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di Roberto
Pedemonte |
Dopo il 1779, proseguiamo
cronologicamente la pubblicazione di alcuni fatti di cronaca
meteorologica del ‘700, dati alle stampe dai genovesi
“Avvisi Patrii”. Oltre le notizie che giungono alla
redazione del periodico su eventi accaduti in alcune regioni
d’Europa, di sicuro susciterà interesse e focalizzerà
l’attenzione di chi legge un episodio di cronaca avvenuto
geograficamente molto vicino a noi e che, evidentemente, non
è esclusivo patrimonio di quest’epoca: le inondazioni e i
danni causati dalla piena del Torrente Bisagno del 18
settembre 1780. Nello scorrere la puntuale lettera di un
erudito lettore, pubblicata sul numero del 7 ottobre, non
sfuggiranno alcune considerazioni che sono state e
continuano a essere tuttora sulla bocca di addetti ai
lavori, amministratori e semplici cittadini. L’acqua passa
sotto i ponti (a talvolta anche sopra) il tempo scorre
(secoli) e le situazioni di criticità del Bisagno
permangono.

Da Avvisi Patrii, n. I, Genova, 8 gennaio 1780

Una attuale veduta aerea di Arnem (Olanda) |
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Le notizie di Utrecht ci danno, che le dirotte quasi
continue pioggie cadute in quelle Provincie, ne han fatto
alzar l’acque de’ fiumi principali. A Arnem il Reno è
cresciuto dal primo al 2. dello scaduto ventisei pollici [26
cm], dal 2. al 3. quattordici [36 cm]; dal 3. al 4. dieci
[25 cm]; dal 4. al 5. sette [18 cm]; dal 5. al 6. nove [23
cm]; dal 6. al 7. erano all’altezza di 17. pedi, e 11.
pollici [547 cm]. A Waart parimente le acque del Lec erano
a’ 7. del mese suddetto trentaquattro pollici [86 cm] al di
sopra del segno ordinario; a Boisliduc, tredici pollici [33
cm] sopra del segno; e il dì quattro quelle della Mosa a
Mastrict un mezzo piede [15 cm]. A Wyck le acque del Lec
erano agli otto del mese medesimo trentasei pollici e un
quarto [92 cm], a Schalkwyck quarantasei e mezzo [118 cm], e
a Waart quarantasei [117 cm] pure sopra del segno.
Si è sentito ancora dalla Baviera, che le inondazioni dell’Iser
abbiano recato de’ gravissimi danni alle adjacenti campagne;
e che abbiano non poco sofferto le città di Frisinga,
Landshut, e Platling; essendo restate le vicine praterie
coperte di arena, sassi, e melmetta.
Da Avvisi Patrii, n. V, Genova, 5 febbraio 1780
A Amborgo nello
scorso mese vi è stata una nebbia sì spessa, che non si
potevano le persone distinguer tra loro a quattro passi di
distanza. I cavalli, ed altre vetture si confondevano tra
loro, e si urtavano gli uni e gli altri nelle strade anche
più larghe. I Contadini si smarrivano di strada in strada,
senza poter trovare la porta, donde ritornare a’ loro
villaggi, e gli abitanti della Città non ardivano di uscir
di casa, temendo di esporsi a qualche strano accidente. Una
circostanza degna di osservazione si è, che verso due ore
dopo il mezzo giorno, il Sole si vedea risplendere senza
alcuna nuvola presso della Borsa, e del porto; nel mentre
che la nebbia diveniva più spessa negli altri quartieri. A
cinque ore della sera, quella meteora si alzò, e formò verso
il sud una nera nuvola, molto estesa in lunghezza, ma assai
stretta. Le notte seguente cadde una direttissima pioggia.
Tal fenomeno, di cui già da quarant’anni non v’aveva avuto
esempio a Amborgo, sembra a un dipresso il medesimo, che fu
già osservato a Parigi, e riportato al fogl. 108.775. [vedi
Rivista Ligure di Meteorologia n. 27] con quella differenza,
che in Amborgo non ha cagionato alcun danno, o funesto
accidente.
Da Avvisi Patrii, n. X, Genova, 11 marzo 1780
Sentesi da Torriglia,
che nel Casale detto: le Capanne di Carrega, un povero
Contadino sia stato assalito da cinque Lupi, dai quali fu
assai presto sbranato, e divorato; non essendovi rimasto di
esso, fuorchè un braccio, e la testa. Scrivono ancora da
Moneglia che l’eccessivo freddo, e le gran nevi cadute han
fatto avvicinare a quel Paese altri smisurati Lupi, i quali
furono inseguiti da’ Paesani, e riuscì loro di farli
ritirare, avendone ucciso uno con due colpi di fucile, e
pesatolo è stato ritrovato di cinque rubi e mezzo [45,1 kg].
Da Avvisi Patrii, n. XX, Genova, 20 maggio 1780
Avendo S. M.
Prussiana ricevuto, non da molto, una lettera d’un Conte,
che si doleva forte d’uno de’ suoi contadini, Sua M. gli ha
risposto assai laconicamente, ed ha conchiuso ne’ seguenti
termini “Questo contadino mi è tanto caro quanto un Conte;
ed io sono tanto Sovrano di lui, quanto vostro affezionato
Re”” FEDERICO.
Di più la Maestà Sua passata ultimamente da Potzdam a Sans-
Souci con tutta la Corte, ha assegnato 180. mila feudi agli
abitanti di Ober-Bruche, che han sofferto delle perdite
considerabili per le inondazioni de’ fiumi, non essendo
queste state minori nella Slesia, e in Pollonia, e
soprattutto a Marienwerder, e a Marienbourg.
Da Avvisi Patrii, n. XXXVI, Genova, 9 settembre 1780
Scrivono da
Carcassona, che a’ 3. dello scaduto Agosto si eccitò sulle
rive del fiume Aude un turbine in forma di Sione, che
rapidamente rotando sosteneva in aria gran quantità di
sabbia, e di pietre, e che questo Sione volgendosi sopra del
castello di Leuc lo devastò: quindi scorse sopra il
villaggio vicino, e ne furono atterrate dieci case, e svelte
dalle radici ottocento delle più forti piante d’ulivo. Si è
osservato, che tal turbine non è stato preceduto, né seguito
dalla pioggia, e che il Cielo alle sei ore della sera era
oscuro quanto di fitta notte.
Altro simil disastro si è sofferto dagli abitanti del Poitou
al primo di Luglio verso le tre ore dopo il mezzo giorno, a
cagione di un fiero temporale, che vuotò su quelle campagne
una sì fiera grandine, che ne rimasero disertate le biade, e
le viti.
Da Avvisi Patrii, n. XXXVIII, Genova, 23 settembre 1780

Cartolina
illustrata - Piena del Bisagno e rovina del Ponte
Pila 26 ottobre 1822 |
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La dirotta incessante
pioggia caduta il giorno di Lunedì 18 del corrente dalle ore
11. di mattina fino alle 9. di sera accrebbe per tal modo
questo fiume Bisagno, che rovinando con impetuosa piena
atterrò per metà il Ponte della Pila, e sormontate le sponde
allagò la pianura ed orti circonvicini. Molto pure
soffrirono le vicine colline di Albaro e Marassi. A Pino,
luogo situato lungo la valle del Bisagno, rottosi
lateralmente il grand’Acquedotto, che somministra d’acqua la
Città, diluviò sulle sottoposte ville con notabile rovina.
Assai però considerabile è il danno, che le acque hanno
cagionato in Città nella lunga salita, che dalla piazza del
Vastato conduce alla Porta di Carbonara. Ringorgando il
Fossato, ossia, Acquedotto sotterraneo costrutto fuori detta
Porta versò così enorme traboccamento, che sfondò in più
luoghi detta salita giungendo a discoprire più fondamenti
delle contigue abitazioni, e d’indi all’ingiù più palmi
sollevolla colla quasi totale inondazione de’ pianterreni e
delle botteghe all’intorno. Sentesi, che in Recco, Rapallo,
Chiavari, ed altri luoghi della Riviera di Ponente le
pioggie abbiano pure recato danni di qualche considerazione.
Da Avvisi Patrii, n. XL, Genova, 7 ottobre 1780

Horace-Bénédict de Saussure Conches, 17 febbraio
1740 Ginevra, 22 gennaio 1799 |
Tra gli altri
Forastieri, che sono arrivati in questa Settimana, trovasi
anche il celebre Naturalista di Ginevra Mr. de Saussure noto
alla Repubblica Letteraria per le molte sue produzioni.
L’oggetto del di lui viaggio in queste parti si è
principalmente il desiderio di esaminare il nostro littorale,
osservare l’ordire, e struttura de’ monti, che lo corredano,
misurare la profondità delle acque, che lo bagnano, e
prendere altre somiglianti cognizioni sulle opere della
Natura, che sembra goda svelare i suoi misteri ad un sì
abile Osservatore. Egli ha seco M. A. Pietet suo Allievo, e
Concittadino già rinomato abbastanza pel suo dottissimo
libro intitolato, Consideration sur la Metereologie, dato
recentemente alla luce.
Lettera avuta al
Botteghino.
Sig. Editore
Avete già ragguagliato il Pubblico della caduta di due archi
del Ponte della Pila cagionata da una grossa piena del
Bisagno, e ve ne ringraziano i Curiosi, gli Storici, e
persino i Naturalisti: ora se gliene darete la seguente
spiegazione generica, forse ve ne ringrazieranno i Filosofi,
e gli Architetti d’acqua, o almeno promoverete l’impegno di
studiare il quid agendum prima di ordinare ai Muratori il
consumo di pietre e calcina.
Tutte le colline, e montagne, che circondano la nostra
Città, erano avanti o erbose e selvatiche, o boscareccie e
intralciate di sterpi e spine, e allora la pioggia non
ammollava subito il terreno, ma scorreva lenta lenta per
quella scabrosa, elastica, attraente superficie. Ora
l’industriosa attività ligustica l’ha ridotta per una gran
parte in poderi fruttiferi, e deliziosi, e la pioggia,
appena inzuppata la prima crosta di quei coltivati terreni,
come in una lubrica superficie torbida di mota, vale a dire
con specifico peso maggiore nell’alveo, e conseguentemente
vi corre con maggiore velocità di prima. L’alveo per
l’addietro assai più profondo,e vicino al mare, e dotato di
una grande inclinazione quasi equabile accelerava la massa
dell’acque alla marina per la sua massima profondità, e per
un solo continuato filone ristretto naturalmente in una
breve sezione prodotta dalla immediata divisione di contigue
montagne radicate in puro e pretto masso. Ora alzato di
fondo, e ripieno a dismisura di ghiaia, e ciottolosi, e
necessariamente dilatato di sezione, e minorato moltissimo
d’inclinazione ritarda l’antico corso dell’acqua, ed
interrotto pel lungo della sua sponda da’ respingenti,
fabbricati dalla ingordigia e dalla ignoranza, promove le
stesse a formare dei vortici, e i vortici promovono in qua e
in là diversi piccoli filoni, i quali ritardano sempre più
la velocità di tutta la massa, che dalla continuazione della
pioggia, e degl’influenti s’alza di mole a segno di
sorpassare le arcate del ponte divenute più brevi dal
rialzamento del fondo. S’aggiunga a tutto questo la marina
grossa, e tempestosa, il vento gagliardo, e quasi
diametralmente opposto al filone, la vicinanza di un quarto
di miglio dalla foce al ponte, e la di lui poco stabile
costruzione, e intenderemo chiaramente quanto più debba
alzare il pelo dell’acque rispinto dai marosi, e dal vento;
e quanto violenta scossa di leva debba dare sotto le arcate
del ponte la forza dell’onde, che corrono retrogade su la
prima superficie del fiume; e quanto maggiore scossa di
spinta debba imprimere ai piloni lo spirito più profondo
dell’acque correnti.
Soin qui il Filosofo probabilmente resterà pago; ma penetra
più avanti il Dilettante del corso dei fiumi. Osserva
minutamente l’alveo del Bisagno cominciando dalla foce, e
seguitando per poche miglia verso la sorgente, e lo vede
adesso ultimamente un poco prolungato in marina a modo di
pescaja, e sapendo gli effetti della medesima predice ad
ogni piccola piena il sempre maggior riempimento dell’alveo:
vede tanto alla dritta, quanto alla sinistra una continua
disuguaglianza e nelle sezioni dell’alveo, e nella
arginatura, una fatta a respingente, e l’altra a seconda del
fiume; quivi un lungo tratto difeso da un grosso muro, là un
altro abbandonato a se stesso; questa muraglia disegnata con
poca scarpa, quella con nessuna solidità, tutte a
perpendicolo, e sapendo le cattive conseguente di questi
disordinati ripari, non può predire se non disordini e
rovine.
Se poi osserva tutti gl’influenti mal regolati massime nelle
loro sboccature, e la maggior parte degli adjacenti orti, e
caseggiati quasi a livello delle acque basse, e in molti
luoghi più bassi dell’alveo, e sapendo con quanta facilità
mutino direzione questo grossi torrenti, e sapendo ancora
esserne causa prossima tutti, e singoli i descritti
inconvenienti, teme con ragione dovere una qualche volta
compiangere perduta in un’ora la dispendiosa fatica di
secoli. Quid agendum?
Da Avvisi Patrii, n. XLV, Genova, 11 novembre 1780
Scrivono dalla
Polonia, che in Podolia le dirotte incessanti pioggie hanno
causato de’ danni gravissimi. Poiché le frequenti
inondazioni del Niester, e del Pruth, hanno rovinati molti
villaggi, e fattivi perire molti uomini, e bestiami d’ogni
genere.
Da Avvisi Patrii, n. LI, Genova, 23 dicembre 1780
Le lettere di Nizza
avvisano, essere caduta colà della neve in tanta copia, che
i più vecchi del Paese non si sovvengono di averla veduta
mai a tale altezza, quantunque non abbia sorpassato quella
di tre dita.
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