
di Roberto Pedemonte
La città di Genova possiede uno dei più
antichi e attendibili osservatori meteorologici presenti in
Europa. Sebbene dalla seconda metà del settecento si fosse
iniziato ad acquisire misurazioni meteorologiche, sia
quantitative che qualitative, per opera di illustri
studiosi, solo nel 1832 venne eretto un osservatorio
pubblico presso la Regia Università e il primo gennaio
dell’anno successivo iniziarono le misurazioni. A circa
cinquant’anni dalla fondazione il prof. Pietro Maria
Garibaldi, direttore dell’Osservatorio dal 1863 al 1902,
pubblicava uno studio sulla climatologia della città,
ponendo a confronto il primo decennio di osservazioni con
l’ultimo disponibile (1871-1880). L’opera, “Osservatorio
della R. Università di Genova – Climatologia di Genova
desunta dai decenni meteorologici 1833-1842 e 1871-1880” fu
pubblicata in Genova nel 1884 presso i tipi del R. Istituto
Sordo-Muti.
Presentiamo in questa prima parte gli
eventi, raccontati con enfasi e amore per la scienza dal
prof. Garibaldi, che hanno portato alla costituzione
dell’osservatorio meteorologico ufficiale della città di
Genova.
I parte

Figura 1 - Il centro storico di
Genova e il porto antico. Il cerchietto rosso indica la
posizione della Regia Università di Genova

CENNI STORICI

Figura 2 - L'atrio della Regia Università
di Genova |
Sebbene il clima della Liguria, considerata nel suo insieme,
non possa dirsi sensibilmente variato, come lo dimostrano la
tradizione e i dati forniti dall’agricoltura in genere, pure
alcune in località non è più quello che era anche in tempi
non molto lontani da noi. Non si possono portare a conferma
di questo asserto prove dirette desunte da osservazioni
meteorologiche propriamente dette, ma criteri ugualmente
attendibili lo dimostrano.
Le zone nelle quali prima si coltivavano olivi, viti e
agrumi sono attualmente più ristrette e meno elevate, e il
gelo, uccide attualmente un numero di piante maggiore di
quello lo facesse per il passato, ciò che evidentemente
accenna a più rigidi inverni.
Questo deteriorare del clima Ligure ha la sua causa
principale nello sboschimento dei monti, i quali, fatti
nudi, lasciano libero il corso a valle ai venti freddi del
nord, quando invece, prima, le folte selve coi loro tronchi,
rami, foglie ne diminuivano di molto la velocità, la
decomponevano in mille guise, e buona porzione di onda
ventosa rispingevano in alto come, per opera dei moli, si
vede avvenire dei flutti marini.
Se questa opera di spogliamento dei nostri monti durerà
ancora, il deterioramento del clima si farà manifesto in
nuove e più ampie zone di terreni e sarà messo in chiaro e
misurato dalle note meteorologiche, e, ciò che più monta,
dimostrato dai danni sempre maggiori che ne subirà
l’agricoltura: tutto però fa sperare che Governo e privati,
meglio illuminati sui loro veri interessi, ristaranno
finalmente dall’opera di distruzione e vestendo i monti
ripristineranno le antiche e migliori condizioni
meteorologiche della Liguria.
Lo studio di queste condizioni, per ciò che riguarda la
Città, divenne regolare, or quasi è un secolo, per opera di
privati cittadini e anche per cura dei alcuni membri di
Corporazioni religiose: tutto questo è attestato da memorie
e registri conservati nel Ligure istituto e in pubbliche e
private biblioteche.
Il march.se Domenico Franzoni (1) fu però il primo in Genova
che siasi occupato d’osservazioni meteorologiche eseguite
con tutta quella attenzione e regolarità che richiedonsi in
simili lavori, quando si vogliano render utili alla scienza.
Di queste Egli componeva un suo diario in cui segnava due
volte al giorno regolarmente, alla mattina ed alla sera, le
altezza barometriche, le indicazioni del termometro e
dell’igrometro, l’aspetto del cielo, la direzione e forza
de’ venti, la quantità della pioggia e dell’evaporazione, le
nebbie, le nevi, gli uragani, le tempeste, notando le ore e
tutte le circostanze di questi fenomeni, tanto ordinarii
quanto straordinarii; il tutto osservato con quella
precisione che si poteva attendere dagli strumenti
adoperati. Queste osservazioni comprendono un periodo di
quattordici anni, che comincia dal dicembre 1782 e finisce
nel 1796.
Quantunque coteste osservazioni in complesso non siano ma
state fatte di pubblica ragione, non è a dire però, che in
seguito non fossero per la scienza utilmente impiegate:
ripigliavansi infatti poco dopo questi lavori meteorologici
da un altro genovese, il prof. ab. cav. Multedo, e dalla
discussione e paragone delle proprie osservazioni con quelle
del Franzoni, ne uscivano due memorie di meteorologia che
egli presentava, la prima nel 1802, la seconda tre anni dopo
all’istituto Ligure; notevole quest’ultima principalmente
per una legge di relazione fra le indicazioni barometriche e
lo stato di agitazione del mostro mare, ch’egli vi
stabilisce come derivata dall’osservazione.
Nell’istesso tempo questo illustre professore, penetrato
dall’utilità di cotali studi, volendo dare maggior vita ai
medesimi, insisteva affinché fosse creato un pubblico
Osservatorio, e tracciava la miglior via da tenersi nei
lavori delle osservazioni. – Le sue parole, dettate
dall’amore della scienza, trovarono posteriormente un
favorevole accoglimento, e ciò avvenne nell’anno 1832,
quando si decretò fosse eretto nella R. Università un
Osservatorio meteorologico, e si provvide perché fossero
eseguite le osservazioni con tutta quella regolarità e
precisione che il progresso della scienza e la maggior
perfezione degli strumenti permettevano d’introdurvi.
Furono scelti a tal uopo una galleria ed un terrazzo
esistenti nell’angolo N. O. del palazzo di questa
Università, e quivi furono collocati i diversi strumenti
necessarii per le osservazioni. La posizione di questo
osservatorio venne determinata nel modo seguente:
Lat. 44.° 24.’ 59.” N.
Long. 6.° 35.’ 24.” E. Parigi.
Dal pavimento della galleria al livello medio del mare si
contano metri 47m,18.

Figura 3 - Barometro Fortin |
La galleria è divisa in due compartimenti. Nel primo fu
situato un barometro a pozzetto, a fondo mobile, di
costruzione del Fortin di Parigi, con iscala fissa tracciata
sopra un tubo d’ottone, divisa in centimetri e millimetri,
la cui origine viene indicata da una punta fissa d’avorio, e
munita di un nonio che dà direttamente i ventesimi di
millimetro. Il diametro interno del tubo è di 9 millimetri,
la larghezza della superficie anulare del mercurio nel
pozzetto 16mm, e la distanza della punta d’avorio alla
superficie interna dello stesso pozzetto 4mm. L’altezza del
menisco, che limita superiormente la colonna barometrica, fu
trovata eguale a 0mm,55 prendendo la media di molte
osservazioni, e l’altezza del menisco anulare del pozzetto
2mm,3.
Attiguo alla canna del mercurio, fissato all’armatura che
serve di difesa, si trova un piccolo termometro centigrado
che denota la temperatura del mercurio medesimo. L’origine
della scala suddetta è alta sul pavimento metri 0,85, e
quindi alta metri 48,03, sul livello medio del mare. Questo
barometro fu confrontato nel 1829 con quello
dell’osservatorio di Parigi dal sig. Bouvard, e si ebbe da
varii paragoni il seguente risultato medio corretto dalla
capillarità:
Altezza barometrica di Parigi = altezza Fortin + 0mm,135.
Avvertiamo fin d’ora che tutte le altezza barometriche che
riferiremo in seguito, osservate con questo strumento, sono
già ridotte a zero di temperatura instrumentale, ma non
corrette della capillarità.
Nel secondo compartimento della galleria furono situati, in
faccia al N., all’aria aperta,difesi quanto possibile dalle
irradiazioni dei corpi circonvicini, ma in modo da lasciar
liberissima la circolazione dell’aria: 1.° un termometro
sensibilissimo del Fahrenheit per la lettura delle
temperature dell’aria; 2.° un termometro ad indice, ossia
termometrografo, del canonico Bellini per le massime e
minime temperature delle 24 ore, da osservarsi ogni giorno
alle 9 del mattino; 3.° un igrometro a cappello del Saussure
per la misura della umidità dell’aria.
Le letture fatte sulle scale dei termometri sono tutte
ridotte in gradi del termometro centesimale avanti di essere
notate nel diario dell’osservatorio.
Sul terrazzo superiore alla galleria, ad un’altezza di metri
9,68 presa dal pavimento della stessa e perciò di metri
56,86 dal livello del mare, fu collocato un udometro
consistente in un vaso di forma cilindrica del diametro
interno di metri 0,76, con fondo conico, situato col suo
asse verticale. L’acqua raccolta dal medesimo passa per un
tubo che traversa il tetto e si deposita in un recipiente
chiuso, che è fissato inferiormente in uno stanzino attiguo
alla galleria; estratta dal medesimo, vien misurata per
mezzo di due vasi di forma cilindrica i quali hanno un’area
di sezione che è per l’uno il decimo e per l’altro il
centesimo dell’apertura dell’udometro stesso. Questi sono
muniti di scale interne, divise in millimetri che
corrispondono al decimo e centesimo di millimetro dell’udometro.
Finalmente fu stabilito su questo terrazzo un anemoscopio
formato di una banderuola, il cui asse passa attraverso al
tetto e termina in un pignone, che rotando mette in
movimento un indice, il quale scorre sovra un quadrante dove
sono segnati gli otto venti principali.
Gli strumenti descritti son quelli con quali furono eseguite
le osservazioni notate del diario dell’osservatorio. Ve ne
sono poi altri di simil genere disposti in diversi luoghi
che servono di verificazione e di confronto ai precedenti.
Stabilito così l’osservatorio, ne venne affidata la
direzione al professore d fisica della R. Università, e fu
nominato un Osservatore il quale avesse cura di notare
quattro volte al giorno, cioè alle 9 di mattina, a mezzodì,
alle 3, alle 9 di sera, le indicazioni de’ predetti
strumenti, nonché lo stato del cielo e del mare, e tutti
quei fenomeni ordinari e straordinari che potessero meritare
di tenerne memoria in un diario meteorologico.
Egli è al primo gennaio del 1833 che potè quivi cominciarsi
la nuova serie di osservazioni meteorologiche, che da indi
in poi non furono più interrotte, grazie allo zelo indefesso
del chiarissimo nostro professore d’idraulica sig. Giacinto
Grillo, il quale con somma intelligenza le condusse fino a
questo giorno.
Pietro Maria Garibaldi,
Osservatorio della R. Università di Genova – Climatologia di
Genova desunta dai decenni meteorologici 1833-42 e 1871-80,
Genova Tipografia del R. Istituto Sordo-Muti, 1884 |