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di Roberto
Pedemonte |
Iniziamo con questo numero a riportare
alcuni fatti di cronaca meteorologica del ‘700 ci cui gli
“Avvisi Patrii” hanno dato notizia. Partiamo con il 1779. Il
fatto sul quale si sono concentrate le cronache riguarda il
lungo periodo di siccità che ha colpito gran parte del
territorio italiano, in particolare il nord, nel periodo
invernale e inizio primavera. L’interesse per questo
fenomeno ha stimolato ricerche su simili accadimenti
anteriori e sulla spiegazione delle ragioni per cui
avvengono, non tralasciando un riferimento alle eclissi.
Notizie di Cronaca Meteorologica dell’Anno 1779
Da Avvisi Patrii, n. CVII, Genova, 17 aprile 1779
La siccità, che regna già sono tre mesi, e più nella Romagna
ha cagionato la perdita di molto bestiame per mancanza de’
pascoli, non essendo avvezzato a pascolarsi se non che rare
volte di fieno.

Santuario
del SS Salvatore presso Montella (Av)
Nel 1779
di fronte alla siccità e alla paura della fame, il
popolo di Montella decise di portare in paese la
statua del Salvatore e di fare un triduo di
preghiere. Quando i fedeli andarono sul Monte per
prelevare la statua, l'acqua crebbe a vista d'occhio
nel pozzo, che prese allora il nome di pozzo del
miracolo
Fonte: www.montellanet.com |
Da Avvisi Patrii, n. CXI, Genova, 15 maggio 1779
Mentre si va temendo
per tutta l’Italia, che attesa la straordinaria siccità
possano mancare a suo tempo le necessarie raccolte, sentesi,
che in Milano si si scoperta un’Inscrizione in rame, dalla
quale si ha, che nel 1540, non piovve in una benché piccola
parte di quel Ducato dai 15. di Novembre fino al primo di
Maggio, e che non pertanto le raccolte tanto in vino, quanto
in grano furono copiosissime.
Da Avvisi Patrii, n. CXVI, Genova, 19 giugno 1779
Tutti generalmente
parlano della scorsa siccità dell’Italia, e di molte altre
parti, ma non tutti forse vi faranno quelle opportune
riflessioni, che potrebbero farvisi, e che vi fanno di fatto
i Filosofi. Ecco pertanto alcune Osservazioni meteorologiche
sulla siccità dello scorso inverno.
In Milano, ove un
anno per l’altro sogliono cadere pollici trentatrè lin. 3.4.
d’acqua [901,0 mm], (come appare dalle osservazioni
pubblicate dai chiarissimi Astronomi di quella Regia Specola
nelle Effemeridi per l’anno corrente; pag. ult.): ove dalla
metà di Dicembre sino al principio di Maggio ne sogliono
cadere dieci pollici circa [270 mm], quest’anno se ne sono
avute appena quattro linee, e tre decimi [9,7 mm].
Piovve ai 13. di
Dicembre 1778, assai considerevolmente, e cominciò quindi la
siccità: senonchè si ebbero ai dodici di Febbrajo li. 0.
7/10 [1,6 mm], ai quattro di Marzo lin. 1. ½ [3,4 mm], ai
ventuno detto lin. 1. 1/10 [2,5 mm], al primo di Aprile lin.
1 [2,3 mm], totale lin. 4. 3/10 [9,7 mm].
Ognuno ben
s’immagina, che parlandosi d’acqua vi s’include anche la
neve: questa non s’è punto veduta fra noi in quest’anno; e
pochissima quantità n’è caduta sull’Alpi, e sull’Apennino.
E’ rimarchevole, che
i giorni, ne’ quali è piovuto, sono stati generalmente
prevenuti da Aurore Boreali; il che è coerente alle
conghietture del Signor Poli (ved. Il fogl. 71.) [nn. 23 e
24 Riv. Lig. di Met.]
Un risultato naturale
di questa siccità, è la scarsezza d’acqua in tutte le
sorgenti de’ luoghi montuosi, e l’abbassamento del livello
delle acque tutte, il quale nelle lagune di Venezia è stato
grandissimo, e picciolo oltremodo n’era l’innalzamento in
tempo del flusso.

Dipinto di
un anonimo veneziano:
la Laguna Veneta ghiacciata nel gennaio 1709 |
La siccità non è
stata il solo sorprendente fenomeno della scorsa stagione.
Quantunque il gelo abbia penetrato assai profondamente nella
terra, e abbia continuato per lungo tempo, ciò nonostante
possiamo dire, che in generale l’Atmosfera, almeno in certe
ore del giorno, è stata dolce. In prova di ciò a’ 28. di
Gennajo si son veduti volare de’ pipistrelli; le rondini
però non si sono, per quel che sappiamo, vedute prima del
solito. Il maggior freddo è stato di gradi cinque sotto 0
del termometro di Reaumur [-6,3 °C]; laddove negli altri
anni non di rado è arrivato a’ sette gradi [-8,8 °C], e nel
1709. si è abbassato fino ai quindici [-18,8 °C]. Ciò non
ostante la somma del freddo, cioè dei gradi sotto 0, supera
la somma dello scorso, e di molti altri anni.
Dalle osservazioni
meteorologiche fatte dai medesimi Astronomi dal 1764. al
1777. risulta che l’altezza media del barometro a Milano è
un dipresso di pollici 27., e lin. 8. [998,7 hPa], e che il
maggior suo abbassamento si ha nell’Inverno, stagione, in
cui l’aria è generalmente più pregna di vapori. Ma nello
scorso Inverno il barometro si tenne quasi costantemente
sopra i ventotto pollici [1010 hPa], sovente oltrepassandoli
di tre [7 hPa], e talora di sei linee [14 hPa]. Di fatti il
tempo si mantenne, come dicevamo, quasi sempre sereno, quale
indicavalo il barometro, che presso di noi suol notare la
pioggia sotto ai 27. poll. e mezzo [993 hPa], ed il sereno
al pollici 28 [1010 hPa]. Al primo di Aprile però videsi una
stravaganza: piovve quasi tutta la giornata, sebbene il
mercurio fosse elevato oltre i ventotto pollici [1010 hPa].
Così ai dodici dello scorso Novembre il barometro indicava
pollici 27. 3 [983,6 hPa] e il Cielo era serenissimo.
Mentre tutti
meraviglia vasi di una sì bella stagione nel cuor
dell’Inverno venne in pensiere al Curato della Chiesa di
veronezzo, picciola terra distante quattordici miglia da
Milano verso occidente, di leggere certa iscrizione in
marmo, che mezzo coperta dalla polvere, e dal fango sta
sulla porta rustica d’una casa, la quale appartenne nel
Scolo decimo sesto alla nobil famiglia Panigarola. Questa è
quell’iscrizione medesima, che accennammo al fogl. CXL alla
pag. 769 e per errore si disse in rame. La fece dunque
levare, e vi trovò le seguenti parole.
MDXL. EXTRUCTUM
ANNUS HIC- BIOSEXTILIS FUIT
ET LUMINARE MAJUSFERE
TOTUM ECLYPSAVIT
A SEPTIMO IDUS NOVEMBRIS AD
SEPTIMUM USQUE APRILIS IDUS
NEC NIX NEC AQUA VISA DE
CÆLO CADERE ATTAMEN
PRÆTER MORTALIUM OPINIONEM
DEL CLEMENTIA ET MESSIS ET
VINDEMIA MULTA.
Pare sorprendente,
che solo in quest’anno siasi pensato a leggere tal
iscrizione, e dugento trentanove anni fa, come in
quest’anno, ad un ecclisse del Sole quasi totale sia
succeduto un sì bell’inverno. Ma tnto è vero. Lo stile
medesimo ben mostra, che sia di que’ tempi; non però di quei
colti Scrittori, ai quali dovettero il loro risorgimento le
lettere fra noi; e quel præter mortalium opinionem, indica
abbastanza il timore, che aveasi ancora degli ecclissi?
Ma un argomento
dell’antichità, e genuinità dell’iscrizione aver doveasi dal
verificare l’ecclisse quasi totale del sole, e l’abbondanza
della raccolta. Dalle tavole degli ecclissi si vede, che nel
1540. ai 7. d’Aprile alle ore cinque della mattina v’ebbe un
ecclisse di sole; questo però fu appena visinile a Milano;
poiché cadeva nel levar del sole; onde non può esser quello,
di cui parla l’iscrizione. Ma un ecclisse quasi totale
v’ebbe nell’anno 1539. il quale fu osservato dal celebre
Cardano ai 18. d’Aprile; e che per la quantità, come per
l’ora, fu molto simile a quello, che noi vedemmo l’anno
scorso ai quattro di Giugno: Anno 1539. Aprilis 18.
Mediolani visa est defectio folis digit. 9. fere, hora
quarta min. 19. post meridiem, ut refert Cardanus. (Ricc.
Astron. ref. lib. 2 cap, 16). Quello senza dubbio avea in
mira l’Autore dell’iscrizione, che veggendo in pochi mesi
due fenomeni strani, come l’ecclisse, e la serenità ostinata
dell’inverno, gli unì come se fossero succeduti nello stess’anno,
e pensò forse, che uno fosse cagione dell’altro.
Per ciò, che riguarda
l’abbondanza della raccolta, non poteasi aver di questa un
miglior argomento, che dal prezzo del grano, il quale doveva
essere tanto minore, quanto maggiore era il prodotto delle
terre. Ora dal libro maestro del Monastero di S. Ambrogio
Maggiore di quella Città si hanno i seguenti prezzi
stabiliti in Fine d’annata:
539. il moggio di
formento valeva lir. 5.
1540. 4.
1541. 6.
Dal che risulta, che
nel anno 1540. il formento valesse un quinto meno dell’anno
antecedente, e un terzo meno dell’anno susseguente (a).
Allora il ducato d’oro di Milano del peso di dan. 2. gr. 17.
29/35 valeva lir. 5 sold. 25.
Il fenomeno della
siccità non è il strano, né sì raro quanto per avventura il
popolo s’immagina. Consultando le antiche Croniche, e le
Storie troviamo sovente fatta menzione d’una serenità
ostinata di più mesi. Chi sa, che le osservazioni costanti,
e moltiplicate sulle meteore non lascino un giorno
indovinare al Fisico le cagioni, e i rapporti di questo
fenomeno!
(a) Campi (Istor. di
Cremona ann. 1540) parla della straordinaria siccità di tal
anno, e della raccolta abbondante; e soggiunge, che
tagliaronsi le biade a mezzo il maggio, e si fecero i vini
al principio d’Agosto.
Da Avvisi Patrii, n. CXLII, Genova, 18 dicembre 1779
E’ stata di
universale spavento in Monaco di baviera l’inondazione dell’Iser.
Fu sonato perciò a martello, e gli abitanti gridaron
soccorso vedendosi rompere le porte dall’acqua. Appena vi fu
tempo da salvare i migliori effetti, e bestiame dalle stalle
mezzo inondate. In due ore il mercato detto Au, e dall’altra
sponda dell’Iser il Quartiere di Lobel furono coperti
dall’acque all’altezza di nove e più piedi. Gli abitanti
parte si rifuggirono su gli alti terrazzi, e parte si
diedero a correr dietro a’ lor beni, che via si portavano le
onde. Nuotavano intanto letti, capanne, mobili d’ogni
genere,e cadaveri d’uomini, e d’animali. Sentesi però, che
lo spavento sia alquanto cessato per essersi in gran parte
diminuita l’inondazione.
All’accidente occorso
a Monaco si può aggiungere un altro d’Inspruck a cagione di
un violento temporale, e una pioggia di 36. ore, per cui l’Inn
essendosi subitamente ingrossato è uscito fuori dal letto,
ed è scorso ad allagare con impeto uno de’ sobborghi.
Maggiore però p stato il danno recato da due torrenti, i
quali rovinando con violenza dalle vicine montagne,
devastarono le Campagne, e i giardini, e minacciarono le
Case ancora, e i mulini, non essendosi intesi in quella
notte fuorchè urli, e grida degl’infelici, che si vedeano in
pericolo co’ proprj beni la vita.
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