La tromba d'aria, o tromba marina (a seconda che
si sviluppi sulla terra o sul mare), può essere considerata il
fenomeno meteorologico più violento che si verifica nell’area
mediterranea: è costituita da una colonna d’aria in veloce rotazione
antioraria, capace di sollevare e trascinare acqua, polvere, detriti
o altro materiale. Assume l’aspetto tipico di un imbuto che, dal
cumulonembo di origine, si protende al suolo o sul mare dove si
allarga: il suo diametro può raggiungere dimensioni anche di 100-150
metri. È un fenomeno meteorologico analogo al tornado, seppur con
dimensioni e forza minori. Di solito ai nostri climi ha carattere
moderato anche se, nei rari casi in cui si genera da violenti
temporali a supercella, può assumere la violenza dei tornado. Il
fenomeno di domenica 2 dicembre molto probabilmente si è avvicinato
a quest’ultima struttura.
Attorno alle 16.45 infatti, a poco meno di una decina di miglia a
sud di Nervi-Bogliasco, si è sviluppata una tromba d'aria
“spettacolare” alla base di una potente struttura temporalesca in
movimento verso Portofino e il Levante (cumulonembo molto
sviluppato, caratterizzato da una base scura da cui la tromba d'aria
si è sviluppata a partire dalle 16.40).
La tromba marina si è progressivamente
intensificata nel giro di una ventina di minuti sul tratto di mare
al largo di Portofino –Nervi
Questa tromba d'aria oltre ad essere molto
imponente, è risultata sempre ben visibile dalla costa a circa 13 km
(ed è stata caratterizzata da un diametro che a tratti potrebbe aver
raggiunto 150-200 m), ed è stata più duratura del previsto rispetto
alle normali trombe d'aria che siamo abituati a osservare (la cui
durata è limitata a qualche decina di minuti). L'evento di ieri,
infatti, alle 17.15 era ancora chiaramente visibile (anche se in
attenuazione), oltre ad essere accompagnato da una tromba marina
secondaria (allineata alla prima verso il largo).
La situazione meteo legata al fenomeno è stata caratterizzata da una
debole circolazione al suolo, raggiunta e riattivata da un ingresso
di aria molto fredda in quota, in spostamento dalla Germania verso i
Balcani. In particolare tra le ore 15 e le 16 locali aria di origine
polare (circa -35°C a 5000 m di quota) è penetrata rapidamente in
Pianura Padana, interessando nel suo moto verso Sud-Est anche
l'Appennino ligure e creando condizioni di forte contrasto termico
tra la massa d'aria relativamente più mite presente sul golfo di
Genova nei bassi livelli (a Genova ieri è stata registrata una
temperatura di circa 14 °C attorno alle ore 14.30). Tale contrasto
legato ad aria calda verso il basso e una massa fredda ai livelli
più alti ha innescato i primi moti ascendenti con la formazione di
una struttura temporalesca locale (supercella) ma non per questo
meno intensa. In seno a questa piccola, ma profonda depressione si
sono sviluppati forti moti verticali caratterizzati da una
significativa rotazione chiamata 'shear' in cui i venti ruotavano
con diverse intensità (ieri tra i bassi livelli e i 5000 m d'altezza
si stimavano differenze d'intensità del vento attorno 80-90 km /h).
Questa differenza di shear ha verosimilmente innescato più
localmente dei moti rotatori verticali e un'aspirazione di aria e
acqua dalla superficie del mare verso la struttura temporalesca con
processi di sollevamento forzato attorno a un asse verticale (in cui
era progressivamente visibile la struttura a cono); in questo modo
tutta la struttura nuvolosa è stata caratterizzata, alla sua base,
dalla formazione di una struttura a becco che scendendo verso il
basso ha iniziato a risucchiare acqua marina (dove la tromba marina
appariva più chiara in basso). Anche se non è semplice misurare le
intensità del flusso al suo interno, si stima che in questo imbuto i
venti possono soffiare in media con intensità molto sostenute
attorno ai 100 km/h (e picchi che nell'ordine di qualche minuto
possono superare i 200 km/h!).
In Italia il fenomeno delle trombe d’aria sembra
essere in costante aumento, con casi di avvistamento crescenti
(basti pensare alle recenti trombe d’aria a Taranto e nel grossetano
a fine novembre, diversi episodi in Maremma a settembre, ecc), anche
se rimane comunque ancora relativamente raro rispetto ad altri
fenomeni; le aree più colpite sono quelle pedemontane alpine, il
Friuli, la Liguria, l’alta Toscana (Versilia), l’alto Lazio e la
Sicilia, oltre ovviamente la Pianura Padana. Dalle statistiche si ha
che negli anni ’70 si verificava un caso circa ogni due anni, mentre
la frequenza attuale è decisamente più elevata e si è prolungata
oltre la stagione estiva e inizio autunnale. I periodi in cui è più
probabile il verificarsi di tali fenomeni sono comunque quelli
compresi fra la primavera e l’inizio dell’autunno; la fine
dell’estate per le regioni settentrionali è uno dei momenti più
critici, poiché il passaggio di fronti freddi spesso si manifesta
con intense perturbazioni e violenti temporali, che possono essere
accompagnati da grandine e trombe d’aria. Da una statistica che
risale al 2005 si evince come per la Liguria, Agosto sia il mese più
colpito. Le cause sembrerebbero essere una maggiore
meridionalizzazione del flusso con l’inizio degli anno ‘90 e
conseguenti scambi termici più significativi (in particolare
nell’area mediterranea) e probabilmente un effetto legato anche al
cambiamento climatico e il riscaldamento globale che ci sta
interessando (aumento energia in atmosfera, riscaldamento marino,
maggiori contrasti termici, ecc).
Per approfondire i fenomeni meteo sulla nostra
regione, trombe marine, trombe d'aria e tornado, visita l'apposita
sezione nel sito dell'ARPAL: