Genova        
Numero 39-40, anno XI        
Maggio 2011        

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  di Roberto Pedemonte

Terminiamo la pubblicazione della parte climatologica della Guida di Genova, presentando il testo e le tabelle sullo stato del cielo, del mare e sui fenomeni elettrici nella città di Genova durante il primo decennio di misurazioni presso l’Osservatorio della Regia Università, dal 1833 al 1842.

Da Descrizione di Genova e del Genovesato – Volume I, Tipografia Ferrando, Genova, 1846


Parte  Settima

Stato del cielo


Genova da Piazza Acquaverde
Incisione su legno, 1875 ca.

Tra i varii aspetti osservabili nel nostro cielo dipendenti dalle diverse condizioni del vapore acqueo sparso nell’atmosfera, non sempre invisibile, ma sovente condensato in strati o masse nuvolose, varie di forma e d’intensità, che più o meno ne turbano la trasparenza, ne abbiamo distinti tre soli principali, cioè il sereno, il mezzo coperto ed il nuvoloso. Diciamo sereno, un cielo tutto senza nuvole, o segnato soltanto da qualche leggera striscia di nube o vapore: mezzo coperto, un cielo parte sereno e parte nuvoloso, o sparso a tratti di nubi e di sereno: finalmente nuvoloso, quello interamente coperto o quasi coperto. Per la retta intelligenza del prospetto n. 15, nella parte che concerne lo stato del cielo, dobbiamo premettere che questo, notato 14608 volte durante il decennio, lo fu quale appariva nelle ore delle quattro osservazioni diurne; cosicchè le cifre riferite nel prospetto esprimono soltanto quante volte si presentasse il cielo in ciascheduno dei tre aspetti summentovati in quelle medesime ore, e non quanti giorni così fatti s’avessero.

Da questo prospetto si rileva che la nostra atmosfera è ben sovente serena e limpida, per cui non di rado godiamo lo spettacolo d’in bellissimo cielo, a ragion meritevole delle lodi che gli stranieri tributano al cielo d’Italia. La maggiore frequenza di questo bel cielo è nell’estate e nell’inverno, e lo dobbiamo per lo più allo spirare dei venticelli settentrionali.

La maggior frequenza del sereno parziale o mezzo coperto è ancora nell’estate non che in primavera, mentre la massima frequenza del nuvolo completo cade nell’inverno e nell’autunno.

Se supponiamo che quattro osservazioni relative al medesimo stato di cielo rappresentino un giorno permanente in esso stato, troviamo che fra i giorni dell’anno, 118 sarebbero i sereni, 160 i mezzo coperti, ed 87 i nuvolosi: ed i giorni interamente sereni sarebbero 31 nell’inverno, 25 in primavera, 33 nell’estate, e 28 nell’autunno. Notiamo che ne’ mezzo coperti e nuvolosi sono compresi i giorni di pioggia che, come dicemmo, sommano nell’anno a 131.

Rispetto ai giorni nebbiosi, pur segnati nel medesimo prospetto, dobbiamo premettere che in effetto rare sono da noi quelle nebbie generali che si osservano frequentemente in altri luoghi, per esempio a Milano nei mesi di novembre e dicembre: onde quelle riferite nel nostro prospetto sono in parte nebbie locali, circoscritte in poca estensione, formate nelle valli de’ nostri monti, od intorno alle sommità de’ medesimi, che vengono dissipate facilmente dalla ventilazione abbondante che regna nella nostra atmosfera. Altre ci vengono dal mare, e sono le frequenti ed incomode; consistono in una nebbia leggiera, che accompagna talvolta il vento umido di S. E., la quale in certi tempi agisce assai svantaggiosamente sulla vegetazione, e più di tutto sulle vigne che danneggia moltissimo quando le coglie sul loro fiorire. Il numero medio de’ giorni dell’anno in cui si ebbero nebbie, sommano a 42, cioè 14 in inverno, 11 in primavera, 6 in estate, ed 11 in autunno.

Stato del mare

Nel prospetto surriferito è pur notato lo stato del mare, quale osservassi ogni giorno all’istante del mezzodì pel corso di sette anni, Da queste osservazioni si desume che nell’anno il medio numero de’ giorni di mare calmo riviene a 212; che 82 son quelli di mare agitato,e 71 quelli di grosso mare. Si vede ancora che il maggior numero di giorni di grosso mare cade in autunno, ed il minor numero in primavera. Le grandi agitazioni del nostro mare sono prodotti dai venti di S. E. e S. O.; non già quand’essi dipendono da un disequilibrio leggiero della nostra atmosfera locale, ma bensì quando spirano con certa forza, percorrendo un largo tratto dal mare. Questa speciale azione dei venti suddetti deriva dalla posizione geografica del mare ligustico che, circondato ovunque dalla terra, s’apre soltanto in quelle direzioni alle onde mosse dai venti. Al S. O., ossia libeccio, devonsi segnatamente i grandi sconvolgimenti che produssero in certe occasioni danni gravissimi al nostro porto.

Le maree lunisolari che s’osservano nei grandi mari, ed anche in alcune località del nostro Mediterraneo, non sono sensibili presso il litorale ligustico. Non è a dire però che il livello del nostro mare si mantenga ad una altezza costante; anzi da una serie di osservazioni fatte durante 18 mesi, negli anni 1834 e 1835, risulta che l’altezza di questo livello è continuamente modificata da diverse cause, ed in ispecie dai cambiamenti cui van soggetti, ed i venti che spirano sul mare, e le correnti che muovono parallelamente alla nostra costiera da levante a ponente, ed infine le pressioni barometriche.

Dalle suddette osservazioni abbiam rilavato che le variazioni dell’altezza barometrica inducono variazioni inverse nell’altezza del livello del mare; cosicchè questo s’abbassa a misura che aumenta la pressione dell’aria, e s’innalza a misura che la stessa diminuisce. Paragonando i medii di queste variazioni abbiamo trovato che ad ogni variazione d’un millimetro nell’altezza barometrica ne corrisponde una di circa 14mm in quella del livello del mare. Avvertiamo però che per ben stabilire questo rapporto sarebbero necessarie maggiori osservazioni.

I nostri uomini di mare derivano da queste modificazioni che si osservano nel livello delle acque, quei medesimi pronostici intorno al bello e cattivo tempo, che i meteorologisti desumono direttamente dalle osservazioni barometriche, ed è fra essi comune il proverbio: acque basse tempo bello, acque piene cattivo tempo 1.

1 Esiste nel porto di Genova un seno di mare difeso da ogni lato per natura e per arte dall’ondeggiamento, ed ampio abbastanza, non che profondo, per contenere le regie fregate in disarmo. Nella parte verticale della calata interna vi è fisso un marmo nel quale sono tracciate delle divisioni metriche destinate a far conoscere le variazioni di altezza che in questo recinto subisce il pelo del mare in conseguenza delle diverse pressioni comunicate da fuori. Egli è in questo luogo che furono fatte le osservazioni intorno alle maree accennate nel testo. La massima oscillazione del mare, tanto al disopra che al disotto del livello medio, non eccede generalmente i 25 centimetri. Ponendo pertanto che l’intera oscillazione annuale di 500 millimetri, questa, divisa per 14, dovrà darci, come dà infatti, la media oscillazione annua del barometro.
Il 28 febbraio del 1843 essendo il barometro disceso al disotto dei 730mm, il pelo dell’acqua s’elevò di 60 centimetri al disopra del livello medio inondando la calata; alzamento di cui i più vecchi mariani non si ricordano di aver veduto altro esempio.

Elettricità Atmosferica

Fra i fenomeni straordinari comparsi nella nostra atmosfera, durante il decennio cui si riferiscono le osservazioni finora discusse, abbiamo particolarmente notati quelli dovuti all’elettricità fulgurante, accumulata in certe nuvole temporalesche, e da queste scaricata con una emissione subitanea di luce, accompagnata da uno strepito più o meno prolungato. I giorni ne’ quali si ebbero più o meno intensi quei segnali dell’elettricità atmosferica, cioè i giorni di lampi e tuoni, sommano a 318 per i dieci anni; quindi possiam dire che il numero medio ne fu per ogni anno di 32. La ripartizione di questi fenomeni, nei diversi mesi e stagioni, si può vedere nel prospetto n.° 12: noi osserveremo soltanto c’essi seguitarono un andamento analogo a quello delle medie temperatura mensuali: trovasi infatti che la massima frequenza delle fulgori è nell’estate, la minima nell’inverno, e che la frequenza d’autunno è maggiore di quella di primavera. Dei 32 giorni fulgoranti dell’anno, circa la metà appartiene all’estate, ed il decimo soltanto all’inverno.

Non è però questo il numero de’ giorni in cui si ebbero temporali fulminei, con scariche elettriche ripetute ed abbondanti; non sommano essi a tanto; 11 circa se n’ebbero in ogni anno, e non più, e corrispondono perciò al terzo dei 32 giorni fulguranti dell’anno sopra notati.

 

Prospetto n. 15
(
1833 -1842)

MESI
E STAGIONI

Prospetto per lo stato del cielo Prpspetto per lo stato
del mare a mezzo di
Numero delle
osservazioni con cielo
Numero dei giorni Numero
dei giorni di mare
Sereno Mezzo-
coperto
Nuvoloso Nebbioso di
Grandine
Di
Neve
Di
Gelo
Di
Tuoni
Grosso Agitato Calma

 

                     

Gennaio …..

395 427 418 39 2 19 43 4 43 52 122

Febbraio .....

426 365 337 38 9 18 21 7 52 63 84

Marzo …….

383 526 331 41 6 7 7 8 28 57 132

Aprile …….

294 604 302 20 12 2 - 21 30 38 142

Maggio …...

309 644 287 46 6 - - 38 43 44 130

Giugno …...

304 677 129 34 4 - - 44 33 43 134

Luglio ……

453 678 109 9 7 - - 48 42 37 138

Agosto …...

496 607 137 22 2 - - 59 36 30 151

Settembre ...

412 523 265 32 4 - - 55 33 42 135

Ottobre …..

443 524 273 33 6 - - 22 61 48 108

Novembre ..

282 535 483 48 3 5 3 8 30 53 97

Dicembre ...

432 406 402 63 4 12 10 4 35 71 111

Inverno ….

1253 1198 1157 140 15 49 74 15 130 186 317

Primavera ..

986 1774 920 107 24 9 7 67 101 139 404

Estate ……

1345 1962 .75 65 13 - - 151 111 110 423

Autunno …

1157 1482 1021 113 13 5 3 85 154 143 340

Nell’anno

118 160 87 42,5 6,5 6,3 8,4 31,8 71 82 212

 

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