
Sastrugi alle pendici del Monte Chiappo m. 1699 -
Appennino Ligure
SECONDA PARTE
La prima parte è al seguente link:
Il racconto - prima
parte
"No, non puo essere." Dissi con voce sconvolta.
"I sastrugi non mangiano gli uomini."
Poi gridai: "MARCOOO..., MARCOOO... MI SENTI?"
"Si ti sento. Ma non è il caso di gridare."
"Ma dove diavolo sei finito?" Domandai.
"Sono dentro la sastruga."
"Dentro la sastruga?" Dissi sconvolto. "Ma allora
ti ha mangiato davvero!"
"Beh, in un certo senso sì. Si è rotta la crosta
di neve dura, dentro è tutta soffice, così sono
sprofondato 'tutto dentro'.
Ma ora cercate di tirarmi fuori, non riesco a
fare forza da nessuna parte. Più mi muovo più
sprofondo."
Nello zaino abbiamo sempre un cordino per
un'eventuale emergenza, e fortunatamente il cordino
lo avevo io.
Mi tolsi lo zaino e lo tirai fuori. Era un
cordino da sei millimetri lungo trenta metri. Non ci
si può certo "volare sopra" come si dice in gergo
alpinistico, quando si cade da una parete verticale,
ma in casi di emergenza può servire egregiamente per
togliersi d'impiccio.
Cominciai a srotorarlo. Intanto Gilberto mi
osservava preoccupato. Poi disse: "Ho capito quello
che vuoi fare: fai un anello e gli lanci la corda in
modo che lui vi si possa aggrappare e uscire."
"Esatto." Risposi.
"Ma la corda è sottile, e sul bordo del buco
taglierà la neve rendendo vano il salvataggio."
Disse Gilberto.
"Ci ho pensato. Ho visto lì nel bosco un bel ramo
rotto. Lo prendiamo, lo mettiamo sul bordo del buco
e vi passiamo sopra la corda." Feci una pausa
pensando a quello che avevo detto, poi ripresi:
"Meglio ancora, sotto il ramo vi mettiamo le nostre
ciaspole in modo da fare una base di appoggio."
"Hei, voi, là fuori! Anzicchè chiacchierare,
tiratemi fuori!" Disse Marco.
"Si, si, ora ti tiriamo fuori." Dissi. "Vieni
Gilberto andiamo nel bosco a prendere il ramo che
avevo visto."
"Non andrete mica via?" Disse Marco.
"Tranquillo, ora torniamo. Mi raccomando non
andartene!"
"Spiritoso!"
Trascinammo il ramo fin sotto la sastruga.
"E ora come lo portiamo fin lassù?" disse
Gilberto.
"Pensavo di fare in questo modo." Dissi. "Per
prima cosa appoggiamo il ramo in verticale alla
sastruga. Ad occhio e croce dovrebbe essere lungo
sui cinque metri. Poi lego le nostre ciaspole al mio
zaino e salgo lungo gli scalini che ha fatto Marco.
Arrivato in cima, le piazzo ai lati del buco. A
questo punto tu dovresti sollevare il ramo che
precedentemente abbiamo appoggiato alla sastruga,
quel tanto che basta in modo che io arrivi ad
afferrarlo e tirarlo su. Poi lo piazzo sulle
ciaspole in modo che rimanga di traverso al buco e
porgo a Marco l'estremità della corda con l'anello
facendola passare sopra il ramo. Lui vi si lega e
poi scendo. Dopodichè tutti e due tiriamo."
"Mi sembra una buona idea. Su, forza
sbrighiamoci."
Tutta la manovra funzionò in modo egregio. Salii
sulla sastruga, piazzai le ciaspole bene allineate
ai lati del buco, poi Gilberto mi passò il ramo e lo
poggiai sopra di esse in modo che rimanesse tangente
sul davanti del buco. Infine calai il cordino con
l'anello a Marco, che era oltre un metro all'interno
della sastruga. Si fece passare l'anello sotto le
ascelle e poi scesi dalla sastruga.
"Noi siamo pronti." Dissi a Marco. "Cominciamo a
tirare. Quando arrivi ad afferrate il ramo avrai un
punto solido su cui fare forza e potrai uscire
agevolmente.
Dopo pochi minuti Marco era fuori dalla sastruga,
completamente bianco, infarinato dalla neve
polverosa."
"Come si stava la dentro?" Domandò Gilberto.
"In fin dei conti non si stava male." Rispose
Marco mentre si scrollava la neve di dosso. "Era
sicuramente più caldo che qua fuori."
"Ma i sastrugi non sono mica a sangue caldo!"
Esclamò Gilberto.
"Non è questione di sangue caldo." Rispose Marco.
"Là dentro ero al riparo dal vento."
"Bando alle ciance." Dissi in modo deciso.
"Appena hai finito di scrollarti tutta quella neve
di dosso rimettiamoci in marcia, qui si gela dal
freddo."
"Già." Disse Marco mentre finiva di scrollarsi la
neve. "C'è gente che gela dal caldo."
"Spiritoso! Su rimettiamoci le ciaspole e
partiamo. L'unico modo per superare questa sastruga
è scendere il ripido pendio nel bosco, aggirare la
sua coda e risalire dall'altra parte."
Fu una faticaccia aggirare la coda. Impiegammo
oltre un quarto d'ora, dopo fummo nuovamente in
marcia per il Bric Mindino.
"Non è che su questa sastruga ci scriverai un
racconto?" Disse Marco.
"Effettivamente ci avevo già pensato." Risposi.
"Ci esce veramente un bel raccontino."
"Chissà questa sastruga cosa la farai diventare."
Disse Gilberto.
"Ho già qualcosa in mente." Risposi.
Fine
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