Nel 1839, il fisico francese Becquerel scopre
l’effetto fotovoltaico. Nella seconda meta del ‘900, in occasione
dell’avventura spaziale, nascono le prime applicazioni tecniche che
sfruttano questo fenomeno.
La cella fotovoltaica è costituita da 2 sottili
strati sovrapposti di silicio (in laboratorio si sono sperimentate
anche celle all’arseniuro di gallio). Il silicio può essere
monocristallino, policristallino od amorfo. Il primo strato è
“drogato ” con atomi di fosforo (elemento che tende a cedere
elettroni ) e costituisce la regione N, negativa dal punto di vista
elettrico, il secondo con atomi di boro (elemento che tende ad
acquistare elettroni) e costituisce la regione P, positiva dal punto
i vista elettrico. Sottoposta ad irraggiamento luminoso la giunzione
manifesta una differenza di potenziale tra la parte P e la parte N.
Se congiungiamo ora la regione N con la regione P
mediante un conduttore chiuso su una resistenza (carico), otteniamo
una corrente continua, funzione dell’irraggiamento luminoso sulla
cella e del carico.
Il grafico dell’andamento corrente - tensione che
si stabilisce è del tipo riportato in figura 1
Fig.1: Diagramma corrente - tensione -
potenza per un modulo commerciale con
Wp = 320 W (Viessman)
(dimensioni in m del modulo con 150 celle: 2,385 X 1,138
X 0,102)
Fig.2: Schema di 2 impianti connessi alla
rete da 1,28 e 2,58 kWp (Viessman) costituiti da moduli
da 320 Wp
Diverse celle collegate in serie, dotate di
contatti elettrici, e chiuse tra 2 strati di vetro protettivo
costituiscono un modulo fotovoltaico, più moduli un panello, più
pannelli un stringa, un insieme di stringhe un generatore. Un tipico
modulo fotovoltaico è rappresentato in fig. 7.3. Esso è composto da
150 celle da 2,13 W collegate in serie per fornire una potenza
nominale di picco, vedi sotto, di 320 Wp. La tensione alla massima
potenza è di 70,5 V, la corrente di 4,53 A. La corrente in corto
circuito e la tensione a vuoto valgono rispettivamente 4,85 A e 88,8
V. Le celle sono disposte in 8 file, ogni fila è equipaggiata di un
diodo di bypass per evitare l’effetto “hot – spot” dovuto
all’oscuramento di una o più celle per insudiciamento o giochi
d’ombra. La cella o le celle oscurate diventerebbero delle
resistenze elettriche riducendo notevolmente la corrente
nell’insieme delle file in serie.
Fig.3: Modulo fotovoltaico da 320 Wp con
celle policristalline (Viessmann)
Le celle (delle dimensioni tipiche: 10X10 cm)
possono essere di silicio monocristallino (le più care ed
efficienti: rendimento = 14-17), policristallino (ricavato dal
materiale di scarto della componentistica elettronica: rendimento =
11-13 %).
La tecnologia del silicio amorfo (depositato in sottile spessore su
vetro, plastica od altro materiale) non prevede la suddivisione in
celle, si basa su un materiale che ha un rendimento molto basso
(5-7%) ma egualmente un costo basso e soprattutto una flessibilità
di impiego molto elevata: applicazioni su superfici di varia
conformazione, tegole al silicio, strutture trasparenti al silicio
(lucernai) ecc.
La potenza di picco
Per valutarne le prestazioni di un pannello sono state fissate
delle condizioni standard:
Irraggiamento pari 1000 W/m2
temperatura delle celle = 25 C°
Composizione spettrale AM = 1,5 =
composizione dello spettro dell’irraggiamento solare dopo aver
attraversato 1,5 volte lo spessore dell’atmosfera (inclinazione
dei raggi ~ 41,8° sull’orizzontale).
Un panello che fornisca un kW di potenza
elettrica in corrente continua in tali condizioni è contrassegnato
da una potenza di picco di 1 kWp. Stante i rendimenti citati sopra,
un tale pannello in silicio policristallino avrebbe una superficie
di ca. 8 m2.
A Genova, inclinato rispetto all’orizzontale quanto la latitudine (
44° ), tenuto conto dell’irraggiamento medio annuo di 1500 kWh/m2,
produrrebbe un’energia in corrente continua ai morsetti pari a circa
1500 kWh.
L’impianto
Le celle, i moduli, i pannelli, collegati in
serie/parallelo forniscono corrente elettrica continua in modo
discontinuo, variabile durane il giorno e durante l’anno. Tale
corrente continua deve essere trasformata in corrente alternata per
alimentare le normali utenze. L’energia elettrica relativa se
l’impianto non è connesso alla rete (sistema “grid connected”), deve
essere accumulata in batterie (sistema “stand alone”) per far fronte
agli sbilanci produzione- richiesta.
Il sistema di trasformazione e di connessione, BOS (“balance of
system”) che comprende tra l’altro l’inverter, ha un’efficienza
del’80, 85%, le batterie di accumulo normalmente del 60%.
Valutazioni economiche
Stante il rendimento dei pannelli, il costo dei
componenti e di installazione, l’energia fotovoltaica è ancora cara.
I costi del kWp installato e connesso alla rete è stimato (anno
2001) pari a:
6000-8000 euro (con IVA)
A Genova, con un irraggiamento totale annuo su
una superficie inclinata sull’orizzontale pari alla latitudine di
ca. 1500 kWh /m2 la producibilità netta di un panello (tenuto conto
di un rendimento dei componenti elettrici = 80%) è pari a:
1500*0,80 = 1200 kWh/ kWp
Ipotizzando un impianto di 2,25 kWp adatto ad
un’utenza residenziale, si ha il prospetto di tab. 1 da prendere con
le dovute cautele perché proveniente da un fornitore:
Tab. 1 Costo dell’energia fotovoltaica a Genova
per 2,25 kWp (Da ENERPOINT - 2001)
Energia
producibile
in anni:
Produzione
(kWh)
Costo kWh
senza agevolazioni
Costo kWh
con detrazione del 36%
Costo kWh
con detrazione del 36%
e contributo del 55%
20
54000
0,40
0,28
0,17
30
81000
0,27
0,19
0,11
40
108000
0,20
0,14
0,086
50
135000
0,16
0,11
0,069
Costo
impianto iniziale + IVA: 18000 euro
Costi di
esercizio (2 cambi inverter): 3500 euro
(Dal 2004
possibilità di vendita al distributore a 0,45 - 0,6
euro/kWh )
Fig.4: Residenza unifamigliare dotata di 8
pannelli fotovoltaici per un totale di 2,58 kWp
(Viessmann)