Genova        
Numero 28, anno VIII        
aprile 2008        

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  di Roberto Pedemonte

Nel preambolo dell’articolo che proponiamo si accenna a “… Tavola, che si dà ogni mese delle Osservazioni Meteorologiche.” Ogni mese infatti sugli “Avvisi Patrii” venivano pubblicate le osservazione meteorologiche registrate in Genova relative alla temperatura, la pressione, l’umidità, il numero di giorni sereni, di pioggia, ecc. Nei prossimi numeri inizieremo a offrirvi dette tavole che, essendo precedenti alle prime osservazioni ufficiali fatte presso l’Osservatorio dell’Università genovese, tracciano un quadro quantitativo, dei parametri meteorologici in piena piccola età glaciale.
L’esigenza di adoperare strumentazione uniforme e comparabile, era già nel ‘700 sentita vivamente dagli studiosi. Prova ne sia la comunicazione di Benjamin Franklin che segue, indirizzata a Edward Nairne, ottico e costruttore di strumenti scientifici inglese (1726-1806), A lui si deve la realizzazione del primo barometro marino utilizzato a grande scala, utilizzato anche da James Cook nel suo secondo viaggio nel Pacifico del Sud.
Una precisazione: il “mahogany” altro non è che legno mogano.
 

Buona lettura.


Da “Avvisi Patrii” n° VIII del 23 febbraio 1788


Igrometro a capello di Saussure
I capelli hanno la caratteristica di allungarsi o di accorciarsi in funzione della quantità di acqua da essi assorbita. Sfruttando questo fenomeno si può costruire un igrometro detto ad assorbimento o più noto col nome del suo costruttore, Horace Bénédict de Saussure (1740-1799), o più semplicemente detto "igrometro a capello".
Fonte: Liceo Foscarini di Venezia

Sembra che possa gradirsi la seguente Memoria sopra gl’Igrometri; poichè un tal nome non è ignoto ne’ nostri Foglj, stante la Tavola, che si dà ogni mese delle Osservazioni Meteorologiche. Essa è del Dott. Franklin, ed è diretta al Signor Nairne.

Molte ricerche si sono fatte da’ Fisici per aver degli stromenti che indicassero la siccità, o l’umidità dell’atmosfera, ed hanno essi creduto che una sostanza fosse tanto più acconcia a tal uso, quanto più presto l’uno e l’altra la sentiva, e indicava. Ma oltrechè le sostanze cotanto sensibili a molti inconvenienti e irregolarità soggiacciono, non possono ma ben indicare l’umidità comparativa fra un luogo e l’altro, a meno d’avere due igrometri affatto uniformi, cosa non sì facile, e di fare in amendue osservazioni incessanti di tutti i giorni, e di tutte le ore. Per l’opposto se avessimo una sostanza sensibile bensì all’umido, ma tale che questo v’agisse lentamente, sicchè essa coi suoi movimenti seguir non potesse i cambiamenti momentanei e cotidiani, che succedono nell’atmosfera, ma sentisse, e di sentire indicasse l’impressione generale, ritenendo a così dire uno stato medio di tutti i cangiamenti, avremmo allora un igrometro che portato da un luogo all’altro indicherebbe l’umidità diversa nell’aria di due o più paesi; e potremmo dir allora con certezza ciò che ora appena con probabilità dir possiamo, usando i più ingegnosi igrometri, che l’aria d’un dato paese è umida, o asciutta.


Igrometro Daniell
Si trattava di un igrometro a condensazione per la determinazione dell'umidità relativa dell'aria atmosferica sfruttando una serie di tabelle integrative reperibili nella letteratura specialistica dell'epoca.
Fonte: Liceo Foscarini di Venezia

Un tale igrometro voi senza saperlo faceste per me, mio caro Signore, quando nel 1758, mi preparaste un assortimento di sei calamite, ognuna delle quali era lunga poll. 5 ½ larga ½ e alta ⅛ [rispettivamente cm 15.2 larga 1.3 e alta 0.3]

Queste con due pezzi di ferro dolce, che insieme equivalevano ad una delle calamite, erano contenute in una scatoletta di legno di mahogany le cui fibre erano disposte secondo la lunghezza della medesima, e che chiudeasi con un coperchio il quale scorreva esattamente incanalato a coda di rondine sugli orli di essa: era questo del medesimo legno, ma le fibre erano disposte pel largo, cioè perpendicolari a quelle della scatoletta. Comodamente introducevansi nella scatoletta le calamite e sen cavavan fuori; e quella comodamente chiudeasi e s’apriva.

Generalmente credesi, e lo credeva anch’io, che il legno di mahogany non sia sensibile all’umido: e infatti sinchè tiensi in uno stesso luogo i cangiamenti dell’atmosfera non v’apportano mai un’alterazione sensibile. Così non fece alcun apparente movimento la mia scatoletta ne’ quattr’anni, che io passai in Inghilterra. Ne partii nell’Agosto dell’1762, e arrivai a Filadelfia nell’Ottobre. Dopo poche settimane volendo mostrare le vostre calamite ad un Fisico mio amico, non potei estrarle dalla scatoletta, se non con grandissima difficoltà, la qual durò finchè io restai in America, cioè sino al Novembre del 1764. Il coperchio levato una volta non potè più essere introdotto nelle scanalature, ond’io dovetti farne fare un altro, e quello trascurai e perdei.


Igrometro di Regnault
Si trattava di un igrometro a condensazione per la determinazione dell'umidità relativa dell'aria atmosferica sfruttando una serie di tabelle integrative (di Regnault) reperibili nella letteratura specialistica dell'epoca. Questo dispositivo, miglioramento dell'Igrometro di Daniell, fu inventato nel 1845 dal chimico Henri V. Regnault (1810-1878).
Fonte: Liceo Foscarini di Venezia

Tornai in Inghilterra nel Dicembre, e dopo qualche tempo m’avvidi, che la mia scatoletta, rimessasi nelle primiere dimensioni, lasciava luogo a levarne, e mettervi comodamente le calamite, e che il nuovo coperchio era divenuto piccolo e più non arrivava a dovere ne’ cataletti laterali della medesima, cosicché per servirmene dovei allargarlo con aggiugnervi uno strato di cera di Spagna.

Stetti dieci anni continui in Inghilterra, e non osserva mai in ciò la menoma alterazione. Ritornai quindi in America, e dopo poche settimane fui obbligato a levar nuovamente la cera di Spagna dal coperchio, cavando con istento le calamite fuori della scatola.

Non potendo immaginare altra cagione di questo fenomeno che un’alterazione nelle dimensioni del legno, io ne conchiusi in primo luogo, che l’aria d’Inghilterra fosse generalmente più umida che quella d’America, il che io attribuiva all’esser quella un’Isola, a cui niun vento arriva senza passar prima gran tratti di mare, e perciò senza caricarsi di vapor umidi. Quindi pur congetturai che tanta umidità fosse propria particolarmente della Città di Londra ov’io risedeva, essendone ivi molte cagioni particolari, come le manifatture tutte ove s’adopra fuoco, che molti vapori solleva, oltre quelli che s’alzano dal carbon di terra, di cui fassi un uso immenso.


Igrometro di Dufour
Si tratta di un igrometro a condensazione per la determinazione dell'umidità relativa dell'aria atmosferica sfruttando una serie di tabelle integrative (di Regnault) reperibili nella letteratura specialistica dell'epoca. Questo dispositivo è un miglioramento dell'Igrometro di Regnault e il nome è probabilmente legato a quello del medico e naturalista francese Léon Jean-Marie Dufour (1780-1865).
Fonte: Liceo Foscarini di Venezia

Lo stesso m’avvenne col piccolo telescopio acromatico che voi mi faceste allora, i cui tubi erano d’ottone, e l’astuccio di sottil legno coperto di zigrino. Finchè fui in Inghilterra il telescopio era adattato all’astuccio, sicchè v’entrava, e n’uscia comodamente; ma appena arrivato in America nel Maggio del 1765 trovai l’astuccio divenuto sì stretto, che stentai a cavarnel fuori, e non potei più rimetterlovi per lo spazio di 18 mesi ch’io colà passai. Riportai meco il cannocchiale in Europa, ma dovendo venire in Francia, immaginai di trovar in questo continente l’aria ugualmente asciutta che in America, e perciò lasciai colà l’astuccio come inutile.

Non tardai molto, dopo il mio arrivo in Francia, a vedere con mia sorpresa, che la mia scatoletta era divenuta larga, come lo era stata in Inghilterra; e che le calamite non solo v’entravano, e n’usciano liberamente, ma anche vi si moveano dentro, e lo stesso trovo costantemente senza una variazione sensibile dacchè qui sono. Il mio alloggio è quasi una lega [circa 5 km] fuor di Parigi, sicchè non può aver parte nel fenomeno l’aria umida della Città, tanto più che sto su una collinetta ove l’aria giuoca liberamente ed esser deve asciutta quanto in qualunque altro luogo della Francia. Quindi parmi probabile che non solo l’aria di Londra, ma pur quella di tutta l’Inghilterra, esser debba più umida che quella d’America, poiché cotanto umida è pur quella di Francia in luogo sì distante dal mare (*).

La maggior siccità dell’aria d’America s’inserisce pure da altre osservazioni. I mobili di legno impalliacciato che colà trasportansi dall’Inghilterra consistenti in sottili strati di legni fini incollati sopra il legno di peccia, presto si guastano, perché i due legni nello stringersi, se hanno le fibre fra loro incrocicchiate, screpolano, e si staccano. Negli sperimenti elettrici, che colà facea vidi sovente che una tavola di mahogany su cui teneva le boccie per caricarla, era secca a segno (principalmente quando soffiava il N. E. che colà è asciuttissimo) che serviva ad isolarle, e non potea caricarle finchè non avessi formata una comunicazione fra le loro intonacature e la terra. Aveva una simil tavola a Londra che adoperava per lo stesso uso; ma non la trovai mai si secca che ricusasse di condurre l’elettricità.


Psicrometro di Cavalieri
Lo strumento permetteva di determinare l'umidità relativa locale dell'aria atmosferica tramite la lettura delle temperature in gradi centigradi di due termometri, dei quali uno presenta il bulbo coperto con una garza bagnata (termometro a bulbo bagnato). Una tabella avvolta su un cilindro mobile di legno consentiva di ottenere il dato d'interesse. La procedura operativa è dettagliatamente scritta sullo strumento.
Fonte: Liceo Foscarini di Venezia

Ora sol, mi resta di pregarvi e richiamare alla memoria, se’l potete, quale specie di mahogany adoperaste per la scatoletta delle mie calamite, giacchè ben sapete esservene di molte specie assai fra lor differenti benché abbiano lo stesso nome. Ove questo risaper non possiate, potrete almeno cercare le varie specie di questo legno del più fino, e più ben granito, farne delle tavolette di circa 1 linea di grossezza [0.3 cm], larghe 2 pollici [5.1 cm], e lunghe 6 [15.2 cm] secondo l’andamento delle fibre, e collocarle poi su qualche stromento, ove possano liberamente ristringersi, e dilatarsi, e possano al tempo esattamente misurarsi anche le menome alterazioni, che a questo riguardo in esse succederanno. Aver potrete in tal modo degli igrometri comparabili, qualora v’incontriate in due legni, che nelle medesime circostanze tenuti diano sempre i medesimi risultati nella dilatazioni e contrazione. Questi stromenti mandati in varj paesi indicar potranno indicare la siccità, o l’umidità loro rispettiva, con molto meno incomodo, che cogli igrometri fin qui conosciuti.

(*) Un’osservazione analoga a questa feci per tre anni consecutivi, nei quali alternativamente alcun mesi passava a Milano, ed altri a Pavia. Aveva una cassettina da viaggio fatta di radice di noce, e cerchiata di ferro, entro la quale introduceasi di fianco un altro cassettino di legno di pioppo. Finchè stava in Milano, o quando vi tornava il cassettino tiravasi fuori, e rimetteasi agevolmente: mentre stava in Pavia, aveva gran fatica a fare per servirmene. Cagion di questo fenomeno non può esser che l’umido il quale dilatava il legno di pioppo, e non facea lo stesso effetto sul noce, sì per la qualità del legno, che per esser questo fasciato di ferro.

 

Benjamin Franklin
 

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