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di Enrico Pelos |
La storia di una delle prime
viaggiatrici dei cieli e l’'influenza del tempo atmosferico
su quella che doveva essere una breve ascensione
dimostrativa a Milano, che diventa invece un viaggio dalla
Pianura al Mare, attraverso gli Appennini Liguri, con
atterraggio a Montebruno

Sophie Blanchard durante l'ascensione sopra Milano il 15
agosto 1811, il giorno del 42° compleanno di Napoleone
Bonaparte. Immagine di Luigi Rados (dalla United States Library
of Congress. L’immagine è messa a disposizione ed è pubblicabile
in quanto di pubblico dominio perché il relativo diritto
d'autore è scaduto). |
Sophie Madeleine Armant nacque a
Trois-Canons, vicino a La Rochelle, il 24 Marzo 1788. Fu una
tra le prime donne a "volare" tra le nuvole e la prima come
professionista guidando un aerostato per oltre 60
ascensioni. Altre avevano volato prima di lei, ma lo avevano
fatto come passeggere.
Jean Pierre Blanchard nacque ad Andely in
Normandia il 4 Luglio 1753. Era un inventore che, dopo aver
costruito una delle primissime vetture meccaniche, divenne
sostenitore e seguace delle idee dei fratelli Joseph e
Etienne Mongolfier, gli imprenditori cartai francesi che con
la passione per la ricerca scientifica realizzarono nel 1873
la loro prima "macchina volante". Verso la fine del '700 si
era capita la forza ascensionale dell'aria calda e
Alessandro Volta aveva spiegato il fenomeno fisico che ne
permette il volo. L’invenzione che ne seguì, un pallone
pieno di aria calda che permettesse di staccarsi dal suolo,
la mongolfiera, prese il nome da loro, ma non aveva
strumenti di manovra e direzionamento.
Sembra però che il primo pallone ad aria
calda sia nato in Cina molti secoli prima e, secondo alcune
ipotesi circa la creazione delle misteriose linee della
valle del Rio Nazca in Perù, queste non avrebbero potuto
essere create senza il controllo di qualcuno elevatosi in
volo con qualche mezzo aerostatico.
Blanchard decise di dedicarsi agli
esperimenti sul volo umano diventando il primo aeronauta
professionista della storia compiendo, Il 2 marzo 1784, dal
Campo di Marte di Parigi, un’ascensione con un vascello
volante guidato per mezzo di un sistema meccanico a quattro
ali remiganti. Proseguendo con gli esperimenti decise di
tentare l’attraversamento della Manica trasferendosi quindi
in Inghilterra dove affinò la sua tecnica grazie anche
all’amicizia con un altro pioniere dell'aerostatica,
l'italiano Vincenzo Lunardi (1759-1799), che era a quel
tempo segretario del principe Caramanico, l’ambasciatore del
Regno di Napoli accreditato in Inghilterra. Egli fu il primo
ad aver effettuato un volo nella terra d’Albione, avendo
compiuto la prima ascensione in pallone vicino a Londra nei
prati di Moorfields il 15 settembre 1784 alla presenza
nientemeno che del principe di Galles.
Lunardi, oltre ad essere considerato tra i
più importanti pionieri della storia dell'aerostatica di
tutti i tempi, fu anche il primo a viaggiare con gli animali
portando con sé un cane, un gatto ed un piccione e
diventando notissimo al punto che anche il re Giorgio III lo
considerò un eroe e lo volle invitare a corte. Fu anche il
primo a viaggiare con una donna quando decise di portare con
sé l’attrice Sage facendo di lei la prima donna che non ebbe
paura di volare e rendendola così famosa e ricordata per
sempre.
Blanchard fu quindi colui che effettuò,
il 19 gennaio 1793, il primo volo 'pilotato' nell'America
del Nord. Il pallone da lui usato non aveva sistema di
propulsione, ma poteva essere controllato e diretto variando
la quota di volo in modo da utilizzare le correnti d’aria
orizzontali favorevoli, dato che spesso il vento ha
direzioni differenti a differenti altezze.
L’anno successivo, il 1794, Sophie e Jean
Pierre si sposarono ed iniziarono a fare molte ascensioni
insieme per molti anni fino al 1808.
Il 1 febbraio, nei pressi di Bois vicino
alla città olandese dell’Aia, durante la sua 66° ascensione,
Jean Pierre ebbe un colpo apoplettico. Questo grave fatto lo
rese invalido e con il progredire della malattia Sophie
rimase a Parigi a curare il marito fino alla sua morte che
avvenne il 7 Marzo del 1809.
Oltre al dolore per la grave perdita si
presentava ora a Sophie un problema anche di tipo
finanziario, avendo speso molte delle risorse negli
esperimenti delle ascensioni. Con un’audacia fuori dal
comune per l’epoca decise di proseguire da sola l’attività
intrapresa con il marito. Fu così che fece una prima
ascensione, il 24 gennaio 1810, sul Campo di Marte al
seguito della Guardia imperiale di Napoleone in occasione
delle sue nozze con Maria Luisa d'Asburgo-Lorena. Un’altra
la fece Il 15 agosto 1811, a Milano per la “Festa
dell’Imperatore”. In occasione della nascita del loro primo
figlio, effettuò il volo sopra Parigi lanciando
partecipazioni. Era ormai diventata la beniamina del
pubblico e nelle sue ascensioni, davanti alle folle paganti
per lo spettacolo, viaggiò anche con animali e fu la prima a
fare delle prove di paracadute utilizzando delle bambole. In
un suo viaggio da Roma a Napoli, effettuato nel 1811, salì
fino a 3600 metri stabilendo così il primo record.
Nel frattempo nel decennio precedente
erano avvenuti dei fatti molto importanti per la
meteorologia e di conseguenza per il volo. Nel 1802 Luke
Howard, un chimico meteo-amatore, introdusse il sistema di
classificazione delle nuvole e le loro influenze in latino -
cumulus, stratus, cirrus, cirrostratus, stratocumulus
etc. -, la lingua allora universale in campo scientifico.
Egli aveva iniziato ad osservare ed a registrare le
variazioni del tempo dal 1801 e proseguendo a farlo fino al
1841 diventò, per unanime considerazione, il “padre della
meteorologia”. Francis Beaufort, ammiraglio, cartografo ed
esploratore inglese inventò, nel 1806, l'omonima scala
per la misurazione del vento.
Avvenne quindi che nel 1811 doveva essere
celebrato il genetliaco dell'imperatore a Milano e Sophie
venne invitata a dare grande spettacolo celebrativo con la
sua mongolfiera. Vennero richiesti ed ottenuti tutti i
permessi necessari, anche con lettere di S.A.I. (Sue Altezze
Imperiali, gli originali dei quali sono conservati negli
Archivi di Stato di Milano e di Genova) per portare in loco
il pallone che si trovava allora nei pressi del Confine
Toscano.
Le autorità della città di Milano furono
messe a sua disposizione per ogni sua eventuale necessità e
le diedero tutto il supporto necessario.
La stampa fu piena di articoli
informativi e invitanti la popolazione ad andare ad
assistere a quella che sarebbe stata la sua quarantesima
ascensione.
Il giorno dell’avvenimento, molte ore
prima dell’ascensione, si era già radunata una grande folla
incuriosita ed anche affascinata dalla presenza del palco
con la Corte. Tutto era pronto ma all’ora fissata per la
partenza Sophie volle controllare ancora alcuni dettagli.
Oggi si sa bene che il volo aerostatico
si svolge principalmente nella troposfera e cioè quella
parte che va dal suolo fino a circa 11.000 m di quota, nella
parte cioè dove hanno luogo tutti quei fenomeni che ci
interessano tanto da vicino come le nuvole, il vento, la
pioggia e le diverse precipitazioni. Inoltre le previsioni
meteorologiche sono oggi abbastanza affidabili, ma al tempo
di Sophie le conoscenze non erano certo così approfondite.
L’aeronauta non aveva a disposizione
mappe dettagliate o conoscenze dei luoghi né tanto meno
poteva avere informazioni sulla pressione atmosferica o sul
vento, il motore, freno e timone di un pallone o di una
mongolfiera e sulle turbolenze delle nubi, tutte
informazioni senza le quali un pilota moderno non si alza in
volo.
Ma Sophie non aveva bisogno di previsioni
o di altro, bastava la sua esperienza, in fondo la sua
doveva essere solo un’ascensione a bassa quota. Una piccola
dimostrazione.
Sophie non sapeva ancora che di lì a poco
avrebbe reso famoso un piccolo lontano paese, in una terra a
lei sconosciuta.
La folla iniziava a rumoreggiare per
l’impazienza e il fatto iniziava a rendere Sophie ancora più
nervosa ed emozionata. La “signora dell’aria” era
all’interno del piccolo contenitore agganciato al pallone
pronto alla partenza che sarebbe avvenuta di lì a pochi
minuti.
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Cartolina commemorativa
stampata in occasione della mostra storica e fotografica del
19/21 Febbraio 1999 alla Fiera di Genova con i pannelli
illustrativi dell’impresa di Sophie Blanchard preparati dallo
storico Giovanni Ferrero. La cartolina è stata disegnata
dall’artista Giovanni Assereto e, data l’importanza
dell’avvenimento, le Poste Italiane emisero un annullo postale
speciale (Archivio EP). |
L’aerostato si staccò velocemente dal
suolo, prendendo d’infilata la prima corrente ascensionale
che si presentava abbastanza favorevole. Dopo poco, diverse
formazioni di nuvole la circondarono a tratti, cirri,
strati, cumuli, nembi, cumulo nembi, nembostrati,
strato-cumuli. Ella sentiva il vapore acqueo ben presente
nell'aria. I moti convettivi che avvengono negli strati
bassi dell'atmosfera, e i movimenti delle masse d'aria la
spingevano sempre più lontano. Le goccioline d'acqua e forse
aghi di ghiaccio che superano un certo peso e una certa
dimensione avrebbero potuto trasformarsi in ulteriori
precipitazioni in pioggia, forse peggio neve o grandine
qualora fosse riuscita a ridiscendere.
Ma la mongolfiera continuava il suo viaggio e
sparì dopo pochi minuti dalla vista dei presenti, che rimasero
abbastanza attoniti per il susseguirsi degli eventi ed interpretando
il tutto come un segno di sventura.
La visibilità era ormai scarsa e scendeva la
sera. La visibilità obliqua che ella osservava dal pallone era
sempre più inferiore a quella orizzontale. Eventuali foschie e
nebbie potevano essere in arrivo e diventare pericolose, perché si
potevano formare rapidamente e diventare persistenti impedendo a
Sophie una chiara visione del terreno di atterraggio e nascondendo
eventuali ostacoli pericolosi come alberi.
Secondo quanto riferito da Sophie, ella si trovò presto a sorvolare
vaste aree e a capire quindi che ad un certo punto doveva trovarsi
proprio sui monti della Liguria in quanto dall’alto della sua
posizione vedeva chiaramente il luccicare del mare. Spaventatasi,
cerco di manovrare per evitare di andare a trovarsi sul mare, dove
sarebbe stato enormemente pericoloso ed anche impossibile avere
soccorso in tempo brevi. Se fosse caduta in acqua protetta solo da
un abitacolo di vimini, quel viaggio avrebbe potuto trasformarsi in
morte certa. Era molto di più dei viaggi dimostrativi ai quali era
abituata e applaudita dalle folle e presa dal panico si impaurì,
tentando quindi in tutti i modi di poter effettuare una discesa.
Era una giornata estiva 16 agosto e Sophie era
salita sul suo pallone con dei vestiti estivi. L’altezza e
l’attraversamento delle nuvole l’aveva fatta tremare di freddo.
L’arrivo in ora notturna in un bosco di un paese ad una certa
altitudine rendeva la situazione ancora più preoccupante. La zona
montuosa non era certo adatta ad un atterraggio e Sophie cercò
quindi di agganciare l’aerostato a qualche albero in modo da
rimanere in qualche modo ancorata ed evitare di essere riportata
verso l’alto in mezzo alle nuvole.
E ci riuscì. Aveva così effettuato il percorso da
Milano a Montebruno, aveva superato vette di oltre 1700 m. Il tutto
avvenne in un tempo che le doveva essere sembrato lunghissimo ma il
tutto si era svolto nell’arco di un’ora circa.
Grande fu lo stupore allorquando, alle prime luci
dell’alba, contadini e pastori ebbero la visione di questo
particolare oggetto impigliato tra gli alberi. La meraviglia dei
primi che arrivarono fece presto adunare la gente da tutto il paese
accorsa per vedere quello strano oggetto con una creatura femminile
venuta dal cielo. In fondo era già successo qualcosa di simile,
anche se in forma diversa.

Panorama di Montebruno e dintorni dall’alto con
l’attraversamento del fiume Trebbia. Così sarebbe apparso a
Sophie questo bel paesaggio quando arrivo dal cielo il 16
Agosto. Peccato però perchè non ebbe modo di vederlo in quanto
arrivò di notte. In alto il celebre Santuario, eretto in seguito
all’apparizione della Madonna nel 1478, ed il ponte romano (Foto
Enrico Pelos) |
Cosi racconta lo storico Ferrero
“E’ utile
rammentare che a Montebruno si era verificata, nel 1478,
l’apparizione della Vergine e che, in memoria del fatto, era stato
dedicato a Lei un grandioso tempio con annesso convento retto dagli
Agostiniani. La miracolosa Madonna di Montebruno fu da sempre
venerata con grandi manifestazioni religiose e con sentita fede da
parte degli abitanti della Alta Val Trebbia. Ancor oggi si perpetua
la tradizione nel festeggiamento dell’8 settembre in onore della
Vergine”.
I paesani avevano quindi una buona ragione per
credere di rivivere un grande fatto del loro paese. Poteva essere
una nuova apparizione della Beata Vergine. Sulle prime la
osservarono con stupore misto a curiosità ma le sue richieste
verbali, sebbene in una lingua a loro sconosciuta ma corredata di
gesti che non avevano avuto bisogno di molte spiegazioni, li
convinsero ad aiutarla a scendere.
Già, la strana lingua parlata della donna: questo
fatto venne ritenuto di tale unicità ed importanza che il Sindaco
Barbieri di Montebruno venne presto messo a conoscenza
dell’avvenimento. Ed è proprio sua la cronaca di quanto accadde,
anche perché ebbe modo di parlare in qualche maniera con Sophie in
quanto le mise a disposizione la sua casa e la trattò con tutti i
riguardi, sia in modo privato che ufficiale, scrivendo lettere alle
autorità competenti. Ecco una delle lettere ufficiali riportata da
Giovanni Ferrero “Al Signor Prefetto di Genova Baron dell’Impero.
Ieri sera alle ore 9 dopo il mezzo giorno è disceso il pallone
partito da Milano a 8 ore del giorno. Dove vi era madama Blanciarde,
esso è disceso in un bosco Selvatico loco detto la Fricea distante
da Montebruno un miglio e mezzo. Questa mattina al spuntar
dell’aurora alcuni paesani, mentre conducevano i loro bestiami al
pascolo, anno veduto questa macchina, e l’anno preso per un miracolo
del cielo, alcuni per la Vergine Santissima, alcuni per ladri, ma
fra le incertezze anno risoluto di darne parte al Maire che subito
si è portato nel luogo suddetto e ne a redato processo verbale, che
à presso di se madama Blansciarde, diretto era una donna, ciò è
dall’abito, corsero in fretta ad abraciarla per la vergine
santissima, e come tale la doravano; a pena giunto il figlio del
maire trovò un paesano che aveva in bracio questa donna che la
decantava per vergine santissima, e le intimò di lasciare questa
donna e retirarsi. Ciò fato a interogato la donna del suo nome, a
risposto madama Blansciarde, da dove è partita, da Milano, il giorno
e l’ora, a risposto ieri a 8 ore di Francia doppo il mezzo giorno,
della sua Fato dalla mairia di Montebruno cantone di Torriglia
circondario di Genova a 16 Agosto”.
Sophie rimase ospite per tutta la giornata del 16
Agosto e il 17 partì di buon mattino alla volta di Torriglia. Qui
c’era il curato che l’attendeva con naturale curiosità e che le
preparò una lettera di presentazione per il Prefetto di Genova
perché Sophie decise subito dopo di partire alla volta di questa
città. A Genova vi erano molti francesi o persone che parlavano la
sua lingua ed alcuni notabili la accolsero con grande ospitalità. Le
cronache ricordano tra questi il notaio Jean Antoine Gambaro, e
l’agente di cambio Charles Gambaro, il negoziante Jean Antoine
Tiboldi. Con loro ella ebbe modo di parlare la sua lingua cogliendo
l’occasione per ringraziare pubblicamente gli abitanti di Montebruno
e le autorità che si erano prese cura di lei.
A Milano, nel frattempo, non si erano preoccupati
del suo mancato ritorno e le cronache riportarono solo gli
avvenimenti relativi alla festa. Ma presto qualcuno aveva fatto
domande circa la sorte della “Signora che viaggiava con il pallone”
ed allora vennero richieste notizie che contribuirono a formare i
numerosi articoli che vennero poi pubblicati sui giornali milanesi e
lombardi.
Anche i giornali liguri si occuparono dello straordinario fatto
accaduto a “Montebruno, villaggio distante 15 miglia circa a levante
di Genova” e la “Gazzetta di Genova” prima e il “Giornale degli
Appennini” poi pubblicarono articoli sull’avvenimento.
Le cronache ebbero ancora a parlare in seguito di
questi luoghi: poco lontano dai boschi di Montebruno si trova la
località di Loco famosa perché vi andò ad abitare ed insegnare
Giorgio Caproni, uno dei più grandi poeti italiani. Nel Trebbia
Ernest Hemingway, il famoso scrittore, pescò nel 1943 rimanendo
colpito da questa «Green Valley» che non esitò a definire la più
bella del mondo. Nello stesso anno atterrò in paracadute a Caprile
di Propata per una missione, Randolph Churchill il figlio dell’ancor
più famoso Winston.
Sophie fece quindi ritorno in patria compiendo molte altre
ascensioni in giro per l’Europa ma un brutto destino la stava
aspettando.
Il 6 luglio 1819 ai giardini di Tivoli era in programma
un’ascensione. La partenza avvenne in serata con le luci che
rischiaravano il paesaggio. Sophie pensò che non dovesse essere
luminoso abbastanza e per rendere l’ascensione ancora più
spettacolare decise di portare con se dei fuochi d’artificio. L’idea
che aveva avuto era quella di lanciarli direttamente dalla
mongolfiera per allestire così un indimenticabile spettacolo
pirotecnico.
E’ ancora lo storico Ferrero che, citando la
documentazione messa a disposizione dal Comune di Les Andelys, così
narra quanto accadde quella sera:
“Era la
sera del 6 Luglio 1819. Vi era una grande festa allo splendido
giardino di Tivoli dove gli alberi secolari sono oggi rimpiazzati
dalle volte vetrate e dai numerosi binari della stazione di
Saint-Lazare. La folla è numerosa e brillante; gioiosa dal piacere,
attornia il prato dove M.me Blanchard sta per elevarsi portando con
essa un fuoco d’artificio. Giovane ancora, piacevole e di taglia
minuta, M.ma Blanchard è amata e rispettata da tutti. Ma soprattutto
perché essa si adoperava per piacere. E quel La musica suonò una
fanfara, i fuochi artificiali fiammeggiavano e Sophie Blanchard si
elevò in una apoteosi. Le fiamme blu illuminavano la viaggiatrice.
Dopo, come per magia, altre fiamme azzurre si accesero al di sotto
del suo aerostato. Infine il rumore ed il fuoco rimbombarono ed
illuminarono la terra e il cielo. Vi fu un momento di calma. Tutta
la gente la guardava. Essa aveva in una mano il paracadute e
dall’altra la miccia accesa. Un lampo apparve nella navicella.
L’aeronauta lasciò la miccia e, a due riprese, trattenne il collo
del globo di seta contro il suo petto, quando un alto sprizzo di
fiamma si sprigionò dalla parte superiore dell’aerostato. “Che
bello. Che bello! Viva madame Blanchard!”. Mentre la folla
applaudiva, si vide il pallone scendere lasciandosi dietro una scia
luminosa. “Mio Dio! Sta bruciando!”
Non si era ricordata, lei, conoscitrice dei gas
che aveva utilizzato per tanti anni nei suoi voli, che l’idrogeno è
terribilmente infiammabile e naturalmente prese fuoco. In pochi
attimi la palla di fuoco impressionò la scena e quello che restava
della mongolfiera cadde al suolo. Nella discesa urtò il tetto di una
casa che fece ribaltare la navicella. Sophie Blanchard venne
scagliata fuori e si sfracellò sulla strada.
Grande fu l’emozione ed il coinvolgimento della
popolazione che le era molto affezionata. Venne aperta una
sottoscrizione per acquistare una tomba perenne nel famoso cimitero
di Père-Lachaise. Sophie doveva aver sepoltura e riposare per sempre
in mezzo ai grandi della storia francese e mondiale. L’epitaffio che
venne scritto a perenne memoria così recita: ”Victime de son art e
de son intrépidité”.
Moriva così a soli 41 anni l’“aeronauta ufficiale
della Restaurazione”, come l’aveva nominata onorandola Luigi XVIII.
Napoleone Bonaparte, prima di lui, l’aveva nominata ministro.
Il coraggio di Sophie e Jean Pierre Blanchard
avevano aperto la strada alla storia della conquiste e delle
conoscenze del cielo.

Cartolina illustrativa della morte di Madame Blanchard.
(dalla United States Library of Congress. L’immagine è messa a
disposizione e pubblicabile in quanto di pubblico dominio perché
il relativo diritto d'autore è scaduto). |

Mongolfiere a Montebruno durante la manifestazione annuale.
(Foto Enrico Pelos) |
Bibliografia
La storia di Sophie Blanchard, del suo viaggio con la
mongolfiera e del successivo atterraggio forzato in quel di
Montebruno è stata egregiamente documentata e illustrata da
uno dei più esperti storici della Val Trebbia, l’amico
Giovanni Ferrero nella sua pubblicazione "Sophie Blanchard,
amazzone del cielo, in Val Trebbia".
Altre fonti:
Erika Dellacasa, “Val Trebbia, terra di Caproni”, Corriere della
Sera di Milano
http://www.aerostati.it
http://www.liguri.net/portappennini/
http://www.wikipedia.org
http://www.valdaveto.net
siti autore www.enricopelos.it
www.pelos.it
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