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Genova
Numero 51-52, anno XIV
Aprile 2014

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Sastrugi alle pendici del Monte Chiappo m. 1699 - Appennino Ligure

 


SECONDA PARTE

La prima parte è al seguente link: Il racconto - prima parte

 

 

"No, non puo essere." Dissi con voce sconvolta. "I sastrugi non mangiano gli uomini."

Poi gridai: "MARCOOO..., MARCOOO... MI SENTI?"

"Si ti sento. Ma non è il caso di gridare."

"Ma dove diavolo sei finito?" Domandai.

"Sono dentro la sastruga."

"Dentro la sastruga?" Dissi sconvolto. "Ma allora ti ha mangiato davvero!"

"Beh, in un certo senso sì. Si è rotta la crosta di neve dura, dentro è tutta soffice, così sono sprofondato 'tutto dentro'.

Ma ora cercate di tirarmi fuori, non riesco a fare forza da nessuna parte. Più mi muovo più sprofondo."

Nello zaino abbiamo sempre un cordino per un'eventuale emergenza, e fortunatamente il cordino lo avevo io.

Mi tolsi lo zaino e lo tirai fuori. Era un cordino da sei millimetri lungo trenta metri. Non ci si può certo "volare sopra" come si dice in gergo alpinistico, quando si cade da una parete verticale, ma in casi di emergenza può servire egregiamente per togliersi d'impiccio.

Cominciai a srotorarlo. Intanto Gilberto mi osservava preoccupato. Poi disse: "Ho capito quello che vuoi fare: fai un anello e gli lanci la corda in modo che lui vi si possa aggrappare e uscire."

"Esatto." Risposi.

"Ma la corda è sottile, e sul bordo del buco taglierà la neve rendendo vano il salvataggio." Disse Gilberto.

"Ci ho pensato. Ho visto lì nel bosco un bel ramo rotto. Lo prendiamo, lo mettiamo sul bordo del buco e vi passiamo sopra la corda." Feci una pausa pensando a quello che avevo detto, poi ripresi: "Meglio ancora, sotto il ramo vi mettiamo le nostre ciaspole in modo da fare una base di appoggio."

"Hei, voi, là fuori! Anzicchè chiacchierare, tiratemi fuori!" Disse Marco.

"Si, si, ora ti tiriamo fuori." Dissi. "Vieni Gilberto andiamo nel bosco a prendere il ramo che avevo visto."

"Non andrete mica via?" Disse Marco.

"Tranquillo, ora torniamo. Mi raccomando non andartene!"

"Spiritoso!"

Trascinammo il ramo fin sotto la sastruga.

"E ora come lo portiamo fin lassù?" disse Gilberto.

"Pensavo di fare in questo modo." Dissi. "Per prima cosa appoggiamo il ramo in verticale alla sastruga. Ad occhio e croce dovrebbe essere lungo sui cinque metri. Poi lego le nostre ciaspole al mio zaino e salgo lungo gli scalini che ha fatto Marco. Arrivato in cima, le piazzo ai lati del buco. A questo punto tu dovresti sollevare il ramo che precedentemente abbiamo appoggiato alla sastruga, quel tanto che basta in modo che io arrivi ad afferrarlo e tirarlo su. Poi lo piazzo sulle ciaspole in modo che rimanga di traverso al buco e porgo a Marco l'estremità della corda con l'anello facendola passare sopra il ramo. Lui vi si lega e poi scendo. Dopodichè tutti e due tiriamo."

"Mi sembra una buona idea. Su, forza sbrighiamoci."

Tutta la manovra funzionò in modo egregio. Salii sulla sastruga, piazzai le ciaspole bene allineate ai lati del buco, poi Gilberto mi passò il ramo e lo poggiai sopra di esse in modo che rimanesse tangente sul davanti del buco. Infine calai il cordino con l'anello a Marco, che era oltre un metro all'interno della sastruga. Si fece passare l'anello sotto le ascelle e poi scesi dalla sastruga.

"Noi siamo pronti." Dissi a Marco. "Cominciamo a tirare. Quando arrivi ad afferrate il ramo avrai un punto solido su cui fare forza e potrai uscire agevolmente.

Dopo pochi minuti Marco era fuori dalla sastruga, completamente bianco, infarinato dalla neve polverosa."

"Come si stava la dentro?" Domandò Gilberto.

"In fin dei conti non si stava male." Rispose Marco mentre si scrollava la neve di dosso. "Era sicuramente più caldo che qua fuori."

"Ma i sastrugi non sono mica a sangue caldo!" Esclamò Gilberto.

"Non è questione di sangue caldo." Rispose Marco. "Là dentro ero al riparo dal vento."

"Bando alle ciance." Dissi in modo deciso. "Appena hai finito di scrollarti tutta quella neve di dosso rimettiamoci in marcia, qui si gela dal freddo."

"Già." Disse Marco mentre finiva di scrollarsi la neve. "C'è gente che gela dal caldo."

"Spiritoso! Su rimettiamoci le ciaspole e partiamo. L'unico modo per superare questa sastruga è scendere il ripido pendio nel bosco, aggirare la sua coda e risalire dall'altra parte."

Fu una faticaccia aggirare la coda. Impiegammo oltre un quarto d'ora, dopo fummo nuovamente in marcia per il Bric Mindino.

"Non è che su questa sastruga ci scriverai un racconto?" Disse Marco.

"Effettivamente ci avevo già pensato." Risposi. "Ci esce veramente un bel raccontino."

"Chissà questa sastruga cosa la farai diventare." Disse Gilberto.

"Ho già qualcosa in mente." Risposi.

 

Fine