Il clima delle valli Orco e Soana (TO)
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CLIMI, ACQUE E GHIACCIAI
TRA GRAN PARADISO E CANAVESE
 

NOTE SUI DATI STATISTICI
In ogni tabella, oltre al riepilogo dei dati mensili, si propone questo schema statistico:

Media: è la media del parametro eseguita sui dati mensili e annuali «per colonna»; potrebbero dunque esserci lievi differenze tra il calcolo eseguito sui valori medi «per riga», dovuto alle approssimazioni e ad eventuali valori mancanti nelle colonne che causano la mancanza del dato annuale.

Dev.St = deviazione standard sui valori delle colonne (vedi approfondimento);

Min (Anno) = valore minimo assunto dalla grandezza mensile o annuale e anno di occorrenza (quindi se si tratta per esempio di Media di Tmin, esso sarà riferito alla più bassa media delle temperature minime nel periodo di osservazione, mentre per cercare il minimo giornaliero assoluto bisognerà utilizzare la tabella Minimo di Tmin);

Max (Anno) = come per Min, ma riferito ai valori massimi;

P0,1, P0,2, P0,4, P0,5, P0,6, P0,8, P0,9 = valori dei percentili, (decimo, ventesimo ... novantesimo, ovvero primo, secondo ... nono decile); P0,5 corrisponde alla mediana (vedi approfondimento)

Media 1971-00 = è la media del parametro riferita a un trentennio standard OMM. Il trentennio attualmente in vigore è il 1971-2000, ma non sempre è disponibile in ogni stazione; viene quindi presentato il trentennio più recente che disponga della maggior continuità e affidabilità per ogni singola stazione. Per serie brevi o estinte non è stato calcolato.

CV% = coefficiente di variazione (rapporto percentuale tra la deviazione standard e la media, vedi approfondimento); è indicato solo per i giorni di gelo e, in seguito, per precipitazioni e neve.


La deviazione standard
E’ un indice statistico che descrive la variabilità di un campione di osservazioni, ovvero il grado di dispersione dei casi. E’ calcolata facendo la somma di tutti i quadrati degli scarti di ciascun dato rispetto alla media, dividendo questa somma per il numero dei dati ed estraendone la radice quadrata. In pratica, associare a una temperatura media mensile (frutto di un lungo periodo di osservazioni) di 1.0 °C una deviazione standard di 2.1 °C, significa che mediamente le temperature medie dei singoli mesi si discostano dal valor medio di circa 2 °C in più o in meno, cioè che la media oscilla con elevata probabilità tra 1.0 + 2.1 = 3.1 °C e 1.0 – 2.1 = -1.1 °C.

I percentili e la mediana
Una serie ordinata in senso crescente può essere suddivisa in h intervalli tali che ciascun intervallo contenga 1/h del campione, ovvero n/h dati. I decili, tipo particolare di percentili, identificano settori contenenti ciascuno il 10% dei dati, quindi nelle tabelle seguenti, P0,1 è il valore al di sotto del quale ci sono solo il 10% di osservazioni e al di sopra del quale ve ne sta il 90%, ciòè identifica un limite che separa dati molto anomali, che si verificano solo 1 anno su 10, da tutti gli altri. Analogamente, P0,2 separa il 20%, quindi è una soglia con minor carattere di anomalia (2 anni su 10, ovvero 1 su 5), P=0,4 separa il 40% di dati dal resto della serie, P0,5, più noto come mediana, è il valore che divide a metà la serie ordinata, e che quindi ha una frequenza di 5 casi su 10, cioè in altre parole 1 anno su 2: è quindi un valore molto probabile, o «normale» La mediana, al contrario della media, è un indice di tendenza centrale poco influenzato dall’entità dei valori estremi della serie, Quando si hanno serie di pochi dati e pure molto dispersi, la differenza tra media e mediana può essere rilevante.
Le serie di misure considerate in questo lavoro sono in genere <100 anni. Si tratta dunque di serie che, dal punto di vista statistico, possiamo considerare molto piccole, sia per la loro effettiva mole, sia per il fatto che seguono distribuzioni di tipo Normale (Gaussiano) solo approssimativamente e in intervalli limitati attorno al valor medio. A causa di questo andamento non è in generale possibile estrapolare da serie così brevi stime riguardanti eventi rari, se non con ampi margini di errore. E' di per sé già chiaro che una stima su quale sia la dimensione di un evento che può accadere ogni cento anni, fatta basandosi su poche decine di anni, sia di per sé affetta da gravi incertezze, tanto più non conoscendo la distribuzione teorica. Il programma da noi utilizzato calcola i percentili basandosi sulla distribuzione in classi dei dati osservati. Può capitare talvolta che esso vada a stimare per il primo o nono decile valori esterni ai valori estremi effettivamente misurati: ciò dipende dal tipo di distribuzione che assumono i dati in ciascuna serie: si tratta come al solito di stime indicative, utili per farsi un’idea della struttura interna della serie di osservazione.

Il coefficiente di variazione
Per confrontare la variabilità di diverse serie di dati, non è possibile mettere a confronto direttamente le deviazioni standard, poiché queste assumono importanza differente in base al valore numerico della media del campione di osservazione. Ad esempio, una deviazione standard pari a 2 è da considerarsi molto grande se riferita a una media delle osservazioni di 0.5, mentre è molto piccola se riferita a una media di 500. Si usa quindi il coefficiente di variazione, un valore adimensionale espresso come rapporto percentuale tra la deviazione standard e la media del campione di osservazioni. Se Dev. St. = 25 mm e media = 78 mm, CV% = (25/78)*100 = 32%. Questo coefficiente tuttavia non può essere utilizzato per le temperature, in quanto l’uso di una scala con origine arbitraria (lo zero per i °C) genera valori di CV% privi di significato.


 

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