Il giorno 4 ottobre 2010 un fronte atlantico ha
interessato la Liguria, apportando cospicue quantità di
pioggia, in modo particolare sulle aree costiere della
parte centrale della regione, tra Genova e Savona. Gli
alti valore di intensità, fino a 125 mm/h misurati alla
stazione dell’ARPAL del Santuario del Monte Gazzo,
ubicata subito alle spalle della costa, in
corrispondenza di Sestri Ponente, a 310 metri sul
livello del mare, e un totale in 12 ore di 412,6 mm e
ben 395mm in solo 6 ore, hanno scatenato quello che già
in altre occasioni, purtroppo, ci è capitato di vedere:
esondazione di corsi d’acqua che normalmente hanno una
portata piuttosto bassa, attesa la limitata superficie
del bacino, con interessamento delle strade pubbliche e
il conseguente allagamento dei piani bassi delle
abitazioni, delle attività commerciali e, talvolta, come
in questo caso, la perdita di vite umane.
Benché dalla Protezione Civile fosse stato diramato un
allerta idrologico, prima di livello 1 e poi 2, sulla
base delle puntuali previsioni del Centro Meteo
Regionale, i brevissimi tempi di corrivazione dei corsi
d’acqua che sfociano nel Mar Ligure, impediscono, in
pratica, basandosi sulle valutazioni dei dati delle
centraline dell’ARPAL in tempo reale, di predisporre in
tempo utile l’evacuazione delle zone sensibili. D’altra
parte sfollare le aree inondabili a ogni allarme
idrologico, creerebbe situazioni particolarmente
caotiche, visto che tale evenienza ricorre più volte nel
corso dell’anno e, per fortuna, solo episodicamente
avviene effettivamente l’esondazione. E ancora, delle
decine di torrenti presenti nel solo territorio del
comune di Genova, quale tra questi sarà soggetto
all’evento? Impossibile prevederlo.
Non resta quindi che guardare a monte. Gli enti che
hanno la competenza eseguano le opere necessarie
affinché le zone adiacenti ai corsi d’acqua siano poste
in sicurezza. Opere che dovranno riguardare sia la
manutenzione degli alvei, sia la normalizzazione del
Piano di Bacino (che esiste!) e la conseguente rimessa
in pristino di tutte le anomalie (che esistono!), sia
tutto ciò che sarà ritenuto necessario dagli organi
competenti (che esistono?). Il pragmatismo anglosassone
non avrebbe dubbi: se per il bene pubblico bisogna
abbattere un edificio, si abbatte! Anche se, nei nostri
casi, non avrebbe neanche dovuto essere costruito,
ovviamente! Se per la salvaguardia delle cose e delle
persone si rende necessario espropriare terreni per
eseguire le dovute protezioni, si espropriano! Il
problema va affrontato! Alla radice! Ma Albione è
lontana. Il nocciolo è che le cose non si vogliono fare;
beghe giudiziarie che si dilungano per decenni, ricorsi,
controricorsi e ancora ricorsi. Non ne viene fuori
niente, e quando cambia qualcosa… il Gattopardo insegna.
Ero solo un ragazzino all’epoca dall’alluvione genovese
dell’ottobre (ancora questo mese!) del 1970. Ricordo in
strada, a spalare acqua e fango, gente comune e
studenti, come me, oltre a soldati, forze di polizia e
di soccorso. Stesse scene riviste in questi giorni.
Tralasciamo le misure e le notizie storiche del passato,
che pur sono in gran quantità, per dare uno sguardo ai
dati dell’ultimo ventennio della stazione cittadina di
Villa Cambiaso, installata presso il Dipartimento di
Ingegneria delle Costruzioni, dell'Ambiente e del
Territorio dell'Università di Genova (DICAT), che ci
consente di fare alcune considerazioni di carattere
prettamente climatologico. L’arco montuoso ligure
fornisce un’ottima scusa alle perturbazioni in transito
per regalarci precipitazioni che, talvolta, risultano di
grande mole.
Dal 1990 la quantità di pioggia giornaliera ha superato
la soglia dei 100 mm 23 volte; di queste, 4 volte oltre
i 200 mm. Per otto anni il valore è rimasto, invece, al
di sotto dei 100 mm, tuttavia sempre superiore a 75 mm.

Fig. 1 – Genova Università DICAT –
Numero di giorni all’anno in cui la
precipitazione giornaliera ha superato la soglia
di 100 mm.
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Ogni anno le massime quantità
giornaliere hanno raggiunto traguardi ragguardevoli: tra
74.8 mm nel 2008 e 428.8 mm nel 1992.

Fig. 2 – Genova Università DICAT
Massima precipitazione giornaliera per anno.
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La precipitazione massima oraria
ha superato i 60 mm sette volte: nel 1990, 1992, 1993,
1996, 1997, 1999 e 2010, con il massimo raggiunto il 23
settembre 1993 con 83.2 mm/h.

Fig. 3 – Genova Università DICAT
Massima precipitazione oraria per anno.
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I mesi nei quali sono stati raggiunti
i valori più alti delle precipitazioni giornaliere sono,
senza ombra di dubbio, quelli autunnali: 15 anni su 21;
le altre evenienze sono 3 anni in inverno, 2 in
primavera e 1 in estate. Anche per i massimi orari
otteniamo, approssimativamente le stesse risultanze: 13
anni in autunno, 5 in estate (i forti temporali estivi
hanno contribuito, in alcuni anni, al raggiungimento del
massimo orario), 2 in inverno e 1 in primavera;.

Fig. 4 – Genova Università
DICAT – Frequenza per mese della massima
precipitazione annua (periodo 1990-2010).
(max g = massima giornaliera; max h = massima
oraria)
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Un’ultima considerazione è che non si
può ignorare l’orografia complessa del territorio, che
determina notevolissime differenze negli apporti
pluviometrici tra località vicine. Basti pensare a
quest’ultimo drammatico episodio, che ha visto cadere
nelle 24 ore 109.4 mm in centro città e 412.6 mm al
Santuario del Monte Gazzo, 303.2 mm di differenza in una
decina di chilometri! E ancora 51.4 mm/h in centro
contro 125 mm/h al Gazzo!
I precedenti, come abbiamo visto, non
mancano ma, purtroppo, imparare dalla storia in funzione
del benessere dei cittadini, è un esercizio che latita
tra che ha le leve del controllo e del governo delle
cose.
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