DHTML JavaScript Menu Courtesy of Milonic.com

Genova        
Numero 57-58, anno XV        
Novembre 2015        

Google: bing:  
 

 di: Roberto Pedemonte 


IN RICORDO DI STEFANO GALLINO

Stefano non c’è più. Ho ancora nella mente il volto sorridente che aveva alla presentazione in Palazzo San Giorgio e alla libreria Feltrinelli del suo bellissimo libro sulle mareggiate liguri, realizzato insieme ai colleghi Luca e Alessandro. Il suo lavoro al Centro Meteo della Regione Liguria lo aveva introdotto in tutte le case, durante i collegamenti televisivi settimanali del TG3, per illustrare il tempo del fine settimana. Ciascuno aveva avuto modo di comprendere quanto fosse entusiasta, appassionato e competente. Eppure, a poche ore dalla tragica ed ennesima inondazione che ha colpito il cuore di Genova, lo scorso ottobre 2014, la carta stampata, le televisioni, il web e i politici, ma non solo questi, non hanno avuto il minimo tentennamento nel vibrare colpi bassi e, come sempre, incompetenti, per diffamare in un sol colpo l’opera del Centro Meteo, dimenticando quanto questo avesse prodotto nel corso della sua lunga attività.

Accuse che venivano inferte anche da persone che operano nel mondo della meteorologia (spero talvolta manipolate con i consueti “taglia e incolla” redazionali). Qui non intendo esaminare come sia stata affrontata l’evoluzione dell’evento alluvionale, vorrei invece rimarcare come sia facile cavalcare la tigre. Come sia comodo esprimere giudizi sulla condotta delle persone, a fatti avvenuti. Ritornando a quei giorni che hanno seguito l’evento, era comune leggere sulle pagine dei mezzi d’informazione ciò che “gli esperti” avrebbero fatto se, in quelle occasioni, fossero stati ufficialmente deputati a prendere decisioni in merito. Parole che godono poco fondamento perché quando non si hanno responsabilità è fin troppo semplice dettare conclusioni, soluzioni, decisioni. Intanto, qualsiasi cosa venga sostenuta, non sarebbe sottoposta ad alcuna indagine. È fin troppo facile versare la colpa su chi, messo all’angolo, ha sempre svolto il proprio lavoro con impegno, serietà e onestà. Le previsioni del tempo sono tali: previsioni. Presagi, come si chiamavano un tempo, con un grado di affidabilità sempre più attendibile con il progresso della tecnologia, ma mai certezze. Questa disciplina ha ancora molti passi da compiere per fornire risultati sicuri sui quali porre le basi per elaborare analisi sempre più utili alla comunità. Le sicurezze del dopo lasciamole ai tanti parolai di questa scienza che, ormai, annovera migliaia e migliaia di “esperti”. Ho già avuto modo di esprimere la mia rabbia in passato, ma questa volta, la messa alla berlina da parte di ignoranti, ha colpito a fondo la sensibilità di una persona che ingiustamente si è trovata a dover parare colpi scagliati da ogni dove. Ricordo che alcune settimane dopo i tragici fatti, incontrai Stefano con sua madre nel centro cittadino e, in quell’occasione, mi disse quanto quegli attacchi lo avessero ferito e addolorato, come se gravassero su di lui e sui suoi colleghi le colpe di decenni di ignavia, di inerzia, di negligenza, per non dire altro, di schiere di uomini pubblici. Gli avvoltoi dell’alluvione genovese hanno reclamato la vita di una persona sensibile, entusiasta del proprio lavoro e professionalmente retta e competente. Che l’onda sia ancora e sempre con te, ovunque tu sia, caro Stefano.

 

Roberto Pedemonte