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 di: Roberto Pedemonte


PETER MOORE - La conquista della Meteorologia
I pionieri che seppero guardare al futuro - Nutrimenti, 2018, 528 pag.
Titolo originale: The Weather Experiment – The Pioneers who Sought to See the Future, 2015.


Peter Moore è un professore inglese quasi quarantenne che insegna scrittura creativa alla Oxford University e alla City University di Londra ed è collaboratore nelle redazioni culturali di alcune tra le più importanti testate di informazione britanniche.

Il suo bagaglio formativo spiega la facilità di lettura che contraddistingue l’intero volume.

Seguendo i viaggi, la vita pubblica e privata dell’ammiraglio della Royal Navy Robert FitzRoy, che fu comandante della Beagle, vascello che scortò nella prima metà dell’ottocento anche Charles Darwin nel viaggio durante il quale sbocciarono i prodromi di uno dei più rivoluzionari testi scientifici, “L’origine delle specie”, si incontreranno tra i più rilevanti e influenti studiosi della meteorologia. Personaggi che hanno scritto il loro nome sulla cattedra di questa scienza (ma non solo) a cui si deve la maggior parte dei progressi sullo studio del tempo e del clima e che hanno contribuito a migliorare le conoscenze dell’atmosfera da cui siamo avvolti agli albori di questa scienza.

Scopriremo quali furono le idee di Francis Beaufort che lo portarono a redigere una tabella sulla forza dei venti, scala tuttora in uso, quali quelle di Samuel Morse che ideò e mise in pratica un sistema per tramettere messaggi a distanza in tempo reale, mediante il quale viaggiarono i primi avvisi meteorologici, quali quelle di Luke Howard al fine di classificare metodicamente le nubi con il sistema ancora oggi utilizzato, quali quelle del già citato Darwin. Apprenderemo come si svilupparono i primi viaggi in pallone che contribuirono alla conoscenza dell’alta troposfera e le terribili condizioni che dovettero sopportare quegli impavidi navigatori, come i disastri navali causati alle tempeste favorirono la nascita dei primi bollettini di allerta, quali furono le dispute e gli scontri tra studiosi sulle differenti idee e metodologie seguite e molto altro ancora che si scoprirà nella lettura.

 Si dirà che l’origine geografica dell’autore, pur non disdegnando riconoscere a vari studiosi europei meriti e competenze, concorra a percorrere prettamente dal punto di vista anglosassone gli albori e la grande storia dello studio della meteorologia come scienza dotata di strumenti. Tuttavia è proprio da scienziati britannici e statunitensi che sono avvenute le più importanti innovazioni nel corso del XIX secolo.

Il tutto narrato come fosse un avvincente, e talvolta tragico, romanzo.