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 OPINIONI 
MA L'EFFETTO SERRA E' SOLO UNA BUFALA? 
Lettera aperta al Prof. Franco Battaglia, docente di Chimica Fisica presso il Dipartimento di Fisica della Terza Università di Roma e Membro della “American Physical Society”(inviata anche a <segreteria@ilgiornale.it>)
Luca Mercalli, Presidente SMS e direttore rivista Nimbus

Su “Il Giornale” del 04.09.2000 è apparso a tutta pagina un articolo a firma di Franco Battaglia, dal perentorio titolo “Ecco perché l’effetto serra è solo una grossa bufala”. 
L’Autore, con piacevole stile giornalistico e colloquiale, racconta che al bar dell’università apprende da una conversazione tra studenti che “la massa totale degli insetti del mondo è stimata essere 100 volte superiore alla massa degli umani.” Continua: “ L’informazione, che sorprese la mia ignoranza, mi permise di azzardare la conclusione che, se così fosse, l'effetto serra non può esistere.". Questa frase, contiene uno dei pochi elementi dell'articolo che mi vede concorde, la sincerità nel proclamare un’ignoranza poi sancita dalle righe seguenti. En-passant, una prima lieve imprecisione, per carità, perdonabilissima, riguarda la temperatura di equilibrio della Terra in assenza di effetto serra naturale: non è di -15 °C, bensì di -18 °C. Il docente prosegue affermando di aver dimostrato, con semplici calcoli fatti su un tovagliolo di carta del bar, che gli insetti del mondo immetterebbero ogni giorno nell’atmosfera più di 100 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, mentre le attività umane ne emetterebbero quantità migliaia di volte inferiori. Si tratta in effetti di una stima, basata semplicemente sull’assunto che gli insetti si cibano ogni giorno di una quantità di materia organica pari a tre volte il loro peso. 

Battaglia ha appena ammesso di essere ignorante in biologia, io anche, inoltre nessuno ha effettivamente contato quanti insetti ci siano sulla terra né quanto effettivamente mangino. Quindi è una stima che potrebbe variare anche di un ordine di grandezza. Comunque supponiamola realistica. 

Per verificarne la coerenza, Battaglia cita dati di emissione di anidride carbonica di origine antropica (che è un dato quantitativamente molto più “misurabile” rispetto agli insetti e al loro appetito), desunti dall’American Physical Society (Aps) secondo la quale “la quantità totale di anidride carbonica immessa ogni giorno a causa della combustione di combustibili fossili” è di 20 milioni di tonnellate. E qui, forse per una banale svista, l’anidride carbonica viene confusa con il carbonio: infatti secondo l’autorevole rapporto IPCC (1999), attualmente le attività umane liberano in atmosfera 7 gigatonnellate di carbonio all’anno, cioè diviso 365, fa 19.2 milioni di tonnellate al giorno, assimilabile al valore dell’Aps. Poiché ad 1 kg di C corrispondono 3.664 kg di CO2, (non sono un chimico, quindi sicuramente questo dato è piena competenza di Battaglia che potrà farmi sapere se è corretto) il valore giornaliero di emissioni d’anidride carbonica passa da 19.2 a 70.3 milioni di tonnellate e il conseguente totale annuo risulta pari a 25.6 miliardi di tonnellate. Il pesante errore, nel senso che l’informazione fornita è completamente errata, non inficia tuttavia le conclusioni, in quanto il rapporto tra i teorizzati 100 miliardi di CO2 emessi dagli insetti ogni giorno e i circa 26 miliardi annuali delle attività umane è sempre pari a oltre 1400 volte a favore degli insetti. 

Più oltre si ribadisce che la quantità totale di CO2 in atmosfera è pari a 750 gigatonnellate, ma anche qui è ancora il carbonio a essere erroneamente considerato mentre in termini di CO2 il valore attuale passa a circa 2862 gigatonnellate. Da questi valori, Battaglia conclude che “la quantità di anidride carbonica antropogenica è praticamente annullata da piccole fluttuazioni, per esempio, nel numero totale di insetti”. 

Ora, al di là della confusione tra carbonio e anidride carbonica che, abbiamo visto, non muta il rapporto di sproporzione tra insetti e uomini, la considerazione che ne deriva è che se gli insetti continuano a mangiare ogni giorno l’enorme massa di carbonio organico che poi trasformano in CO2 con la respirazione, in breve tempo avrebbero esauritole riserve vegetali e animali del pianeta: infatti, assunta in 36 miliardi di tonnellate la massa degli insetti, in tre volte il loro peso la loro dieta giornaliera e in un terzo il contenuto di carbonio della biomassa, in un anno essi avrebbero divorato qualcosa come 36500 miliardi di tonnellate di carbonio ovvero oltre 100000 miliardi di tonnellate di biomassa. 

Dov’è l’incongruenza? Nel fatto che ogni giorno la catena alimentare con la fotosintesi al suo apice, rigenera quei 100 miliardi di tonnellate di CO2 emessi in atmosfera in nuova gustosa materia organica divorabile dagli insetti. Si tratta di un ciclo chiuso, che non contribuisce ad un cambiamento netto del contenuto di CO2 in atmosfera. Lo stesso si potrebbe sostenere anche per gli umani, che liberano dai polmoni circa 1 kg di CO2 al giorno, quindi attualmente emettono in atmosfera 6 miliardi di kg/giorno, ovvero 6 milioni di tonnellate (sempre nulla rispetto ai voracissimi insetti): ma il carbonio contenuto in una torta al cioccolato che si trasforma in energia per il nostro benessere, e in CO2 (sia respirata quasi immediatamente attraverso il metabolismo, sia con la decomposizione più lenta di quanto giornalmente o quasi abbandonato nella toilette), viene rapidamente immobilizzato tramite la fotosintesi dalle piante di frumento (farina per la torta) e del cacao. Se si accumulasse tutto nell’atmosfera, non avremmo più torte...

Se Battaglia conoscesse i risultati delle analisi effettuate sulla carota glaciale Vostok, relativa alle concentrazioni di CO2 degli ultimi 450000 anni, constaterebbe sì che esistono notevoli variazioni nella concentrazione di CO2 atmosferica, ma anche che gli attuali livelli sono i più elevati mai registrati in mezzo milione d’anni. Lo zoom sull’ultimo secolo e la curva di Keeling dell’ultimo cinquantennio, mettono in luce il trend positivo della concentrazione di CO2 atmosferica che l’ha portata dalle 280 ppmv dell’era preindustriale alle attuali 368 ppmv. Cosa vuol dire ciò? Che gli insetti stanno aumentando o che mangiano di più? Gli umani di sicuro aumentano e mangiano di più, ma abbiamo visto che non contano nulla rispetto a quegli ingordi degli insetti. Quindi l’anidride carbonica antropogenica, conclude Battaglia, “è una piccolissima frazione di quella immessa da cause che l’uomo non può comunque controllare”. Al suo paragone con un conto in banca sostituisco quello di un acquario: l’acqua - come fosse CO2 - all’interno circola, viene filtrata, ossigenata, “bevuta” dai pesci, ma è sempre la stessa. Se ne aggiungo anche poca da fuori, l’acquario trabocca. Cioè l’effetto serra si altera.

Dopo la biologia, il Nostro entra nel merito della climatologia, altro argomento per il quale credo di non errare mantenendo valido il postulato iniziale della dichiarazione d’ignoranza. “Gli unici dati attendibili sulle temperature medie globali si riferiscono agli ultimi 100 anni: non dovrebbe apparire strano che se uno comincia ad un qualunque istante di tempo, la temperatura globale o cresce o decresce”. Per fortuna ci sono molti metodi di analisi di dati vicarianti (dai ghiacciai ai pollini fossili, dai licheni ai sedimenti lacustri, dagli anelli degli alberi ai reperti archeologici, alle cronache storiche...) che estendono molto più a lungo questo periodo: mille anni con risoluzione dei dati praticamente annuale (fonte WMO), 500.000 anni con risoluzione pressoché decennale (Vostok e sedimenti oceanici). E poi chi l’ha detto che la temperatura deve sempre o salire o scendere: può anche rimanere stazionaria per alcuni periodi, nevvero?

Quanto alle periodicità quel “mi risulta che il globo subirebbe riscaldamenti e raffreddamenti che si alternano periodicamente ogni 600 anni” è in contraddizione con l’affermazione precedente, che si hanno dati attendibili solo per 100 anni... ahi, ahi, qui il metodo scientifico vacilla, professore! Non scendo in dettagli, la letteratura su questo argomento è così vasta che solo una bibliografia essenziale riempirebbe pagine... forse tediose, ma basate su dati oggettivi. Comunque, in climatologia, le periodicità, al di là di quelle più o meno regolari e di ordine decimillenario delle ultime quattro ere glaciali, sono un argomento molto scottante e in piena fase d’indagine. In tanti ci hanno provato, ma il buon Burroughs, autore di “Weather Cycles” ricorda come da oltre un secolo, ogni volta che se ne è annunciata la scoperta di una, questa inspiegabilmente scompariva poco dopo.... con le tendenze, invece è affar diverso.

Sono invece molto d’accordo sull’affermazione che “noi uomini, nella complessità dei fenomeni naturali, siamo meno importanti di quel che ci piace credere”. Il problema si pone tuttavia in termini relativi, non assoluti. Il clima è un sistema dalle enormi energie (inutile competere) ma estremamente instabile (qui si può fare qualcosa con poco sforzo, ricordate la leva di Galileo? Uno stuzzicadenti sotto un masso in bilico su una montagna può far miracoli... La CO2 (e poi non abbiamo parlato del metano e dei CFC, ma la faremmo troppo lunga), è un po’ il nostro «stuzzicaclima» col quale ci dilettiamo da un centinaio d’anni nel tentativo di far rotolare il masso.

Battaglia, invece, liquidato così il riscaldamento globale e le sue conseguenze, insiste: “Qualcuno sostiene che, nel dubbio, per evitare il rischio di doversene poi pentire, val la pena di intraprendere comunque azioni atte a ridurre l’immissione di CO2 antropogenica. Arginare un problema con azioni che, si sa, non operano sulla sua causa è un tipo di logica che nella pratica scientifica verrebbe considerata evidenza di un qualche disordine psichiatrico.” Ma nella “logica della pratica scientifica” le conclusioni come quelle contenute in questo articolo prevedono l’osservazione dei fenomeni quanto più completa possibile, la conoscenza di tutti gli studi fino ad allora pubblicati, la formulazione di una teoria e possibilmente una sua verifica, una meditata fase di maturazione concettuale e finalmente l’emissione di una conclusione. Tutte cose che non si fanno al bar con quattro calcoli su un tovagliolino di carta. Ignorando tra l’altro tutti i meccanismi pazientemente individuati in anni di lavoro dall’IPCC: ha mai sentito parlare, il Nostro, di Clean Development Mechanism, o di Carbon Trade Permits? E poi un utilizzo più moderato e razionale dell’energia fossile, presenta mille vantaggi non solo per il clima ma anche per i nostri polmoni. Occhio agli psichiatri, dunque, potrebbero voler dire la loro in questa “querelle”.

Dulcis in fundo: “In conclusione, l’interpretazione antropocentrica del riscaldamento globale cui si sta assistendo, allo stato attuale delle conoscenze (e, si badi, dopo oltre un secolo di attività di ricerca), sembra essere pura speculazione metafisica priva di ogni connessione con la realtà dei fatti”. Un giudizio decisamente tranchant, che quando si parla di sistemi complessi come quello climatico nemmeno un premio Nobel si oserebbe a pronunciare. Un po’ di tentennamento per la verità lo si percepisce sottilmente da quel “sembra” che doveva essere un “è” - stante la sicurezza della dimostrazione da bar -, un barlume di prudenza scientifica che tuttavia solo pochissimi sono in grado di cogliere. I più, dopo questa lettura tutto sommato scorrevole, e sotto la garanzia della roboante firma in calce (occupa 5 righe di titoli accademici, che tuttavia non contemplano la climatologia), non hanno più dubbi: l’effetto serra è solo una grossa bufala, e ovviamente tutto il mondo aspettava che Battaglia lo scoprisse al bar dell’università calcolando quanto mangiano gli insetti. 

Questa non è né scienza, né onesta divulgazione scientifica. La comparsa a tutta pagina di queste affermazioni fuorvianti su un grande quotidiano nazionale è invece un grave danno inferto al difficile lavoro di responsabilizzazione del pubblico e dei decision-makers di fronte al problema del cambiamento del clima e dell’uso sconsiderato delle risorse energetiche del Pianeta. Abbia, il Nostro, questo peso sulla co-scienza. 

Luca Mercalli
Direttore di Nimbus
Presidente della Società Meteorologica Subalpina

Letture consigliate: (anche al Professor Franco Battaglia):

  • WIGLEY T.M.L., SCHIMEL D.S., 2000 - The Carbon Cycle. Cambridge University Press, 292 p., ISBN 0 521 58337 3.

  • IPCC-UN-WMO, 1995 - The Science of Climate Change. Cambridge University Press, 560 p.

  • MERCALLI L. 2000 - Effetto serra e riscaldamento globale: conoscenze attuali, strategie future. Nimbus 17/18:17-43.

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