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Genova        
Numero 38, anno X       
ottobre 2010        

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Di: Roberto Pedemonte

IL NUBIFRAGIO SULLA LIGURIA DEL 4 OTTOBRE 2010

Il giorno 4 ottobre 2010 un fronte atlantico ha interessato la Liguria, apportando cospicue quantità di pioggia, in modo particolare sulle aree costiere della parte centrale della regione, tra Genova e Savona. Gli alti valore di intensità, fino a 125 mm/h misurati alla stazione dell’ARPAL del Santuario del Monte Gazzo, ubicata subito alle spalle della costa, in corrispondenza di Sestri Ponente, a 310 metri sul livello del mare, e un totale in 12 ore di 412,6 mm e ben 395mm in solo 6 ore, hanno scatenato quello che già in altre occasioni, purtroppo, ci è capitato di vedere: esondazione di corsi d’acqua che normalmente hanno una portata piuttosto bassa, attesa la limitata superficie del bacino, con interessamento delle strade pubbliche e il conseguente allagamento dei piani bassi delle abitazioni, delle attività commerciali e, talvolta, come in questo caso, la perdita di vite umane.

Benché dalla Protezione Civile fosse stato diramato un allerta idrologico, prima di livello 1 e poi 2, sulla base delle puntuali previsioni del Centro Meteo Regionale, i brevissimi tempi di corrivazione dei corsi d’acqua che sfociano nel Mar Ligure, impediscono, in pratica, basandosi sulle valutazioni dei dati delle centraline dell’ARPAL in tempo reale, di predisporre in tempo utile l’evacuazione delle zone sensibili. D’altra parte sfollare le aree inondabili a ogni allarme idrologico, creerebbe situazioni particolarmente caotiche, visto che tale evenienza ricorre più volte nel corso dell’anno e, per fortuna, solo episodicamente avviene effettivamente l’esondazione. E ancora, delle decine di torrenti presenti nel solo territorio del comune di Genova, quale tra questi sarà soggetto all’evento? Impossibile prevederlo.

Non resta quindi che guardare a monte. Gli enti che hanno la competenza eseguano le opere necessarie affinché le zone adiacenti ai corsi d’acqua siano poste in sicurezza. Opere che dovranno riguardare sia la manutenzione degli alvei, sia la normalizzazione del Piano di Bacino (che esiste!) e la conseguente rimessa in pristino di tutte le anomalie (che esistono!), sia tutto ciò che sarà ritenuto necessario dagli organi competenti (che esistono?). Il pragmatismo anglosassone non avrebbe dubbi: se per il bene pubblico bisogna abbattere un edificio, si abbatte! Anche se, nei nostri casi, non avrebbe neanche dovuto essere costruito, ovviamente! Se per la salvaguardia delle cose e delle persone si rende necessario espropriare terreni per eseguire le dovute protezioni, si espropriano! Il problema va affrontato! Alla radice! Ma Albione è lontana. Il nocciolo è che le cose non si vogliono fare; beghe giudiziarie che si dilungano per decenni, ricorsi, controricorsi e ancora ricorsi. Non ne viene fuori niente, e quando cambia qualcosa… il Gattopardo insegna. Ero solo un ragazzino all’epoca dall’alluvione genovese dell’ottobre (ancora questo mese!) del 1970. Ricordo in strada, a spalare acqua e fango, gente comune e studenti, come me, oltre a soldati, forze di polizia e di soccorso. Stesse scene riviste in questi giorni.

Tralasciamo le misure e le notizie storiche del passato, che pur sono in gran quantità, per dare uno sguardo ai dati dell’ultimo ventennio della stazione cittadina di Villa Cambiaso, installata presso il Dipartimento di Ingegneria delle Costruzioni, dell'Ambiente e del Territorio dell'Università di Genova (DICAT), che ci consente di fare alcune considerazioni di carattere prettamente climatologico. L’arco montuoso ligure fornisce un’ottima scusa alle perturbazioni in transito per regalarci precipitazioni che, talvolta, risultano di grande mole.

Dal 1990 la quantità di pioggia giornaliera ha superato la soglia dei 100 mm 23 volte; di queste, 4 volte oltre i 200 mm. Per otto anni il valore è rimasto, invece, al di sotto dei 100 mm, tuttavia sempre superiore a 75 mm.

 


Fig. 1 – Genova Università DICAT – Numero di giorni all’anno in cui la precipitazione giornaliera ha superato la soglia di 100 mm.

Ogni anno le massime quantità giornaliere hanno raggiunto traguardi ragguardevoli: tra 74.8 mm nel 2008 e 428.8 mm nel 1992.


Fig. 2 – Genova Università DICAT
Massima precipitazione giornaliera per anno.

La precipitazione massima oraria ha superato i 60 mm sette volte: nel 1990, 1992, 1993, 1996, 1997, 1999 e 2010, con il massimo raggiunto il 23 settembre 1993 con 83.2 mm/h.


Fig. 3 – Genova Università DICAT
Massima precipitazione oraria per anno.

I mesi nei quali sono stati raggiunti i valori più alti delle precipitazioni giornaliere sono, senza ombra di dubbio, quelli autunnali: 15 anni su 21; le altre evenienze sono 3 anni in inverno, 2 in primavera e 1 in estate. Anche per i massimi orari otteniamo, approssimativamente le stesse risultanze: 13 anni in autunno, 5 in estate (i forti temporali estivi hanno contribuito, in alcuni anni, al raggiungimento del massimo orario), 2 in inverno e 1 in primavera;.


Fig. 4 –  Genova Università DICAT – Frequenza per mese della massima precipitazione annua (periodo 1990-2010).
(max g = massima giornaliera; max h = massima oraria)

 

Un’ultima considerazione è che non si può ignorare l’orografia complessa del territorio, che determina notevolissime differenze negli apporti pluviometrici tra località vicine. Basti pensare a quest’ultimo drammatico episodio, che ha visto cadere nelle 24 ore 109.4 mm in centro città e 412.6 mm al Santuario del Monte Gazzo, 303.2 mm di differenza in una decina di chilometri! E ancora 51.4 mm/h in centro contro 125 mm/h al Gazzo!

I precedenti, come abbiamo visto, non mancano ma, purtroppo, imparare dalla storia in funzione del benessere dei cittadini, è un esercizio che latita tra che ha le leve del controllo e del governo delle cose.