I mobili di legno impalliacciato che
colà trasportansi dall’Inghilterra consistenti in sottili
strati di legni fini incollati sopra il legno di peccia,
presto si guastano, perché i due legni nello stringersi, se
hanno le fibre fra loro incrocicchiate, screpolano, e si
staccano. Negli sperimenti elettrici, che colà facea vidi
sovente che una tavola di mahogany su cui teneva le boccie
per caricarla, era secca a segno (principalmente quando
soffiava il N. E. che colà è asciuttissimo) che serviva ad
isolarle, e non potea caricarle finchè non avessi formata
una comunicazione fra le loro intonacature e la terra. Aveva
una simil tavola a Londra che adoperava per lo stesso uso;
ma non la trovai mai si secca che ricusasse di condurre
l’elettricità.

Psicrometro di Cavalieri
Lo strumento permetteva di determinare l'umidità
relativa locale dell'aria atmosferica tramite la
lettura delle temperature in gradi centigradi di due
termometri, dei quali uno presenta il bulbo coperto
con una garza bagnata (termometro a bulbo bagnato).
Una tabella avvolta su un cilindro mobile di legno
consentiva di ottenere il dato d'interesse. La
procedura operativa è dettagliatamente scritta sullo
strumento.
Fonte: Liceo
Foscarini di Venezia |
Ora
sol, mi resta di pregarvi e richiamare alla memoria, se’l
potete, quale specie di mahogany adoperaste per la
scatoletta delle mie calamite, giacchè ben sapete esservene
di molte specie assai fra lor differenti benché abbiano lo
stesso nome. Ove questo risaper non possiate, potrete almeno
cercare le varie specie di questo legno del più fino, e più
ben granito, farne delle tavolette di circa 1 linea di
grossezza [0.3 cm], larghe 2 pollici [5.1 cm], e lunghe 6
[15.2 cm] secondo l’andamento delle fibre, e collocarle poi
su qualche stromento, ove possano liberamente ristringersi,
e dilatarsi, e possano al tempo esattamente misurarsi anche
le menome alterazioni, che a questo riguardo in esse
succederanno. Aver potrete in tal modo degli igrometri comparabili, qualora v’incontriate in due legni, che nelle
medesime circostanze tenuti diano sempre i medesimi
risultati nella dilatazioni e contrazione. Questi stromenti
mandati in varj paesi indicar potranno indicare la siccità,
o l’umidità loro rispettiva, con molto meno incomodo, che
cogli igrometri fin qui conosciuti.
(*)
Un’osservazione analoga a questa feci per tre anni
consecutivi, nei quali alternativamente alcun mesi passava a
Milano, ed altri a Pavia. Aveva una cassettina da viaggio
fatta di radice di noce, e cerchiata di ferro, entro la
quale introduceasi di fianco un altro cassettino di legno di
pioppo. Finchè stava in Milano, o quando vi tornava il
cassettino tiravasi fuori, e rimetteasi agevolmente: mentre
stava in Pavia, aveva gran fatica a fare per servirmene.
Cagion di questo fenomeno non può esser che l’umido il quale
dilatava il legno di pioppo, e non facea lo stesso effetto
sul noce, sì per la qualità del legno, che per esser questo
fasciato di ferro.
Benjamin Franklin
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