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RIVISTA DI METEOROLOGIA, CLIMA E GHIACCIAI
  

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VIAGGIO NELLA VALLE ORCO DEVASTATA DALLA PIENA DEL SECOLO
DIARIO DEL 16-17 OTTOBRE 2000 
SMS - Redazione Nimbus, Claudio Castellano e Daniele Cat Berro
TORINO, 19 OTTOBRE 2000 -  Già durante l'isolamento della Valle Orco, durante i momenti della grande piena, eravamo riusciti a raccogliere molte informazioni dai comuni della valle, finché le linee telefoniche sono rimaste attive. Sapevamo delle frane che avevano cancellato tratti della statale, abitazioni, ponti, dei danni subiti dagli impianti dell'Azienda Energetica Metropolitana di Torino (AEM). 

Cartina delle valli Orco e Soana
Fonte: Istituto Geografico Centrale - 10121 Torino - Via Prati,2

Mentre studiavamo un percorso alternativo che consentisse già lunedì all'AEM di raggiungere con un proprio automezzo Sparone tramite una pista che collega Cuorgné ad Alpette e di portare in valle un gruppo elettrogeno, dal Comune di Pont Canavese veniamo informati che il ponte sull'Orco a Cuorgné sarebbe stato aperto a breve a senso alternato.
E' il tardo pomeriggio di lunedì 16, termina l'isolamento tra la pianura e i comuni della bassa valle. E' possibile raggiungere Locana, ma il viadotto di Pont Canavese è inagibile, occorre utilizzare la vecchia strada provinciale che passa in paese. Comunichiamo agli uffici di Torino dell'AEM di partire con il gruppo elettrogeno. Anche noi attraversiamo il ponte sull'Orco a Cuorgné, quel ponte che molti temevano crollasse, ma che ha dimostrato di avere sette vite. Dal ponte scorgiamo il nuovo percorso che il torrente ha tracciato con il salto di un grande meandro. Tra il nuovo alveo e quello vecchio, entrambi occupati dalle acque, rimangono alcuni edifici. Le abitazioni di Cuorgné poste in sinistra idrografica erano state evacuate nel giorno della grande piena, qualcuna più vicina alla sponda è stata scalzata. 

Sotto gli ultimi millimetri di pioggia tentiamo l'ingresso in valle, insieme ai primi automezzi autorizzati ad accedere oltre Pont Canavese. La luce è scarsa, ma nel primo viaggio verso Locana non possiamo fare a meno di notare la nuova geografia del fondovalle. Quella valle percorsa più e più volte per le numerose escursioni alpinistiche, per raggiungere e misurare i ghiacciai del Parco Nazionale del Gran Paradiso, per rilevare già sette anni fa i guai della pesante alluvione del 24 settembre 1993, non è più la stessa. 

Mentre vengono a morire le ultime luci del giorno arrivano da Genova, Como e Firenze i gruppi elettrogeni dell'ENEL. Torniamo in valle nella notte insieme a un'autobotte carica di 10.000 litri di gasolio per alimentarli. Martedì sulla valle torna a splendere il sole,  dopo una settimana di nubi e una pioggia monsonica che ha accumulato in 72 ore dai 500 a oltre 600 mm, quanto piove in un anno ad Alessandria. Il nostro nuovo viaggio verso Locana consente di scorgere meglio le grandi trasformazioni e le distruzioni che la valle ha subito. 

Da Cuorgné partono i soccorsi e i rifornimenti alimentari verso i paesi non raggiungibili con gli automezzi, a monte di Locana. Poco prima di Pont Canavese il viadotto della statale di Ceresole è gravemente danneggiato, la carreggiata stradale manca per un tratto di 50 m; per proseguire occorre entrare in paese. Il transito in valle è regolato, ma come inviati di Nimbus siamo tra i pochi a essere autorizzati a procedere in auto verso Sparone e Locana. Il primo tratto di fondovalle era già ampio, ma ora lo appare ancora di più per la mancanza degli alberi che sul lato stradale nascondevano l'alveo. Procedendo verso Sparone scorgiamo un primo ponte abbattuto, poi in località Apparé i segni della piena sono più evidenti. Tutto il fondovalle è stato invaso dalle acque dell'Orco nel primo pomeriggio di sabato 14, intorno alle 13.30-13.45. 

Mentre osserviamo le estese divagazioni dell'Orco nel fondovalle ci viene incontro il Signor Aldo. La sua azienda, La Doppia A (tel 0124818039), addetta allo stampaggio di materie plastiche non produce più nulla. I componenti già pronti per essere consegnati a FIAT, IVECO e ditte polacche sono in mezzo al fango. La volontà di Aldo è di far ripartire quanto prima la produzione, che impiega 18 persone. La struttura del prefabbricato ha resistito, ma il recupero dei macchinari richiederà molto tempo. Più a monte, verso la località Calsazio, un ampio tratto della statale è crollata, le sponde in destra Orco sono qui piuttosto elevate, ma quasi interamente erose. Altri due ponti sull'Orco sono crollati poco oltre, in località Nosé. 

Le prime abitazioni di Locana che incontriamo, in località Bardonetto e Boschietto sono immerse in un paesaggio assai desolato; nel centro della valle l'alluvionamento esteso dell'Orco, i primi tralicci elettrici e telefonici piegati, altri salti di meandro, qualche edificio danneggiato. Il ponte per Nusiglie ha retto. A Locana San Donato il trasporto torrentizio del Rio Fura ha invaso alcune abitazioni. Poco oltre il Rio Fura una vasta voragine sulla strada impedisce di proseguire in auto; con qualche km di marcia potremo raggiungere Rosone. I primi metri di cammino ci riservano immagini di distruzione e disperazione. Una casa completamente distrutta, una apparentemente integra, ma la signora che ci apre la porta d'ingresso con le lacrime agli occhi, ci mostra il crollo di una parte di abitazione nel corso dell'Orco. Oltre Bottegotto un altro ponte eroso, poi verso Casetti altre due vaste voragini sulla strada. Qualche persona del luogo davanti alla propria casa illesa osserva il fondovalle, ci invita a proseguire per vedere i disastri di Casetti e Rosone. 

Giunti a Casetti la strada è sbarrata da una immensa colata detritica. Intorno ai blocchi di gneiss 4 abitazioni sventrate, tra cui la vecchia scuola che avevano frequentato i più anziani della zona quando erano ancora bambini. Dopo Casetti siamo a Rosone. Un altro immenso trasporto torrentizio dal Vallone di Piantonetto ha sventrato Perebecche. Rosone era stato evacuato nel pomeriggio di sabato, quando la situazione faceva temere il peggio. Intorno a quello che resta delle officine dell' Azienda Energetica non ci sono molte persone, ma i volti non sono ignoti, sono i dipendenti dell'Azienda; sono le stesse persone che vediamo ogni anno quando si parte con l'elicottero messo a disposizione dall'AEM verso il Ghiacciaio Ciardoney, per compiere le misure frontali e il bilancio di massa. 

Ci viene incontro Elio, uno dei guardiani della Diga di Valsoera responsabili della lettura e della comunicazione dei dati meteorologici che pubblichiamo regolarmente su Nimbus. Ci racconta di quello che è accaduto alle 13.10 di sabato 14, di quell'ondata di acqua, fango e massi che ha sventrato Perebecche di Rosone. Ci porta a vedere la sua casa, il negozio della moglie sotto casa, completamente invasi da fango e detriti. La moglie e la figlia sono tra gli sfollati di Rosone a valle, Elio rimane per recuperare il possibile dalla sua abitazione, per aiutare l'Azienda a risollevarsi nel momento più difficile della sua storia. 

Il ritardo che abbiamo accumulato per osservare tutti i cambiamenti della valle non ci consente di proseguire e raggiungere Noasca. Il nostro viaggio si ferma a Rosone, ma sappiamo da Andrea, compagno di molte escursioni in Valle Orco, che anche oltre Rosone la valle è devastata. Vasti crolli stradali sono presenti verso Noasca, tra Fornetti e Fei; in alcuni punti l'asfalto è stato sostituito dal nuovo corso dell'Orco; il Rio Arianas, già teatro di numerosi scaricamenti, ha nuovamente attivato un'imponente colata detritica. Riprenderemo il nostro viaggio verso Noasca in un nuovo giorno. 

Nel primo pomeriggio, salendo verso Locana in auto, riusciamo a risentire telefonicamente Domenica dal Municipio di Noasca. Era da oltre 48 ore che non avevamo più potuto comunicare con Noasca, quando gran parte della popolazione si era rifugiata in Comune nella parte più alta del paese. 

Domenica è la sorella di Piero, il responsabile della stazione meteorologica di Noasca, che già avevamo chiamato venerdì per comunicargli l'avviso di alluvione che noi stessi avevamo diramato tramite Internet nel pomeriggio. E ' da Piero che sabato mattina riceviamo la prima segnalazione di allarme, poi ripetuti contatti fino alla successiva terribile notte, quando solo le torce elettriche consentivano di scorgere il livello dell'Orco dal Municipio di Noasca. Anche a Noasca i primi raggi di sole danno sollievo, finalmente possiamo fornire previsioni ottimistiche. Domenica ci comunica che Piero ha cambiato il foglio al pluviografo, che sono caduti oltre 600 mm: è la pioggia più intensa del secolo.    

 

  
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