Anche se questo numero si riferisce
alla scorsa estate è d'obbligo dire due parole sulle
alluvioni che hanno colpito la Liguria questo autunno.
Il 25 ottobre un'alluvione colpisce
la provincia di La Spezia e l'alta Toscana causando 7
vittime. Dopo una settimana, il 4 novembre, un'altra
alluvione colpisce Genova, altri 6 morti. Ma già l'anno
scorso Genova era stata colpita da un'altra alluvione
che ha devastato il quartiere di Sestri Ponente.
Tre alluvioni in Liguria nel giro di un anno, viene da
chiedersi: ma allora è vero che il clima va
tropicalizzandosi?
Mentre guardavo nei vari TG, i filmati di Genova
ricoperta dal fango, mi ha colpito una frase di un
giornalista: "Erano vent'anni che non si vedeva un Bisagno
così grosso". Il Bisagno assieme al Polcevera sono i due
principali torrenti che attraversano la città. Il senso
di quella frase era che erano molti anni (almeno 20) che
non pioveva così tanto a Genova. Senza volerlo quel
giornalista ha detto una verità sacrosanta, infatti a
Genova il periodo alluvionale arriva quasi cronometricamente ogni 20 anni e dura due tre anni.
Ecco tutte le alluvioni avvenute negli ultimi 60 anni:
novembre del 1951
19 settembre del 1953
7-8 ottobre del 1970
27 settembre del 1992
23 settembre 1993
4 ottobre 2010
4 novembre 2011
Diamo anche un po’ un’occhiata alle
quantità d’acqua apportare nelle varie alluvioni.
In quella attuale sono stai misurati
386 millimetri tra la mezzanotte e il tardo pomeriggio
dal pluviometro dell’Università, una stazione amatoriale
posta a Quezzi, esattamente a monte del quartiere
maggiormente colpito, ha registrato poco più di 500 mm.
Certo sono quantità d’acqua
impressionanti ma in passato però le quantità non sono
state da meno: il record storico è stato nell’alluvione
del del 7-8 ottobre 1970, con 948 millimetri in 24 ore a
Bolzaneto, il 27 settembre 1992 la stazione
universitaria aveva rilevato 429 mm, ma anche l’anno
dopo, il 23 settembre 1993, i millimetri furono 351.
Non occorre essere un climatologo per
capire che ogni 20 anni a Genova avvengono una o più
alluvioni e le quantità di pioggia sono sempre
impressionanti.
Ma ritorniamo alla domanda iniziale:
“E’ vero che il clima va tropicalizzandosi?”
I maggiori climatologi mondiali,
anche quelli che appoggiano completamente la teoria del
global warming, dicono che non vi è evidenza nei dati di
questa tropicalizzazione del clima.
“Ma allora come mai le alluvioni sono
sempre più disastrose?”
Il clima segue sempre il suo corso, i
fiumi seguono sempre il loro corso, siamo noi che
andiamo a occupare lo spazio riservato ai corsi d’acqua,
restringendoli e imbrigliandoli, in più cementifichiamo
le colline a monte delle città e l’acqua non più
assorbita dal terreno si riversa violentemente nei corsi
d’acqua che abbiamo ristretto e nascosto, riprendendosi
lo spazio che gli abbiamo rubato.
Molti, la maggior parte delle
persone, se la prende con i politici accusandoli di non
aver fatto prevenzione, dimenticandosi che siamo in una
democrazia e quei politici sono stati eletti proprio
perché hanno costruito la strada che porta in collina,
hanno costruito i parcheggi per le automobili, tutte
opere comode e molto visibili, altri politici hanno
fatto prevenzione, rifacendo le fognature ormai vecchie
e obsolete, allargando gli alvei dei torrenti che
scorrono in città (proprio quello che stanno facendo a
Genova con il Bisagno), tutte opere che, con i relativi
cantieri, creano disagi al traffico automobilistico. Poi
piove e non viene l’alluvione, ma nessuno se ne è
accorto. Arriviamo all’assurdo che vengono esaltati quei
politici che hanno creato il disastro ma poi hanno dato
le sovvenzioni per riparare i danni subiti.
Perciò io dico: “Non prendiamocela
con i politici, prendiamocela con noi stessi, pensiamo
al futuro nostro e dei nostri figli.”
Dobbiamo tutti cambiare modo di pensare, dare un calcio
a questa società che non pensa più al domani ma solo a
guadagnare soldi oggi, e premiare quelle persone che
propongono una società diversa, che guarda al futuro e
rispetta l’uomo e la natura.
Per un futuro migliore vi auguro una
interessante lettura di questo numero della rivista.
Massimo Riso |