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Genova        
Numero 47, anno XIII        
Gennaio 2013        

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di: Luca Onorato

 

La tromba d'aria, o tromba marina (a seconda che si sviluppi sulla terra o sul mare), può essere considerata il fenomeno meteorologico più violento che si verifica nell’area mediterranea: è costituita da una colonna d’aria in veloce rotazione antioraria, capace di sollevare e trascinare acqua, polvere, detriti o altro materiale. Assume l’aspetto tipico di un imbuto che, dal cumulonembo di origine, si protende al suolo o sul mare dove si allarga: il suo diametro può raggiungere dimensioni anche di 100-150 metri. È un fenomeno meteorologico analogo al tornado, seppur con dimensioni e forza minori. Di solito ai nostri climi ha carattere moderato anche se, nei rari casi in cui si genera da violenti temporali a supercella, può assumere la violenza dei tornado. Il fenomeno di domenica 2 dicembre molto probabilmente si è avvicinato a quest’ultima struttura.

Attorno alle 16.45 infatti, a poco meno di una decina di miglia a sud di Nervi-Bogliasco, si è sviluppata una tromba d'aria “spettacolare” alla base di una potente struttura temporalesca in movimento verso Portofino e il Levante (cumulonembo molto sviluppato, caratterizzato da una base scura da cui la tromba d'aria si è sviluppata a partire dalle 16.40).

La tromba marina si è progressivamente intensificata nel giro di una ventina di minuti sul tratto di mare al largo di Portofino –Nervi

Questa tromba d'aria oltre ad essere molto imponente, è risultata sempre ben visibile dalla costa a circa 13 km (ed è stata caratterizzata da un diametro che a tratti potrebbe aver raggiunto 150-200 m), ed è stata più duratura del previsto rispetto alle normali trombe d'aria che siamo abituati a osservare (la cui durata è limitata a qualche decina di minuti). L'evento di ieri, infatti, alle 17.15 era ancora chiaramente visibile (anche se in attenuazione), oltre ad essere accompagnato da una tromba marina secondaria (allineata alla prima verso il largo).

La situazione meteo legata al fenomeno è stata caratterizzata da una debole circolazione al suolo, raggiunta e riattivata da un ingresso di aria molto fredda in quota, in spostamento dalla Germania verso i Balcani. In particolare tra le ore 15 e le 16 locali aria di origine polare (circa -35°C a 5000 m di quota) è penetrata rapidamente in Pianura Padana, interessando nel suo moto verso Sud-Est anche l'Appennino ligure e creando condizioni di forte contrasto termico tra la massa d'aria relativamente più mite presente sul golfo di Genova nei bassi livelli (a Genova ieri è stata registrata una temperatura di circa 14 °C attorno alle ore 14.30). Tale contrasto legato ad aria calda verso il basso e una massa fredda ai livelli più alti ha innescato i primi moti ascendenti con la formazione di una struttura temporalesca locale (supercella) ma non per questo meno intensa. In seno a questa piccola, ma profonda depressione si sono sviluppati forti moti verticali caratterizzati da una significativa rotazione chiamata 'shear' in cui i venti ruotavano con diverse intensità (ieri tra i bassi livelli e i 5000 m d'altezza si stimavano differenze d'intensità del vento attorno 80-90 km /h). Questa differenza di shear ha verosimilmente innescato più localmente dei moti rotatori verticali e un'aspirazione di aria e acqua dalla superficie del mare verso la struttura temporalesca con processi di sollevamento forzato attorno a un asse verticale (in cui era progressivamente visibile la struttura a cono); in questo modo tutta la struttura nuvolosa è stata caratterizzata, alla sua base, dalla formazione di una struttura a becco che scendendo verso il basso ha iniziato a risucchiare acqua marina (dove la tromba marina appariva più chiara in basso). Anche se non è semplice misurare le intensità del flusso al suo interno, si stima che in questo imbuto i venti possono soffiare in media con intensità molto sostenute attorno ai 100 km/h (e picchi che nell'ordine di qualche minuto possono superare i 200 km/h!).

In Italia il fenomeno delle trombe d’aria sembra essere in costante aumento, con casi di avvistamento crescenti (basti pensare alle recenti trombe d’aria a Taranto e nel grossetano a fine novembre, diversi episodi in Maremma a settembre, ecc), anche se rimane comunque ancora relativamente raro rispetto ad altri fenomeni; le aree più colpite sono quelle pedemontane alpine, il Friuli, la Liguria, l’alta Toscana (Versilia), l’alto Lazio e la Sicilia, oltre ovviamente la Pianura Padana. Dalle statistiche si ha che negli anni ’70 si verificava un caso circa ogni due anni, mentre la frequenza attuale è decisamente più elevata e si è prolungata oltre la stagione estiva e inizio autunnale. I periodi in cui è più probabile il verificarsi di tali fenomeni sono comunque quelli compresi fra la primavera e l’inizio dell’autunno; la fine dell’estate per le regioni settentrionali è uno dei momenti più critici, poiché il passaggio di fronti freddi spesso si manifesta con intense perturbazioni e violenti temporali, che possono essere accompagnati da grandine e trombe d’aria. Da una statistica che risale al 2005 si evince come per la Liguria, Agosto sia il mese più colpito. Le cause sembrerebbero essere una maggiore meridionalizzazione del flusso con l’inizio degli anno ‘90 e conseguenti scambi termici più significativi (in particolare nell’area mediterranea) e probabilmente un effetto legato anche al cambiamento climatico e il riscaldamento globale che ci sta interessando (aumento energia in atmosfera, riscaldamento marino, maggiori contrasti termici, ecc).

Per approfondire i fenomeni meteo sulla nostra regione, trombe marine, trombe d'aria e tornado, visita l'apposita sezione nel sito dell'ARPAL:

http://www.arpal.gov.it/index.php?option=com_flexicontent&view=items&cid=56&id=202&Itemid=240