Stefano non c’è più. Ho ancora nella
mente il volto sorridente che aveva alla presentazione
in Palazzo San Giorgio e alla libreria Feltrinelli del
suo bellissimo libro sulle mareggiate liguri, realizzato
insieme ai colleghi Luca e Alessandro. Il suo lavoro al
Centro Meteo della Regione Liguria lo aveva introdotto
in tutte le case, durante i collegamenti televisivi
settimanali del TG3, per illustrare il tempo del fine
settimana. Ciascuno aveva avuto modo di comprendere
quanto fosse entusiasta, appassionato e competente.
Eppure, a poche ore dalla tragica ed ennesima
inondazione che ha colpito il cuore di Genova, lo scorso
ottobre 2014, la carta stampata, le televisioni, il web
e i politici, ma non solo questi, non hanno avuto il
minimo tentennamento nel vibrare colpi bassi e, come
sempre, incompetenti, per diffamare in un sol colpo
l’opera del Centro Meteo, dimenticando quanto questo
avesse prodotto nel corso della sua lunga attività.
Accuse che venivano inferte anche da
persone che operano nel mondo della meteorologia (spero
talvolta manipolate con i consueti “taglia e incolla”
redazionali). Qui non intendo esaminare come sia stata
affrontata l’evoluzione dell’evento alluvionale, vorrei
invece rimarcare come sia facile cavalcare la tigre.
Come sia comodo esprimere giudizi sulla condotta delle
persone, a fatti avvenuti. Ritornando a quei giorni che
hanno seguito l’evento, era comune leggere sulle pagine
dei mezzi d’informazione ciò che “gli esperti” avrebbero
fatto se, in quelle occasioni, fossero stati
ufficialmente deputati a prendere decisioni in merito.
Parole che godono poco fondamento perché quando non si
hanno responsabilità è fin troppo semplice dettare
conclusioni, soluzioni, decisioni. Intanto, qualsiasi
cosa venga sostenuta, non sarebbe sottoposta ad alcuna
indagine. È fin troppo facile versare la colpa su chi,
messo all’angolo, ha sempre svolto il proprio lavoro con
impegno, serietà e onestà. Le previsioni del tempo sono
tali: previsioni. Presagi, come si chiamavano un tempo,
con un grado di affidabilità sempre più attendibile con
il progresso della tecnologia, ma mai certezze. Questa
disciplina ha ancora molti passi da compiere per fornire
risultati sicuri sui quali porre le basi per elaborare
analisi sempre più utili alla comunità. Le sicurezze del
dopo lasciamole ai tanti parolai di questa scienza che,
ormai, annovera migliaia e migliaia di “esperti”. Ho già
avuto modo di esprimere la mia rabbia in passato, ma
questa volta, la messa alla berlina da parte di
ignoranti, ha colpito a fondo la sensibilità di una
persona che ingiustamente si è trovata a dover parare
colpi scagliati da ogni dove. Ricordo che alcune
settimane dopo i tragici fatti, incontrai Stefano con
sua madre nel centro cittadino e, in quell’occasione, mi
disse quanto quegli attacchi lo avessero ferito e
addolorato, come se gravassero su di lui e sui suoi
colleghi le colpe di decenni di ignavia, di inerzia, di
negligenza, per non dire altro, di schiere di uomini
pubblici. Gli avvoltoi dell’alluvione genovese hanno
reclamato la vita di una persona sensibile, entusiasta
del proprio lavoro e professionalmente retta e
competente. Che l’onda sia ancora e sempre con te,
ovunque tu sia, caro Stefano.
Roberto Pedemonte
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