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Genova        
Numero 42, anno XI       
Novembre 2011        

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Di: Massimo Riso

ERANO VENT'ANNI CHE NON SI VEDEVA UN BISAGNO COSI' GROSSO

Anche se questo numero si riferisce alla scorsa estate è d'obbligo dire due parole sulle alluvioni che hanno colpito la Liguria questo autunno.

Il 25 ottobre un'alluvione colpisce la provincia di La Spezia e l'alta Toscana causando 7 vittime. Dopo una settimana, il 4 novembre, un'altra alluvione colpisce Genova, altri 6 morti. Ma già l'anno scorso Genova era stata colpita da un'altra alluvione che ha devastato il quartiere di Sestri Ponente.
Tre alluvioni in Liguria nel giro di un anno, viene da chiedersi: ma allora è vero che il clima va tropicalizzandosi?
Mentre guardavo nei vari TG, i filmati di Genova ricoperta dal fango, mi ha colpito una frase di un giornalista: "Erano vent'anni che non si vedeva un Bisagno così grosso". Il Bisagno assieme al Polcevera sono i due principali torrenti che attraversano la città. Il senso di quella frase era che erano molti anni (almeno 20) che non pioveva così tanto a Genova. Senza volerlo quel giornalista ha detto una verità sacrosanta, infatti a Genova il periodo alluvionale arriva quasi cronometricamente ogni 20 anni e dura due tre anni.
Ecco tutte le alluvioni avvenute negli ultimi 60 anni:

novembre del 1951
19 settembre del 1953

7-8 ottobre del 1970

27 settembre del 1992
23 settembre 1993

4 ottobre 2010
4 novembre 2011

Diamo anche un po’ un’occhiata alle quantità d’acqua apportare nelle varie alluvioni.

In quella attuale sono stai misurati 386 millimetri tra la mezzanotte e il tardo pomeriggio dal pluviometro dell’Università, una stazione amatoriale posta a Quezzi, esattamente a monte del quartiere maggiormente colpito, ha registrato poco più di 500 mm.

Certo sono quantità d’acqua impressionanti ma in passato però le quantità non sono state da meno: il record storico è stato nell’alluvione del del 7-8 ottobre 1970, con 948 millimetri in 24 ore a Bolzaneto, il 27 settembre 1992 la stazione universitaria aveva rilevato 429 mm, ma anche l’anno dopo, il 23 settembre 1993, i millimetri furono 351.

Non occorre essere un climatologo per capire che ogni 20 anni a Genova avvengono una o più alluvioni e le quantità di pioggia sono sempre impressionanti.

Ma ritorniamo alla domanda iniziale: “E’ vero che il clima va tropicalizzandosi?”

I maggiori climatologi mondiali, anche quelli che appoggiano completamente la teoria del global warming, dicono che non vi è evidenza nei dati di questa tropicalizzazione del clima.

“Ma allora come mai le alluvioni sono sempre più disastrose?”

Il clima segue sempre il suo corso, i fiumi seguono sempre il loro corso, siamo noi che andiamo a occupare lo spazio riservato ai corsi d’acqua, restringendoli e imbrigliandoli, in più cementifichiamo le colline a monte delle città e l’acqua non più assorbita dal terreno si riversa violentemente nei corsi d’acqua che abbiamo ristretto e nascosto, riprendendosi lo spazio che gli abbiamo rubato.

Molti, la maggior parte delle persone, se la prende con i politici accusandoli di non aver fatto prevenzione, dimenticandosi che siamo in una democrazia e quei politici sono stati eletti proprio perché hanno costruito la strada che porta in collina, hanno costruito i parcheggi per le automobili, tutte opere comode e molto visibili, altri politici hanno fatto prevenzione, rifacendo le fognature ormai vecchie e obsolete, allargando gli alvei dei torrenti che scorrono in città (proprio quello che stanno facendo a Genova con il Bisagno), tutte opere che, con i relativi cantieri, creano disagi al traffico automobilistico. Poi piove e non viene l’alluvione, ma nessuno se ne è accorto. Arriviamo all’assurdo che vengono esaltati quei politici che hanno creato il disastro ma poi hanno dato le sovvenzioni per riparare i danni subiti.

Perciò io dico: “Non prendiamocela con i politici, prendiamocela con noi stessi, pensiamo al futuro nostro e dei nostri figli.”
Dobbiamo tutti cambiare modo di pensare, dare un calcio a questa società che non pensa più al domani ma solo a guadagnare soldi oggi, e premiare quelle persone che propongono una società diversa, che guarda al futuro e rispetta l’uomo e la natura.

Per un futuro migliore vi auguro una interessante lettura di questo numero della rivista.

Massimo Riso